giovedì 3 marzo 2011

Franco Bartolomei: Il discutibile cambiamento di linea del compagno Vendola

Il discutibile cambiamento di linea del compagno Vendola
.pubblicata da Franco Bartolomei il giorno giovedì 3 marzo 2011 alle ore 6.12.Nella presa di posizione di Vendola su Rosy Bindi come candidata premier di una vasta alleanza anti-Berlusconi, da lui candidata a questo ruolo sia nella ipotesi di ribaltone parlamentare in corso di legislatura, sia nella ipotesi di coalizione elettorale tra i centristi ed il nuovo Ulivo, o quanto meno parte di esso, sono da evidenziare i tre elementi fondamentali di una vera e propria svolta poltica compiuta dal presidente di SeL:



1) Vendola dopo un lungo periodo di contestazione ha nei fatti dato il suo consenso sostanziale, al di la' delle narrazioni del caso, alla ipotesi di lavoro su cui D'Alema sta lavorando, in previsione della prossima battaglia sulla presidenza della repubblica, da quasi 2 anni, e che ha messo concretamente sul tavolo politico, pagando peraltro sul suo altare prezzi rilevantissimi, non appena ha avuto certezza dell'attacco a Berlusconi da parte di un insieme di forze interne ed internazionali precedentemente ad esso non ostili, ed ha verificato la solidita' e la irreversibilita'della rottura di Fini .



2) Vendola candida alla premiership, abbandonando l'ipotesi delle primarie come mezzo di affermazione della sua possibile leadership nel centro-sinistra finalizzata ad una scomposizione del PD, una personalita' politica che rappresenta un elemento di forte ed autentica unita' interna del PD e di contemporanea salvaguarda del rapporto tra PD e Di Pietro, e richiama in campo tutte le vecchie solidarieta' Prodiane, rappresentando una continuita' assoluta con le precedenti esperienze di governo dell'Ulivo.



3) Facendo questa scelta abbandona l'idea della scomposizione del PD come strada obbligata della costruzione di un processo di ristrutturazione della sinistra italiana, e pone stabilmente SeL in una posizione d tranquillo fiancheggiamento a sinistra del PD,restituendo ad esso la piena centralita' politica in qualsiasi progetto alternativo al Berlusconismo, cosi come in parallelo il compagno Nencini ha collocato il PSI nello spazio laico- riformista a copertura del versante opposto del centro-sinistra.



Con questa scelta Vendola intraprende una linea politica che produce purtroppo, di fatto, un immediato rafforzamento del PD, finora indebolito dalla difficolta' a dare concretezza politica alla linea della alleanza ciellenista anti berlusconi, da esso intrapresa in alternativa a quel processo di ristrutturazione e ripresa di autonoma iniziativa della sinistra che rappresentava la ratio della insistenza di Vendola sulla sua candidatura alle primarie , e costituisce tuttora la linea politica della Sinistra Socialista e delle leghe e associazioni Socialiste che hanno organizzato il convegno di Livorno.

Prova ne sia il trionfo di Fassino alle primarie Torinesii, avvenuto nonostante lo sfacciato appoggio dato, assieme a Chiamparino, a Marchionne nello scontro con la Fiom sull'accordo Mirafiori.



Siamo, in realta', in presenza di una nuova linea politica,in parte gia' adombrata alle primarie bolognesi, quanto condizionata dal quadro regionale pugliese non e' dato comprendere, esattamente inversa a quella sviluppata finora.

Questa precedente linea dell'attacco frontale e motivato sui contenuti al PD,che aveva trovato il suo momento topico nella vittoria di Pisapia alle primarie Milanesi, viene ora abbandonata improvvisamente , stranamente, nel momento in cui cominciava a dare frutti molto copiosi, e dopo aver lasciato cadere la proposta Latorre di aprire un processo di rifondazione dalle radici del PD in cui il presidente della pugla avrebbe dovuto rivestire un ruolo primario nella stessa fase costituente.



Questa nuova linea non disegnando piu' per Sel il compito di tentare di soppiantare politicamente il PD attraverso il tentativo della sua scomposizione, tagliandogli la strada a destra ed a sinistra con l'adesione al PSE da una parte e la contemporanea occupazione totale del ruolo di sostregno alla CGIL dall'altra, rende purtroppo assolutamente superfluo ed irrilevante dal punto di vista politico per Vendola il giusto proposito, spesso adombrato negli ultimi tempi, della adesione al PSE come scelta di approdo ideale ,conclusiva di un percorso di maturazione come forza di governo di tipo europeo, e come fattore destinato a evidenziare la grande contraddizione irrisolta del processo formativo del Partito Democratico.



Non si riescono a comprendere le ragioni di tale svolta, che porta a ridisegnare a sinistra un quadro pressoche' identico a quello dell'Ulivo pre -Veltroni, con la sostituzione di un soggetto molto piu' moderno come Sel ad un soggetto ormai superato e poco rappresentativo come Rifondazione, e che, peraltro, di fronte all'evidente allontanamento delle elezioni anticipate non trova alcuna giustificazione ,neppura di natura tattica, nel suo restituire al PD il ruolo di asse di riferimento politico principale del centro-sinistra.





Sembra quasi che all'interno della generazione politica proveniente dall'ex PCI, sulle cui complessive spalle poltiche si è retto il centro-sinistra nella II Repubblica al di la' delle 2 formazioni politiche di appartenenza o delle aree politico-culturali di riferimento, sia stato trovato, vedi caso proprio su una ipotesi di larga intesa di natura emergenziale

( economica e democratica) tipica della esperienza politica Berlingueriana, un nuovo punto d'intesa dopo lo stato confusionale profondo seguito al disastro Veltroniano, reso possibile all'epoca , non dimentichiamolo, anche per la sostanziale accondiscendenza ad esso manifestata da Bertinotti, oltre che per la impossibilita' di Prodi di poter esercitare un qualsiasi ruolo in conseguenza della rottura del consenso tradizionale dei poteri forti verso la sua ultima esperienza di governo .

Non è neppure un caso che questo nuovo accordo di fondo sia stato raggiunto attorno all'ipotesi di lavoro politico tracciata da D'Alema, che di quella scuola poltica continua purtroppo ad essere l'esponente politico di maggior peso.



Fortunatamente questo nuovo scenario politico "ufficiale" nella sinistra italiana non cancella assolutamente le ragioni della diversa ipotesi di lavoro della Sinistra Socialista, e della lega dei Socialisti.

Tutti noi ,oggi piu' che mai,infatti,continuiamo a ritenere determinante per il futuro della nostra Democrazia l'apertura a sinistra di una fase costituente, articolata sul rapporto centrale tra i Socialisti, non solo del PSI, e SeL, che dia forma a quel processo unitario di ristrutturazione , nel solco della rifondazione a sinistra in atto nel Socialismo europeio, che restituisca alla sinistra italiana ,attraverso il pieno recupero della sua identita' Socialista, una rinnovata autonomia culturale e politica dai processi involutivi , sociali ed economici, che hanno contraddistinto tutta la fase storica succeduta al crollo della I repubblica caratterizzando fin dalle origini la cd II repubblica come l'involucro istituzionale della introduzione nella nostro sistema paese del modello neo-liberista, e dello stravolgimento a destra del grande compromesso sociale e democratico costruito sull'impianto costituzionale dalle grandi forze popolari distrutte nel triennio '91-94.



Essendo Sel nata su questa stessa ipotesi di lavoro dobbiamo continuare a ritenerla nostra interlocutrice in questo disegno, nonostante gli elementi di forte confusione politica introdotti dalle ultime scelte del compagno Vendola.



FRANCO BARTOLOMEI Segreteria nazionale del Partito Socialista Italiano



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55 commenti:

mario ha detto...

