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lunedì 13 luglio 2015
Franco Astengo: Grecia e governo delle sinistre
L’esito del vero e proprio “tour de force” svoltosi a Bruxelles intorno alla vicenda greca suggerisce alcune considerazioni sul tema del governo delle sinistre in questa fase, tema da sviluppare in generale e più specificatamente rispetto al quadro europeo.
Queste schematicissime note sono state compilate senza conoscere ancora le effettive reazioni del popolo greco e del quadro parlamentare di quel paese alle gravissime risoluzioni assunte in sede comunitaria. Si tenta, in questa occasione, soltanto di rappresentare semplicemente una prima indicazione al riguardo di temi che erano già stati comunque sollevati in occasione dell’insediamento del governo di Syriza e che andrebbero ulteriormente riflettuti.
Andando per ordine:
1) In queste condizioni avventure governiste da parte di pallide sinistre risultano impossibili, fuori dalla storia. La logica dell’alternanza indica che non si verifica un mutamento di cultura politica nel ceto governante, perché è storicamente assente da molti decenni una qualsiasi evoluzione del “pensiero politico” ormai legato, in tutte le sue espressioni, alla realtà del liberismo egemone nelle sue diverse sfaccettature. Mancano gli adeguati strumenti culturali alternativi da quali far discendere opzioni politiche di cambiamento radicale e soggetti in grado di disporre di un reale radicamento sociale e di un’effettiva organizzazione politica. Si pone, invece, il tema della qualità dell’opposizione sulla quale far leva per poter disporre di una mobilitazione popolare e una presenza istituzionale tale da condizionare sul serio il quadro politico;
2) Il caso specifico della Grecia non ha suscitato, in Europa e fuori, un moto di natura effettivamente internazionalista. Non è solo questione di mobilitazione sociale capace di scuotere opinioni pubbliche e governi ma di una realtà politica che effettivamente si collegasse nei diversi Paesi per esprimere, fuori e dentro le istituzioni, non un semplice appoggio ma la condivisione di un indirizzo di fondo. Il silenzio del Parlamento Europeo, sotto quest’aspetto, che è stato convocato per un semplice dibattito e non, come sarebbe stato il caso, per aprire una sessione straordinaria su questa vicenda resta il dato emblematico riguardante l’assenza di questa dimensione effettivamente internazionalista, che pure sarebbe risultata decisiva. Sciopero europeo e sessione straordinaria dell’Europarlamento avrebbero rappresentato i cardini di una vera inversione di tendenza almeno sul piano dell’espressione politica. Questo punto deve essere arricchito dalla considerazione riguardante la difficoltà derivante dall’oggettiva richiesta di cessione di sovranità dello Stato – Nazione insita nei trattati. Cessione di sovranità che finisce con il cozzare con la possibilità di espressione di un livello di governo nazionale. Il tema della mobilitazione internazionalista si pone oggettivamente e, quel livello, si rende necessaria la discussione riguardante la stessa prospettiva di opposizione a livello di Unione Europea;
3) La vicenda greca (e quella europea nel suo insieme) s’inserisce in un quadro drammatico di conflitto a livello mondiale: dal Medio Oriente e dall’Africa Nord fino all’Ucraina emergono rischi di conflitto globale. Ebbene in queste condizioni di vera e propria emergenza non emerge, sul piano internazionale, alcuna accettabile reazione sul piano del rifiuto della guerra e di “non allineamento” rispetto alla coalizione dominante del capitalismo e dei suoi governi imperialisti e colonialisti. Ai tempi della più dura “guerra fredda”, nel 1955, alla conferenza di Bandung nacque il movimento dei “non allineati” che svolse una funzione fondamentale opponendosi alla logica dei blocchi, in funzione dello sviluppo di quello che allora era definito “terzo mondo” e della decolonizzazione. Oggi la conferenza di Ufa dei Brics pare aver preso atto della ripresa di un confronto di livello bipolare ma ci si è limitati a definire un quadro di natura meramente economica senza riuscire a sviluppare un impatto adeguato sul piano politico;
4) La questione del soggetto politico, della sua trasformazione, del cambiamento nella natura di rapporto tra struttura e base sociale nello sviluppo dei diversi sistemi politici e dei processi in atto sia d’internazionalizzazione, sia di carattere sovranazionale appare del tutto estraneo alla natura della sinistra europea. Una ripresa di riflessione su questi temi si renderebbe necessaria, anche se il quadro complessiva appare di fortissimo ritardo. Tra il 1915 e il 1916, in piena guerra mondiale, i socialisti di diversi paesi europei che si erano opposti al cedimento di SPD e Partito Socialista Francese alla logica delle union sacrée e dei crediti di guerra, riuscirono attraverso la convocazione delle conferenze di Zimmerwald e Kienthal a far sentire la propria voce e a organizzare, in tempi che erano davvero di ferro e di fuoco, un’opposizione alla guerra. Un esempio storico la cui memoria non dovrebbe restare dispersa.
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