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martedì 21 aprile 2020
Felice Besostri: Il Covid19 e l'emergenza democratica
Felice Besostri. Il Covid-19 e l’emergenza democratica. Abbiamo una guida sicura: la Costituzione o altrimenti il caos
Politica, Primo Piano20 Aprile 2020A+A-EMAILPRINT
Felice Besostri. Il Covid-19 e l’emergenza democratica. Abbiamo una guida sicura: la Costituzione o altrimenti il caos
Finché i contagiati non diminuiranno sensibilmente, con l’indice di contagio sotto 1, non si potrà parlare d’altro. Il coronavirus, COVID 19, colpisce i polmoni e paralizza il cervello. Un cittadino disciplinato, come sono in detenzione domiciliare volontaria dal 6 marzo scorso, dovrebbe aspettare il 3 maggio prossimo per avanzare critiche al Governo, che fa quel che può. In effetti, oltre che cittadino italiano, sono cittadino lombardo ed europeo ed in questo momento ritengo che la Regione e l’Europa ci abbiano deluso di più. Il collasso della sanità lombarda è sotto gli occhi di tutti a causa del coronavirus, ma la pandemia è il sintomo non la causa. L’impreparazione ha messo in luce le scelte organizzative di aver puntato sulla ospedalizzazione a danno di un sistema di protezione e prevenzione territoriale, con spazio sempre più ampio per la privatizzazione di un servizio pubblico, pensato e nato come nazionale e universale. I medici di base sono stati abbandonati e ne hanno pagato il prezzo, come tutto il personale medico, tecnico ed infermieristico ospedaliero, ma tutti ne abbiamo sofferto con la sottostima dei contagiati, che sono da moltiplicare per 5, 7 o 10 volte.
L’Europa non ha compreso che la sfida che deve affrontare è globale e che non è solo un problema finanziario, ma di modello di sviluppo, che riguarda tutta l’umanità, che non sarà risolto dal Consiglio europeo del prossimo 23 aprile. Tuttavia non sono esperto di pianificazione sanitaria, né di economia e finanza, ma di istituzioni pubbliche e mi colpisce e stavolta, oltre che lombardo, italiano ed europeo, parlo anche da milanese, il silenzio delle assemblee, che abbiamo eletto per rappresentarci: il consiglio comunale, il consiglio regionale, il Parlamento italiano ed europeo. Di quello provinciale come elettori non siamo più responsabili dalla legge 56/2014, la Delrio, che non ha abolito le Province, ma il voto diretto dei cittadini. A Milano il Pio Albergo Trivulzio, la Baggina, è un simbolo dal 1767 come i Martinitt e le Stelline rispettivamente dall’inizio e dalla metà del 1500 e i milanesi non possono restare indifferente alla morte degli anziani ricoverati. La Costituzione garantisce ai cittadini italiani, che eleggono un Parlamento, del quale ogni membro rappresenta la Nazione senza vincolo di mandato (art. 67) e che esercita le sue funzioni con disciplina e onore(art.54), anche se nominati da 16 anni con leggi elettorali incostituzionali. Dove sono?
Dal primo dicembre 2009 per il trattato di Lisbona il Parlamento europeo rappresenta direttamente i cittadini europei, anche quelli i cui voti validi a milioni non sono rappresentati per colpa di accesso del 4% superiore a quella per il parlamento nazionale (3%). Cosa fanno? Eppure, si parla solo di Sindaci, di Presidenti di Regione, di Governo e di leader di maggioranza o d’opposizione e di Ursula e di ministri delle finanze. Gli organi rappresentativi non ci rappresentano più, sempre meno in Italia, da quando sono nominati grazie a un mix di premi di maggioranza, liste bloccate, multi-candidature, voti congiunti, disponibilità finanziare lecite e illecite. Il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari era stato fissato con eccesiva precipitazione e superficialità per il 29 marzo, una data decisa dal Governo il 27 gennaio, quando il 20 già si era messo lo stop ai voli da e per la Cina.
La revoca è avvenuta in seguito alla pubblicazione in GU di un decreto del Presidente della Repubblica del 5 marzo, in seguito ad una deliberazione del Governo dello stesso giorno senza una nuova data: un precedente pericoloso a disposizione di chi volesse prorogare la vita di un Parlamento dove abbia una maggioranza sicuramente perduta. Un particolare, il decreto del Presidente della Repubblica va in G.U., ma la motivazione sta in un testo riservato, la cui lettura dipende da una decisione della Presidenza del Consiglio, alla faccia della trasparenza e del d.lgs 33/2013. Il termine per celebrare il referendum costituzionale confermativo è stato prorogato di 240 giorni dall’art.81 del d.l. n. 18/2020, ratificato il 10 aprile con voto di fiducia da un Parlamento che ha anticipato il referendum autoriducendosi del 45%, invece del 36,50%. Per le prassi future non bisogna dimenticare, che mentre per il Regolamento del Senato (art.35) è escluso che la ratifica dei decreti legge possa essere fatta in Commissione in sede deliberante, quello della Camera (art. 92) lo consente. Con la riduzione dei parlamentari alla Camera la Commissione Affari Costituzionali passa da 45 a 29 membri e la Commissione Finanze da 41 a 26. Sono le due Commissioni più importanti, qualunque disegno di legge deve avere il parere favorevole delle due Commissioni: in altro colpo inferto alla centralità del Parlamento.
Il diritto di difesa in giudizio, un principio supremo del nostro ordinamento non è stato abrogato solo differito, chi vivrà vedrà. Bisogna decidere in fretta, ma anche saper fare una rapidissima marcia indietro sperimentando organi/strumenti di garanzia in autotutela. Abbiamo una guida sicura: la Costituzione o altrimenti il caos, parafrasando un titolo storico dell’ Avanti! del febbraio 1946.
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