In merito a tanto, (anche) al compagno Franco Bartolomei va rammentato la seguente dichiarazione di Nichi Vendola pubblicata il 17 febbraio u.s.
Mario Francese


http://www.nichivendola.it/sito/mcc/informazione/nessun-passo-indietro.html

Nessun passo indietro


Non ci penso neanche lontanamente di fare un passo indietro sulle primarie. Le primarie sono l’unico strumento che io conosco, grezzo ma efficace, per far vivere il centrosinistra come un processo di partecipazione democratica, allargata, popolare. Molto spesso il centrosinistra ha una coalizione ma non un’anima. E le primarie possono essere l’anima che le manca.
Ho fatto il nome di Rosy Bindi perché quello è l’unico caso in cui si capisce che si sta facendo una coalizione ed eventualmente un governo che ha obiettivi limitati per una fase provvisoria.
Ho preso sul serio quella che veniva indicata come una necessità nazionale. Partire dallo stato di emergenza democratica del nostro paese e immaginare la necessità di una fase di transizione dentro a una coalizione molto larga che si impegni a rimuovere le macerie di questa cadente seconda Repubblica.
L’esecutivo che nascerebbe avrebbe però un recinto e un respiro limitato, tanto che ripristinato con la collaborazione di tanti un quadro di regole democratiche, poi non si può stare tutti insieme perché ad esempio Fli ha una strategia rispettabile ma è un competitor.
Proporre il nome del presidente del Pd non è proporre me stesso. Vuol dire che non ero prigioniero delle mie ambizioni personali; per una volta non ho detto la parola primarie e ho accettato il discorso che mi veniva proposto. Ma se il discorso è serio, il recinto e il suo respiro sono questi, altrimenti vuol dire che qualcuno sta imbrogliando.
E non sono certamente io.
Abbiamo bisogno di una nuova fase politica e abbiamo l’urgenza di recuperare l’orgoglio di poter vivere in un paese democratico, libero che consenta ai cittadini, alle giovani generazioni e alle donne di vivere all’altezza dei propri sogni. Abbiamo la necessità di recuperare un sentimento unitario, soprattutto nell’anno del 150° anniversario dell’unità nazionale, che oggi trova ostacoli e inciampi proprio per parte di chi è al governo. Noi in Puglia il 17 marzo faremo festa e speriamo che l’Italia faccia festa per il tricolore, per la patria e che faccia festa alla Lega.

Nichi Vendola

carlo ha detto...

Il punto di vista per cui SEL dovrebbe assorbire in blocco i socialisti e con loro La Lega dei Socialisti ed il network è da respingere in blocco.
Ma non perché i socialisti nutrano avversioni per SEL o per Vendola, anzi, caso mai, per ragioni diametralmente opposte.
Perché un'operazione del genere, anziché corrispondere ad una "contaminazione" e cioè ad un arricchimento di SEL per portarla almeno verso l'Internazionale Socialista, porterebbe invece ad una sorta di "pulizia etnica". Perché priverebbe la sinistra socialista della sua autonomia ed efficacia ed impedirebbe ai socialisti di SEL ogni rapporto e coordinamento esterno a SEL, rinchiudendoli in un ghetto facilmente controllabile e zittibile. Con il risultato che il solo "socialismo" (di nome più che di fatto) resterebbe quello nenciniano e postcraxiano, del tutto screditato in ambito nazionale e "spendibile" soltanto in sede locale e clientelare, praticamente un annullamento in blocco per consegnare il socialismo italiano nemmeno alla storia, ma all'archivistica.


Vendola oggi lancia segnali in varie direzioni, ma, sostanzialmente, è prigioniero di una camicia di forza cucita non dai socialisti, ma dai suoi stessi compagni. Una camicia di forza che gli consente di parlare ma non di agire pienamente e liberamente come vorrebbe. Se vuole privarsene deve andare oltre SEL, e in tempi non "biblici", perché se di qui alle elezioni si esaurirà la sua "onda mediatica", rischia di portare giù non solo se stesso ma anche SEL che è legata mani e piedi a lui, sebbene di lui si serva più che seguirlo.
Il suo carisma infatti rischia di essere effetto trascinante per chi, in SEL, vuole fare di questo "partito in fieri" solo un trampolino di autopromozione elettorale. Da cartello elettorale a trampolino di lancio elettorale, la strada non sarebbe poi così gloriosa, con buona pace di coloro che lo voterebbero per seguire la sua "nuova narrazione", che non è proprio il massimo per propiziare la "buona notte"..
Ecco perché le nostre iniziative, da prima e da dopo Livorno in poi, diventano cruciali, ed ecco perché, pur trasversalmente, dobbiamo procedere con estrema unità tra noi e con grande autonomia dai partiti.
C.F.

peppe ha detto...

mah io non riesco a comprendere il senso del ragionamento di Franco se non nell'ottica puramente difensiva di ribadire il ruolo politico di una componente interna al psi.
Del resto chi ha ascoltato Vendola (a parte la discutibile presa di posizione sulla Bindi - episodio comunque superato) riconosce facilmente in quel suo intervento una precisa continuità con il disegno di "big bang" e di un generale processo di rimescolamento di carte a sinistra per costruire il nuovo soggetto. Quando egli parla di una sinistra popolare, larga e innovativa non immagina certo una sinistra ferma al 7%. Che resterebbe inevitabilmente subalterna, ma a qualcosa di molto più consistente in grado di pesare politicamente e programmaticamente in una alleanza di centrosinistra.

roberto ha detto...

Vedo che Bartolomei sviluppa un discorso articolato, che necessita di parecchie puntualizzazioni che mi riservo di svolgere analiticamente.
Intanto, poiché si parla del convegno di Livorno, mi corre l' obbligo di puntualizare che esso, che ha visto la partecipazione di esponenti di Leghe e Associazioni socialiste, è stato voluto e organizzato unicamente dalla Lega dei Socialisti di Livorno ( i cui aderenti sono quasi tutti iscritti a SEL) in collaborazione con il Gruppo di Volpedo ed il Network per il Socialismo europeo.
A presto.
Roberto D' Ambra

felice ha detto...

A parte l'imprecisione su Livorno, per la quale la precisazione di D'Ambra è più che sufficiente, l'analisi di Bartolomei merita una discussione. Siamo in una fase delicata di passaggio di SEL il cui esito dipende non solo dal confronto interno. Mai come ora si avverte la drammatica assenza nel dibattito a sinistra di una presenza socialista partiticamente organizzata. Significative sono state le reazioni di chiusura alle dichiarazon di Bertinotti a Livorno, invece che richiamarlo a una maggior conseguenzialità: paradossalmente è stato più aperto e ricettivo Del Bue. Quando persino Intini, uno dei socialisti più dialoganti a sinistra scrive sull'Avanti della Domenica del 27 febbraio che "La soluzione è al centro" si invidua una drezine dimerciaincui il PSI si esclude dalla ristrutturazionedella sinistra italiana nel segno del Socialismo europeo.

lanfranco ha detto...

alla mia età non corro rischi di diventare succube di qualche culto della personalità.Guardo a vendola con tutta la laicità del caso,così come al suo protagonismo mediatico.Noto solo ,a differenza di chi è sempre alla ricerca della sinistra perfetta come il compagno astengo,che vendola sta muovendo le acque di una sinistra stagnante che comincia a produrre miasmi .Nel piccolo del nostro network stiamo lavorando per cercare di orientare quel movimento in una direzione produttiva.La insistenza di bartolomei nella polemica su vendola acquisito al Cln e alla subalternità a d'alema e al pd,anche dopo le dichiarazioni che vendola ha fatto più volte nelle ultime settimane,mi dà l'impressione di chi va a caccia di farfalle sotto l'arco di tito.

claudio ha detto...

condivido al 100%. Il difetto dei nostri blog è che ci hanno troppo peso quelli che continuano a pensare che per ragioni ormai solo più burocratiche (tipo la SIAE) qualunque sommovimento nella sinistra debba tenere conto del ruolo del PSI e delle sue microcorrenti. La questione lanciata da Bertinotti e vendola travalica tutti, e , se mai il problema è di non buttare via il cattolico di base con l'acqua sporca della casta margheritista.
(Io non vorrei perdere , per esempio, due meravilgiosi ragazzi che lavorano nel volontariato cattolico e sono con me consiglieri della mia circoscrizione, che hanno sostenuto Gariglio alle primarie, che invece già a 30 anni aveva l'auto blu di amministratore delegato di una partecipata del comune, e mentre non si è preoccupato di avere iscritti (non riusciva a raggiungere i 700 voti per la designazione a candidato del Pd alle primarie di voti ne ha presi 18000, si dice ance con l'aiuto di gente pdl.

felice ha detto...

