Si lamenta di continuo, dalle fonti più diverse ed anche autorevoli, che da molto tempo a sinistra manca un’analisi seria dei mutamenti intervenuti nel cosiddetto mondo moderno, quello che si è sviluppato prima e dopo la caduta del Muro di Berlino.
Or bene, non dispongo di nessuna autorevolezza, ma credo di essere all’altezza di porre qualche domanda, e forte della consapevolezza che se non riesco a cogliere risposte che mi convincano, né tanto meno a formularle di persona, da tempo faccio mio l’ammonimento di Turati e sono sempre più convinto che gli “scorcioni” non portano da nessuna parte, me ne resto a vivere appunto senza risposte e senza adottare succedanei del tipo….. fedi di varia natura.
Una prima domanda che mi sento di sollevare è questa ….
…..è possibile capire qualcosa di utile, utile a formulare anche analisi fertili capaci di concepire nuove scelte politiche, senza … pensare al passato e anche senza misurarsi con le nostalgie di coloro che sono ancora sentimentalmente legati ad esperienze che si considerano superate? ….
….è possibile che lo sguardo rivolto al passato remoto o a quello prossimo, si traduca sempre nell’essere una palla al piede che impedisce di lavorare per un’alternativa di società, seria fondata su solide teorie economiche, (e non economiche), capace di prospettare un miglioramento delle condizioni dei popoli della terra, in grado di mettere in moto speranze e nuova militanza? …. E magari la costruzione sensata di una “società diversamente ricca”??
A me la retorica “passatista” usata per spiegare al volgo che con la testa rivolta all’indietro si cade nella fossa che si apre dinnanzi ai nostri piedi, non mi convince, e se devo adottare una formula retorica, preferisco quella rimanda ad una logica persino banale….. “conoscere per deliberare”, e se il deliberare riguarda il futuro il conoscere non può che riguardare il passato, prossimo e remoto, nella serena consapevolezza che il tutto si congiunge nell’unico luogo spazio temporale che ci è dato di vivere, il presente, dove di continuo siamo.
Sarò banalissimo, non banale, ma in un mondo in cui ci fronteggia «una complessità sempre più interrelata del mondo vivente e della società (che) ci impone un diverso modo di studiare (e ci) chiede un dialogo tra le discipline … e la cooperazione fra campi diversi di conoscenza», per dirla con le parole di Piero Bevilacqua e Angelo D’Orsi, non credo si possa liquidare la parte “comunista” dell’originale pensiero “socialista”, sotto le macerie del muro di Berlino, come ha fatto sbrigativamente la classe dirigente dell’ex PCI, che poi, di “scorcione in scorcione” è approdata all’anemico PD, dove si “rimuove” forse il ricordo dell’essere stati al servizio di Mosca, ma si “rinnova” di continuo il sotterraneo e mai cessato servizio, reso al vero potere capace di incidere sulla nostra vita di italiani, quello dello Stato del Vaticano. (Altro che quello dell’ex URSS).
E sarò più “banalissimo” ancora, recuperando… Charlie Brown che su suggerimento di Charles M. Schulz diceva ….
“ho bisogno di tutti gli amici che ho, non posso permettermi di lasciarne fuori qualcuno”…..
…… se vogliamo sperare che qualcosa a sinistra si rinnovi davvero, non lasciamo perdere il passato, ma rimuoviamo gli effetti disastrosi degli errori che in passato abbiamo commesso, si tratta di conquistare almeno la libertà di commetterne di nuovi e non continuare a ripetere sempre gli stessi.
Anche perché, il tempo delle scimmie sta per scadere, e continua frullarmi in testa la frase che segue di Manuel Castells, che nel libro del 2000 –La nascita della società in rete- cita Lyon e Gorner per ricordare che……
“(…)Noi umani ci siamo evoluti sul piano intellettuale al punto che, relativamente presto, saremo in grado di comprendere la composizione, la funzione e la dinamica del genoma in gran parte della sua intimidatoria complessità. Ma a livello emotivo siamo ancora scimmie (….)”.
vittorio melandri
1 commento:
Caro Vittorio,finalmente leggo qualcosa (direi MOLTO) di costruttivo che noi della LdSL (www.legadeisocialistilivorno.it) già da qualche anno (due) stiamo procedendo a mettere in pratica nel nostro piccolo e naturalmente consapevoli che non siamo immuni di commettere certo anche alcuni errori .
Abbiamo certo già cercato di mettere in pratica parte della tua analisi e siamo convenuti di uscire dal PSI per cercare di portare il meglio della nostra tradizione socialista in SEL.
Li abbiamo trovato compagne/i provenienti da altri filoni della sinistra come i Verdi,i comunisti italiani,quelli di rifondazione comunista e quelli provenienti dai DS dove ci sono alcuni di cultura socialista ed altri di cultura comunista.
Non è stata certo una passeggiata sul lungomare di Livorno ,abbiamo lavorato duramente scozzandoci fortemente di volta in volta con ognuno di quei filoni ma da un po di tempo con grande passione riteniamo che le nostre ragioni ,i nostri ideali adesso fanno parte della maggioranza degli aderenti a SEL Livorno e Provincia.
Il nostro coordinatore provinciale di SEL Andrea Ghilarducci che proviene dall'area DS (ex PCI per intendersi ) ormai già da un anno ha fatto forti dichiarazioni e documenti per una adesione di SEL al partito del socialismo europeo (PSE).
Adesso stiamo lavorando a livello regionale (toscana) e ci sono forti speranze che anche in quella sede presto raggiungeremo il nostro obiettivo.
Certo in tutto questo ci hanno aiutato i continui richiami di Vendola che in più sedi ha confermato l'intenzione che SEL aderisca al PSE,cosa che lui ha già fatto aderendo personalmente al gruppo PSE del consiglio delle regioni Europee già da molti anni.
L'ultimo OdG della presidenza nazionale di SEL è chiaro nel condividere i programmi e le scelte del PSF e quello della SPD e nella condivisione al documento di Harlem Desir (PSF) "For a european Socialist Alternative".
Segnali buoni ci sono ,certo l'uscita del PSI a Bagnoli non ci ha certo aiutato!
Fraterni saluti L.Montauti
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