IL SOCIALISMO MILANESE E IL TERZO POLO: MA CI FACESSERO IL PIACERE.
E’ probabilmente il caso di fare davvero tanti auguri a Manfredi
Palmeri e a tutti quei pentiti della Destra cittadina che hanno scelto,
anche a Milano, di dare vita al cosiddetto Terzo Polo, e di presentarlo
alle prossime elezioni comunali di maggio.
Ci dev’essere stata infatti anche una certa dose di coraggio in questa
scelta di rottura rispetto alla monolitica compattezza dello
schieramento che sosteneva fino a non molto tempo fa Letizia Moratti, e
nello stesso tempo non v’è dubbio che questa uscita allo scoperto
sembra essere un segno abbastanza chiaro della perdita di tenuta e
della lacerazione di quel blocco che da quasi vent’anni, all’ombra del
Berlusconismo, governa questa città, e che ha oggettivamente mal
operato e male amministrato.
Auguri dunque a Manfredi Palmeri, anche perchè c’è probabilmente da
credere che un buon risultato di questo Terzo Polo potrebbe in effetti
rivelarsi utile per favorire un cambio della guardia ai vertici del
Comune.
Rispetto a questa ipotesi, tuttavia, lasciano francamente perplessi le
fantasiose argomentazioni di chi vorrebbe identificare questa
aggregazione di berlusconiani pentiti con il luogo politico in cui si
dovrebbero riconoscere i laici, i liberal-democratici, e perfino i
socialisti della città.
Qui francamente si esagera. Siamo veramente a chi la spara più grossa,
alle sciocchezze allo stato puro, oppure, peggio, ai limiti della
mistificazione o della fandonia bella e buona.
Perchè un conto è l’idea che si possa pensare di dar vita, anche a
Milano, a quella che potremmo definire una “Destra normale”, che si
allontani dalla volgarità, dalla grettezza, e dall’assoluta opacità,
che ha connotato questa lunga stagione berlusconiana, leghista,
postfascista e ciellina, che ci auguriamo stia infine per volgere al
termine.
Ma ben altra cosa è l’idea secondo cui questo Terzo Polo dovrebbe
rappresentare l’espressione del migliore riformismo ambrosiano, o
addirittura un’opzione in cui si dovrebbe in qualche misura riconoscere
una sorta di continuità con la tradizione di quel Socialismo
Municipale, che ha rappresentato una parte importante nella storia di
Milano nel Novecento.
Eh già. Non basta infatti la presenza tra i supporters di Manfredi
Palmeri di esponenti di varia estrazione politica, dai percorsi
personali talora anche assai variopinti, e magari transitati per
qualche tempo anche da posizioni filo-socialiste, per giustificare o
legittimare affermazioni così palesemente spropositate. Non basta che
tutta quanta l’operazione sia stata bene-detta dall’in-effabile Massimo
Cacciari, da qualche tempo con-vertitosi alla frusta e ri-trita teoria
dell’in-distinzione tra Destra e Sinistra.
Quella del Terzo Polo resta infatti un’operazione essenzialmente
trasformistica: anche dignitosa, per carità (cui appunto si può
certamente fare l’augurio di ben figurare), ma che con il Socialismo
riformista non ha proprio nulla a che spartire.
Si metta perciò il cuore in pace il volubile direttore delle Relazioni
Esterne ed Istituzionali di Fastweb, ossia l’ex-assessore della prima
giunta Albertini Sergio Scalpelli (già enfant prodige del PCI milanese
degli anni Ottanta, poi transitato tra i Radicali, quindi illuminato
dall’astro di Berlusconi, e ora riproponentesi tra i Soloni del Terzo
Polo). Si metta il cuore in pace, poiché una simile ipotesi – da lui
vagheggiata in alcune sue dichiarazioni raccolte da Andrea Senesi sul
“Corriere della Sera” del 27 marzo 2011 – proprio non regge.
La tradizione del Socialismo municipale ambrosiano, la tradizione cioè
di Caldara, Filippetti, Greppi, Ferrari, Cassinis, Aniasi,
Tognoli...) non può infatti proprio in alcun modo essere assimilata ad
operazioni politiche di segno neo-centrista quale quella di cui va
parlando l’ex assessore (forse con l’intento di poter vivere una nuova
stagione di protagonismo, della sua rocambolesca biografia politica).
