venerdì 21 giugno 2013

Vittorio Melandri: "Giustizialismo"

“GIUSTIZIALISMO” E per favore, si smetta di usare a sproposito una parola inesistente Nelle lingue del mondo parlate e scritte, gli “imprestiti” da lingue altre da sé, non costituiscono affatto una eccezione. Nel campo musicale ad esempio, molte lingue adottano “imprestiti” dall’italiano, e negli spartiti in inglese piuttosto che in giapponese, si può leggere “grave” piuttosto che “largo” piuttosto che “lento” piuttosto che “presto” proprio in italiano e proprio nel senso che la lingua italiana intende. Ci sono però degli “imprestiti” da una lingua all’altra, che sono vere e proprie truffe. È il caso clamoroso della parola argentina Justicialista, tradotta in italiano in giustizialista (parola carica di senso spregiativo) da cui poi si deriva giustizialismo ed altre parole ancora, ma che in Argentina aveva il preciso significato di Partido Justicialista (PJ) ovvero il nome del partito fondato da Juan Peron nel 1947 contraendo insieme le due parole “Giustizia” e “Socialismo” da cui appunto il Justicialismo argentino. Non sto qui a rifare la storia di Peron e del suo populismo, ma non si può continuare a subire con indifferenza il massacro della lingua italiana e la sua distorsione, perché è dalla corruzione della lingua che poi discende la corruzione generale da cui siamo massacrati come cittadini. Ultimo caso… Il pronunciamento della Corte Costituzionale in merito ad un conflitto fra Presidente del Consiglio dei Ministri e Tribunale di Milano, pendeva di fatto come una spada di Damocle su una sentenza emessa dai giudici della Corte d’Appello di Milano. Annunciato in data 19 giugno u.s. da parte dell’Ufficio Stampa della Corte, l’esito della sentenza della Consulta, oggi sappiamo che la sentenza che ha ritenuto Silvio Berlusconi colpevole del reato di frode fiscale, è una sentenza viva, che attende solo il pronunciamento finale della Suprema Corte di Cassazione. Detta sentenza, allo stato dei fatti, ha confermato integralmente il giudizio di primo grado che dichiarava colpevole il leader Pdl e lo ha condannato ad una pena di 4 anni di reclusione. Abbiamo due sentenze di merito (le sole sentenze di merito, quella attesa dalla Cassazione sarà solo in punto di giurisprudenza) che considerano Silvio Berlusconi capace di frodare quello stesso fisco che più volte come Presidente del Consiglio è stato chiamato, nell’interesse dei cittadini, a far funzionare al meglio. Abbiamo che la Corte Costituzionale osserva…… “che, dopo che per più volte il Tribunale aveva rideterminato il calendario delle udienze a sèguito di richieste di rinvio per legittimo impedimento, la riunione del Consiglio dei ministri, già prevista in una precedente data non coincidente con un giorno di udienza dibattimentale, è stata fissata dall’imputato Presidente del Consiglio in altra data coincidente con un giorno di udienza, senza fornire alcuna indicazione…” ….ovvero abbiamo che la Corte Costituzionale osserva che il Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio, cercava di “imbrogliare” un Tribunale della Repubblica per favorire il Silvio Berlusconi imputato. Questo dicono gli atti di diverse “Corti” della Repubblica Italiana, ma tutta la classe dirigente della stessa Repubblica, a partire dal Sig. Presidente della Repubblica, parla d’altro, o, quando non parla d’altro, si affanna a spiegare che non è successo niente, e che il leader che sostiene il Governo del Paese, si deve sentire pienamente libero e per nulla condizionato da quanto sopra. Il Sig. Presidente del Consiglio in carica Enrico Letta aggiunge: “il Governo non rischia”. Certo, se un “truffatore”, già condannato per spergiuro, è pienamente libero di esercitare la sua determinante influenza sulla vita del Governo, non è certo il Governo a rischiare, ma è la vita democratica di noi cittadini ad essere posta ben oltre la soglia del rischio, ben oltre anche gli effetti di lunghissimo processo di mitridatizzazione. Vittorio Melandri

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