martedì 4 settembre 2018

Franco D'Alfonso: 90 giorni di governo

Come promesso, terzo aggiornamento sul governo del nulla ( a 30gg) , diventato del danno ( a 60 gg) diventato ora del “dillo e non farlo” (tanto il danno c’è comunque). INATTIVITA’ DI GOVERNO Complice il mese di agosto, il governo del premier Conte-che-non-conta ha consolidato il primato di governo meno produttivo, in termini di atti concreti, della storia repubblicana nei primi tre mesi. Si tratta di un dato di fatto e non di opinioni, che invece sono divise tra chi pensa che non hanno fatto nulla perché sono incapaci di tutto ( è la mia, tanto per non girarci intorno ), chi ritiene che sia una tattica dilatoria per evitare di certificare l’irrealizzabilità delle note promesse elettorali e chi invece pensa che siano impegnati in uno approfondito e minuzioso studio di carte e situazioni in una situazione di “sfascio” per potere proporre , entro il tempo indeterminato del “lasciamoli lavorare e vediamo di cosa sono capaci”, soluzioni rivoluzionare e definitive. Vedremo a 120 giorni quali proposte concrete porterà questo periodo di studio operato da personaggi per lo più, diciamo così, poco avvezzi allo studio ed al lavoro intenso e continuativo. Ad oggi l’unico decreto trasformato in legge è il cosiddetto “decreto dignità”, il cui contenuto concreto è la modifica dei contratti a tempo determinato, la reintroduzione dei voucher e il divieto futuro di pubblicità per giochi e scommesse. E’ stato varato invece in estate e non a fine anno ed è ora all’esame del Parlamento, il decreto “Milleproroghe”, la leggina che tradizionalmente “corregge” la legge di bilancio, introducendo correttivi, toppe e qualche mancia per lo più ad uso degli enti locali usciti malconci dalla ricerca degli equilibri finanziari . L’innovazione sostanziale è che, caso veramente unico, le “toppe” sono state apportate ancora prima di aver apportato i buchi e, forse per la difficoltà di individuazione precisa del tessuto istituzionale da ridurre a groviera, il “cambiamento” dello stile di governo si è tradotto nel bastonare e traforare i bilanci degli enti locali ancora prima di varare la “Finanziaria”, facendo sparire con un tratto di penna i fondi per gli investimenti del “piano periferie” non solo per il futuro, ma anche per il passato : gli assessori al bilancio anche quest’anno si troveranno a dover giocare una partita a perdere di tipo nuovo, dovranno capire come fare a non finire nelle grane per mantenere in essere investimenti finanziati, deliberati ed in diversi casi già perfino appaltati a fronte della sparizione da un giorno all’altro e senza preavviso del finanziamento statale che ne stava alla base. Del resto, anche da un punto di vista strettamente “organizzativo”, l’attivismo dei ministri non è certo orientato a seguire il lavoro degli uffici : il premier di fatto Salvini si è auto-segnalato nell’ultimo mese in 64 diverse località e situazioni, dalla Baviera ad Alzano passando per Milano Marittima e Milano per concordare la linea con il premier ungherese, ritenendo evidentemente di controllare il Viminale via twitter ( come dimostra anche la vicenda della Diciotti e dei migranti, dove pare aver abolito la vetusta abitudine di mettere per iscritto provvedimenti di restrizione della libertà di movimento, oltre ad aver sorvolato sulla verifica di competenza e poteri..) ; il secondo in comando Di Maio è passato dal ministero in via Vittorio Veneto solo per un “meet up” con gli amici, una riunione senza odg e nemmeno capo né coda, sulla serissima questione Ilva ; la nuova star Toninelli, oggettivamente trovatosi in una situazione drammatica e complicata per la tragedia di Genova, non ha avuto nemmeno il tempo di informarsi su competenze e responsabilità del suo ministero, occupato come era a saltare dalle meritate ( senza ironia) vacanze al mare