Un'alternativa alle preferenze c'è: con una legge sui partiti politici che affidi a una procedura congressuale la scelta dei candidati o almeno con la possibilità di cancellare i candidati alterando l'ordine della lista bloccata. Trovo, invece, contraddittorio demonizzare le preferenze in una elezione e essere favorevole alle primarie. Le primarie si fanno con le preferenze o no? Sono più facilmente manipolabili, non ci sono limiti di spesa e esempi di primarie inquinate ci sono state. La corruzione politica non è diminuita con il Mattarellum e il Porcellum, stando ai calcoli ora è superiore a quella della Prima Repubblica come entità, se sono fondati i calcoli che circolano.
Buongiorno a tutti voi chiarisco il mio pensiero a riguardo delle preferenze per non essere frainteso io personalmente e parlo a titolo meramente personale ritengo che tra tutti i cambiamenti riguardo la legge elettorale e le relative modifiche costituzionali il tema delle preferenze sia il meno rilevante , a differenza della maggior parte degli italiani che lo giudica esiziale, che vi siano o meno a mio modesto parere cambia poco poi ci possono essere per carita’ io non ne chiedo l’ eliminazione ma non le vedo come la panacea, si possono levare, spero di aver chiarito il mio personale pensiero. Cordialmente Piero Ferrari
Il tema delle preferenze è rilevante, in quanto l'alternativa sarebbe rappresentata o dai collegi (paracadutati dall'alto: Di Pietro al Mugello) o le liste bloccate (una stupidaggine quella delle liste corte..). Insomma siamo ai fondamentali nella selezione della rappresentanza. Grazie per l'attenzione Franco Astengo
Il problema ho cercato di spiegare non sono le preferenze, ma l'ALTERNATIVA ALLE PREFERENZE CON LISTE BLOCCATE è il tacon peor del buso. Se non altro, constatazione empirica, il livello medio non già eccelso dei nostri parlamentari è peggiorato. Il potere delle oligarchie, se non del leader del partito, è aumentato senza contrappesi in una legge sui partiti politici, con controlli anche giurisdizionali sul rispetto degli Statuti. Pur con tutti i limiti, se non ci sono preferenze, è meglio avere collegi uninominali. Come piuttosto di premi di maggioranza, che alterano la divisione dei poteri, è meglio una forma di governo presidenziale. Qui da noi si vogliono dare al Presidente del Consiglio gli stessi poteri di un presidente eletto dal popolo anzi di più, ma senza i contrappesi.
E' chiaro che tutta la campagna contro le preferenze (che pure possono produrre effetti nocivi, ma nessun sistema è perfetto e alla fine conta la maturità democratica, che dovrebbe essere incentivata sin dalla scuola e magari dalla TV pubblica) è stata finalizzata a riservare le scelte a ristrette oligarchie o a leader spesso espressione di precisi interessi economici e finanziari. Alla fine della fiera una legge elettorale conforme ai dettami della Corte Costituzionale non è ancora stata emanata e le riforme costituzionali rischiano di essere approvate, a maggiranza semplice, da un parlamento eletto con una legge incostituzionale. A questo punto dovrebbe essere eletta un' Assemblea costituente ( ovviamente con sistema rigorosamente proporzionale), col compito di riordinare il tutto. Ma sicuramente si eccepirà che i tempi stringono., l' Europa vuole le "riforme" e bla bla vari... Che fare? Forse non rimane che tornare alle urne, pur con la normativa ora vigente, cercando di costruire un forte polo antiliberista e di salvezza democratica, per il Lavoro, che metta in primo luogo il pd davanti alle proprie responsabilità.
