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martedì 17 giugno 2014
Franco Astengo: Grillo si arrende a Renzi
GRILLO SI ARRENDE A RENZI: COSTRUIRANNO ASSIEME IL PARTITO UNICO DELLA NAZIONE (con un’appendice su volatilità e flussi elettorali.) di Franco Astengo, dal blog: http.//sinistrainparlamento.blogspot.it
Il ripetersi, nell’occasione delle elezioni europee 2014 di un fortissimo fenomeno di “volatilità elettorale” che già si era riscontrato (circa nell’eguale misura del 40%) alle elezioni politiche del 2013 ha messo in serio allarme il Movimento 5 Stelle e il suo leader: il populismo deve andare veloce, ma in queste condizioni l’elettorato minaccia di andare ancor più svelto verso il rifugio finale nell’astensionismo. Così, dopo aver completamente abbandonato ogni qualche idea di mobilitazione intorno ai grandi temi sociali, il Movimento 5 Stelle si è concentrato su quello squisitamente “politico” della legge elettorale e ha deciso di arrendersi al dominatore di giornata Matteo Renzi.
Quel Renzi che, proveniente dalla stessa matrice biecamente populista, si trova di fronte allo stesso problema, quello di blindare il proprio consenso elettorale, naturalmente nella più totale insensibilità al fatto che quasi il 50% delle cittadine e dei cittadini iscritti nelle liste non abbiano espresso il proprio suffragio.
L’incontro tra i due diventa così naturale, anche se per Grillo si tratta, dopo tanti roboanti proclami, di una vera e propria “resa”: l’incontro, se avverrà, si concretizzerà, infatti, in un’idea di legge elettorale (gli elementi ci sono già tutti, sia nell’Italikum, sia nella scimmiottatura del modello spagnolo presentato dal M5S) che formi una sorta di “partito di cartello” capace di puntare, come sua vocazione di fondo, ad impedire prima di tutto che altri attori politici entrino sulla scena istituzionale a guastare la festa a chi si sta dividendo il bottino.
Insomma, proprio il “Partito Unico della Nazione” tanto agognato dallo stesso Renzi.
Con una variante presente nel progetto del M5S che prevede, all’interno del quadro delle forze abilitate a reggere il gioco, della possibilità di una “politica dei due forni” a seconda dell’esito elettorale: naturalmente nulla cambierebbe sul piano dei contenuti sempre e comunque devastanti per la democrazia e la condizione materiale dei ceti più deboli.
Siamo ben oltre il ritorno alla democristianità: un “consolato” (sia pure asimmetrico nei rapporti di forza) tra i due grandi imbonitori rappresenterebbe il tassello fondamentale della costruzione di quel regime che già si avvale dell’appoggio della quasi totalità dei mezzi di comunicazione di massa, maneggia con grande abilità il web e ha quasi fatto dimenticare alla gran parte delle elettrici e degli elettori che la politica prevede anche il dato essenziale della rappresentatività delle istanze sociali e delle sensibilità culturali presenti nel paese.
Si arriverà invece a un miscuglio indiscriminato regolato semplicemente dalla prepotenza della personalizzazione.
Quali sono però i dati che hanno allarmato Grillo e i suoi fino al punto da consigliarli a una rapida resa?
L’elemento più importante è stato, appunto, quello della “volatilità elettorale, che ha raggiunto per la seconda volta in pochi mesi quota 40%.
La crescita dell’astensione (più 15,2%) è stata formata, in larga parte, da voti provenienti dal Movimento 5 Stelle (4,2%), Forza Italia (4,5%), Scelta Civica (2,5%), anche il PD ha ceduto l’1,1% al non voto così come l’area che – per comodità- indichiamo come ex-Arcobaleno più IDV per lo 0,5%.
Il successo del PD è stato formato da incrementi ricevuti da M5S per l’1,5%, Forza Italia per lo 0,8%, Scelta Civica per il 3,0% e soltanto per lo 0,2% dall’area dell’ex-Arcobaleno: si dimostra così, “ad abundantiam”, il mutamento di base sociale dell’elettorato del PD con il registrarsi di un vero e proprio “ sfondamento a destra”.
Dato confermato anche dall’analisi della geografia elettorale: laddove il PD risulta il primo partito in tutte le regioni d’Italia e non più confinato nelle roccaforti delle antiche “regioni rosse”.
La Lega Nord ha ceduto lo 0,4% del proprio elettorato all’astensione ma, in cambio, ha avuto lo 0,3% da Forza Italia e lo 0,4% da Scelta Civica (in realtà si chiamava Scelta Europea, ma il richiamo alla formazione presentatasi alle politiche del 2013 sotto la guida di Mario Monti.)
Questi i dati crudamente espressi: a sinistra fra l’altro, nell’area che abbiamo indicato come ex-Arcobaleno e IDV non si registrano incrementi significativi da qualsivoglia provenienza, il che dimostra che i cosiddetti “professori” si sono limitati a spartire le spoglie di ciò che già c’era con una cessione verso il “non voto” e, sia pure minima, anche verso il PD.
Quale lezione politica trarre da queste valutazioni, almeno dal nostro punto di vista?
Quella della necessità di costruire subito un soggetto politico di opposizione al sistema, fondato sulle coordinate della democrazia costituzionale e sulla rappresentanza dei ceti socialmente devastati dalla gestione capitalistica.
Un’indicazione schematica ma che dovrebbe risultare efficace: appare inspiegabile, però, come su questo terreno si sia stretti tra movimentismo e politicismo in un quadro di esitazioni, incertezze, forsanche egoismo da piccoli privilegi che pare non si riesca a modificare.
In ogni caso sarà bene provarci ancora.
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1 commento:
Caro Astengo io credo che tu dai troppa credibilità a Grillo ( e Renzi di cui dici proveniente da una matrice biecamente populista) come grande stratega di chissà quale futuro Italiano. Basterebbe guardare agli altri paesi europei per vedere che il tripartitismo è quasi la norma grazie ad alti sbarramenti e/o al divieto di fare coalizioni. Eppure difficile dire che siano per questo regimi populisti o antidemocratici. Se poi nuovi soggetti politici non riescono ad entrare forse sarebbe il caso di chiedersi perchè anche quando si uniscono non vengono votati con un voto sufficiente a dare loro forza significativa. Temo che sia perchè troppo spesso “abbaiano alla luna” anziché calarsi nei bisogni della gente e cercare di non perdere il treno della politica del possibile inseguendo la politica degli “assoluti”.
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