alle dichiarazioni a raffica sulle responsabilità di chiunque Rocco Casalino gli dicesse di attaccare dalle macerie del ponte, infilando e facendosi infilare in un guazzabuglio di responsabilità e conflitti di interesse con nomine che si è dovuto rimangiare e dichiarazioni da far dimenticare subito con parole ancora più sbilenche, il cui peso ed effetto saranno dolorosamente chiari anche a lui ogni giorno di più. Non si ha notizia della dislocazione e perfino dell’esistenza dell’ombra di premier Conte, che è scomparso dai radar dopo l’apparizione in maglietta polo della Protezione Civile quando ha annunciato, parodiando - si spera involontariamente - il Mussolini dell’autarchia : “per i soccorsi ho potuto dire ai partner europei che mi offrivano aiuto che l’Italia ce la fa orgogliosamente da sola” . Dopo questa performance, il sottosegretario Giorgetti deve averlo rinchiuso in qualche stanza di Palazzo Chigi, permettendogli di uscire solo per suonare la campanella per la riunione del Consiglio dei ministri. ATTIVITA’ POLITICA DI GOVERNO Magari tre mesi sono ancora pochi, ma dell’indirizzo politico concorde ed unanime dell’amministrazione gialloverde non si ha traccia. Si è cominciato a parlare di “cabine di regia” e coordinamento ( con il governo Berlusconi, per dire, si iniziò dopo il terzo anno. E’ vero però che con il governo Prodi si iniziò il terzo giorno..), le priorità e l’agenda delle dichiarazioni dei singoli esponenti dell’esecutivo sono dettate dai titoli delle agenzie e dai like su facebook. Il fiuto del vero premier politico, Matteo Salvini, per la mitica “pancia” del Paese non si traduce in un programma organico di lavoro, ma in apparizioni su web da Istituto Luce, torso e pancetta nuda compresi, che hanno grande effetto sulla personale popolarità del leader della Lega ma impediscono qualsiasi autonoma espressione politica del Governo. Le strategie dei due partner, divergenti nel medio periodo, convergono chiaramente in una sola cosa : resistere fino alle elezioni europee, alle quali presentarsi come “coppia di fatto” in grado comunque di capitalizzare il massimo consenso con una campagna anti Bruxelles, occupare il massimo dei posti di potere, dalla Rai a Fincantieri passando per Snam e Italgas e conquistare le Regioni in palio, dalla Basilicata al Piemonte. L’accordo ha la solidità ferrea dei patti di puro potere, agevolati dalla totale mancanza di retroterra politico-culturale che ne ipotechino le giravolte tipo la conversione della Lega allo statalismo o dei 5stelle al garantismo. Il pericolo viene dal fatto che, nel frattempo, si dovrebbe governare il Paese e realizzare almeno qualcuna delle promesse elettorali, operazione quanto mai complicata : anche le operazioni stile “facite ammuina” della Marina borbonica, tipo il dire che si fa il reddito di cittadinanza “nel 2019” prendendo i soldi dagli “80 euro di Renzi, ma nessuno perderà un euro” rischiano di non tenere la scena per nove mesi ed una legge finanziaria. In via di esaurimento la possibilità di scaricare tutto su Renzi, il Pd, Benetton e le Autostrade, l’intenzione degli statisti gialloverdi sembra essere quella di dedicare il prossimo anno alla demonizzazione di Macron e, un po’ più sfumata, della Merkel. Un calcolo politicamente ed elettoralmente a basso rischio ed alto rendimento apparente, che può essere agevolato dal ritardo del Pd nel rendersi conto che è all’opposizione in maniera non transitoria e difficilmente riavrà il potere sostanzialmente solitario del periodo Renzi Gentiloni. FRONTE DEL PONTE La tragedia di Genova è stata, purtroppo, il fatto politico più rilevante dell’estate. Ha anche chiarito senza ombra di dubbio su quale sia l’approccio di questo governo : non si fanno “contaminare” da alcun senso delle istituzioni o del dovere di governare, ogni azione e reazione è dettata dalla ricerca