Joshka Fisher, con l'articolo sul "ritorno della brutta Germania" pubblicato il 24 luglio su "Social Europe" e che riproduco qui sotto, mi pare colga molto bene un punto davvero centrale. Rifiutando di affrontare la questione greca con un approccio solidaristico e costringendo Tsipras ad accettare un accordo deleterio per il proprio Paese, il governo tedesco ha di fatto abbandonato la vecchia prospettiva di una "Germania europea" per sposare, con decisione, quella di una "Europa tedesca". L'idea di un'Europa democratica e solida...le, teorizzata a suo tempo da figure come quella di Willy Brandt, è stata gettata di fatto alle ortiche nella notte di Bruxelles del 12-13 luglio scorso. E ad essa si è sostituita l'idea di un'Europa a guida teutonica, in cui la Germania ha badato principalmente a difendere i propri esclusivi interessi e quelli delle proprie banche. Con ciò il governo tedesco (con l'appoggio, ahimè, anche della SPD, la quale sembra davvero aver tradito se stessa) si è in vero rivelato piuttosto gretto, ed anche di corta memoria. Esso ha infatti preteso di stendere un velo di oblio su come nel corso del Novecento la Germania (per quanto responsabile di ben due guerre mondiali, e di un genocidio) abbia in vero beneficiato in più circostanze di un trattamento ben diverso da quello ora riservato ai Greci (sarà bene tenere presente, al riguardo, che nel 1932, nel 1953 e nel 1990 alla Germania furono di fatto condonate enormi quote dell'ingente debito che su di essa gravava; e che ancora soltanto nel 2003 l'Europa accettò di non applicare alla Germania nessuna sanzione per la violazione tedesca di quei parametri di bilancio di cui ora i Tedeschi si vogliono erigere ad arcigni custodi). Ma al di là di questo aspetto c'è poi il dato ancora più grave che viene appunto ben sottolineato da Fischer. Ed è che con questo rifiuto di esercitare una vera "leadership" europea (in nome dell'affermazione di un proprio "dominatus", o "herrschaft", di carattere padronale, sull'Unione) la Germania ha di fatto rotto il patto di fondo su cui si era definito il suo destino dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nella lunga notte di Bruxelles, con cui Merkel e Schauble hanno costretto Tsipras alla capitolazione della Grecia, è infatti mutato in modo definitivo l'atteggiamento della Germania verso l'Europa. E dunque, di fatto, anche il ruolo della Germania nel mondo. Ciò che però il governo tedesco non sembra aver evidentemente messo in debito conto (rivelando con questo una certa dose di miopia e ottusità) è che questo non potrà non comportare, fatalmente, anche un mutamento dell'atteggiamento dell'Europa e del mondo verso i Tedeschi. L'Europa, certo, non ha senso senza la Germania, ma non può nemmeno essere posta sotto la Germania. E il fatto che non si sia voluto tener conto di questo assunto (rinnegando con ciò l'eredità degli Adenauer, dei Brandt, degli Schmidt e dei Kohl) rischia di essere gravido di infauste conseguenze: per l'Europa e per la stessa Germania.
Francamente faccio fatica a capire. Intanto Brandt non è la Merkel. L’uno è stato, dopo il ‘45, uno degli artefici della nuova socialdemocrazia europea. L’altra è la leader della CDU. L’Europa attuale è governata da paesi a maggioranza di centro destra, quando non francamente di destra come l’Ungheria, e il parlamento europeo è a maggioranza di centro destra. Chiedere al centro destra, che negli stati e in Europa è maggioranza, di dare più spazio a Syriza, mi pare poco credibile perchè significherebbe per loro favorire in Europa esponenti di una politica che li vede alternativi nei loro paesi. Se vogliamo che la sinistra riprenda un po’ più forza in Europa dobbiamo innanzitutto chiederci perchè non riesce più ad ottenere il consenso elettorale dei cittadini. E non dare la colpa alla destra che fa il suo mestiere. La visione socio-politica della destra è quella. Se mai è quella della sinistra che non è sufficientemente chiara da attrarre maggiori consensi. Fisher è un politico di sinistra ed esprime quindi una posizione di sinistra. Fa una battaglia politica. La Germania non è “brutta e cattiva”. E se mai la sinistra che non è più in grado di essere attrattiva come lo fu negli anni ‘70. E’ da qui che dobbiamo partire, più che chiedere alla destra di fare politiche di sinistra.