Se la ristrutturazione e il rinnovamento va avanti o si ferma non dipende dal PSI poiché nella sua maggioranza si è chiamato fuori dalla sinistra, invece di portarvi la specificità socialista. L'appartenza al Psi non è, peraltro, di ostacolo all'innovazione e alla sperimentazione di nuovi e più avanzati rapporti a sinistra, ne porto testimonianza: Gruppo di Volpedo, Network per il Socialismo Europeo e per i contenuti Volpedo III e Convegno di Livorno. Le fabbriche di nichi, almeno dalle mie parti, hanno prodotto di meno in quella direzione. Per l'età siamo tutti vaccinati, chi ha vissuto il XX° Congresso del PCUS non sarà mai tentato dal culto della personalità: unica contro indicazione avere entusiasmi freddi

franco ha detto...

Caro Felice, la ristrutturazione della sinistra italiana nel segno del partito socialista europeo potrà avvenire soltanto attraverso la costruzione di una nuova soggettività unitaria, superando l'antico spirito di scissione. Si tratta di una cosa che ci siamo già detta e scritta tante volte, fornendoci anche preziose indicazioni sull'itinerario politico-programmatico. Il punto è che nessun soggetto è disponibile in Italia, meno che meno SeL che può darsi a parole si rende disponibile ma nella realtà punta da tutt'altra parte (PD) ed è organizzata come sappiamo: modello di partito personale - elettorale, di stampo movimentista (vedi Bertinotti, al riguardo del quale continuo a non capire la presenza a Livorno: perchè porta chiusa agli ingraiani e apertura in quella direzione). Grazie per l'attenzione, un caro saluto Franco Astengo

peppe ha detto...

ho già detto da qualche altra parte che lo scritto di Bartolomei cntiene parecchi elementi distorecenti la reale posizione di Vendola e mi pare sia tutta rivolta alla difesa del ruolo della sua corrente all'interno del Psm, che comunque mi pare completamente inadeguata a contrastare la deriva centrista e terzopolista di Nencini. Concordo con Felice sul fatto che SeL ha bisogno dello sviluppo di un forte dibattito a sinistra che solo un'area socialista competamente sganciata dalle assurde posizioni di Nencini può fare. Il Network, la Lega di Livorno e le altre associazioni devono rappresntare le posizioni autenticamenre socialiste. Il gruppo di Bartolomei è richiuso in se stesso e a parte qualche sinistrismo di maniera non mi pare abbia capacità di rottura vera all'interno del Ps

luigi ha detto...

Per me che faccio distinzione tra capo carismatico, capo burocratico
e capo funzionale e scelgo sempre quello funzionale, figurarsi se
stravedo per Vendola capo carismatico. A me interessa che si faccia
carico di portare SEL nel gruppo socialista europeo (riveduto e
corretto a sinistra) e nell'internazionale socialista (che però batta
almeno qualche colpo).
Dopo la dichiarazione di Bertinotti a Livorno un'ltra significativa
dichiarazione, quella di Gennaro Migliore (qui a Genova in occasione
di un suo incontro con l'assemblea regionale ligure di mercoledì
sera 2 marzo 2011), che dopo mia sollecitazione nell'intervento a
conclusione dopo la mezzanette ha esplicitamente dichiarato la sua
convinzione della necessità che sel si iscriva al PES. I pochi
rimasti hanno tutti assentito e uno in particolare segretario
regionale dell'Arci ligure ha confermato questa necessità non essendo
pensabile che SEL in europa sia senza riferimento politico.
Questo non significa che non ci siano all'interno di SEL scorie di
anti socialisti, però sempre più minoranza e sempre più saremo e
sempre più infima minoranza saranno.
Un fraterno saluto.
Luigi Fasce

claudio ha detto...

da me le fabbriche sono egemonizzate dai bertinottiani delle due tendenze , quelli di SeL sono la noia burocratica meno un giovane consigliere comunale e Passoni che è indipendente ma ha avuto un grosso successo alle primarie. Al contrario del 30enne Curto, volontariato di Don Ciotti, vicino a Airaudo, che si è preso una legnata. Sul loro sito nessuno si azzarda a replicare alla cose che metto sulla svolta PSE di Bertinotti e Vendola. ma la moderatrice fa un po' il tifo per me...
A dividerci c'è anche la faccenda della TAV, tutta la sinistra corteante e studentesca è contraria, però mi ascoltano con pazienza quando spiego che di TAV io ne voglio 2 , una per Piacenza per non farci fregare da Milano, come voglio il completamento della tangenziale (i verdi della collina minacciano il karakiri) e 4 linee di metropolitana, inglobandoci il passante ferroviario...

claudio ha detto...

ma noi puntiamo a coinvolgere i 3/4 abbondanti del PD, se no cosa se ne fa il PSE di una sezione italiana con dentro solo SeL e psi? E soprattutto speriamo che stiano con noi i giovani del volontariato cattolico, che già hanno resistito alla scissione di Rutelli, che a Torino è stato seguito da Calgaro, che era una loro punta di riferimento, ma binettiano nella testa.

giovanni ha detto...

Per l’esperienza che ho vissuto nel PSI dal 2005 al 2007, reputo che sia tempo sprecato proporre all’attuale gruppo dirigente di tale partito di discutere su ipotesi di sinistra: hanno la testa tutta voltata dall’altra parte. E’ possibile che si riveli possibile riprendere il discorso se nascerà una forza politica consistente nell’area del socialismo europeo, evento che può solo dipendere da decisioni di SEL, delle sinistre del PD e del PSI e dai circoli ed organizzazioni socialiste diffusi qua e la in Italia. La convergenza può nascere se SEL, cui compete di battere il primo colpo, si esprimerà con chiarezza e in modo condivisibile relativamente al giudizio sulla storia della sinistra in Italia e, soprattutto, sarà comprensibile ed accettabile il suo programma fondamentale. Se in tal senso esistono documenti che non conosco, li leggerei volentieri. In proposito il GdV ha dato una serie di contributi importanti: io avevo inteso che il Manifesto di Volpedo fosse un documento da integrare e correggere in itinere, sinchè non fosse divenuto una proposta programmatica attualizzata e completa e in tal senso proposi alcune correzioni ed integrazioni al Manifesto stesso. Mi è stato detto che è meglio lasciare nella sua stesura originaria il Manifesto, perché conservi il significato che ha avuto quando è stato approvato e che l’ulteriore attività di correzione e completamento avrebbe più opportunamente potuto dar luogo ad un Manifesto di Volpedo due. La cosa non ha però avuto seguito: riprendendo l’elaborazione potremmo dare un contributo ulteriore a superare le incognite che non hanno sin qui consentito di aprire una fase costituente per un partito aderente al socialismo europeo. Cari saluti. Giovanni Baccalini

dario ha detto...

Sto seguendo la discussione sulla lettera di Bartolomei con molta attenzione, ma ho l'impressione che tutti coloro che intervengono lo fanno per ribadire la loro adesione a qualche associazione di tifosi, finalmente Baccalini affronta la questione da un versante che a me pare interessante.

Cerco di esprimere il mio parere in proposito:

1- sono ormai quasi ventanni che il Partito Socialista in Italia è scomparso, la formazione politica che oggi di chiama PSI e che prima si chiamava SDI, è una pallida imitazione di quel partito, di cui ha mantenuto i vecchi vizi senza saper utilizzare le notevoli virtù di quella Storia, per essere più chiaro è un insieme di vecchi personaggi che mirano a garantirsi la propria poltrona, di per se è ammissibile però non contribuisce a costruire una nuova classe dirigente all'altezza dei tempi;

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dario ha detto...

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2- tutti i partiti nati dal corpaccione del vecchio PCI hanno in comune, come giustamente scive Pirani, una cultura fondante che è l'antisocialismo a prescindere, fa parte della formazione culturale che hanno inculcato a generazioni di militanti ed è impossibile sperare che, salvo rarissimi casi, cambino idea. La loro base è l'egemonismo comunista di gramsciana memoria e anche quando si dicono socialisti lo fanno con un atteggiamento supponente francamente difficile da sopportare, di chi deve sempre dire quale è la strada giusta e chi sono i socialisti buoni e quali quelli cattivi (in genere quelli buoni sono coloro che danno loro ragione, gli altri sono brutti e cattivi);

3- la logica conseguenza di questo atteggiamento è che da ventanni gli ex comunisti hanno messo in cantiere utilizzando i pasdaran del pensiero democratico una "conventio ad excludendum" dei socialisti e da ventanni impediscono la crescita dell'unica formazione politica che sarebbe in grado di mettere in difficoltà il centro destra, che non potrebbe utilizzare la macchina da guerra della propaganda per attaccare il socialismo, così come invece può fare con il comunismo o il giustizialismo, perchè i socialisti sono democratici e garantisti per storia e cultura.

