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mercoledì 24 maggio 2017
Lorenzo Borla: Quale sistema elettorale? Quale governo?
QUALE SISTEMA ELETTORALE? QUALE GOVERNO?
La scelta per l’Italia dovrebbe essere fra il sistema elettorale francese e quello tedesco. Sono i sistemi che garantiscono un buon equilibrio fra rappresentanza e governabilità. Non il sistema inglese e non quello americano, orientati di più alla governabilità, dove il candidato vincente non ha necessariamente la maggioranza dei voti (vedi il caso di Hillary Clinton che ha preso qualche milione di voti in più di Trump). Sbilanciato sulla governabilità, il sistema americano è presidenziale, anche quello inglese ha un premierato forte (dal momento che la regina, per quanto se ne sa, non interferisce). Il sistema elettorale più democratico, secondo me, è quello francese: stabilisce nei collegi un rapporto diretto fra eletto ed elettori, e col ballottaggio assicura che l’eletto abbia il 50 per cento più uno dei voti. Questo vale anche per il presidente della Repubblica francese: nessuno contesta a Macron il fatto che al primo turno abbia avuto solo il 23 per cento delle preferenze (e per giunta, direbbe Astengo, su circa la metà degli aventi diritto al voto: ah, benedetta prima repubblica; quello sì che era un sistema democratico!). Così nessuno ieri contestava la permanenza di Hollande alla Presidenza, pur avendo un indice di gradimento bassissimo. In favore della governabilità, inoltre, c’è il fatto che la Francia è una Repubblica presidenziale, cosa che non c’è da noi. In Francia esiste la possibilità che un partito diverso da quello del presidente conquisti la maggioranza dell’Assemblea nazionale (questo vale anche per l’America, vedi il caso di Obama, coi repubblicani in maggioranza sia al Congresso che al Senato). Sia nel caso delle Francia che dell’America, una maggioranza diversa può certo mettere i bastoni fra le ruote, ma non bloccare il presidente. In Europa, in favore della governabilità c’è anche il fatto che sia Francia che Germania non hanno un Senato fotocopia della Camera, e quindi non c’è il rischio di procedure farraginose, tempi lunghissimi e due maggioranze diverse che votano la fiducia.
Anche il sistema tedesco assicura sia rappresentanza che governabilità. Il sistema tedesco non produce di regola un partito con la maggioranza assoluta dei seggi, ma il problema si risolve con le coalizioni (come quella della Merkel coi socialdemocratici) che si costituiscono senza discussioni e trattative, perché accettate pragmaticamente da tutta la politica e dall’opinione pubblica tedesca: anche per evitare un periodo, magari prolungato, di stallo (come invece è successo in Spagna e in Belgio). Insomma, è il senso civico è il pragmatismo dei tedeschi a superare le divisioni.
In Italia, sulla base di sondaggi ormai consolidati, c’è un quadro politico tripolare, dove tre formazioni hanno più o meno gli stessi voti; e non c’è ragione di ritenere che le preferenze cambino drasticamente da qui alle elezioni, siano in autunno o in primavera. Dunque ci troveremmo con l’impossibilità di formare un governo ad opera di un solo blocco, anche se avesse una percentuale di voti e di seggi leggermente più alta degli altri due. Questo succederà, con ogni probabilità, qualunque sistema elettorale venga adottato. Le discussioni in corso in effetti, non riguardano - non diciamo il bene comune, non diciamo più rappresentanza o più governabilità - ma il gretto, miserabile interesse materiale dei partiti, la fame di posti e di potere; non riguardano neanche la ricerca di un sistema che assicuri la maggioranza a un solo blocco, bensì i vantaggi marginali che potrebbero derivare a ciascun blocco e a ciascun partito da un sistema piuttosto che da un altro (per esempio si ritiene che un sistema maggioritario darebbe più eletti al Nord alla lega Nord, e (forse) più eletti al Sud al M5S). Dunque, nonostante l’accapigliarsi selvaggio per gli avanzi, e la piuttosto risibile ambizione di Renzi di superare il 40% dei voti, è probabile che il governo di un solo blocco non si possa formare. La logica delle cose porta a una coalizione. A questo punto, volendo escludere lo stallo e nuove elezioni dopo pochi mesi, (e il Paese bloccato, con effetti disastrosi sull’economia), quale sarà la coalizione che riuscirà a governare? Si accettano scommesse.
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1 commento:
Anche io penso, come Lorenzo, che i sistemi più virtuosi siano il tedesco ed il francese. Propendo attualmente per il primo, cioè proporzionale con sbarramento, perché come ho già spiegato altre volte in Italia abbiamo l’esigenza di ricostruire un sistema di partiti e di ridurre il tasso di personalizzazione.
Il fatto che nessuno contesti a Macron di avere preso solo il 23 % al primo turno deriva dalla natura dell’elezione: se devi eleggere una carica monocratica e nessuno prende la maggioranza assoluta ci sono solo due alternative, o accontentarsi della maggioranza relativa (sistema anglosassone) o dare luogo ad un ballottaggio tra i primi due (presidenziali in Francia, Brasile, Cile, Austria, ecc. ecc.). Gli esponenti del Pd che ci stanno ammorbando con questa polemica (“nessuno contesta a Macron …”) ce l’hanno con la Corte costituzionale che ha demolito il bellissimo Italicum e con quelli di noi che si battono contro i premi di maggioranza e contro il ballottaggio nazionale nelle leggi elettorali per il parlamento, che è tutt’altra cosa. Come al solito confondono ad arte maionese e crema pasticcera, tanto sono gialle tutte e due.
Un premio di maggioranza che in un unico turno o con un ballottaggio tra liste nazionali assegna artificiosamente ad una sola lista di esigua minoranza una larga maggioranza di seggi nell’assemblea legislativa non si era visto mai nelle democrazie occidentali prima del Porcellum !
Può accadere che nei sistemi basati su collegi uninominali una forza di maggioranza relativa ben distribuita sul territorio, in un contesto di frammentazione politica, conquisti collegio per collegio una maggioranza di seggi.
Ma non esistono garanzie che ciò avvenga e, comunque, nessuno le regala nulla: sono gli elettori che in ciascun collegio, eleggendo quel singolo deputato, danno luogo a quel risultato nazionale.
Per il resto mi permetto di dissentire da Lorenzo su due punti: a) nel sistema semipresidenziale francese il presidente della repubblica ha solo limitati poteri di governo suoi propri, perciò senza maggioranza nell’Assemblea Nazionale sarebbe quasi bloccato; b) nel sistema tedesco le trattative ci sono eccome: per arrivare alla grande coalizione CDU e SPD hanno negoziato per alcune settimane arrivando a definire un dettagliatissimo programma di governo, che poi è stato sottoposto al referendum degli iscritti SPD. Solo che da loro queste cose non si chiamano “inciuci”, ma democrazia.
La Germania, poi, ha la fortuna di avere un meccanismo intelligente come la “sfiducia costruttiva”, che però è materia costituzionale e non di legge elettorale. Se i nostri grandi statisti avessero proposto quella riforma lì invece del delirio che abbiamo bocciato il 4 dicembre, l’avrei votata di corsa.
Fraterni saluti.
Luciano Belli Paci
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