DEGRADO MORALE E CRISI POLITICA
Nelle ultime ore pare avviarsi un precipitarsi della situazione politica: la nota del Presidente della Repubblica, circa il rischio di fine della legislatura, dovrebbe finalmente mettere in moto un meccanismo che ponga in discussione questo “iter”, insieme drammatico e grottesco, che sta percorrendo il Governo.
Contemporaneamente la manifestazione al teatro Dal Verme di Milano ( luogo scelto non a caso, dal punto di vista dei riferimenti storici) è apparsa emblematica del degrado morale, della vera e propria “dispersione etica”, che appare ormai essersi imposto nel confronto politico: una manifestazione non soltanto di “ultras” (il modello calcistico ormai ha fatto scuola) ma davvero dai toni e dai sapori “sansepolcristi”, del “me ne frego”, del mettersi sotto i piedi l'antiquato illuminismo della divisione dei poteri, per imporre il Capo ed il suo corpo, senza leggi, incarnazione del comando quale “unto del signore” (non a caso è stato evocato il '94: frontiere allora raggiunta e poi perduta).
La situazione ha ormai passato da tempo il limite del tollerabile, ed occorre una azione estremamente decisa, in Parlamento e nel Paese.
In Parlamento, nel Palazzo, nelle istituzioni va compiuto un passo importante da parte dei segretari dei partiti dell'opposizione (presenti o meno alla Camera e al Senato): la richiesta di un incontro comune con il Capo dello Stato dove segnalare con forza la gravità della situazione e ribadire l'indisponibilità di qualsiasi collaborazione parlamentare, e in altre sedi, con questo governo.
Nel caso in cui, poi, il GIP di Milano decidesse il rinvio a giudizio con rito immediato, credo sarebbe necessario un passo ulteriore: quello della richiesta di dimissioni immediate.
L'apertura della crisi lascerebbe poi la porta aperta a diverse soluzioni, ma è necessario recuperare anche su questo terreno l'iniziativa politica (ed il federalismo va bocciato, senza tentennamenti: è in gioco l'intera qualità della democrazia).
Sono previste, in queste ore, molte manifestazioni, la principale delle quali quella delle donne per domani 13 Febbraio: occorre lanciare un messaggio a tutte le partecipanti e a tutti i partecipanti.
Non bisogna avere paura della politica, non bisogna parlare di “crisi della politica”: è in crisi “questa” politica, fatta di sopraffazione, di privazione di diritti, di inasprimento dello sfruttamento, di confusione con l'avanspettacolo di qualche tempo fa.
E' in crisi la politica che confonde la rappresentatività con il governo che diventa un “totem assoluto”, è in crisi la politica che mette il personalismo al primo posto , che si bea del “leader” e lo fa idolatrare da folle sempre più lontane, da un “popolo” indistinto; è in crisi la politica che non si misura con le questioni reali del concreto quotidiano ma semplicemente con l'audience degli spettacoli televisivi cui partecipano i suoi esponenti.
Mi fermo: forse scivolo in una sorta di populismo, ma è l'indignazione che mi fa scrivere e mi impedisce, una volta tanto, di articolare proposte compiute.
L'indignazione, però, è una componente essenziale della capacità di fare politica, politica per davvero.
Savona, li 12 Febbraio 2011 Franco Astengo
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