Ma tutti questi ragionamenti sono proprii del politicismo, di un modo di ragionare di chi, nonostante la realtà indichi che ci sono altre priorità, continua a pensare che in Italia la politica sia fatta dai partiti.

Così non è più da tempo, in Italia la politica, a tutti i livelli, dal piccolo paesino a Roma, viene fatta dalle lobbies economiche e sociali, i partiti sono talmente deboli che non sono in grado di sviluppare una qualsiasi proposta politica autonoma. Si chiamino PSI, PD o SEL sono sostanzialmente subalterni a qualcosa di esterno. il PD alle lobbies messe in campo dalla cultura della Repubblica di DeBenedetti/Scalfari (per non dire di peggio), SEL dalla vecchia cultura della FIOM e del massimalismo operaio (detto per inciso a Vendola alel primarie di Torino manco ci è venuto e il candidato di Airaudo e Don Ciotti ha avuto il 4% dei voti, mentre l'unico candidato più che dignitoso di quell'area, Passoni, senza l'endorsment di Nichi ha avuto il 12%), il PSI non interessa più a nessuno per cui nessuno lo caga.

Come dice giustamente Giovanni Baccalini è tempo di tornare a ragionare di cose concrete e la revisione del Manifesto di Volpedo, che ormai ha due anni e che è figlio di una analisi della realtà che risale alle origini della crisi che stiamo vivendo, mi pare una buona proposta, ritengo che il GdV debba avviare, a partire dalla sua Assemblea annuale di fine marzo una campagna di approfondimento della realtà socio economica che lo porti all'incontro di Volpedo4 di settembre con una nuova proposta di Manifesto. Dobbiamo saper esportare la nostra cultura ed il nostro modus operandi verso tutti i socialisti ovunque essi siano e non importare le divisioni politicistiche di una sinistra senza idee e senza progetti.

Dobbiamo però essere ben consapevoli che in una fase come questa l'idea di ricostituire strutture politiche nazionali è una idea perdente; gli Stati Nazionali sono impossibilitati a reggere l'urto della crisi, l'unico livello forte è l'Europa, ma nel momento in cui si propone di allontanare i centri decisionali dal territorio (e l'Europa è di fatto un allontanamento) i cittadini richiedono forti strutture politiche più vicine al territorio in cui vivono, è tempo di ridiscutere in Italia di un "federalismo solidale e unitario", discettare se Vendola ha detto o non detto se iscriverà SEL al PSE è francamente tempo perso, può andar bene a qualche nostalgico del tempo che fu in cui i Partiti Nazionali contavano qualcosa, ma oggi non è più così e dobbiamo prenderne atto ed operare di conseguenza, prima che che scoppi una guerra tra poveri, i cui primi segnali già si intravvedono.

Dario Allamano

sandra ha detto...

A proposito di inciampi e segnalazioni. Sarò banale. Si può semplicemnte rimproverare a Bertinotti di aver preferito gigionare da presidende della camera invece di tenere a bada i suoi? E rammaricarsi che Bersani abbia confermato (i molti che lo sostenevano) di avere il fiato di un buon segrtario di provincia ma non la forza di un incarico a livello nazionale per tenere tutto assieme?
Allora: perché voler continuare ritenere - nonostante "abbia introdotto elementi di forte confusione politica" - che il compgno Vendola sia una stella. E dei segni che dicono (dicevano da mò) esattamente il contrario, che ne facciamo? Carlo Lombardi scrisse qualcosa, tempo addietro, che non ha riscosso grandi applausi sulla mailinglist. Ma attenzione: è diffusa opinione (non fra gli addetti) fra quelli più a rischio (la congiuntura...) che è difficile sentire da Vendola cose chiare e comprensibili ovvero che facciano convinti. E se poi a casa continua a restare il 30%: a chi serve e a che vale?

Vogliamo o no uno che parli chiaro laico e socialista, e che dunque lo sia? Sennò è una altra storia, di qualcun altro. E' un altrove (direbbe Vendola, che se ne intende). Ce lo diciamo, e un grande urrà a chi lo ammette. Non sarà un discorso politico, ma prendiamo un caso: Fassino: va bene soltanto perché è l'unico in grado di affrontare la situazione debitoria di Torino, il municipio peggio messo d'italia. E' la politica, bellezza? infatti la fanno, la loro politica. La politica della collusione e intanto stare a galla, sennò dei pannicelli caldi o variopinti. Ma uffa!

Intanto (che spunti sanMichele) io sarei d'accordo con la proposta di Baccalini, se si trova il modo più partecipato possibile di darle seguito.

Sandra da torino

P.S. E lanciare una campagna contro i canali mediaset? dopo un tot si farebbero dei conti: quanto ha perso - quanti hanno corrisposto. C'è chi sostiene che una settimana senza pubblicità e mediaset chiude.
Un po' come se il sindacato avesse proclamato, quand'era il momento, 3 giorni di sciopero: cinque minuti dopo qualcosa succedeva... O no?
D'accordo: fesserie.
Stanotte alla tv ho visto come i libici ammazzano i ribelli presi.

peppe ha detto...

io credo che senza una rottura esplicita, chiara e netta con il post-craxismo di Pellicani, Cafagna, e del documento un pò sconcetante di Covatta- Teodori (a propsito come fanno ad andare d'accordo un ex lombardiano con un sostenitore della "guerra preventiva" di Bush?) non ci sarà futuro per la cultua socialista

claudio ha detto...

Discettare su quel che hanno detto Vendola e Bertinotti è necessario perché i partiti, anche quelli europei, si fanno con le teste di uomini e donne, che oggi, in Italia, stan pensando al loro partito municipale e ogni tanto a quello nazionale. Che almeno i nostri bollettini raccontino che due dei cacciapalle più noti della sinistra italiana sta parlando di partito socialista europeo potrebbe far riflettere persino Airaudo. però non ho notato nulla su Paneacqua e, mi pare , neanche sul Riformista. ho provato a fare un post, ma gli interventi successivi mi han dato del male informato. Non so, potrei provare a farne parlare il mio parroco?

rossana ha detto...

parole grandi, ' servono una linea comune e pochi discorsi.


Se organizziamo una cosa contro le reti mediaset, io ci sto e vedo di organizzare da Roma
potrebbe essere una azione molto popolare.......le donne ci starebbero tutte!!!!


Rossana

luciano ha detto...

Ho letto le ulteriori precisazioni di Bartolomei e ho pensato di riflettere attentamente, dopo la sua ultima nota che mi ha suscitato varie perplessità http://www.socialismoesinistra.it/web/politica/43-politica-contributi/834-il-discutibile-cambiamento-di-linea-del-compagno-vendola.html, queste ultime, invece, a me sembrano un po' più chiare rispetto a ciò che ha scritto in precedenza. Le riporto qui:
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luciano ha detto...

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La manifestazione Socialista del 13 marzo che vede la partecipazione della Bindi è una iniziativa, non deliberata da una decisione della segreteria nazionale, che riproduce fedelmente la scelta di subalternita' al PD compiuta da Nencini , che ovviamente passa dal consenso all'ipotesi dell'accordo con i centristi in una alleanza di CLN secondo il progetto a cui D'Alema lavora da SUBITO DOPO LA DISFATTA VELTRONIANA.

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luciano ha detto...

Questa linea ha gia' visto la contrarieta'esplicita della Sinistra Socialista ,per cui nella mia valutazione critica delle ultime scelte di vendola non c'e' sicuramente l'intento di apprezzare per converso la scelta politica del segretario del mio partito di rendere la posizione del PSI assolutamente collaterale alle scelte del PD.

C'e' esclusivamente la presa d'atto della scelta di Vendola di condividere anch'esso la posizione del PD sulla alleanza con i centristi che allontana , nei fatti e non nelle chiacchiere, la prosecuzione del suo iniziale progetto di sostituirne l'egemonia nella sinistra italiana.

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luciano ha detto...

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Purtroppo nella politica mal comune non e' mezzo gaudio ma doppia sconfitta!

Ripeto quello che ho gia' detto prima .e che volentiri riassumo per comodita' di ragionamento:
1) Le primarie di fronte ad un progetto di alleanza di Cln spariscono dal tavolo politico, nonostante qualsiasi ipocrita affermazione contraria, perche' la logica dell'emergenza sposta le alleanze tra forze politiche di diverso orientamento, e provenienza, su un terreno di intese necessariamente estranee a confronti popolari per la scelta delle leadership della coalizione.

