martedì 2 giugno 2015

PERCHE’ LA SINISTRA: ELEZIONI REGIONALI 2015: UNA SINTETICA ANALISI DEL VOTO IN LIGURIA di Franco Astengo

PERCHE’ LA SINISTRA: ELEZIONI REGIONALI 2015: UNA SINTETICA ANALISI DEL VOTO IN LIGURIA di Franco Astengo

8 commenti:

felice ha detto...




Io aspetto sempre i numeri di ASTENGO CHE NON TROVERETE MAI IN NESSUN GIORNALE O TRASMISSIONE TELEVISIVA. non esiste informazione . infatti ce ne è per tutti. se uno ha votato Pastorino non avrebbe votato comunque Paita, che con 183.272 voti era ben sotto ai 226.710 di un Toti pure lui in discesa. Mi pare evidente che senza i brogli Cofferati avrebbe vinto le primarie e il PD avrebbe ancora la maggioranza della Regione. CHI HA CONDOTTO IL CENTRO-SINISTRA AL DISASTRO DOVREBBE AVERE IL BUON GUSTO DI TACERE. Per cambiare bisogna partire dalla realtà. Renzi ha ricevuto uno schiaffo, ma conoscendo il personaggio continuerà nel progetto di togliere importanza al voto. Senza i suoi premi di maggioranza a una quota sempre più minoritaria non AVREBBE LA MAGGIORANZA NE' IN TOSCANA E NEPPURE IN UMBRIA, PUGLIA E CAMPANIA. Però l'alternativa a sinistra del PD non c'è ancora anche se avrà eletti in Liguria e Toscana. Manca alla sinistra a sinistra del PD una componente socialista e una comunista unitaria, senza le quali non c'è una linea politica chiara. Questa sinistra a sinistra del PD deve confrontarsi con ed incalzare i M5S innanzi tutto su un grande patto democratico(revisione delle leggi elettorali nazionali e regionali e delle province e città metropolitane e poi sui programmi. Capisco che il M5S rifiuti le proposte di Emiliano per non compromettersi con il governo, ma una proposta di azioni comuni e concertate dall'opposizione è altra cosa: 4 punti difesa scuola pubblica, reddito di cittadinanza e, giustizia fiscale e tutela delle pensioni fino a 5.000 euro lordi


Felice C. Besostri

sergio ha detto...

Non è fantapolitica? Sergio Tremolada.




alberto ha detto...

Caro Felice , condivido la tua analisi. Ma in attesa di una sinistra che ancora non c’è ha senso aiutare la destra a vincere? Non ho risposte da dare. E’ solo una domanda.
Un caro saluto.

paolo ha detto...

Credo di condividere in gran parte i sentimenti di Astengo e Besostri rispetto ai risultati liguri – però mi convincono meno alcune loro analisi, che potrebbero portarci a conclusioni fuorvianti per il futuro. Comincio dai punti di Astengo:

▪ Le elezioni sono state decise dall’astensionismo (7)? Sarebbe vero se si potesse dire che gli astenuti, se avessero votato, avrebbero votato Paita – non ho elementi per crederlo. Penso che l’astensione alta sia stata causata da disaffezione e mancanza di offerta politica credibile. Per il futuro non dovremo “riconquistare elettori naturalmente di sinistra” ma “conquistare con un’offerta politica credibile elettori delusi da tutti” che domani potrebbero anche tornare a votare, non necessariamente per noi.

▪ Non sono sicuro che i voti IDV 2010 possano essere conteggiati “ a sinistra del PD” (5). Considerandone solo una parte, il risultato dell’area Pastorino appare molto più incoraggiante (anche se ovviamente non sufficiente per governare …)

▪ Punti (1) e (2): ovviamente le cause della sconfitta si sommano ed è difficile conteggiarle separatamente. Parlando con gli amici liguri, mi sono costruito questo quadro: fino ad un mese fa pesavano la voglia di cambiare rispetto a Burlando e il conseguente scarso appeal della Paita, più le primarie, ecc – tutto ciò ridimensionava il PD ligure, ma lo manteneva di un filo sopra Toti. Il colpo finale è venuto dalla “buonascuola”. Non basta evitare di riproporre Burlando (o il suo fantasma), se la politica nazionale restasse insoddisfacente – non basterebbe neanche una politica nazionale meno moderata, se si riproponesse un “burlando” o il suo omologo in altra regione.