Intendiamoci: é certamente vero che a Milano il migliore riformismo
socialista è stato gettato alle ortiche; e a volerla dir tutta si
potrebbe anche aggiungere che in questa città (e più generale in
Italia) si pone precisamente il problema di riproporre e ridare forza,
fiato e vigore ad una seria cultura politica socialista: perchè solo
una Sinistra che sappia recuperare il proprio legame con quella
tradizione (pur ripensandola, criticamente ed anche emendandola dalle
degenerazioni che vi sono certamente state) può sperare realisticamente
di ritornare vincente. Ma detto questo, resta davvero inopinato
pretendere di gabellare come riformiste o addirittura come socialiste
operazioni politiche che con quella storia e quella tradizione nulla
hanno a che vedere.
Men che meno è poi proponibile l’idea che del recupero di quella
tradizione possano rendersi interpreti i soliti cambia-casacca buoni
per tutte le stagioni.
Ben più significativo ed importante ci pare invece il richiamo che
alla tradizione del Socialismo Municipale è venuto da Giuliano Pisapia,
il quale, pur non provenendo, come noto, da una storia personale
socialista (e senza peraltro pretendere di vendersi tutto d’un tratto
per tale), ha in realtà più volte avuto modo di riconoscere in quella
tradizione un modello cui rifarsi, recuperandolo e riproponendolo. La
cosa è da sottolineare, perchè è il segno evidente che a Sinistra le
cose si stanno modificando.
A Giuliano Pisapia e alla forte portata innovativa della sua
candidatura i Socialisti possono dunque ben dare credito. E non è certo
un caso, del resto, se i circoli e i clubs milanesi di ispirazione
socialista e libertaria (che sono, per capacità di elaborazione
politica, per rigore intellettuale e per impegno civile, esprimono oggi
quanto di meglio oggi il Socialismo possa produrre in questa città),
sin dalla scorsa campagna per le primarie del Centro-Sinistra hanno
ritenuto di sostenere con convinzione proprio la candidatura di
Pisapia, ed ora ne sostengono la campagna per la conquista di Palazzo
Marino, riconoscendosi in particolare nella LISTA CIVICA PER PISAPIA
SINDACO e segnalando, entro questa compagine, i candidati ALBERTO
ANZALONE e GIULIANA NUVOLI.
Martedì prossimo, i circoli terranno anzi con Giuliano Pisapia un’
importante iniziativa politica, in uno dei luoghi storici del
Socialismo milanese (il Circolo De Amicis), in cui appunto si ragionerà
del valore del Socialismo Municipale.
In quell’occasione – la data dell’appuntamento è martedi’ 19 aprile
alle ore 21, il luogo il Circolo De Amicis, di via De Amicis 17 a
Milano – si presenterà in particolare un libro bianco sulle grandi
realizzazioni delle giunte a guida socialista del XX secolo. Si
mostrerà cioè come quelle giunte sapessero tenere insieme solidarietà,
buona amministrazione, seria cultura di governo, visione degli
interessi generali, e grande capacità di dialogo con i cittadini. E
soprattutto si metterà a confronto il tanto di quella tradizione di
concretezza amministrativa con il poco (e male) che è stato fatto da
queste amministrazioni di Destra degli ultimi vent’anni. Si
contrapporrà insomma la cultura del “fare bene” che ispirava le
amministrazioni dei grandi sindaci socialisti del passato, con questa
pretesa “cultura del fare” (ma in realtà del “fare male”, del “fare
poco”, del “disfare”, del “farsi gli interessi propri” e in non pochi
casi anche del vero e proprio “malaffare”) che oggi vediamo sui
manifesti della stolida propaganda berlusconiana.
In realtà, per Milano è giunto davvero il momento di voltare pagina.
Questo cambiamento potrà e dovrà avvenire nel segno di un ricupero
della tradizione del Socialismo Municipale e Giuliano Pisapia mostra di
averlo ben compreso. La sua candidatura lascia dunque molto ben sperare
sotto questo profilo, e i socialisti sono pronti a fare la loro parte
per sostenerlo.
Nel caso del Terzo Polo invece l’appello ai socialisti pare più che
altro connotarsi come un tentativo di sapore prettamente
opportunistico: uno specchietto per allodole utile tutt’al più ad
assecondare i propositi di resurrezione di qualche politicante un po’
bollito, che può magari aver pensato di rilanciarsi atteggiandosi ad
alfiere del riformismo negletto. Ma la collocazione dei socialisti non
può essere che a Sinistra, per cui questa pretesa di attirarli verso un
Centro moderato e trasformista non sembra davvero poter andare lontano.
Tanti auguri a Manfredi Palmeri insomma, ma a quei suoi sponsors che
pretendono di presentare quell’operazione come un recupero del
Socialismo Municipale, non resta che rispondere come la direbbe il
grande Totò: «ma ci facessero il piacere!».
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