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luciano ha detto...

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2) Contemporaneamente non diviene piu' credibile un tentativo di delegittimare l'alleato maggiore quando si giunge ad aderire alla sua linea politica , fino a quel momento considerata il bersaglio principale della propria offensiva politica.

3)La centralita' delle primarie è stata invece in precedenza testardamente ribadita da Vendola per lasciar cadere una proposta, come quella di Latorre sulla rifondazione ex novo del PD con Vendola tra i " soci "fondatori del nuovo soggetto, che al contrario poteva divenire, se adeguatamente rilanciata, una occasione per portare a maturazione le contraddizioni insite nell'originario progetto costitutivo del PD , in quanto rendevano Vendola l'interlocutore primario di un processo immediato di ristrutturazione politica della sinistra di governo.

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luciano ha detto...

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L'adesione ad un progetto del genere, i cui esiti sarebbero andati a dipendere dalla capacita' di Vendola di dettare a quel punto le sue condizioni politiche di partecipazione, avrebbe al contrario aperto in anticipo un processo di ridefinizione della identita' del centro sinistra che avrebbe potuto probabilmente rendere molto meno necessitato il ricorso ad una alleanza con i centristi, di salvezza istituzionale, come mezzo per sconfiggere in campo aperto Berlusconi.

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luciano ha detto...

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4) Questa adesione alla linea del PD, peraltro assolutamente intempestiva poiche' le elezioni anticipate si allontanano , e non necessaria poiche' SeL non è in parlamento e sarebbe comunque estranea ad una alleanza esclusivamente di fine legislatura, non avviene per errore, ma perche' si ritiene, per esplicita affermazione di Vendola, impossibile non dare riscontri su questo tipo di sollecitazione emergenziale proveniente dal paese reale e dagli ambienti che contano della sinistra italiana, per cui si accetta che nuovamente l'agenda politica del centro-sinistra sia dettata dal PD, non solo per un progetto limitato alla fine legislatura , ma per una ipotesi di schieramento su cui necessariamente si va allo scontro elettorale alla fine della legislatura e si decide la nuova Presidenza della Repubblica.

Una ipotesi politica, quindi, che copre uno scenario temporale minimo quinquennale ed uno scontro elettorale alle elezioni politiche.

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luciano ha detto...

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Questo quadro non denota alcun tradimento , denota solamente , e purtroppo non è poco, un vicolo cieco in cui si e' cacciato Vendola, che porta alla ricostituzione di fatto di un nuovo Ulivo attorna alla riconferma della centralita' del PD, in cui il PSI con la sua piccola Area Laico-Socialista presidia ( ....bella fine!...) il confine di destra, e SeL sostituisce pienamente, e con molta maggiore efficacia e forza, Rifondazione Comunista nel compito di presidiarne il confine sinistro.

Questi sono i fatti , e, poiche' tutto il poco o molto credito politico che riesco a costruire, non essendo un uomo di potere, lo fondo esclusivamente sulla fondatezza, immediata o futura , delle mie analisi politiche, sono da sempre abituato a rischiare assumendomi in ogni caso la piena responsabilita' delle cose che dico.
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luciano ha detto...

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Le ragioni della Lega dei Socialisti, ad ogni modo , non escono indebolite da questo scenario, anzi la Lega diventa ancor piu' determinante.
Esce solamente ridimensionata la visione di tutti coloro che pensavano che Sel fosse l'unico scacchiere determinate per avviare e risolvere il processo di ristrutturazione della Sinistra Italiana, in cui crediamo tutti noi che abbiamo dato vita alle due grandi iniziative del 1/2/2010 e del 27/6/2011.
Franco Bartolomei
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luciano ha detto...

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Venendo dunque al merito delle questioni osservate, posso rilevare quanto segue:
La manifestazione del 13 del PSI non è deliberata dalla segreteria ma comporta evidentemente la partecipazione attiva del suo segretario. Dobbiamo dedurne quindi che o il segretario prende decisioni unilaterali, magari non mettendo al corrente gli altri membri della segreteria, oppure la segreteria ha espresso a maggioranza parere contrario, però lui, indipendentemente da ciò, la mette in atto lo stesso.
Premesso che dalle azioni di un segretario di partito si evince la linea di un partito, nella sua maggioranza e nella effettiva e concreta strategia che poi quel partito mette realmente in atto, ci chiediamo seriamente quanto peso possa avere una sinistra socialista che, nel merito, o non è nemmeno avvertita di certe decisioni o è del tutto impotente rispetto ad esse.
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luciano ha detto...

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Naturalmente concordo sul fatto che la linea politica di un partito che, fino a ieri faceva cartello elettorale con Vendola e SEL (con i quali ha preso alle elezioni regionali la maggior parte dei consensi) e verdi, e che ora tenta di farlo con l’UDC lo espone ad una mancanza di credibilità paurosa, non tanto di fronte ai gruppi dirigenti dei partiti, ma di fronte allo stesso elettorato che già per altro, non lo premia affatto.
Veniamo poi al merito delle altre questioni che, in poche parole, se ho capito bene si riassumerebbero così:
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luciano ha detto...

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Vendola, allontanandosi la prospettiva elettorale, rinuncerebbe alle primarie e a “sparigliare” il PD, riconoscendone piuttosto la centralità e candidando la Bindi per poi scavarsi una nicchia (o una fossa che è lo stesso da tale prospettiva) alla sua sinistra, in un ruolo sostanzialmente contiguo, corrispondente a quello che un tempo era il ruolo della Rifondazione di Bertinotti. Insomma Vendola avrebbe fatto tutto questo "casino", non per scomporre la sinistra e con essa il PD, in vista della costruzione di un partito del socialismo europeo in sintonia con SEL PD e PSI (con quale PSI poi dovremmo saperlo, forse con quello di Del Bue che pare che tra i dirigenti socialisti sia quello che oggi è, almeno per ciò che scrive, più possibilista nel merito), ma per ereditare il ruolo del Bertinotti che fu, in una compagine istituzionale in cui ci sia un posto di rilievo anche per lui, e per rosicchiare consensi ad una componente comunista ancora di nome e di fatto, con il fine di annientarla del tutto.
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luciano ha detto...

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Beh, se ciò fosse vero, più che di fronte ad una “nuova narrazione” ci troveremmo a sorbirci una “vecchia solfa”
Ma è davvero così?
Cosa ha dichiarato Vendola di recente?
Ha parlato di un capitalismo “ubriaco di finanza”, ha definito quindi le primarie in modo netto non un capriccio ma “ma forma e sostanza di una nuova stagione”. Quindi non ha fatto per niente marcia indietro rispetto alla sua candidatura per fare un favore al PD o a Bersani.
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luciano ha detto...

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I sondaggi danno SEL intorno al 9-10%, perché probabilmente Vendola sta seriamente intercettando il consenso (forse anche trasversale) di coloro che, fino ad oggi, si sono astenuti dal votare, oltre a rosicchiare consensi sia a Rifondazione che al PD.
Ha nettamente rifiutato la prospettiva di un’alleanza larga che coinvolga anche Fini e ha detto esplicitamente che se un governo di centrosinistra e di transizione si dovesse realizzare, sarebbe solo in maniera transitoria e mirato ad alcuni punti specifici, dopo, ognuno prenderebbe la sua strada, ecco la conferma nelle sue parole:
A proposito di una grande coalizione "per liberare l'Italia da Berlusconi" che va da noi a Fini: "Questa ipotesi si è fatta largo e si è inteso che parte dell'opinione pubblica era colpita da questa prospettiva. Tuttavia - ha dichiarato Vendola - è un dato che non ha fondamento strategico ed è tatticamente autolesionista perché non ci può essere una coalizione di governo per una legislatura che metta insieme noi e ad esempio il ministro Ronchi che ha firmato il provvedimento sulla privatizzazione dell'acqua.

luciano ha detto...

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Per noi - ha ribadito Nichi - il liberismo è la malattia non la medicina". "Noi siamo - ha ripetuto Vendola - per ricostruire il centrosinistra da D'Alema a Di Pietro, e se dovessimo accettare una grande coalizione sarebbe solo per fissare tre punti: fare una legge elettorale per cancellare la legge 'porcata', fare un provvedimento sul conflitto di interessi e uno sul pluralismo dell'informazione. Poi fine della storia - ha sottolineato - ognuno per la sua strada". Quanto alla leadership di questa eventuale coalizione - ha proseguito Vendola - "mi chiedo cosa c'entrino Monti o Montezemolo, ecco perché abbiamo lanciato la proposta di Rosy Bindi. Non capisco perché proporre il presidente del Pd significhi fare strumentalizzazione o provocare. Al Pd dico che se il vostro schema vale non c'è tecnocrate che tenga, è la politica che deve svolgere il suo ruolo: sul tema del liberismo non ci avrete mai".