del consenso. E così si è “testata” la reazione dell’indignazione pubblica su diverse “narrazioni” assolutamente avulse le une dalle altre ( Salvini prova con inesistenti limiti Ue agli investimenti, Toninelli con i predecessori al governo , Di Maio con Autostrade ), poi trovano una sintesi nel prendersela con i concessionari “collusi con i precedenti governi” ed invocano un ritorno allo statalismo integrale. L’ operazione permette loro di ignorare bellamente alcuni “incidenti “ come il fatto che l’unica relazione accertata di soldi fra concessionari e partiti è quella con la Lega, che ebbe un finanziamento di 140 mila euro da Autostrade in singolare coincidenza con il voto a favore di Salvini e della Lega ( di cui “non si ricordava”, peraltro…) al rinnovo della concessione a Benetton; oppure della “sparata” superficiale ed incompetente di Toninelli sulla “costituzione del suo Ministero parte civile contro chi non ha fatto i controlli”, salvo scoprire che si tratta del “suo” Ministero stesso ed i funzionari ed esperti che prima ha nominato, poi ha dovuto precipitosamente rimuovere, dalla commissione di inchiesta che avrebbe dovuto indagare su atti firmati da quegli stessi funzionari. Quegli stessi “cittadini” che nei sondaggi approvano entusiasticamente il taglio delle tasse sugli utili, si scagliano – sempre nei sondaggi – con il sangue agli occhi contro chi fa utili, diventati ora una sorta di sterco del diavolo ( dove il diavolo, è ovvio, sono quelli che ci hanno governato fino ad ieri ) e chiedono la revoca di tutte le concessioni . Più che una linea di governo, una incruenta j’acquerie stile i massacri di settembre della Rivoluzione francese con DiMaio nelle vesti di Marat e Salvini in quelle di Danton, destinata ad annegare in una ipotetica “colpa collettiva” le indubitabili responsabilità di molti che però, per essere individualmente e correttamente accertate, richiedono fastidiose, pedanti e soprattutto lunghe indagini, incompatibili con i tempi e rilevazioni della Casaleggio e Salvini associati. In questo post non parlo dell’opposizione, ma è doveroso dire che l’inanità e le code di paglia sul tema che si sono sprecate hanno agevolato, e non di poco, la realizzazione di questa operazione da parte dei giallo-verdi. MIGRANTI La vicenda dei migranti bloccati da Salvini “a voce” o meglio “a tweet” nel porto di Catania su una nave italiana ha fatto capire al leader leghista che l’emergenza sbarchi, con numeri ridotti a qualche decina di disperati, come arma di propaganda e distrazione di massa si stava esaurendo. Rapidissimo il leader leghista ha spostato l’attenzione su un'altra “emergenza” inesistente, quella degli sgomberi case e capannoni, cercando di “appropriarsi” del calo degli sbarchi come sua vittoria a dispetto dei numeri che da quasi un anno parlano di un sostanziale esaurimento del fenomeno . L’attenzione di Salvini si è rivolta nuovamente ai “600 mila clandestini” che sono sul nostro territorio e che occupano, delinquono, stuprano e rubano il posto e le risorse agli italiani ed ai nostri poveri . Come sempre nessuna considerazione della situazione reale di fatto, né alcun accenno alla promessa di “riportarli a casa loro appena al governo” ( “non ho la bacchetta magica” ha già detto, tra le approvazioni entusiastiche di quelli che anche qui qualche mese fa calcolavano con il piglio di esperto di transumanze il numero di voli e di areoporti per dimostrare come si trattasse solo di un problema di volontà e che allora il pd..), la nuova operazione-sgomberi è studiata come il dare un calcio ad un vespaio ed allontanarsi e non una bonifica fatta con i crismi ed i tempi opportuni. Fuor di metafora, il ministro dell’Interno mettendo in strada qualche migliaia di disperati senza nessuna operazione di preparazione ( identificazione, sistemazione minori, indigenti etc) ed il