Concordo in toto con te io intendo dire la stessa cosa con parole diverse aggiungo metti che con le preferenze senza liste corte ti vengono proposti 40 o 50 mediocri tu elettore cosa fai inoltre se un partito punta su dei nomi tranne qualche caso isolato vengono eletti quei nomi non è per questo che io le voglia levare per carita’ ma non sono la panacea dei mali tutto qua molto piu’ importante è il premio di maggioranza , gli sbarramenti , la riforma dei partiti come da te giustamente sottolineato. Piero Ferrari
e se si torna alle urne e, sorpresa, il forte polo antiliberista e di salvezza democratica perde alla grande, come è successo al Fronte popolare nel 1948, 31,7% e a votare è andato più del 90%? Adesso, che a votare ci vanno molti di meno, tutti i fregati della politica, quelli che stentano a raccogliere le firme e se le raccolgono stanno sotto il quorum, sono convinti che gli astenuti voterebbero tutti per loro. E se si astenessero anche perchè non ne possono più di ripetitivi e inconcludenti tromboni della nostra sinistra? Inutile fare un appello a svegliarsi, perchè ci offendiamo mortalmente con chi si permette di disturbare i nostri sogni...
Avrei alcune obiezioni. Riguardo alle preferenze, mi basta quello che scrive Piero Ignazi su Repubblica: . Secondo: una legge elettorale conforme ecc. non è ancora stata emanata, ecc. perché una legge elettorale non è ancora stata emanata… Terzo. Il Parlamento eletto con legge incostituzionale, è legittimo e può svolgere le sue funzioni. Così almeno ha deciso la Corte costituzionale. Quarto: chi sarebbe, di grazia, colui o coloro che dovrebbero cercare di costruire un forte polo antiliberista e di salvezza democratica mettendo il Pd davanti alle sue responsabilità?
Se svegliarsi significa adeguarsi all'esistente e accettare ciò che sta accadendo allora è davvero meglio dormire senza sognare. A nessuno viene in mente che costruire un'alternativa a questo stato di cose è necessario e che la politica può procedere per gradi, aggregando anche sul terreno della testimonianza per costruire anche una concreta operatività? Continuo a domandarmi, quando leggo questo tipo di obiezioni dove saremmo senza l'antifascismo militante in Italia e nell'emigrazione e senza quelli che presero la via della montagna l'8 Settembre o fecero sciopero nelle fabbriche il 1 Marzo del 1944. Senza retorica per carità, ma sesi cerca sempre di cadere sul sicuro e fare il banale arrendendosi all'apparentemente inevitabile saremmo ancora a Ramsete II. scusatemi lo sfogo e la tirata Franco Astengo
Caro Lorenzo Borla, io dico la mia, a costo di predicare nel deserto, poi vediamo se partendo dall' impegno personale di ciascuno,senza aspettare l' unto del Signore, magari ne viene fuori qualcosa di meglio della situazione attuale. Preciso: anche la legge elettorale che sarebbe in preparazione da parte del duo Berlusconi-Renzi mi pare chiaramente minata da profili d' incostituzionalità. Comunque vedremo, il tempo è galantuomo...
posso anche capire le tue perplessità a tornare alle urne (effettivamente la situazione è quantomai complessa), ma io personalmente credo preferibile essere eventualmente "fregato" dal voto di un' ampia platea elettorale che non da giochetti di palazzo, insomma non riesco a stare "sereno", sarà un limite mio. Comunque penso che gli Italiani, di fronte all' evidenza dei fatti, possano dare anche risposte elettorali positive rispetto alle reali esigenze di cambiamento.