2 commenti:
Joshka Fisher, con l'articolo sul "ritorno della brutta Germania" pubblicato il 24 luglio su "Social Europe" e che riproduco qui sotto, mi pare colga molto bene un punto davvero centrale.
Rifiutando di affrontare la questione greca con un approccio solidaristico e costringendo Tsipras ad accettare un accordo deleterio per il proprio Paese, il governo tedesco ha di fatto abbandonato la vecchia prospettiva di una "Germania europea" per sposare, con decisione, quella di una "Europa tedesca". L'idea di un'Europa democratica e solida...le, teorizzata a suo tempo da figure come quella di Willy Brandt, è stata gettata di fatto alle ortiche nella notte di Bruxelles del 12-13 luglio scorso. E ad essa si è sostituita l'idea di un'Europa a guida teutonica, in cui la Germania ha badato principalmente a difendere i propri esclusivi interessi e quelli delle proprie banche.
Con ciò il governo tedesco (con l'appoggio, ahimè, anche della SPD, la quale sembra davvero aver tradito se stessa) si è in vero rivelato piuttosto gretto, ed anche di corta memoria. Esso ha infatti preteso di stendere un velo di oblio su come nel corso del Novecento la Germania (per quanto responsabile di ben due guerre mondiali, e di un genocidio) abbia in vero beneficiato in più circostanze di un trattamento ben diverso da quello ora riservato ai Greci (sarà bene tenere presente, al riguardo, che nel 1932, nel 1953 e nel 1990 alla Germania furono di fatto condonate enormi quote dell'ingente debito che su di essa gravava; e che ancora soltanto nel 2003 l'Europa accettò di non applicare alla Germania nessuna sanzione per la violazione tedesca di quei parametri di bilancio di cui ora i Tedeschi si vogliono erigere ad arcigni custodi). Ma al di là di questo aspetto c'è poi il dato ancora più grave che viene appunto ben sottolineato da Fischer. Ed è che con questo rifiuto di esercitare una vera "leadership" europea (in nome dell'affermazione di un proprio "dominatus", o "herrschaft", di carattere padronale, sull'Unione) la Germania ha di fatto rotto il patto di fondo su cui si era definito il suo destino dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nella lunga notte di Bruxelles, con cui Merkel e Schauble hanno costretto Tsipras alla capitolazione della Grecia, è infatti mutato in modo definitivo l'atteggiamento della Germania verso l'Europa. E dunque, di fatto, anche il ruolo della Germania nel mondo. Ciò che però il governo tedesco non sembra aver evidentemente messo in debito conto (rivelando con questo una certa dose di miopia e ottusità) è che questo non potrà non comportare, fatalmente, anche un mutamento dell'atteggiamento dell'Europa e del mondo verso i Tedeschi. L'Europa, certo, non ha senso senza la Germania, ma non può nemmeno essere posta sotto la Germania. E il fatto che non si sia voluto tener conto di questo assunto (rinnegando con ciò l'eredità degli Adenauer, dei Brandt, degli Schmidt e dei Kohl) rischia di essere gravido di infauste conseguenze: per l'Europa e per la stessa Germania.
Francamente faccio fatica a capire. Intanto Brandt non è la Merkel. L’uno è stato, dopo il ‘45, uno degli artefici della nuova socialdemocrazia europea. L’altra è la leader della CDU. L’Europa attuale è governata da paesi a maggioranza di centro destra, quando non francamente di destra come l’Ungheria, e il parlamento europeo è a maggioranza di centro destra. Chiedere al centro destra, che negli stati e in Europa è maggioranza, di dare più spazio a Syriza, mi pare poco credibile perchè significherebbe per loro favorire in Europa esponenti di una politica che li vede alternativi nei loro paesi. Se vogliamo che la sinistra riprenda un po’ più forza in Europa dobbiamo innanzitutto chiederci perchè non riesce più ad ottenere il consenso elettorale dei cittadini. E non dare la colpa alla destra che fa il suo mestiere. La visione socio-politica della destra è quella. Se mai è quella della sinistra che non è sufficientemente chiara da attrarre maggiori consensi. Fisher è un politico di sinistra ed esprime quindi una posizione di sinistra. Fa una battaglia politica. La Germania non è “brutta e cattiva”. E se mai la sinistra che non è più in grado di essere attrattiva come lo fu negli anni ‘70. E’ da qui che dobbiamo partire, più che chiedere alla destra di fare politiche di sinistra.
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