giovedì 13 giugno 2013

Giorgio Lunghini: Reddito sì, ma da lavoro / italie / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

Reddito sì, ma da lavoro / italie / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

1 commento:

pier paolo ha detto...

Ancora???

Il tema della "trappola della disoccupazione" è stato affrontato millanta volte dagli studiosi, e ormai gli impianti legislativi di tutti i paesi che hanno adottato strumenti per garantire un reddito minimo prevedono le opportune contromisure rispetto a comportamenti opportunistici.

Trovo tra l'altro sconcertante questo continuo intorbidir le acque, per cui spesso - e se alcuni "ci sono", altri "ci fanno", cosa che mi irrita non poco - si confondono reddito minimo garantito e reddito di cittadinanza.

L'idea che il reddito minimo garantito scoraggi o sottragga risorse alla creazione di posti di lavoro è poi una bizzarria senza senso. La creazione d'impresa spetta agli imprenditori; non al sistema di welfare, non ai lavoratori, e certo non a precari e disoccupati. E le cifre di cui si ragiona a proposito di reddito minimo garantito (la proposta per una ipotetica legge regionale lombarda presentata da Andrea Di Stefano in occasione delle ultime elezioni regionali ipotizzava possibile reperire risorse per elargire 600-700 Euro per avente diritto) sono tali per cui certo non si può parlare di un modo per "dare soldi ai lazzaroni che così possono evitare di lavorare". Il riferimento regionale è infatti la soglia di povertà (in Lombardia IRER la valuta tra i 1000 e i 1100 Euro, ovvero, al netto degli affitti, tra gli 800 e i 900 Euro)!

Si dirà che la naturale propensione degli Italiani alla furberia, la diffusione del lavoro nero e di comportamenti elusivi/evasivi dei controlli fanno sì che questo strumento rischi di essere assai male utilizzato. In fin dei conti, si sa, l'Italia non è nè la Svizzera nè la Danimarca...
Ebbene: farebbe bene a diventarlo. Non è possibile immaginare di poter rimanere nel novero delle grandi democrazie occidentali, dei paesi industriali avanzati, se continueremo a ripeterci che gli interventi di riforma più incisivi non sono possibili, proprio perché "L'Italia non è la Svizzera, o la Danimarca".

Se in questo Paese non sussistono - come è certamente vero - condizioni favorevoli al "fare impresa" si intervenga sulle cause, ben note, di questa situazione.
Se in questo Paese - come è certamente vero - il welfare garantisce poco a pochissimi, e niente a tutti gli altri, lo si riformi radicalmente, introducendo strumenti su cui solo da noi si scatena un serrato dibattito, degno della peggior teologia bizantina. Il reddito minimo garantito, infatti, è uno dei pilastri dei sistemi di welfare in tutti i paesi europei, eccezion fatta - oltre che per l'Italia - per l'Ungheria e la Grecia, che non mi risulta siano mai state citate da nessuno in possesso delle sue facoltà mentali come esempi di stato sociale particolarmente avanzato.

Per la completezza dell'informazione - ormai sono coinvolto in polemiche simili da un anno, da quando SEL sostenne la proposta di legge di iniziativa popolare per l'introduzione di questo strumento - allego la presentazione della proposta di Di Stefano e del suo "think tank", che mirava ad introdurre questo strumento di welfare con una legge regionale, riferita ovviamente alla Lombardia.

Rimando poi al sito http://www.bin-italia.org/ chi desiderasse approfondire il tema.

Pierpaolo Pecchiari