Caro Roel, il mio discorso sulle preferenze voleva avere un carattere politico e costituzionale più ampio, nella preoccupazione che la selezione della classe politica rimanga ristretta entro cerchte oligarchiche. Comunque vedremo, ripeto solo che il tempo è galantuomo. Saluti. Roberto
questa discussione sulle preferenze è un po’ astratta se non si comincia a parlare di garanzie sulla democrazia interna dei partiti. Io preferisco le preferenze alle parlamentari scelte da Berlusconi, capaci di aprir bocca solo per funzioni non politiche, come si vede quando leggono come scolarette i loro comunicati in TV. E qui si ripropone un argomento contrario alla demagogia imperante, e cioè il finanziamento pubblico ai partiti, sui quali si sta facendo legiferare solo Travaglio e altri cialtroni populisti. Per cui finanziamento pubblico si, ma solo a partiti che abbiano una democrazia interna certificata, e estesa al funzionamento delle loro correnti. Anche perchè il finanziamento privato esiste solo per garantire interessi privati: e Travaglio e i suoi squallidi seguaci la piantino di parlarci di Gesù Bambino
Non siamo sotto il fascismo, non abbiamo i nazisti in casa, gli operai votano Cinquestelle, o Lega, e forse oggi meno per Berlusconi e un pochino di più per il Pd (per via degli 80 euro). Quanto a resistenze, se non ci fossero stati gli inglesi a resistere sul serio, gli americani a sbarcare in Europa, i russi a farsi ammazzare a milioni, non ci sarebbe più né antifascismo militante, né resistenti sulle montagne e neppure scioperi nelle fabbriche. Dunque, prendiamo esempio da inglesi e americani che hanno smesso da tempo di sognare la rivoluzione, accettano governi che si alternano fra liberisti rigidi e neoliberisti democratici. La scelta, volenti o nolenti, realisticamente è quella. Hai ragione: ormai anche in Italia a nessuno viene in mente di costruire una alternativa utopistica a questo stato di cose. Inoltre, “questo stato di cose” inaccettabile, non riguarda tanto il quadro istituzionale (che alcuni, o molti, hanno tutto il diritto di giudicare tale); quanto invece inaccettabile è lo stato di cose economico in cui versa una parte ormai consistente della popolazione, inaccettabile è la perdita di posizioni del nostro Paese nel quadro delle nazioni civili. Cordialmente. Lorenzo Borla
Si comincia col "Meglio non votare, altrimenti rischiamo di perdere" e si finisce con "A che servono le elezioni? Sono solo ludi cartacei". Italiani dalla memoria cortissima.
Concordo in parte con quanto scrive Lorenzo. Consiglio comunque ad entrambi la lettura del libro di Michel Albert ( consigliere economico di Mitterrand ed accademico di Francia) “Capitalismo contro Capitalismo “ edizione il Mulino/contemporanea. Credo che vada cercato in qualche biblioteca perchè nelle librerie è oramai esaurito da tempo.Il libro, scritto nel 1991 anticipa e spiega molto bene ciò che stava avvenendo nel mondo globale dopo Reagan e la Thatcher e la caduta dell’URSS e anticipa con lucidità ciò che sta avvenendo oggi dove il vero scontro non è “il superamento del capitalismo” ma lo scontro tra il modello capitalista ultraliberista di matrice anglosassone e il capitalismo europeo di matrice renana ( condiviso per molte parti sia dalla dottrina economica ordoliberista ( teoria economica di cui si parla poco in Italia, ma che è alla base della CDU) che sta alla base del PPE ( almeno per i partito centroeuropei del Ppe), sia dalla dottrina Keynesiana a cui si rifà per larga parte la socialdemocrazia centroeuropea ). Per questo, secondo M. Albert, se è pur vero che tra PPE e PES ci sono molte differenze nel vedere la società è però molto più vero che c’è molto più comunanza tra loro che non tra il PPE e il modello neoliberista americano. E che proprio quest’ultimo è il vero nemico e pericolo per il modello sociale europeo e che l’obiettivo del neoliberismo è proprio la sconfitta del modello sociale europeo perchè visto come un modello sociale, comune sia al PES che al PPE ( meglio sarebbe dire alla SPD e alla CDU), dove lo stato ha ancora troppo spazio. Questa lettura dovrebbe far riflettere anche a sinistra e far comprendere che se le diverse culture politiche europee continuano a comportarsi come i manzoniani polli di Renzo, anziché cercare ciò che li unisce nel modello sociale europeo, non potranno che soccombere nella lotta sempre più impari con il modello economico ne culturale neoliberista che è il VERO NEMICO. Questa lettura dovrebbe far anche capire che Renzi, forse non sempre consapevolmente, nella ricerca di una intesa a livello europeo, intesa che non può che essere fatta di mediazioni viste le forze in campo, si muove nella direzione della difesa e del rafforzamento del modello culturale europeo, affinché possa resistere ora e, forse un domani contrapporsi, al modello neoliberista. Ecco perchè, a mio modesto parere, i troppi puristi rischiano, come i polli di Renzo, di non vedere bene dove sta ora, in questo momento, il vero nemico. E la politica è, innanzitutto capacità di cogliere i tempi. Un fraterno saluto
