Ottime le riflessioni di Cassano sull'art. 41Cost., pessime quelle sugli avvocati. Sono stufo di sentir ripetere sulla categoria alla quale appartengo chiacchiere da bar, luoghi comuni e argomenti demagogici. Che c'entrano i minimi di tariffa col "corporativismo" ? Stiamo parlando di una categoria professionale malata, ipertrofica (abbiamo 6 volte gli avvocati della Francia !), alla quale si accede con un esame di Stato (tra i commissari d'esame magistrati e professori) e non con un concorso a numero chiuso come i notai. Con i ritmi attuali il numero degli avvocati italiani raddoppia ogni 10-12 anni, procedendo inesorabilmente verso un destino di precari "di lusso". Le nostre tariffe non sono mai state stabilite dalla categoria, ma sempre per decreto ministeriale. E non certo su dettatura della "corporazione", come prova il fatto che la tariffe (che per legge dovevano essere aggiornate ogni 2 anni) sono rimaste ferme per 10 anni (1994-2004), dopo di che dal 2004 non sono più state toccate. Trovatemi un'altra categoria di lavoratori che abbia i compensi congelati da quasi 7 anni ! I minimi di tariffa non impediscono una concorrenza durissima (anche perché il ventaglio tra i minimi - il classico tozzo di pane - e i massimi è gigantesco) ed hanno - o meglio avevano - la medesima funzione che hanno i minimi salariali fissati nei contratti collettivi di lavoro. A questa osservazione i nostri ideologi (Ichino) insorgono: "ma come osi paragonare ai lavoratori dipendenti i professionisti, la prestazione dei quali è per definizione infungibile". Già, questa era la definizione, peccato che quando i professionisti diventano un esercito la realtà non corrisponda più alla teoria. Togliendo i minimi Bersani ha esattamente applicato lo slogan "libera volpe in libero pollaio", consentendo ai poteri forti (banche, assicurazioni ecc.), dopo avere fatto cartello tra loro, di sottopagare i professionisti. Ecco un caso in cui, per demagogia, si è trascurato di (cito Cassano) considerare l'utilità sociale non come fine dell'attività economica, ma come limite della libertà di iniziativa, e a far sì che questa non possa danneggiare la libertà, la dignità, la sicurezza di tutti. Perché dell'abbassamento della qualità e del decoro delle attività professionali, specie di quelle poste a presidio di diritti costituzionali (la difesa dei cittadini, la salute), farà le spese alla lunga, oltre alle categorie interessate, tutta la società. Solo l'uso di paraocchi ideologici, che portano ad attribuire ai liberi professionisti una forza contrattuale oggi inesistente oppure a considerarli proprio come nemici di classe, può impedire di guardare alla realtà per quello che è. Scusate lo sfogo, ma se negli anni '70-'80 l'avversario era il comunismo (mi onoro di non essere mai stato un freddo a-comunista, a-totalitario, a-dittatoriale ...), oggi è il luogocomunismo.
Totalmente d'accordo col collega Belli Paci. Basta con questa demagogia da due soldi sulla professione dell'avvocato ormai ridotta, per le giovani generazioni, a nulla più che un precariato. Qousque tandem abuterunt patientia nostra i vari Monti, Boeri e Giavazzi che pontificano tutti i giorni e della professione d'avvocato non sanno nulla? Carlo Salvioni
2 commenti:
Ottime le riflessioni di Cassano sull'art. 41Cost., pessime quelle sugli
avvocati.
Sono stufo di sentir ripetere sulla categoria alla quale appartengo
chiacchiere da bar, luoghi comuni e argomenti demagogici.
Che c'entrano i minimi di tariffa col "corporativismo" ?
Stiamo parlando di una categoria professionale malata, ipertrofica (abbiamo
6 volte gli avvocati della Francia !), alla quale si accede con un esame di
Stato (tra i commissari d'esame magistrati e professori) e non con un
concorso a numero chiuso come i notai. Con i ritmi attuali il numero degli
avvocati italiani raddoppia ogni 10-12 anni, procedendo inesorabilmente
verso un destino di precari "di lusso".
Le nostre tariffe non sono mai state stabilite dalla categoria, ma sempre
per decreto ministeriale. E non certo su dettatura della "corporazione",
come prova il fatto che la tariffe (che per legge dovevano essere aggiornate
ogni 2 anni) sono rimaste ferme per 10 anni (1994-2004), dopo di che dal
2004 non sono più state toccate. Trovatemi un'altra categoria di lavoratori
che abbia i compensi congelati da quasi 7 anni !
I minimi di tariffa non impediscono una concorrenza durissima (anche perché
il ventaglio tra i minimi - il classico tozzo di pane - e i massimi è
gigantesco) ed hanno - o meglio avevano - la medesima funzione che hanno i
minimi salariali fissati nei contratti collettivi di lavoro. A questa
osservazione i nostri ideologi (Ichino) insorgono: "ma come osi paragonare
ai lavoratori dipendenti i professionisti, la prestazione dei quali è per
definizione infungibile". Già, questa era la definizione, peccato che
quando i professionisti diventano un esercito la realtà non corrisponda più
alla teoria.
Togliendo i minimi Bersani ha esattamente applicato lo slogan "libera volpe
in libero pollaio", consentendo ai poteri forti (banche, assicurazioni
ecc.), dopo avere fatto cartello tra loro, di sottopagare i professionisti.
Ecco un caso in cui, per demagogia, si è trascurato di (cito Cassano)
considerare l'utilità sociale non come fine dell'attività economica, ma come
limite della libertà di iniziativa, e a far sì che questa non possa
danneggiare la libertà, la dignità, la sicurezza di tutti.
Perché dell'abbassamento della qualità e del decoro delle attività
professionali, specie di quelle poste a presidio di diritti costituzionali
(la difesa dei cittadini, la salute), farà le spese alla lunga, oltre alle
categorie interessate, tutta la società.
Solo l'uso di paraocchi ideologici, che portano ad attribuire ai liberi
professionisti una forza contrattuale oggi inesistente oppure a considerarli
proprio come nemici di classe, può impedire di guardare alla realtà per
quello che è.
Scusate lo sfogo, ma se negli anni '70-'80 l'avversario era il comunismo (mi
onoro di non essere mai stato un freddo a-comunista, a-totalitario,
a-dittatoriale ...), oggi è il luogocomunismo.
Luciano Belli Paci
Totalmente d'accordo col collega Belli Paci. Basta con questa demagogia da due
soldi sulla professione dell'avvocato ormai ridotta, per le giovani
generazioni, a nulla più che un precariato. Qousque tandem abuterunt patientia
nostra i vari Monti, Boeri e Giavazzi che pontificano tutti i giorni e della
professione d'avvocato non sanno nulla?
Carlo Salvioni
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