venerdì 18 febbraio 2011

Vittorio Melandri: Non c'è speranza

NON C’È SPERANZA



Oggi 18 febbraio 2011 la new entry nella grande famiglia del Corriere della Sera, Giorgio Fedel, sbarca in prima pagina.



Da una ricerca dentro l’archivio storico del Corriere, il Fedel risulta partito da pagina 56 il 13 ottobre 2010, per passar poi il 29 ottobre 2010, il 14 novembre 2010, il 9 dicembre 2010, il 7 gennaio 2011, e il 28 gennaio 2011, nell’ordine, dalle pagine 52, 28, 45, 40, e 54.



Oggi appunto viene lanciato in prima pagina per tracciare…………..



….. “L’incerto confine fra diritto e morale”.



Ci sarà pure una ragione, se il Direttore che a suo tempo fu “cacciato” dagli “avvocaticchi”… oggi dona la prima pagina ad un simile editorialista, …. O no????



Ovviamente, avvicinatosi il nostro, con sprezzo del pericolo, a tale confine, non può evitare il caso del giorno, il «caso Ruby» come lo chiama egli stesso, e nota che “alcune reazioni popolari” al caso stesso, hanno preso “una piega allarmante”, perché, sommandosi insieme nel “caso” in esame, “scandalo sessuale e vicenda penale”, da parte di molti, e si capisce bene dalla prosa di Fedel che sono per lui drammaticamente troppi, di questo “insieme” si sta appunto…. “facendo tutt’uno dei significati della condotta di Silvio Berlusconi”.



Or bene, sempre stando a questo campione di liberalismo…..



“Berlusconi non è certo stato un campione di autodisciplina. Ciò detto, resta il fatto che il tipo di reazione in questione è allarmante, giacché fa venir meno la linea di demarcazione che dovrebbe dividere la moralità dal diritto.”



E cosa invoca questo maestro per uscirne bene da questo lacerante conflitto fra “moralità e diritto”, fra le altre virtù da praticare…. invoca … e prendo fiato prima di scriverlo, essendo l’affermazione di quelle che non lasciano via di scampo alla ragione….



…invoca…… che sia praticata una sempre nobile…..



“….accettazione del principio di realtà….”



Sulla prima pagina del Corriere di oggi, l’editoriale di Giovanni Sartori, spiega anche molto bene come le attuali opposizioni possono “perdere le elezioni”, anzi, a leggerlo bene, si capisce non tanto come possono perderle, ma come “le perderanno”.



Sommando tutto questo insieme, e appunto accogliendo io il suggerimento di Fedel (che sono ben convinto per altro, lui non pratica affatto), proprio grazie al “principio di realtà” non posso che ricavarne la sconfortante convinzione che non c’è speranza.



E d’altra parte, solo qualche giorno or sono, Bersani, ha garantito che……….



……. la Lega non è razzista!!!



Sarà, ma il senso di questa “fideiussione” è che per mandare a casa Berlusconi ci dobbiamo tenere il “berlusconismo” e i suoi “alle…gati”, e anche questo ci dice che dobbiamo prepararci ad altri giorni amari, molto amari, amarissimi.



Personalmente riesco solo a consolarmi con la poesia.



Perché è vero, ha ragione Roberto Saviano, non è la maggioranza degli italiani ad essere criminale, ma purtroppo, come lo stesso Saviano ci narra a prezzo della sua “vita prigioniera”, una minoranza criminale tiene in ostaggio il paese, ed un’altra minoranza, grazie ad una legge elettorale “porcata”, esprime tuttora una maggioranza parlamentare.



I segni di risveglio della cosiddetta società civile sono certo confortanti, ma non sembrano bastare a recuperare il senno perduto, quello che forse come popolo abbiamo perso da tempo.



Non riesco a spiegarmi diversamente come possa essere ancora ascoltato un uomo “fuor di senno”, che a proposito della ormai famosa telefonata notturna alla Questura di Milano, lo abbiamo anche sentito farfugliare, letteralmente farfugliare, di essere intervenuto per “scongiurare un incidente diplomatico”.



E non sono solo 315 deputati a libro paga a credergli, ma milioni e milioni di cittadini.



Anche per questo contro ciò che la logica mondana dovrebbe suggerirmi, continuo a credere che la possibilità di salvezza per tutti noi sia meglio indagata dai poeti che non dai politici.



E penso ad esempio ad un grande poeta del novecento, Giorgio Caproni sepolto nel piccolo cimitero di Loco sotto una lapide che porta inciso soltanto il nome, essendo state ritrovate fra le sue carte questi versi: «Lasciate senza nome, senza / data, la pietra bianca / che un giorno mi coprirà. / Col sole, prenderà (forse) il colore delle mie ossa / - sarà, / nella sua cornice nera / la mia faccia vera».



Da Caproni mi faccio aiutare per descrivere “Il fuor di senno” che da troppo tempo è alla guida del paese, anche se certamente non è per lui che il poeta ci ha lasciato questi versi.



IL FUOR DI SENNO



«Non si passa!», quasi

urlava. E teneva

– ritto in mezzo alla strada –

le braccia aperte, quasi

bastasse quella barriera

a bloccare l’irrompere

– fulmineo – della sera.



(Dalla raccolta “Il franco cacciatore”).



Chiedendo scusa più di altre volte, per la povera e amarissima prosa…. un saluto, vittorio

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