Caro Claudio, concordo sul rischio di astrattezza. Ma è anche astrattezza voler introdurre troppe rigidità. Per esempio che ha fatto vita di partito sa bene quanto è difficile organizzare e gestire, in un piccolo paese, una piccola sezione di partito. D’altro canto i partiti, come scrive la Costituzione, sono libere associazioni di cittadini utili a concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Se i vertici dei partiti propongono al voto degli elettori degli imbecilli, con il resultato elettorale saranno chiamati a rispondere delle loro scelte. Introdurre primarie o vincoli organizzativi rigidi o farraginosi ai partiti non avrebbe senso e/o sarebbe controproducente: i partiti rischierebbero di trasformarsi in aziende. Il principio cardine è quello dunque di garantire al cittadino di poter individuare le persone a cui dare il proprio voto. E il modo migliore ( non ottimale) per farlo è quello di prendere come base i collegi uninominali di piccole/medie dimensioni. E se un partito presenta nel collegio un imbecille i suoi elettori puniranno i dirigenti del partito proponente non votandolo. ( In questo modo si forzano anche i vertici dei partiti ad utilizzare le primarie per meglio individuare i possibili candidati. Ma questa deve restare una libera scelta. Accanto ai collegi uninominali una piccola quota percentuale di candidati andrebbe eletta poi, per ciascun partito, su di una lista bloccata su base nazionale per garantire a ciascun partito la presenza in parlamento dei suoi esponenti centrali per il partito. Quanto ai finanziamenti tra il troppo di cui i partiti hanno tutti abusato e il nulla grillesco attuale vi è ... il buonsenso. Bastava ridurre il finanziamento ai partiti al solo contributo limitato una tantum all’atto delle elezioni parlamentari e regionali, sulla base dei voti ottenuti.
17 commenti:
Un'alternativa alle preferenze c'è: con una legge sui partiti politici che affidi a una procedura congressuale la scelta dei candidati o almeno con la possibilità di cancellare i candidati alterando l'ordine della lista bloccata. Trovo, invece, contraddittorio demonizzare le preferenze in una elezione e essere favorevole alle primarie. Le primarie si fanno con le preferenze o no? Sono più facilmente manipolabili, non ci sono limiti di spesa e esempi di primarie inquinate ci sono state. La corruzione politica non è diminuita con il Mattarellum e il Porcellum, stando ai calcoli ora è superiore a quella della Prima Repubblica come entità, se sono fondati i calcoli che circolano.
Felice C. Besostri
Buongiorno a tutti voi chiarisco il mio pensiero a riguardo delle preferenze per non essere frainteso io personalmente e parlo a titolo meramente personale ritengo che tra tutti i cambiamenti riguardo la legge elettorale e le relative modifiche costituzionali il tema delle preferenze sia il meno rilevante , a differenza della maggior parte degli italiani che lo giudica esiziale, che vi siano o meno a mio modesto parere cambia poco poi ci possono essere per carita’ io non ne chiedo l’ eliminazione ma non le vedo come la panacea, si possono levare, spero di aver chiarito il mio personale pensiero. Cordialmente Piero Ferrari
Il tema delle preferenze è rilevante, in quanto l'alternativa sarebbe rappresentata o dai collegi (paracadutati dall'alto: Di Pietro al Mugello) o le liste bloccate (una stupidaggine quella delle liste corte..). Insomma siamo ai fondamentali nella selezione della rappresentanza. Grazie per l'attenzione Franco Astengo
Il problema ho cercato di spiegare non sono le preferenze, ma l'ALTERNATIVA ALLE PREFERENZE CON LISTE BLOCCATE è il tacon peor del buso. Se non altro, constatazione empirica, il livello medio non già eccelso dei nostri parlamentari è peggiorato. Il potere delle oligarchie, se non del leader del partito, è aumentato senza contrappesi in una legge sui partiti politici, con controlli anche giurisdizionali sul rispetto degli Statuti. Pur con tutti i limiti, se non ci sono preferenze, è meglio avere collegi uninominali. Come piuttosto di premi di maggioranza, che alterano la divisione dei poteri, è meglio una forma di governo presidenziale. Qui da noi si vogliono dare al Presidente del Consiglio gli stessi poteri di un presidente eletto dal popolo anzi di più, ma senza i contrappesi.
