lunedì 17 giugno 2013

Marco Vitale: Comune di Milano, un bilancio sofferto

COMUNE DI MILANO UN BILANCIO SOFFERTO Non sono tempi facili per chi deve cimentarsi con i bilanci comunali, anche se si tratta di amministratori competenti e per bene, come sono certamente quelli che hanno in mano questa partita per il Comune di Milano. Stretti da una lato da bisogni crescenti, soprattutto sul fronte dei servizi di assistenza sociale che la crisi rende più necessari di sempre, dall’altro dalla continua compressione dei trasferimenti e delle entrate, dall’altro ancora da richieste di sostegno a quelle attività che rendono civile una città e ne alimentano lo sviluppo, come le attività culturali, e dall’altro ancora dall’incertezza politica e legislativa di partite chiave per l’equilibrio del bilancio come l’IMU, gli amministratori hanno un compito molto difficile nel far quadrare il bilancio. Per questo Milano è stata la prima, seguita da altri, a chiedere al Parlamento la proroga da giugno a settembre del termine per l’approvazione dei bilanci degli enti locali e la possibilità di usare gli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente. Entrambe le richieste sono state accolte e ciò è certamente una buona cosa, anche perché testimonia le buone ragioni dei comuni. Ma la partita resta impegnativa ed il maggior tempo ottenuto va bene utilizzato. Ed il Comune non è stato con le mani in mano. Le proposte fatte dalle Direzioni Centrali a inizio 2013 portavano ad uno sbilancio di parte corrente di 437 milioni. La revisione delle voci di entrata e di spesa hanno ridotto lo sbilancio a 231 milioni. Un buon lavoro, anche se alcuni tagli del contributo soprattutto agli anziani ed ai disabili bisognosi, solleva giuste amarezze. Per colmare il deficit residuo il Comune ha deliberato tre interventi: variazione dell’aliquota IMU per l’abitazione principale pari a + 0,15%; incremento dell’addizionale IRPEF dello 0,8% con soglia di esenzione pari a 15.000 euro; adeguamento ISTAT delle tariffe applicate dal Comune ai servizi erogati. Manovra severa ma indispensabile e da condividere. Essa ha, però, sollevato da parte del collegio dei revisori “una forte perplessità circa l’ipotesi di variare l’aliquota IMU sulla prima casa, in considerazione della grande incertezza del quadro normativo che sembra maggiormente orientato alla soppressione del tributo o alla sua totale rivisitazione, in ogni caso orientata al ridimensionamento dell’imposizione su tale tipologia di immobile”. Il Collegio esprime, conseguentemente, il suggerimento di usare estrema prudenza nell’assunzione degli impegni di spesa. Questo suggerimento è certamente da prendere molto seriamente, a prescindere dalla questione dell’IMU. Non è, invece, condivisibile la perplessità sull’intervento sull’aliquota IMU. E’ vero che il Governo ha sospeso, per alcune tipologie di immobili, il versamento della prima rata del tributo, ma ciò non equivale alla cancellazione del tributo. L’IMU resta in vigore (e personalmente spero che resti a lungo perché la sua eliminazione sarebbe una colossale sciocchezza) e bene ha fatto il Comune ad impostare il suo bilancio sulla base della legislazione vigente. Se il governo manterrà il suo impegno (cosa che non credo) di una riforma complessiva della disciplina dell’imposizione fiscale sul patrimonio immobiliare, entro il 31 agosto, si porranno in essere le necessarie variazioni. Intanto queste discussioni sul bilancio sono positive e speriamo che la cittadinanza si interessi sempre di più alle stesse. Il Comune deve aprire importanti confronti con il Governo, verso il quale ha importanti richieste da sostenere e soprattutto: che tutto il gettito IMU resti al Comune; che sia approvata una deroga al patto di stabilità per Expo. Se in relazione a tali richieste il Comune sarà sostenuto da un’opinione pubblica attenda ed informata, la sua azione sarà molto più efficace. Ma per conquistare un’opinione pubblica attenda ed informarla, bisogna diffondere bilanci comprensibili e farne oggetto di discussione pubblica, bisogna coinvolgere i cittadini (come fece Don Sturzo a Caltagirone nel 1905). Il recente Patto per Milano sembra un buon passo nella giusta direzione. Bisogna unire le forze e chi ama Milano non può speculare sulle difficoltà di bilancio in gran parte dovute a fattori che sfuggono al controllo della Giunta. Il Comune deve poi cercare di elaborare una strategia di bilancio di medio termine per non trovarsi sempre ad affrontare emergenze dell’ultimo minuto. Allora scoprirà, tra l’altro, che le sue vere riserve sono nella maggiore produttività della macchina comunale e in alcune consociate che, se fossero bene amministrate nell’interesse del Comune e degli altri soci e non di soggetti esterni, potrebbero dare frutti molto più proficui. Altri grandi temi strategici sono il ridisegno della struttura del bilancio e del finanziamento degli investimenti in funzione della Città Metropolitana, e la necessità di programmare e concordare un nuovo rapporto con lo Stato e per quanto riguarda la Regione Metropolitana, anche con la Regione, con modalità meno precarie. Insomma si tratta di passare dalla mera ragioneria di bilancio alla politica di bilancio. Marco Vitale Scritto per Il Giorno Milano, 10 giugno 2013

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