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martedì 16 maggio 2017
Paolo Bagnoli: Il neo qualunquismo e la decadenza del Parlamento
Da Critica liberale
il neoqualunquismo
e la decadenza del parlamento
paolo bagnoli
Non crediamo ai proverbi, ma il vecchio adagio secondo il quale chi semina vento
raccoglie tempesta è proprio una verità se pur di senso comune. La conferma ci viene,
giorno dopo giorno, dalle condizioni nelle quali versa la nostra democrazia, da quanto sia
scaduto il luogo rappresentato dal Parlamento e, parimenti, della classe politica che in esso
siede.
Scadimento del Parlamento e inadeguatezza della classe politica sono, beninteso,
due aspetti intercorrelati nel senso che l’uno è l’interfaccia necessitato dell’altro. A forza di
denigrare la politica, di ritenere che la vita della democrazia possa essere senza partiti veri,
che tutto il Palazzo sia casta e covo di ladroni, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il
processo parlamentare non riesce più a pensare se stesso essendo scomparsa la
consapevolezza di quanto esso comporta e tutto sembra avvolto e travolto dalla demagogia,
notoriamente anticamera della crisi della libertà e della democrazia. Nella lunga,
sfiancante crisi che stiamo vivendo l’autorevolezza del Parlamento andava salvaguardata
quale bene supremo anche per non permettere, come invece è avvenuto, ad altri poteri –
economici, finanziari, giudiziari – di sostituirsi a esso. Il cane però si mordeva la coda
perché, senza partiti, veniva meno il processo di una qualche selezione della classe politica
e, quindi, il livello del Parlamento non poteva non andare di pari passo con ciò. Si aggiunga
che la costruita rappresentazione della politica quale puro interesse di privilegi e di
interessi personali – e questi ultimi, venendo meno il collante repubblicano, ne hanno
sicuramente approfittato - ha fatto il resto fecondando un’avversità atavica, di pancia,
degli italiani verso la funzione parlamentare. Lo diciamo intendendola nel senso proprio di
una democrazia liberale; un qualcosa cui la democrazia repubblicana aveva messo un
argine fondamentale. Teniamo inoltre conto che l’Italia è un Paese recalcitrante ai canoni
della pedagogia civile. Essa, volenti o nolenti, viveva coi partiti; ossia, con la gente nella
democrazia; oggi la gente è ridotta solo al popolo delle primarie che sono solo la prova
provata del fatto che l’Italia deficita di soggetti che la organizzano, la sviluppano e la
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15 maggio 2017
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rappresentano. E’ chiaro che la pedagogia civile non c’è più e tutto è solo mosso dalla
ricerca di consenso per la conquista del potere; la categoria del governo ha sostituito quella
della politica.
Vediamo che ci sono ministri che mentono al Parlamento. Quanto, poi, è successo
sulla legge riguardante la legittima difesa altro non è che la conferma, per lo più aggravata
da un governo quasi risucchiato da una specie di dissolvenza. La notte, ritenuta zona
franca per sparare, illumina il crepuscolo della politica democratica e denuncia un vero e
proprio stato di confusionismo parlamentare. Assente il partito di governo in quanto
“partito” – Matteo Renzi sembra essere venuto a conoscenza di un provvedimento così
delicato solo dopo il pasticcio e si è giustamente risentito – latitante il governo, distratto e
inadeguato al proprio compito il relatore, l’emendamento risulta in sé assurdo e ridicolo; si
dice sia opera del ministro Finocchiaro. Se è vero si tratterebbe di un’aggravante
trattandosi di un parlamentare di lungo corso e pure magistrato di professione. Tuttavia
quel testo è passato senza che nessuno alla Camera si sia degnato di leggerlo con un
minimo di attenzione; doveva essere respinto per pura illogicità. Punto e basta. Meno male
che il Senato c’è ancora; ma Renzi non lo può dire. Anche qui, mentre la cronaca è stata
puntuale, la riflessione non c’è stata. In un Paese di politologici e di moralisti della
domenica è prevalso il silenzio. Come si fa, osserviamo, a comprendere la condizione del
Paese se non ci si applica alla lezione che viene dalle cose concrete? Sembra un
bell’interrogativo. Non è così; è solo l’amara conclusione di chi non ha scordato la lezione
di Niccolò Machiavelli: alla libertà bisogna tenerci le mani sopra!
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