Felice C. Besostri
E' chiaro che tutta la campagna contro le preferenze (che pure possono produrre effetti nocivi, ma nessun sistema è perfetto e alla fine conta la maturità democratica, che dovrebbe essere incentivata sin dalla scuola e magari dalla TV pubblica) è stata finalizzata a riservare le scelte a ristrette oligarchie o a leader spesso espressione di precisi interessi economici e finanziari.
Alla fine della fiera una legge elettorale conforme ai dettami della Corte Costituzionale non è ancora stata emanata e le riforme costituzionali rischiano di essere approvate, a maggiranza semplice, da un parlamento eletto con una legge incostituzionale.
A questo punto dovrebbe essere eletta un' Assemblea costituente ( ovviamente con sistema rigorosamente proporzionale), col compito di riordinare il tutto. Ma sicuramente si eccepirà che i tempi stringono., l' Europa vuole le "riforme" e bla bla vari...
Che fare?
Forse non rimane che tornare alle urne, pur con la normativa ora vigente, cercando di costruire un forte polo antiliberista e di salvezza democratica, per il Lavoro, che metta in primo luogo il pd davanti alle proprie responsabilità.
Concordo in toto con te io intendo dire la stessa cosa con parole diverse aggiungo metti che con le preferenze senza liste corte ti vengono proposti 40 o 50 mediocri tu elettore cosa fai inoltre se un partito punta su dei nomi tranne qualche caso isolato vengono eletti quei nomi non è per questo che io le voglia levare per carita’ ma non sono la panacea dei mali tutto qua molto piu’ importante è il premio di maggioranza , gli sbarramenti , la riforma dei partiti come da te giustamente sottolineato. Piero Ferrari
e se si torna alle urne e, sorpresa, il forte polo antiliberista e di salvezza democratica perde alla grande, come è successo al Fronte popolare nel 1948, 31,7% e a votare è andato più del 90%? Adesso, che a votare ci vanno molti di meno, tutti i fregati della politica, quelli che stentano a raccogliere le firme e se le raccolgono stanno sotto il quorum, sono convinti che gli astenuti voterebbero tutti per loro. E se si astenessero anche perchè non ne possono più di ripetitivi e inconcludenti tromboni della nostra sinistra?
Inutile fare un appello a svegliarsi, perchè ci offendiamo mortalmente con chi si permette di disturbare i nostri sogni...
Avrei alcune obiezioni. Riguardo alle preferenze, mi basta quello che scrive Piero Ignazi su Repubblica: . Secondo: una legge elettorale conforme ecc. non è ancora stata emanata, ecc. perché una legge elettorale non è ancora stata emanata… Terzo. Il Parlamento eletto con legge incostituzionale, è legittimo e può svolgere le sue funzioni. Così almeno ha deciso la Corte costituzionale. Quarto: chi sarebbe, di grazia, colui o coloro che dovrebbero cercare di costruire un forte polo antiliberista e di salvezza democratica mettendo il Pd davanti alle sue responsabilità?
Cordialmente. Lorenzo Borla
Se svegliarsi significa adeguarsi all'esistente e accettare ciò che sta accadendo allora è davvero meglio dormire senza sognare. A nessuno viene in mente che costruire un'alternativa a questo stato di cose è necessario e che la politica può procedere per gradi, aggregando anche sul terreno della testimonianza per costruire anche una concreta operatività? Continuo a domandarmi, quando leggo questo tipo di obiezioni dove saremmo senza l'antifascismo militante in Italia e nell'emigrazione e senza quelli che presero la via della montagna l'8 Settembre o fecero sciopero nelle fabbriche il 1 Marzo del 1944. Senza retorica per carità, ma sesi cerca sempre di cadere sul sicuro e fare il banale arrendendosi all'apparentemente inevitabile saremmo ancora a Ramsete II. scusatemi lo sfogo e la tirata Franco Astengo
Caro Lorenzo Borla,
io dico la mia, a costo di predicare nel deserto, poi vediamo se partendo dall' impegno personale di ciascuno,senza aspettare l' unto del Signore, magari ne viene fuori qualcosa di meglio della situazione attuale.