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luciano ha detto...

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Quindi, alla luce dei fatti e non delle ipotesi soggettive, appare del tutto chiaro che Vendola non vuole accordi con chi si rivela scherano delle politiche neoliberiste, accetta ipotesi di accordo nel centrosinistra solo per conseguire obiettivi sostanziali immediati, e candida la Bindi in alternativa ad un governo tecnocratico o che sia, comunque, espressione di quei poteri forti che sono i protagonisti effettivi delle politiche neoliberiste e che, ricevendo la conduzione del centrosinistra, lo porterebbe inevitabilmente a decisioni non dissimili da quelle già messe in atto da Tremonti.
Non si attacca dunque il PD in blocco, ma lo si spinge piuttosto ad una assunzione di responsabilità politica, come partito di maggioranza della sinistra, a non nascondersi cioè (forse sarebbe meglio dire a non nascondere i suoi interessi di bottega) dietro l’ennesimo rappresentante del gotha finanziario che, da una parte ricompenserebbe la fiducia con incarichi di potere, e dall’altra continuerebbe la “spremitura di sempre” a danno dei ceti più disagiati.
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luciano ha detto...

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In tutto ciò non ci sembra di notare un ruolo marginale per Vendola, ma piuttosto il reclamare una politica diversa dal passato e che presuppone per lui un compito trainante di protagonista.

Evidentemente, in questa prospettiva, non solo non decade la sua candidatura alle primarie, per convogliare ulteriormente su di sé i consensi dell’elettorato di sinistra anche oltre SEL, ma anche la possibilità di svolgere nei confronti del PD un ruolo di stimolo costruttivo e non un semplice accendino per un “big bang”, affinché le sue componenti più vicine al socialismo europeo escano allo scoperto e lo seguano verso una diversa progettualità politica. Tanto più ciò diventerebbe effettivo se Vendola con il suo partito realmente dovesse conquistare più consensi dell’UDC o di una coalizione di centro (verso la quale il “soccorso rosso” del PSI, che si porta dietro anche la "sua" sinistra, appare davvero paradossale)

La sua prudenza politica ha spinto Vendola a “glissare” l’appuntamento di Livorno (per me sbagliando) ma anche a fare in modo che ci fosse Bertinotti che, in fondo, ha detto chiaramente quello che lui stesso avrebbe potuto dichiarare in quella occasione. L’appuntamento di Livorno è stato seguito con interesse dai media e anche da vari esponenti del PD e persino di Rifondazione. E’ stato l’embrione di un progetto che persino altre organizzazioni socialiste europee stanno seguendo con attenzione e cercando di monitorare.
Ovvio dunque che nel PSI ci fosse una reazione e una conseguente “fibrillazione”.
Quello che è auspicabile, e avendolo già ribadito varie volte lo riaffermo di nuovo, è che Vendola continui ad essere sostenuto da chi crede in questo progetto mediante una “mutazione genetico-culturale” di SEL verso una nuova forma-partito pienamente integrata nel socialismo europeo e che dunque si crei e si espanda un fervido laboratorio di idee e di prospettive che, sulla scia di Livorno 2011 e delle altre iniziative precedenti, agganci tale progettualità a tematiche concrete e vicine ai cittadini, come quelle sul lavoro e sui servizi pubblici essenziali, a partire dalla scuola, e dall’acqua pubblica.
Posso capire che la preoccupazione di certi socialisti è che Vendola, in tale processo a tappe, preveda anche un non veto a Di Pietro e che questa resti, ancestralmente la loro paura principale, però, rendiamoci conto che le questioni politiche essenziali vanno ben oltre tale “annosa diatriba” e che le posizioni di Vendola, ribadite persino di fronte a De Magistris, vanno ben al di là del mero giustizialismo e lo hanno portato persino a “rivalutare” Craxi senza che nessuno glielo avesse mai chiesto.
Io credo che dietro questi attacchi continui, in fondo, a prescindere dalla politica di Vendola che può anche avere dei difetti contingenti (io non gli ho lesinato critiche) e che, nella sua sostanziale direzione strategica mantiene tuttavia una sua coerenza e fondatezza, ci sia la seria preoccupazione che egli possa concretamente portare ad una sana “mutazione genetica della sinistra” e che possa costituirsi finalmente un nuovo e diverso partito socialista il quale potrà rendere persino pleonastico quello che oggi ancora esiste, più di nome che di fatto. Vendola è pericoloso per chi aspira a “rendite di posizione” sia dentro il suo partito che in altri. Questa è l’opportunità di chi vuole reinventare le categorie della politica sulla base di un nuovo linguaggio. Questo però è anche il rischio di chi sa che non ci sono mezze misure: o si vince, o si perisce.
E noi che non vogliamo perire, dobbiamo continuare a lavorare per un laboratorio comune di idee (aperto e capace di rappresentare tutto l'associazionismo socialista) che sia l'anima di una speranza da restituire ad un futuro corpo non solo politico ma..anche "elettorale"
C.F.
E LEGA dei SOCIALISTI di LIVORNO

sergio ha detto...

Caro Baccalini,
sono tentato di darti ragione tuttavia penso che noi sottovalutiamo i referenti culturali (si fa per dire) del gruppo dirigente nazionale; mi riferisco al gruppetto di intellettuali che stanno dentro l'ultimo Mondoperaio. Mi sembra che siano loro, in maggioranza, a spingere in tale direzione ed a dare copertura "culturale" a Nencini.

PS. Fra l'altro nessuno di loro o quasi è iscritto al PSI.

Ciao
Sergio Tremolada

sergio ha detto...

Bisognerebbe allora avere il coraggio di dire che il ruolo del G. di V. e degli altri circoli o formazioni che non disdegnano il socialismo nella sua variante europea (ma perché fermarsi li?) è quello di costituirsi in corrente organizzata nell'alveo della Sinistra con lo scopo di lanciarvi "un' opa" (che brutto termine).

Non è un po' troppo per formazioni politiche senza mezzi e strumenti adeguati agli obiettivi? Forse potremo gettare un piccolo seme che mantenga aperta una discussione su una nuova sinistra socialista anche in Italia.

Forse la democrazia, come l'abbiamo conosciuta, non avrà più possibilità di sviluppo, del resto il capitalismo invece si sviluppa benissimo anche senza democrazia (vedi Cina).

Resta il problemino dello strumento organizzativo della Politica, la forma partito mostra ormai la corda ed i nuovi modelli: internet, ecc., non mi sembrano sufficienti a creare una nuova classe dirigente.

Saluti
Sergio Tremolada

claudio ha detto...

rispondo a tutti e due. La vera battaglia per l'adesione, reale e non furbesca,al PSE oggi si fa nel PD, dove di battaglie se ne fanno poche perchè la struttura dirigente è congelata dall'esigenza di mantenere gli equilibri costitutivi. Che però stanno franando in API e in primarie a sorpresa

dario ha detto...

Caro Sergio

i socialisti debbono avere obiettivi ambiziosi, che vadano oltre la miseria delle contingenze partitiche, che sappiano coniugare Storia ed Avvenire.

I socialisti del GdV hanno saputo prendere atto in netto anticipo che la forma partiti-nazionali è superata perchè non più in grado di rispondere con la dovuta forza al liberismo, che con la globalizzazione è diventato l'ideologia dominante

Oggi noi socialisti del GdV siamo però di fronte ad un bivio:

o sappiamo esportare quanto di buono abbiamo prodotto in questi anni

oppure importeremo le divisioni dei partiti nazionali.

Il nord ovest d'Italia sta tornando ad essere un laboratorio politico interessante, dobbiamo migliorare la nostra capacità di analisi su cosa sta avvenendo, ma sono convinto che le basi essenziali, che abbiamo gettato con il Manifesto di Volpedo, hanno solo bisogno di essere aggiornate, ma sono basi solide e utili per costruirci sopra qualcosa di molto interessante.

