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sabato 18 gennaio 2025
SEPARAZIONE DELLE CARRIERE. IO NON CAMBIO IDEA. UNA CERTA SINISTRA CONTINUA A SBAGLIARE di Roberto Biscardini
SEPARAZIONE DELLE CARRIERE. IO NON CAMBIO IDEA. UNA CERTA SINISTRA CONTINUA A SBAGLIARE
di Roberto Biscardini
E’ aperto lo scontro tra il governo e magistratura sul tema della separazione delle carriere e oggi il primo voto alla Camera. È uno scontro che dura da anni, che ha visto sempre vincere la magistratura, e perdere la politica, i governi e i ministri. Spesso intimiditi dalla Anm che ancora oggi dichiara: “sulla separazione delle carriere non si tratta”. Ma perché mai bisognerebbe trattare con loro, se vige il principio fondamentale della separazione dei poteri che loro stessi invocano?
Negli anni abbiamo conosciuto tanti Ministri della giustizia che hanno sostenuto la separazione della carriera e quando sono arrivati al dunque, hanno iniziato a trattare. Hanno dato ai magistrati un dito e loro si sono mangiati il braccio, anzi si sono mangiati il ministro tutto in una volta. Dal ‘94 in poi è successo a quasi tutti i governi, compresi quelli di Berlusconi, eletti per portare a casa questo obiettivo, hanno poi rinunciato scappando a gambe levate. Penoso oggi il richiamo oggi della destra al “sogno di Berlusconi”, anche lui per mille ragioni contro la magistratura non si mise. Voglio ricordare che noi socialisti abbiamo sostenuto la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante pressoché da sempre, almeno dagli ultimi quarant’anni. Abbiamo fatto precise proposte in sede Bicamerale, e ci siamo dedicati per anni con serietà e competenza. Ricordo personalmente negli anni 2000 le iniziative fatte perché si potesse arrivare alla separazione delle carriere con una modifica costituzionale, ma anche senza, con una semplice legge ordinaria. Tesi sostenuta peraltro dalla Corte Costituzionale quando consentì l’ammissione di un referendum abrogativo che prevedeva l’introduzione della separazione delle carriere per via ordinaria. L’ho sostenuta io in Senato nel XIV Legislatura, pressoché da solo, e allora sul pezzo non c’era né la destra né la sinistra.
Anche per questo non cambio idea. Lo scontro ancora in corso non lascia dubbi: la separazione delle carriere, checché ne dicano i magistrati, non mette assolutamente in discussione l’autonomia della magistratura, ma rappresenta un primo passo per garantire la difesa del cittadino contro una giustizia spesso ingiusta e nello stesso tempo evitare alla magistratura facili strumentalizzazioni.
Continua a sbagliare il Pd e una parte della sinistra, e anche oggi ha sbagliato votando contro. Partendo dalla convinzione che la separazione delle carriere “sia l’anticamera della sottomissione dei pm al governo e della compromissione dell’obbligatorietà dell’azione penale”. E quindi questa riforma possa rafforzare il governo Meloni. Un errore, la vera partita della Meloni è il Premierato, che la sinistra non ha ancora iniziato a contrastare veramente. Una battaglia che si combatte veramente contrapponendogli una riforma elettorale di tipo proporzionale con le preferenze, per garantire la libertà di scelta dei cittadini e per avere un parlamento eletto direttamente dal popolo, non dalle segreterie dei partiti. Purtroppo sul punto anche la sinistra è ferma a difendere il bipolarismo, il Rosatellum e cose del genere. E su questo è la principale alleata del centrodestra.
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