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venerdì 21 agosto 2020
Franco Astengo: Trasformismo e politica corsara
TRASFORMISMO E POLITICA CORSARA di Franco Astengo
“Il Corriere della Sera” del 20 agosto ha ospitato assieme due interventi che sono apparsi scritti quasi in complementarietà da Ernesto Galli della Loggia e Stefano Passigli.
Galli della Loggia ha analizzato il tentativo di alleanza “strutturale” tra PD e M5S assegnandolo alla categoria del “trasformismo” .
Un “trasformismo” collegato ad uno smarrimento d’identità per entrambe le formazioni.
Uno smarrimento d’identità (Cassese, in un editoriale pubblicato il 21 agosto) ha scritto di “politica corsara”) che nel caso del PD, abbandonata la “vocazione maggioritaria”, appare ormai come elemento costituivo dell’essere stesso del partito.
Un partito il PD sempre meno propenso all’elaborazione di una piattaforma propria e sempre più disponibile ad assorbire i punti programmatici altrui.
Passigli, dal canto suo, ha spezzato una lancia in favore della formula elettorale proporzionale partendo dalla considerazione che il maggioritario si adatta principalmente a Paesi che conoscono una profonda unità interna.
Inoltre lo stesso Passigli ha ricordato come il proporzionale sia storicamente collegato con la forma di governo parlamentare, così come prevede la nostra Carta Costituzionale.
Dove sta quindi la complementarietà (involontaria, credo) tra i due articoli scritti, tra l’altro, in un momento nel quale sembrano salire le quotazioni del “NO” nel referendum del 20 settembre ?
I due autori, ciascheduno per proprio conto, sembrano infatti rivolgere alle forze politiche una richiesta di rinnovo di espressione d’identità.
Nell’evidente crisi della struttura del sistema politico italiano ha pesato fortemente l’impatto del “né di destra”, “ né di sinistra”.
Ci troviamo al tramonto di quella stagione.
Siamo di fronte, infatti, all’emergere a livello sistemico di un nuovo livello di “dialettica principale”.
I nuovi termini della dialettica di sistema nel “caso italiano” si rilevano, infatti, nel modificarsi dell’area di interesse nella relazione tra complessità sociale e autonomia dell’agire politico.
Si sta imponendo, infatti, l’evidenza di una necessità di confronto tra il possibile permanere di un’etica politica che definiremmo legata a una ricerca di identità e l’avanzare di una ricerca di potere esclusivamente misurata sul valore dell’estetica.
Valore dell'estetica collocata dentro a quella categoria del "trasformismo" che Galli della Loggia eleva a concetto politico e che Cassese ha - appunto - definito come "politica corsara".
Il ritardo della sinistra risiede nella difficoltà di opporre l'etica dell'identità all'estetica del trasformismo.
Una sinistra immersa nell'incapacità di far sintesi in un dibattito ancora fermo all'individuazione della complessità delle contraddizioni sociali operanti ed emergenti nella modernità.
Sicuramente la destra si trova di più a proprio agio esternando rozzi slogan semplificatori tali da "grattare la pancia" all'individualismo competitivo attraverso l'esposizione del classico "legge e ordine".
Dobbiamo quindi porci un interrogativo: si è forse concluso il ciclo aperto negli anni ‘90 con l’assunzione definitiva del concetto di governabilità come ragione ultima ed esaustiva dell’agire politico legittimando così la semplificazione del trasformismo e della politica corsara.
Potrà essere possibile, in assenza di una adeguata soggettività politica, misurarsi su di un inedito livello di dialettica tra etica dell'identità ed estetica del trasformismo?
Nel caso di definitivo successo dell’estetica del trasformismo verrebbe a mancare, almeno a mio modesto giudizio, l’involucro politico per l’espressione delle contraddizioni sociali e la politica si ridurrebbe a sede di una semplice tecnocrazia decisionista .
La logica conseguenza di tutto ciò diventerebbe quella della costruzione di un regime fondato su di un capo plebiscitato dalla folla : si raggiungerebbe così lo scopo perseguito dai propugnatori dell’antipolitica, almeno dal 1994 in avanti ( o forse fin dall’appena precedente stagione referendaria).
L’esito del referendum del 20 settembre non risulterà indifferente a tutto questo.
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