sistematico boicottaggio degli amministratori leghisti e del centrodestra a qualsiasi operazione di assistenza a questi disperati ( “prima gli italiani” ritorna subito di moda) vuole ottenere il solito risultato di facile propaganda, “scaricando” sui sindaci il costo sociale dell’avere decine di persone per le strade che creeranno un’impennata di disagio e reazione fra i cittadini indirizzata ovviamente sulle autorità locali, ancora in maggioranza di centrosinistra . POLITICA ESTERA E’ su questo piano che le operazioni apparentemente solitarie della Lega, ma attribuite al governo nel suo complesso, stanno incidendo in maniera più profonda e duratura. L’incontro Orban Salvini è stato il sigillo di una strategia molto ben studiata. La contrapposizione con l’Europa è stata abilmente trasformata in una contrapposizione per il controllo dell’Europa : la pressione della destra xenofoba basata sulla questione migranti mira a spostare i Popolari europei a destra, attraverso un’alleanza fra Orban ed il gruppo di Visegrad e la destra tedesca imperniata sulla bavarese Csu, impedendo un nuovo accordo franco-tedesco allontanando la Merkel da Macron. L’asse carolingio è stato indebolito dal virtuale passaggio dell’Italia al campo “sovranista” e può contare solo sull’ appoggio di Spagna, Portogallo e Grecia : dopo l’uscita della Gran Bretagna, troppo poco per mantenere e bilanciare l’alleanza con i paesi del Nord con i quali la Germania ha di fatto governato l’Ue nell’ultimo decennio e per non indebolire la Merkel al punto da dover concedere alla destra interna la candidatura di Manfred Werner. In buona sostanza si sta preparando di fatto in Europa lo stesso scenario italiano delle ultime elezioni : sovranisti e populisti, Le Pen e Melenchon in Francia come i nazisti dell’Afd e la Linke in Germania, attaccano dai due versanti democratici e popolari , puntando ad una alleanza post elettorale fra una destra egemonizzata dai nazionalisti e una sinistra dispersa, con gruppi di potenziali novelli Bombacci come i vari Di Maio e Melenchon, cui dare qualche soddisfazione qua e là, pronti a sbarcarli non appena numeri e situazione lo consentirà. Essendo chiaro che questo disegno si appoggia solidamente su Putin ( non sono certo sfuggiti i numerosi, pericolosissimi accenni alla possibile richiesta di aiuto alla Russia in presenza di attacchi del mercato formulato da qualche esponente di governo ) e tatticamente sulla volontà di Trump di disintegrare al più presto la Ue per indebolire prima di tutto la Germania, quello che si sta delineando è un cambiamento totale della politica estera italiana dal dopoguerra ad oggi ed addirittura un delicatissimo e potenzialmente pericolosissimo rovesciamento delle alleanze tradizionali. Il “governo del cambiamento” sta facendo una operazione esattamente identica a quella compiuta da Mussolini nel 1935 con la guerra di Etiopia, quando per rispondere alle “inique sanzioni” decretate dalle democrazie occidentali iniziò il rovesciamento delle alleanze che lo avrebbe portato fra le braccia del Fuhrer. Non penso proprio di esagerare : considerare come riferimento principale un autarca antidemocratico ed un presidente Usa neoisolazionista, pur in presenza di colossali errori franco-tedeschi nella conduzione della Ue, paragonabili agli errori commessi ai danni della Germania con il trattato di Versailles, rappresenta un cambio di politica, prospettiva, società di riferimento del quale gli apprendisti stregoni che abbiamo al Governo non si rendono conto e che ci porterebbe nelle braccia di un futuro ignoto che pensavamo di aver esorcizzato per sempre . ECONOMIA La politica economica e di bilancio è stata finora il teatro privilegiato delle parole e della propaganda, con un innalzamento dei toni operato soprattutto dal partner di governo più forte numericamente finito però in una situazione di minorità politica al di là del preventivato. Toni e promesse dei 5stelle si stanno inevitabilmente elevando in maniera inversamente proporzionale alla scarsità dei risultati concreti ottenuti ( la farsa dei vitalizi alla Camera, il poco o nulla, per di più ragione di grave attrito con Lega, imprese ed in generale il Nord, del decreto dignità) . Il ribadire obiettivi irrealizzabili come a portata di mano, dal reddito di cittadinanza alla flat tax alla revisione della Fornero “finanziata dal taglio delle pensioni d’oro”, serve a mantenere il rapporto positivo con le rispettive basi elettorali, segnalate perfino in crescita, al prezzo salatissimo della progressiva perdita di fiducia e di affidabilità del nostro paese. Il costo visibile di questa spericolata ed opportunistica politica si è già in parte consolidato : l’aumento dei tassi sul debito pubblico vale giù oggi stabilmente oltre 20 miliardi su base annua ( considerando che i nostri bond devono essere rinnovati sostanzialmente in sei anni, stiamo parlando di 4 miliardi già “andati” ), il sistema bancario ha praticamente interrotto le operazioni di “smaltimento” dei debiti prossimi ad essere considerati persi, gli investimenti esteri nel nostro paese si sono bloccati, mentre i finanziatori del nostro debito pubblico sono scesi dal quasi 40 per cento di sei mesi fa a tassi di interesse praticamente azzerati a circa il 30 per cento con tassi più favorevoli. Quest’ultimo dato dovrebbe preoccupare tutti in maniera particolare : si tratta di una quota inferiore a quella dei mesi immediatamente precedenti la crisi del 2011. Tutto questo senza aver preso nemmeno un provvedimento di politica economica che sia uno : come sa bene il ministro Tria, che si affanna a rassicurare e ricordare che “gli atti devono ancora venire”, la politica economica, da molto tempo, si determina sulle previsioni, gli “outlook”, i rating futuri, finendo per generare previsioni che si autoavverano . Tengo a specificare che non appartengo affatto alla schiera di quanti pensano che questo Governo debba essere fatto cadere “dai mercati”, cui viene vagheggiata una sciagurata ed impossibile delega all’opposizione politica. La partita della legge di bilancio, la contrapposizione (chissà quanto reale) fra il ministro del Tesoro ed i maggiorenti politici del Governo non somiglia agli scontri Berlusconi-Tremonti o Renzi-Padoan, il cui esito poteva determinare la sorte del Governo e non quello dell’intero Paese. Fare gli spettatori e magari “tifare” segretamente per un tanto peggio per loro, tanto meglio per noi, sarebbe peggio che un errore. NON - CONCLUSIONI Rileggendo le mie tre note mensili sull’attività di governo, la considerazione forse più preoccupante in un quadro di grande preoccupazione è che i “titoli” sono sempre gli stessi : migranti, propaganda elettorale via politica estera, bilancio pubblico fra fantasia e realtà. Se la tragedia di Genova non avesse spinto il governo ad riaprire in maniera quanto meno avventata e poco documentata il capitolo privatizzazioni, sul tavolo della discussione politica e parlamentare non ci sarebbe stato nulla di nuovo, nessuna nuova questione non contingente che si dice almeno di voler affrontare o discutere. Parlamento, Governo e progressivamente un numero maggiore di organi dello Stato si stanno riducendo ad occuparsi di una agenda che non tiene conto di quanto avviene nel mondo vicino e lontano, dai dazi di Trump alla Cina che investe altri 60 miliardi di euro in infrastrutture in Africa, dopo la nuova “via della Seta”, alla guerra che riparte in Libia, la situazione in Egitto, la crisi turca, men che meno quella argentina o brasiliana. Questo governo è pericoloso. Quella che è ancora l’ottava economia al mondo nel 2017 può permettersi ancora a lungo questa situazione?

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