Preciso: anche la legge elettorale che sarebbe in preparazione da parte del duo Berlusconi-Renzi mi pare chiaramente minata da profili d' incostituzionalità.
Comunque vedremo, il tempo è galantuomo...
Caro Bellavita,
posso anche capire le tue perplessità a tornare alle urne
(effettivamente la situazione è quantomai complessa), ma io personalmente credo preferibile essere eventualmente "fregato" dal voto di un' ampia platea elettorale che non da giochetti di palazzo, insomma non riesco a stare "sereno", sarà un limite mio.
Comunque penso che gli Italiani, di fronte all' evidenza dei fatti, possano dare anche risposte elettorali positive rispetto alle reali esigenze di cambiamento.
Caro Roel,
il mio discorso sulle preferenze voleva avere un carattere politico e costituzionale più ampio, nella preoccupazione che la selezione della classe politica rimanga ristretta entro cerchte oligarchiche.
Comunque vedremo, ripeto solo che il tempo è galantuomo.
Saluti. Roberto
questa discussione sulle preferenze è un po’ astratta se non si comincia a parlare di garanzie sulla democrazia interna dei partiti. Io preferisco le preferenze alle parlamentari scelte da Berlusconi, capaci di aprir bocca solo per funzioni non politiche, come si vede quando leggono come scolarette i loro comunicati in TV. E qui si ripropone un argomento contrario alla demagogia imperante, e cioè il finanziamento pubblico ai partiti, sui quali si sta facendo legiferare solo Travaglio e altri cialtroni populisti. Per cui finanziamento pubblico si, ma solo a partiti che abbiano una democrazia interna certificata, e estesa al funzionamento delle loro correnti. Anche perchè il finanziamento privato esiste solo per garantire interessi privati: e Travaglio e i suoi squallidi seguaci la piantino di parlarci di Gesù Bambino
Non siamo sotto il fascismo, non abbiamo i nazisti in casa, gli operai votano Cinquestelle, o Lega, e forse oggi meno per Berlusconi e un pochino di più per il Pd (per via degli 80 euro). Quanto a resistenze, se non ci fossero stati gli inglesi a resistere sul serio, gli americani a sbarcare in Europa, i russi a farsi ammazzare a milioni, non ci sarebbe più né antifascismo militante, né resistenti sulle montagne e neppure scioperi nelle fabbriche. Dunque, prendiamo esempio da inglesi e americani che hanno smesso da tempo di sognare la rivoluzione, accettano governi che si alternano fra liberisti rigidi e neoliberisti democratici. La scelta, volenti o nolenti, realisticamente è quella. Hai ragione: ormai anche in Italia a nessuno viene in mente di costruire una alternativa utopistica a questo stato di cose. Inoltre, “questo stato di cose” inaccettabile, non riguarda tanto il quadro istituzionale (che alcuni, o molti, hanno tutto il diritto di giudicare tale); quanto invece inaccettabile è lo stato di cose economico in cui versa una parte ormai consistente della popolazione, inaccettabile è la perdita di posizioni del nostro Paese nel quadro delle nazioni civili. Cordialmente. Lorenzo Borla
Si comincia col "Meglio non votare, altrimenti rischiamo di perdere" e si finisce con "A che servono le elezioni? Sono solo ludi cartacei".
Italiani dalla memoria cortissima.
