Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
martedì 5 giugno 2018
Paolo Bagnoli: Il vuoto e la totalità
il vuoto
e la totalità
paolo bagnoli
L’Italia è un Paese cui certo non difetta
l’innovazione politica. La nascita del “governo del
cambiamento” – formula rubata a Pier Luigi
Bersani, tanto per dare a ognuno il suo – ne è una
dimostrazione. A leggere i commenti dei vari
giornali un cambiamento ci sarà e sarà verso
destra; non è una novità: se il governo fosse nato
non poteva che essere questo lo sbocco. Oggi
l’Italia con il governo Salvini – Di Maio, ospite
gradito Giuseppe Conte, guadagna un primato
europeo; infatti siamo il primo grande Paese
europeo che ha alla guida due vere forze populiste
e demagogiche. Esse sono presenti anche in altri
Paesi europei, ma non hanno conquistato il
governo come da noi e, i due Paesi che hanno
governi simili al nostro – la Polonia e l’Ungheria -
destano inquietudine, sicuramente, ma non hanno
una rilevanza simile al nostro. Questa è la
democrazia. Il popolo ha votato e, in un vuoto
generale di politica democratica, il “partito della
rabbia” ha preso il sopravvento. E’ inutile ripetere
la litania dello “staremo a vedere” perché tutto ciò
che vedremo non potrà che essere di destra al di là
di qualche narrazione che si renderà necessaria per
ragioni di immagine e di consenso, soprattutto.
Anche se qualcosa di oggettivamente giusto sarà
fatto ciò non cambierà la realtà del regresso
culturale e civile della nostra democrazia già
abbastanza malridotta dopo la crisi di sistema
dell’inizio anni Novanta.
Il cambiamento, in parte, c’è già stato,
soprattutto per quanto concerne la prassi
costituzionale. Intendiamoci: bene ha fatto il
Presidente Mattarella – avvalendosi delle sue
prerogative - a negare l’accesso al Tesoro a Paolo
Savona. Le accuse infamanti che gli sono state
rivolte rilevano solo la sostanza di chi le ha
formulate, ma ci domandiamo perché, in tanto
conclamato rispetto della Costituzione, invece di
produrre tempo, il Quirinale non abbia prima
incaricato, secondo il peso dei voti riportati, i due
laeder di formare il governo. Se nessuno dei due ce
la faceva allora poteva passare a Giuseppe Conte
oppure tentare la soluzione Carlo Cottarelli.
L’incaricato che ce la faceva aveva l’onere di
comporre una maggioranza politica e un
programma a sostegno del governo che stava
nascendo. Invece è successo tutto l’inverso e, al di
là di ogni stato di necessità, mutare le prassi
costituzionali non è mai positivo. Non lo è in
generale; tanto meno in Italia ove ogni leader
tende a spostare sulla presunta inadeguatezza della
Carta la propria intima debolezza o smoderata
ambizione di potere. Matteo Renzi, naturalmente
docet .
E’ proprio dei governi di questa tendenza di
mettere mani nella Costituzione per trarne un
vantaggio. Lo hanno fatto il governo polacco e
quello ungherese e pure quello turco che continua
a stare con una gamba dentro e una fuori
dell’Europa. Pensiamo che cercherà di farlo anche
quello italiano. Già Salvini ha detto che il
presidente della Repubblica deve essere eletto dal
popolo; Di Maio, tanto per non smentire le
proprie infantili e incolte fanfaronate, ha gridato al
suo popolo “ora lo Stato siamo noi” e un certo
Nicola Morra, senatore calabrese, citando il
Manifesto per la soppressione dei partiti, ne ha dato
questa interpretazione “I partiti fanno gli interessi
di qualcuno, mentre noi siamo la totalità”. E
lasciamo perdere il colpo a effetto di Giuseppe
Conte quale “avvocato del popolo” – pensiamo vs
lo Stato – che dà la dimensione della cognizione
istituzionale che ha del proprio ruolo il neo
presidente del consiglio.
La crisi della infinita transizione della non
politica si attorciglia con forza su se stessa. Al
sorgere del nuovo fa da contraltare l’eclissarsi di
quanto resta: il Partito democratico e Forza Italia:
il primo travolto dal renzismo, il secondo dalla
decadenza politica di Silvio Berlusconi che
continua a parlare di un centro destra che non c’è
più, non vedendo la solitudine in cui si ritrova dal
momento che Salvini gli ha portato via Fratelli
d’Italia e pure il neoministro del Tesoro. Il
panorama è veramente desolante. L’unico che
applaude è Vladimir Putin che alla nuova e
crescente ondata di autoritarismo e di
indebolimento delle liberaldemocrazie europee è
oggettivamente legato per una specie di
eterogenesi dei fini: ossia lo svuotamento
dell’Europa quale soggetto politico. Va detto che
questa non fa niente per battere un colpo vero e
nemmeno si ripara dai colpi che le vengono
assestati, compresi quelli che provengono
dall’America trumpiana.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento