Osservazioni relative al convegno organizzato a Genova il 20 giugno 2009 dal Circolo Giacomo Matteotti sotto l’egida del Gruppo di Volpedo.
In seguito all’approvazione del Manifesto di Volpedo, avvenuta con il riconoscimento della necessità di ulteriori approfondimenti e completamenti del Manifesto stesso, mi son chiesto come si potrebbe procedere per giungere alfine ad un documento esaustivo tale da potersi concepire come il fondamento ideale e programmatico di un nuovo movimento politico. Oltre ai numerosi contributi di esperti nelle diverse materie che qui interessano disponibili in letteratura, sono reperibili elaborazioni di persone e di gruppi ed, altresì, atti di convegni intesi ad indagare lo stato e le prospettive dei movimenti socialisti europei. Tra questi ultimi numerosi spunti di notevole interesse si possono reperire, per quel che attiene all’Italia, negli atti del Convegno organizzato a Genova dal Circolo Giacomo Matteotti sotto l’egida del Gruppo di Volpedo e svoltosi il 20 giugno 2009.
Nell’introduzione di Luigi Fasce si fa cenno alla presa di distanza del Manifesto Eurosocialista di Madrid dalle impostazioni liberiste che postulano la privatizzazione dei servizi di pubblica utilità. Si tratta di uno dei temi che meritano approfondimento, anche riflettendo sulla mancata iniziativa dei governi locali e centrali di sinistra per aumentarne l’efficienza con modi più efficaci di organizzazione delle loro attività e di formazione e selezione dei loro gruppi dirigenti. Il controllo pubblico di tali servizi in uno con la loro economicità ed efficienza costituiscono la ragione prima che determina da parte dell’opinione pubblica l’accettazione della pressione fiscale indispensabile per il mantenimento dello stato sociale, come dimostrano le esperienze dei paesi nordeuropei.
Nell’intervento di Alfonso Gianni vi sono utili approfondimenti circa la vera natura della crisi in atto, che trae origine dall’economia reale e non è dunque destinata a risolversi con misure essenzialmente intese a salvaguardarne le istituzioni finanziare, come si è fatto sinora da parte delle autorità europee e nazionali. Occorre cambiare il modello di sviluppo, osserva Gianni, producendo beni indispensabili alla vita più che alla speculazione ed a ridotto impatto ambientale. Osservazioni meritevoli di riflessione vengono fatte anche sull’esigenza della reintroduzione di forme di pianificazione economica e sull’importanza di coinvolgere in uno sforzo planetario tutti i paesi del mondo, avendo come riferimento l’ONU piuttosto che i G2, i G8 o i G20 che dir si voglia.
L’intervento di Giorgio Giorgetti comprende una più accurata analisi delle cause della crisi e si avventura sul difficile terreno delle possibili terapie, rilevando la necessità di ridurre l’influenza della finanza e del mercato sull’evoluzione dell’economia e di uno stato forte che “sappia prendere dal liberismo, dal marxismo, dal capitalismo keynesiano strumenti e idee per uscire dal pantano”.
Anche nell’intervento di Francesco Velo si sottolinea l’importanza del coinvolgimento sovranazionale, del convergere su scelte strategiche di lungo periodo “..della società civile organizzata, delle istituzioni pubbliche e private, dei territori, delle imprese e degli individui” e si osserva come “…Tutela del lavoro, del sistema delle imprese, del funzionamento dei mercati sono aspetti…..di un unico problema…”.
Luigi Fasce affronta, nel suo intervento, in modo diretto e determinato il tema della gestione dei servizi pubblici e afferma: “… sono beni della comunità che hanno finalità sociali ed ecologiche dunque senza finalità lucrative…” e ancora “… che devono prevedere managerialità, capacità organizzative, qualità e efficienza – efficacia e magari essere anche migliori di quelli della gestione dei privati. La scuola di alta burocrazia francese lo testimonia”. E’ quest’ultimo, a mio parere, il problema principale per noi italiani, poiché da noi la consuetudine delle nomine clientelari di persone senza adeguata professionalità ha determinato e continua a determinare l’inefficienza del settore pubblico, con la conseguente sfiducia dei cittadini nel settore stesso, che comporta anche il sentimento diffuso della scarsa utilità del prelievo fiscale. Fasce affronta poi i temi legati alla crisi del modello liberista, sostiene con energia la prospettiva di rivitalizzare la presenza pubblica in economia, ricordando i vantaggi sociali dell’economia mista, con presenze importanti del sistema pubblico non solo nel settore dei servizi pubblici, ma altresì nei settori produttivi strategici quali gli istituti bancari e la produzione e distribuzione di energia. Fasce affronta poi problemi e prospettive dell’evoluzione delle società umane e dell’economia mondiale, suggerendo molti spunti utili al completamento dei temi trattati nel Manifesto di Volpedo.
Somaini, nel tracciare una sintesi degli interventi sopra ricordati, ha posto in evidenza i temi che hanno successivamente portato alla stesura del Manifesto di Volpedo ed ha prospettato anche valutazioni in sintonia con le esigenze di integrazione e correzione del Manifesto che io reputo opportune.
In conclusione, ribadisco la mia convinzione che occorra che ci impegnamo nel dibattito acceso fra le componenti di SEL, ponendo sul tavolo con energia questioni di principio e programmatiche che costringano gli attori del confronto politico in corso in quel che rimane della sinistra italiana a prendere posizioni chiare ed abbiano ciascuna il buon senso di tener conto delle esigenze irrinunciabili degli altri. A mio giudizio è il solo modo per rispondere alle sollecitazioni contenute nella mail di Francesco Somaini del 23 dicembre, che io condivido.
1 commento:
Grazie per contributo, si penso anch'io che ci dobbiamo
caratterizzare come "laboratorio di pensieri forti per SEL" e
proporre confronti su collante idologico di riferimento per poterlo
fare diventgare "condiviso". Il contributo del convegno da te
sinteticamente commentato potrebbe essere il documento per detto
confronto. Su questa base vedremo chi sarà genericamente massimalista
e chi sarà radicalmente riformatore socialista. Finora le accuse
sono state tipiche del linguaggio demogogico (per chi sa cosa
significa) "loro sono diversi da noi" noi siamo diversi da loro" loro
sono pur sempre comunisti" loro ci odiano" ecc., nessun confronto sul
collante idologico che dovrebbe caratterizzare SEL. Il documento
programmatico licenziato da SEL in occasione dell'assemblea del 19-20
dicembre mi sembra il punto da partire per detto confronto tra questo
programma e quanto da da noi elaborato a Genova e in sintesi nel
manifesto di Volpedo.
Grazie ancora compagno Giovanni per il tuo tardivo ma certamente
ponderato e utile contributo.
Luigi Fasce - www.circolocalogerocapitini.it
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