Per Felice:

▪ Senza i brogli Cofferati avrebbe perso le primarie, di meno ma le avrebbe perse. Le ha perse perché molto ceto politico PD ligure ha dimostrato di essere prontissimo a riallinearsi per convenienza dietro il capo di turno, chiunque esso sia (Burlando docet …). E il meccanismo delle primarie si presta ad essere deciso da una minoranza fortemente motivata. I “cinesi ai seggi” sono stati solo la ciliegina sulla torta. Temo che possa accadere lo stesso in futuro in altre regioni.

▪ “Chi ha condotto il centrosinistra al disastro dovrebbe tacere”? ciò che si è schiantato a Genova è stato il “partito della nazione”, non metterò il lutto per questo (anche se un “governo” Toti Lega è vagamente spaventoso). Del resto, il “centrosinistra” è un concetto equivoco (Felice sarà senz’altro d’accordo) – il nostro scopo deve essere far trionfare tesi di sinistra entro lo strumento organizzativo adatto qualunque esso sia (PD o no, secondo le circostanze) – impariamo da ciò che ha fatto Renzi, in direzione opposta.



Paolo Zinna

franco ha detto...

I numeri sono molto semplici: la Paita ha perso 240.000 voti rispetto a Burlando e Toti 160.000 rispetto a Biasotti (che avrebbe vinto molto più facile di Toti). Burlando sconfisse Biasotti di circa 35.000. Quindi... Ricordo sommessamente che l'IDV è sparita nel 2013 all'interno della Lista Ingroia che comprendeva anche Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi. Anche in questo caso: quindi... Grazie per l'attenzione Franco Astengo

lorenzo ha detto...

Mi ha colpito, nella recente campagna elettorale, che quanto più si accentuava il disinteresse degli elettori, tanto più la campagna si faceva isterica. Questo non tanto ad opera dei protagonisti – i politici nazionale e locali, che ovviamente cercavano di comparire il più possibile – quanto ad opera dei mezzi di comunicazione, giornali, radio, televisioni eccetera, che esaltavano ogni più insignificante dettaglio. Basti pensare che il Corriere della Sera, primo quotidiano nazionale, nei giorni di lunedì e martedì ha dedicato alle elezioni ben dieci pagine (dieci!), mentre il 50% degli elettori le elezioni le ha snobbate, per fastidio, per noia, per disgusto della politica. Per questi elettori quelle dieci pagine, di ipotesi, di risultati ancora parziali oppure finali, di beghe interne ai partiti, di pettegolezzi politici, erano del tutto indifferenti. Così come schizofrenici, soprattutto nei giornali, sono stati i meditati e ponderosi commenti, volti a dare un senso a queste elezioni: regionali e molto parziali. In sostanza senza riuscirci. Tant’è che assumevano un significato anche le candide dichiarazioni della Maria Elena Boschi: il Pd governa su diciassette regioni su venti. Dove è il problema? Il Pd ha vinto in Campania e perso in Liguria: ma quanti sono i votanti in Campania, e quanti in Liguria? (Sono andato a vedere gli abitanti: 5.870.00 contro 1.592.000).



lorenzo ha detto...

Una seconda considerazione che mi viene di fare è che, se confrontiamo i numeri assoluti di queste elezioni rispetto alle europee del 2014, è evidente che i votanti sono stati di meno, e quindi tutti i partiti hanno perso voti assoluti (salvo la Lega, che li ha avuti dalla destra più becera e razzista). Ma la Lega, con la percentuale del 13,70%, che cosa pesa in definitiva sulle sorti nazionali (salvo che per una presenza mediatica fuori proporzione?) Per tutti gli altri partiti, bisogna confrontare le percentuali, che prendo dalla recente analisi di Franco Astengo. Il primo numero è la percentuale del 2015, il secondo numero è la percentuale del 2014, nelle sette regioni che hanno votato. Pd (28,95 / 42,64), M5S (14,25 / 22,11), Centro (5,12 / 5,70), Forza Italia (10,28 / 17,90), Fitto (2,76) Fratelli d’Italia (3,60 / 3,75), Lega (8,68 / 5,00) più Zaia (3,90) più Tosi (1,12), Totale Lega (13,70), infine le liste della Sinistra che nelle sette regioni raccolgono il 4,20 rispetto allo 3,02 della Lista Tsipras nel 2014. Dunque avanza la Lega, tengono il Centro e la Sinistra e arretrano tutti gli altri. Ma, c’è un ma: mentre la somma del 2014 dà il 99 per cento e rotti, la somma del 2015 arriva soltanto all’83,44 per cento. Dove è finito il resto?



