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giovedì 25 settembre 2014
Andrea Ermano: Mille giorni?
Dall'Avvenire dei lavoratori
Mille giorni?
Il carattere ideologico dell'attuale campagna contro lo Statuto dei Lavoratori è fuori discussione, ma il centrosinistra dovrebbe guardarsi dal cadere nel tranello di una guerra di religione.
di Andrea Ermano
Cosa sono mille giorni? Sono una metafora dell'attesa. Qualcuno aspetta che si compia la riforma costituzionale del Senato e il conseguente sdoganamento parlamentare dell'agognato "Italicum".
Non è detto che la "crisi" consenta un'attesa di mille giorni. La "crisi" potrebbe decidere di asfaltare questo governo o questo parlamento. Perché la "crisi" non tende a un governo o a un parlamento, quali che siano. Essa tende piuttosto alla non-politica e, dunque, al caos. Al caos, del resto, tende anche, secondo i principi della fisica termodinamica, tutta la materia inanimata dell’universo. La "crisi" è solo un caso particolare di questa legge universale della natura. Ma basti di ciò.
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Renzi entra in scena in un quadro di già avanzata "verticalizzazione" della partitocrazia italiana. Verticalizzazione che trae la propria spinta dal fatto che i margini per la Politica appaiono ristrettissimi. La "crisi" ha tolto ai governi il timone del deficit spending e cioè del consenso popolare. Da allora la Politica possiede ancor solo questa risorsa residua ed eventuale: il trasformismo.
Il trasformismo – come scrive Fabio Vander in un bel libro sull'argomento – consiste nel prendere i rappresentanti parlamentari, eletti sulla base di certe loro promesse, e indurli a fare cose del tutto differenti. Nell'età berlusconiana tardiva, il trasformismo ha funzionato piuttosto bene grazie a due efficaci poteri informali: il potere di candidatura nei riguardi dei singoli eletti (se non obbedisci verrai escluso dalle liste del nostro partito) e il potere di coalizione nei confronti dei partiti minori (se non obbedite verrete esclusi dagli apparentamenti con il nostro partito). Il “Porcellum” questo era. Ma grazie a Felice Besostri, Aldo Bozzi e Claudio Tani è stato messo fuori legge nel gennaio scorso dalla Corte Costituzionale.
Lì nasce il "Patto del Nazareno" tra Renzi e l'ex Cavaliere. Che ora ama accreditarsi come gran tutore dell'autonomia politica non meno che della sovranità nazionale. Ripristinare il "potere di candidatura" insieme al "potere di coalizione" corrisponderebbe all'interesse del Paese, dice. Purtroppo per lui, la sua uscita dal Parlamento e il passaggio di Forza Italia all'opposizione hanno fatto sì che la maggioranza attuale non possa prescindere dal Nuovo Centro Destra. Con conseguenze ritardanti sul parto dell'agognato "Italicum", perché il Nuovo Centro Destra, essendo forza minore, temporeggia disperatamente e non intende consentire l'approvazione dell'agognato "Italicum" se non dopo l'abolizione del Senato. Ma l’abolizione del Senato – in doppia lettura presso entrambe le camere – richiederà a sua volta, e nel miglior dei casi, un bel po' di tempo.
Be', come dicevamo, tutto questo tempo forse non c'è. E allora? Allora, prima che sopravvenga la "crisi" che tutto rottama, la via più breve per portarsi a casa l'agognato "Italicum" passerebbe per una "rottura violenta" del centrosinistra. Una scissione del PD, per esempio, consentirebbe a Berlusconi di rientrare in maggioranza e approvare a tambur battente l'agognato "Italicum" onde ritornare ben irreggimentati alle urne se non addirittura eleggere, prima o poi, un nuovo Capo dello Stato.
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Il tempo gioca contro l'agognato "Italicum". Di qui l'escalation dei mezzi di distrazione di massa intorno all’Articolo 18. Che viene dipinto come fosse lui la causa della "crisi"… Ovviamente, non è così. Anzi, un liberale come Giorgio La Malfa ha scritto tre giorni fa sul Corriere che l'introduzione di “nuovi fattori di flessibilità sul mercato del lavoro” è un errore che potrebbe "compromettere ulteriormente una situazione economica già molto seria".
Dunque, il carattere ideologico dell'attuale campagna di stampa contro lo Statuto dei Lavoratori è fuori discussione, tanto più che proprio l'Articolo 18 era stato già rimaneggiato dalla Fornero nel 2012, sicché l'attuale infuocata polemica verte su tematiche alquanto approssimative.
E però, ferma restando la salvaguardia della dignità dei lavoratori, il centrosinistra dovrebbe guardarsi dal cadere nel tranello di una guerra di religione priva di senso.
Susanna Camusso (CGIL): "Capisco che ci sia una
stagione in cui l'articolo 18 non vale, ma è necessario
che sia transitoria".
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