É vero che siamo piccoli e che non abbiamo forze economiche che ci sostengono, ma , come insisto da tempo, dobbiamo imparare ad usare la rete di internet, non tanto per avvitarci sulle nostre infinite diatribe da socialisti che spaccano il capello in quattro, bensì per divulgare le nostre idee ritengo, se lo faremo potremo andare molto lontano.

Dario Allamano

felice ha detto...

La formazione del GdV è stata di esempio e/o incitamento di altre forme associative al di fuori dello schema partitico, tra le quali il Network per il Socialismo eurpeo, che non è né vuole essere una nuova super struttura che mortifichi le esperienze autonome degli associati. Come non c'è una superstruttura non c'è neanche l'avanguardia cosciente nucleo dirigente di altre esperienze. Su questa pretesa a mio avviso dono sorti i problemi della Lega dei Socialisti. Il Nord-ovest è una circoscrizione dove si misura il rinnovamento dell SINISTRA e la sua capacità di radicarsi, ma la sinistra e la sua componente socialista devono essere capaci di un discorso nazionale. Pretendere la guida del paese significa anche avere risposte alla questione meridionale e per lo sviluppo di tutto il paese. Sul superamento del quadro nazionale noi ne siamo convinti, ma dobbiamo convincere anche gli altri e nel maggior numero possibile: da qui l'interlocuzione con PD, PSI e SEL ed anche con settori della FdS, senza settarismi e primogeniture

mario ha detto...

Il compagno Tremolada dice: "Bisognerebbe allora avere il coraggio di dire che il ruolo del G. di V. e degli altri circoli o formazioni che non disdegnano il socialismo nella sua variante europea (ma perché fermarsi li?) è quello di costituirsi in corrente organizzata nell'alveo della Sinistra con lo scopo di lanciarvi "un' opa" (che brutto termine).".
Ebbene io credo che la questione sia tutta qui: avere o meno il coraggio (pur con le limitate forze che ci ritroviamo) di fare questo tipo di scelta. Fermo restando la piena libertà di ciscuno di aderire al partito nel quale territorialmente meglio crede di esserre rappresentato, attivare una rete trasversale alla Sinistra che coordini tutte le presenze socialiste nei vari partiti e movimenti.
L'autonomismo autosufficiente ed equidistante oppure il patriottismo partitico-identitario rappresentano solo logiche sterili ed autolesioniste da "ultimo giapponese".
Mario Francese

elio ha detto...

Caro Presidente, ogni tanto leggo il dibattito animato dal Circolo Carlo Rosselli sulle prospettive di un partito che in Italia non esiste. Credo che al centro della discussione, e non solo tra i soci del Rosselli, bisognerebbe mettere la domanda: come mai il nostro è l'unico paese dell'Europa occidentale che non ha la presenza di un partito socialista o socialdemocratico?. Pongo il problema perchè dal PSI sono uscito nel 1981 con Codignola e altri e le ragioni della scomparsa dagli eredi di Craxi sono state sempre attribuite alla magistratura. Ora io ritengo che questa certezza sia risibile e finchè non si fa chiarezza sull'argomento, in Italia una forza socialista non ci sarà mai più. Se qualcuno pensa davvero che un partito la cui storia per un secolo si era identificata con quella del movimento operaio e del paese, che aveva resistito alle cannonate di Bava Beccaris e alle repressioni fascite, naziste e staliniste sarebbe scomparso a causa dell'iniziatriva e il complotto di due o tre magistrati che cercavano di porre argine ad una corruzione dilagante, oggi più di prima, è davvero fuori di testa. Elio Veltri

luigi ha detto...

Compagne e compagni,
approfitto di questa sferzata di Veltri ...
la rimozione del convegno di Livorno in questa lista ma anche nel GdV
mi pare significativa delle resistenze ad andare a fondo proprio
delle ragioni dell'esaurimento della sorgente socialista -
democratica - socialdemocratica, in Italia ma anche, pur in
presenza di partiti socialisti, in Europa. Perché sulla critica dei
socialisti nei confronti dei comunisti non ci piove, già con Turati
le ragioni erano chiarissime, e però le voci socialiste contro il
regime comunista della madre URSS solo dopo i fatti di Ungheria si
sono levate alte e sdegnate.
Silenzio sul "cosa fare" come socialisti in epoca craxiana, a parte
la buttade strumentale su Prudhon poi lasciata marcire, poi
governabilità per la governabilità che è un modo più elegante di
"tirare a campà". E poi ? nulla. Peggio di nulla, l'assimilazione
quasi completa al pensiero neoliberista-teocon.
Le elaborazioni teoriche che rinverdiscano la radici del pensiero
socialista stanno in uggia. Il mio mestiere di psicologo mi permette
di ricordare che l'infantile "pensiero operatorio", vulgo pragmatico,
non porta a nulla senza il "pensiero astratto", preveggente.
Invito ancora a leggere quanto coloro che sono andati a Livorno hanno
prodotto. Da verificare se ci sono spunti utili e se sono sufficienti
per impostare l'agire politico del socialismo nel 21 secolo. E se non
sono sufficienti riprovare il prossimo anno.
Un dialogante fraterno saluto.
Luigi Fasce

diego ha detto...

Credo che la critica, da un punto di vista socialista - mentre è meno
accettabile la critica strumentale, a volte propagandistica proveniente da
forze ispirate all' ideologia capitalista - sia ormai acquisita non solo nei
socialisti (critica che, in effetti, come ricorda il compagno Fasce, fu
tardiva), ma dagli stessi postcomunisti. Voglio dire che ormai è acquisito
in tutti il valore irrinunciabile della democrazia nella prassi, come si
sarebbe detto una volta, della costruzione socialista. Il punto di
scollamento, che segna la crisi del socialismo democratico non solo in
Italia ma anche in Europa, mi pare che sia avvenuto in questa coniugazione:
ferma restando la difesa della democrazia, si è perso l'obiettivo della
costruzione - attraverso, appunto, la democrazia - del socialismo. Oggi in
Europa e in Italia, sopratutto con l'avvento di Craxi alla guida del PSI, i
partiti socialisti e socialdemocratici guardano alla cosidetta economia di
mercato, che in realtà è l'economia dei monopoli più forti che impongono le
loro leggi alla politica; guardano al liberismo, per nulla o poco attenti
alle derive finanziare che hanno travolto il mondo portandolo alla crisi
attuale. I socialisti dovrebbero invece tornare ai fondamentali, a un tipo
di economia pensata per migliorare la vita degli uomini, a cominciare dalle
classi più deboli, contro la cultura di un capitalismo che sta riportando il
mondo indietro, a ricchi che diventano sempre più ricchi contro un
impoverimento per il resto generalizzato. In questo senso l'esperienza
fallimentare dei paesi a socialismo reale può essere molto utile per
evitare, nella costruzione di un paese,un mondo, più giusto, quelle derive
autoritarie, oligarchiche, alla fine dittatoriali che hanno, per converso,
reso sempre più debole in occidente la convinzione della necessità di usare
e rispettare la democrazia ma avendo sempre davanti l'obiettivo distintivo,
originario, del socialismo democratico rispetto al comunismo. Nel PSI, anche
quello di Nencini, si è perso ancor più tutto ciò. Da qui, a mio avviso, la
necessità di costruire una forza politica socialista che riprenda un cammino
interrotto, una rotta naufragata nel nome di un'economia capitalista che sta
distruggento l'umanità. Sarà possibile? io credo di sì. Certo, non c'è solo
una lavoro politico da fare ma, soprattutto, culturale.
Saluti, Diego Zandel

claudio ha detto...

Caro Elio, secondo me è anche peggio. Nel senso che la "mutazione genetica del PSI è avvenuta un po' dopo , ma non molto, di quando te ne sei andato. Diciamo intorno al 1984. ma non si è trattato solo della trasformazione di un partito dove non si era eletti consiglieri comunali, ma direttamente assessori, che si riservava la politica dei due forni, che era diventato in molte città il percettore di tangenti anche per conto degli alleati. Di fatto, era anche l'anticipazione di quello che è stato poi il PD, un partito che aveva perso, tolto che nel nome e nella solidarietà internazionale, ogni velleità di socialismo, che mirava a governare l'Italia in modo efficiente e senza attuare alcuna ideologia.
PDS,ds, Pd, hanno cancellato dal nome e dalla prassi ogni riferimento di contenuto politico, poi anche di contenuto geometrico (a sinistra di che?) E la coalizione creata da Veltroni imbarcava giustizialisti, radicali economicamente ultra liberisti, oltranzisti cattolici e specialisti nell'equilibrismo come Rutelli e Dini. In quello che si chiama ancora PSI c'è solo la rivendicazione della SIAE, ma già il legame con il documento di Atene, che trovo importante e condivisibile (e ti allego) evanescente e retorico. per quel che riguarda D'Alema, poi, ha dichiarato che la globalizzazione ha cancellato la socialdemocrazia, quindi teorizza chissà cosa, forse il capitalismo compassionevole, forse neanche quello (la compassione non è il suo forte...Vienci a trovare a Volpedo, ti rivedremo con piacere.

carlo ha detto...