Concordo in parte con quanto scrive Lorenzo. Consiglio comunque ad entrambi la lettura del libro di Michel Albert ( consigliere economico di Mitterrand ed accademico di Francia) “Capitalismo contro Capitalismo “ edizione il Mulino/contemporanea. Credo che vada cercato in qualche biblioteca perchè nelle librerie è oramai esaurito da tempo.Il libro, scritto nel 1991 anticipa e spiega molto bene ciò che stava avvenendo nel mondo globale dopo Reagan e la Thatcher e la caduta dell’URSS e anticipa con lucidità ciò che sta avvenendo oggi dove il vero scontro non è “il superamento del capitalismo” ma lo scontro tra il modello capitalista ultraliberista di matrice anglosassone e il capitalismo europeo di matrice renana ( condiviso per molte parti sia dalla dottrina economica ordoliberista ( teoria economica di cui si parla poco in Italia, ma che è alla base della CDU) che sta alla base del PPE ( almeno per i partito centroeuropei del Ppe), sia dalla dottrina Keynesiana a cui si rifà per larga parte la socialdemocrazia centroeuropea ). Per questo, secondo M. Albert, se è pur vero che tra PPE e PES ci sono molte differenze nel vedere la società è però molto più vero che c’è molto più comunanza tra loro che non tra il PPE e il modello neoliberista americano. E che proprio quest’ultimo è il vero nemico e pericolo per il modello sociale europeo e che l’obiettivo del neoliberismo è proprio la sconfitta del modello sociale europeo perchè visto come un modello sociale, comune sia al PES che al PPE ( meglio sarebbe dire alla SPD e alla CDU), dove lo stato ha ancora troppo spazio. Questa lettura dovrebbe far riflettere anche a sinistra e far comprendere che se le diverse culture politiche europee continuano a comportarsi come i manzoniani polli di Renzo, anziché cercare ciò che li unisce nel modello sociale europeo, non potranno che soccombere nella lotta sempre più impari con il modello economico ne culturale neoliberista che è il VERO NEMICO. Questa lettura dovrebbe far anche capire che Renzi, forse non sempre consapevolmente, nella ricerca di una intesa a livello europeo, intesa che non può che essere fatta di mediazioni viste le forze in campo, si muove nella direzione della difesa e del rafforzamento del modello culturale europeo, affinché possa resistere ora e, forse un domani contrapporsi, al modello neoliberista. Ecco perchè, a mio modesto parere, i troppi puristi rischiano, come i polli di Renzo, di non vedere bene dove sta ora, in questo momento, il vero nemico. E la politica è, innanzitutto capacità di cogliere i tempi.
Un fraterno saluto
Caro Claudio, concordo sul rischio di astrattezza. Ma è anche astrattezza voler introdurre troppe rigidità. Per esempio che ha fatto vita di partito sa bene quanto è difficile organizzare e gestire, in un piccolo paese, una piccola sezione di partito. D’altro canto i partiti, come scrive la Costituzione, sono libere associazioni di cittadini utili a concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Se i vertici dei partiti propongono al voto degli elettori degli imbecilli, con il resultato elettorale saranno chiamati a rispondere delle loro scelte. Introdurre primarie o vincoli organizzativi rigidi o farraginosi ai partiti non avrebbe senso e/o sarebbe controproducente: i partiti rischierebbero di trasformarsi in aziende. Il principio cardine è quello dunque di garantire al cittadino di poter individuare le persone a cui dare il proprio voto. E il modo migliore ( non ottimale) per farlo è quello di prendere come base i collegi uninominali di piccole/medie dimensioni. E se un partito presenta nel collegio un imbecille i suoi elettori puniranno i dirigenti del partito proponente non votandolo. ( In questo modo si forzano anche i vertici dei partiti ad utilizzare le primarie per meglio individuare i possibili candidati. Ma questa deve restare una libera scelta. Accanto ai collegi uninominali una piccola quota percentuale di candidati andrebbe eletta poi, per ciascun partito, su di una lista bloccata su base nazionale per garantire a ciascun partito la presenza in parlamento dei suoi esponenti centrali per il partito.
Quanto ai finanziamenti tra il troppo di cui i partiti hanno tutti abusato e il nulla grillesco attuale vi è ... il buonsenso. Bastava ridurre il finanziamento ai partiti al solo contributo limitato una tantum all’atto delle elezioni parlamentari e regionali, sulla base dei voti ottenuti.
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