Franco Astengo, sulla base dei voti assoluti, fa una brillante sintesi del voto in Liguria:

1. Le elettrici e gli elettori liguri hanno, prima di tutto, bocciato il governo uscente della Regione. Nel 2010 Claudio Burlando fu eletto con 424.644 voti. Cinque anni dopo la candidata del Pd, perfetta espressione della continuità con la Giunta uscente, avendone fatto parte addirittura, è arrivata a 183.272 voti. Una flessione, quindi, di 241.372 suffragi;

2. Le elettrici e gli elettori liguri hanno seccamente bocciato l’operato di governo del Pd di Renzi. Nel 2014, infatti, nell’occasione delle elezioni europee il Pd raccolse 323.728 voti. Domenica scorsa il risultato si è contratto a 183.257. Una flessione di 140.741 voti, comunque 100.000 in meno rispetto alla perdita della Paita in paragone a Burlando: a dimostrazione della debolezza della candidatura. Errore esiziale in tempi nei quali si cerca di imporre la personalizzazione della politica.

3. Le elettrici e gli elettori liguri hanno bocciato anche l’intero quadro politico. In 12 Mesi (rispetto a un numero sostanzialmente inalterato di iscritti nelle liste: soltanto 20.000 in più) il totale dei voti validi è sceso da 776.812 a 657.337, con una perdita di 119.475 espressioni di voto

4. Le elettrici e gli elettori liguri hanno bocciato anche il Movimento 5 Stelle, che in 12 mesi, ha fatto registrare una notevole flessione passando da 201.617 voti (2014) a 120.219 (2015). Un meno 81.398 suffragi

5. La presenza di forze alla “sinistra” (sempre doppie virgolette) del Pd c’è sempre stata. La Lista Tsipras nel 2014 raccolse 35.102 voti e i Verdi 7.155. Oggi le due liste di appoggio alla candidatura Pastorino hanno ottenuto complessivamente 35.593 voti, in flessione anch’esse. Insomma le elettrici e gli elettori liguri hanno dato un premio simbolico a Pastorino, ma avendo bocciato tutti gli altri, hanno promosso Totti (!). Ma non mi spingerei a dire che la vittoria di Totti sia stata titanica: solo un gol risicato dell’ultimo minuto.



Aggiungo una considerazione di passata: mi sembra un tantino masochista continuare a richiamare le percentuali sul totale degli aventi diritto al voto: oltretutto, avendo votato circa il 50%, le percentuali sono circa la metà di quelle ufficiali. E allora? Viene in mente a qualcuno come rimediare? Ci sono stati tempi in cui c’era una legge per cui “il non voto” avrebbe dovuto essere registrato sulla fedina penale. Una legge inutile, fra le innumerevoli di questo Bel Paese, e mai applicata, anche perché non ce n’era bisogno: a votare ci andavamo tutti…

Cari saluti. Lorenzo Borla

franco ha detto...

Soltanto due osservazioni: la differenza tra l'83,44% e il 100% è andato a liste di natura diversa, locali oppure marginali anche a sinistra, come il PCL o il Partito di Alternativa Comunista, oppure a destra (c'è stata una lista di Casa Pound), da qualche parte si è presentata anche l'IDV, ecc, ecc
Secondo: le percentuali sul totale degli iscritti dimostrano la scarsissima presa delle liste presenti alle elezioni sull'insieme della società italiana.
Soprattutto un dato: il PD, in questa tornata, ha avuto l'11,30% dei voti sul totale degli iscritti. Con questo 11,30% (alle Europee fu circa il 22%) pretende un premio di maggioranza, alle politiche, del 55% dei seggi alla Camera.
Mi pare una realtà di cui tener conto.
Non a caso nella mia analisi sulla geografia del voto, Regione per Regione, ho concluso esponendo i dati del '76: quando PCI, DC, PSI rappresentavano assieme il 75% delle elettrici e degli elettori.
Mi paiono dati molto signficiativi.
Per la strada verso la quale ci stiamo incamminando, funzionamento o non funzionamento di job act e buona scuola, difficilmente un sistema regge.
Difatti negli USA, dove ci trova in una situazione per certi versi analoga anche se storicamente differente (non c'è alcuna semplificazione o sottovalutazione in questa analisi) i problemi di fondo della società sono del tutto irrisolti: primo fra tutti quello del razzismo e si vive una condizione di pesantissima spaccatura sociale.
Grazie per l'attenzione Franco Astengo