Concordo pienamente con Elio Veltri: l'analisi storico-politica del disfacimento del Psi e non del socialismo e' ricchiuso in una stupenda frase di Riccardo Lombardi, 30 giugno 1984 Comitato Centrale all'Ergife di Roma, "Un Psi cosi' non ha ragione di esistere", disse con le labbra appoggiate al microfono l'Ingegnere 'acomunista'. Non doveva, insomma, aspettare il giustizialismo sfrenato della Procura di Milano, dei vari Borrelli, D'Ambrosio, Di Pietro! Quel che pero' non e' stato cancellato e non lo sara' mai e' il termine socialismo a cui se aggiugiamo 'di sinistra' resta l'unica strada praticabile per fare una forza progressista europea. Stare a polemizzare sul passato: se ha sbagliato Craxi o Occhetto dopo il crollo del Muro di Berlino, ha poco senso e non porta da nessuna parte se non restare al palo. Quel che serve e' riprendere in mano un metodo, una prassi politica, ossia la ricerca continua, la dialettica e il confronto indispensabili tra uguali ma diversi, per approdare ad una base comune, ad una piattaforma di base su cui poi edificare un progetto e un programma politico. Serve stabilire dei valori comuni ed universali, penso a liberta', uguaglianza, giustizia sociale, che vanno coniugati assieme e non uno prima, l'altro dopo. Sono gli ingredienti indispensabili per costruire un progetto o programma politico alternativo al capitalismo basato esclusivamente sul profitto e la produttivita', sui consumi materiali 'non durevoli' ma continuamente aggiornati: non si tratta in altri termini di star fermi ad aspettare l'ora 'x' della catastrofe del capitalismo ne' tanto meno di imboccare la strada dello scontro frontale e violento, ma di tentare 'una riforma strutturale' del sistema per 'una societa' piu' ricca perche' diversamente ricca'.

mario ha detto...

Caro Elio siamo in pochi come sempre ma continuiamo a provarci (come sempre). Sono al 100% d'accordo con quanto scrivi. Dopo tanti anni dovremmo avere la forza di entrare a valutare le ragioni di un fallimento partendo da una fondamentale premessa: la magistratura é stato un effetto (tra i tanti) non la causa della fallimentare stagione socialista. Avere prima evitato e poi rimosso dai nostri dibattiti l'approfondimento sul periodo che ha preceduto la scomparsa del socialismo in Italia é la principale motivazione che oggi porta all'assenza oggettiva del progetto socialista in questo paese ed è anche il motivo per cui alcuni personaggi possono permettersi di dichiarare la loro appartenenza al movimento socialista sedendo attivamente nei banchi del governo. Quali paure ci bloccano?
Mario Mazzoleni by Blackberry

libertino ha detto...

che strano modo!
Si osanna l documento di Atene del PSE e si spra a zero contro l'unico Partito (seppur super-mini) che ha partecipato alla sua stesura e che fa proprio il documento stesso.
Bah!?
Un pizzico di rispetto, per un minimo di coerenza, non guasterebbe.
LS

mario ha detto...

Ma cosa significa rispetto? Secondo te manca di rispetto chi sottolinea le mancanze di un movimento che ormai si consolidano da quasi 20 anni? Dove sarebbe la coerenza mancante? Io non riesco proprio a capire questo genere di risposte. Se per Te basta l'autoreferenzialità di un micro partito che si presenta ad Atene per parlare di progetto politico etc credo proprio che non si avranno molte possibilità nel nostro Paese di richiamare le tesi e le proposte di Atene. Al solito un conto è riconoscere lo sforzo di alcuni compagni che cercano di tenere viva una fiammellina piccola piccola e un conto provare ad immaginare di riprendere un discorso bloccato ormai da decenni (bella la citazione di Riccardo- io ero già fuori allora-). I microsocialisti che impatto possono avere nella realtà italiana? Certo dobbiamo anche essere attenti a non cadere nella trappola di chi usa strumentalmente gli errori per non mettersi a sua volta in discussione e perpetrare l'autoreferenzialità, ma se non si accetta di andare a fondo su questa analisi di socialismo in italia leggeremo solo sui libri di storia.

mario ha detto...

Ma cosa significa rispetto? Secondo te manca di rispetto chi sottolinea le mancanze di un movimento che ormai si consolidano da quasi 20 anni? Dove sarebbe la coerenza mancante? Io non riesco proprio a capire questo genere di risposte. Se per Te basta l'autoreferenzialità di un micro partito che si presenta ad Atene per parlare di progetto politico etc credo proprio che non si avranno molte possibilità nel nostro Paese di richiamare le tesi e le proposte di Atene. Al solito un conto è riconoscere lo sforzo di alcuni compagni che cercano di tenere viva una fiammellina piccola piccola e un conto provare ad immaginare di riprendere un discorso bloccato ormai da decenni (bella la citazione di Riccardo- io ero già fuori allora-). I microsocialisti che impatto possono avere nella realtà italiana? Certo dobbiamo anche essere attenti a non cadere nella trappola di chi usa strumentalmente gli errori per non mettersi a sua volta in discussione e perpetrare l'autoreferenzialità, ma se non si accetta di andare a fondo su questa analisi di socialismo in italia leggeremo solo sui libri di storia.

comitato gobetti ha detto...

Come non si fa a non concordare con quanto scritto con Elio Veltri, in Italia manca, dannatamente manca un partito socialista come in tutta Europa e qui, in questa Italia in piena crisi Democratica, ci si gingilla con le fanfallucche craxiane. Finchè non si cambia pagina, si affrontano le questione reali del lavoro, dell'ambiente, della società, della globalizzazione e ci si cali dentro cercando soluzioni nuove e ardite, come era costume dei socialisti prima del famigerato congresso del Midas, tutto diviene vaquo parlare.
Occorre dire basta all'odio dei socialisti verso i Magistrati unico avamposto che ancora mantiene la baracca Italiana, non fu la Magistratura in combutta con Occhetto e la CIA a distruggere il PSI.
Occorre iniziare un percorso di unione delle varie anime socialiste discutendo non dei grandi sistemi - i socialisti hanno già nella loro storia una visione del mondo e dei processi economico/sociali ed hanno le qualità di analisi profonde insite nella loro struttura culturale - ma delle questioni quotidiane di quel 'vivere male' che è la caratteristica dell'Italia di oggi.

giovanni ha detto...

Per chi da sempre (dagli anni cinquanta) fa riferimento al socialismo europeo il PD è un interlocutore impossibile. Penso che la storia della sinistra italiana potrà ricominciare quando il PD si scioglierà o, se se ne creeranno le condizioni, rivivrà contro il PD, partito con due anime e perciò senz’anima. Giovanni Baccalini

luigi ha detto...

i socialisti hanno già nella loro storia una visione del mondo e
dei processi economico/sociali ed hanno le qualità di analisi
profonde insite nella loro struttura culturale
L'ottimismo mi piace ... ma questa frase se fosse verosimile saremmo
ora in Italia e in Europa come socialisti ancora di sinistra e non ci
sarebbe stato il ventennio neoliberista-teocon.
Bella l'idealizzazione saputa generalizzante "dei socialisti".
Proprio su questa lista è apparsa l'indicazione dell'articolo di
Bauman che dovrebbe fare ricredere. Non solo non si sa più cosa è
socialismo e sinistra ma nell'ultimo ventennio la socialdemocrazia
europea ha avuto una colpevole deriva neoliberista di cui subiamo
ancora tutti gli effetti nefasti. Comunque dal documento PSE di
Atene al lampo di ieri al parlamento europeo con la votazione sulla
tassa sulle transazioni finanziarie si è aperto uno spiraglio che ci
fa intravvedere la possibilità di una prossima "riforndazione
socialdemocratica" in Europa.
Un dialogante fraterno saluto.
Luigi Fasce