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lunedì 14 novembre 2016
Franco D'Alfonso: Lezioni americane
Lezioni americane
13/11/2016 BY FRANCO D'ALFONSO
Tutte le “Lezioni americane” argomento Trump che ci verranno impartite dovrebbero iniziare con una doverosa premessa: “Non ho capito nulla e quel poco che avevo capito non ho avuto il coraggio di dirlo al momento giusto, quindi date il giusto peso a quel che sto per dirvi”.
Naturalmente invece è già un susseguirsi di supponenti spiegazioni , oltretutto finalizzate a spiegare come il vento “ trumpista” dia ragione al Si od al No, a Salvini od a Renzi, come per quel deputato pd per il quale “il tramonto delle dinastie Bush e Clinton dimostra come sia necessario rottamare la vecchia politica”, immaginate voi come.
Ma è necessario invece discutere seriamente di quanto è avvenuto perché l’allineamento di situazioni e dei voti arriva fino alle categorie statistiche: il voto ad un populismo di destra che promette un ritorno al passato (altro che nuova politica!) si afferma portando al voto la campagna contro le aree urbane, le periferie contro il centro città, gli over 50 contro i giovani, gli insider bianchi nati nel secolo scorso contro gli outsider arcobaleno, che sono anche i loro figli naturali bianchi e privi di lavoro, E’ quasi impressionante come il profilo del voto della Brexit, delle presidenziali Usa, delle amministrative italiane o di quelle tedesche e francesi presentino, in situazioni ovviamente diverse, le stesse linee di tendenza.
Michael Moore, uno che non sempre si è distinto per le analisi equilibrate, due mesi prima del voto americano scriveva: «Da Green Bay a Pittsburgh, questa, amici miei, è la nostra Inghilterra centrale (quella che ha votato la Brexit) – in crisi, depressa, che non ce la fa, le ciminiere sparsi attraverso la campagna con la carcassa di quello che usiamo chiamare la classe media. Arrabbiati, amareggiati, con o senza lavoro, traditi dall’economia reaganiana (la trickle down economics) e abbandonati dai democratici che raccontano loro le cose giuste ma poi sono pronti a strofinarsi con un lobbista di Goldman Sachs che alla fine dell’incontro gli staccherà un assegno pesante». Considerazioni simili le ha fatte in Italia Massimo Cacciari, parlando della crisi del ceto medio.
Lezione americana numero uno: tra un mentitore di destra, milionario e grossolano, che fa credere alla classe media di poterla arricchire, ovviamente dopo di lui e dopo i suoi amici, con un ritorno al passato felice ed una sinistra liberal che scambia le lusinghe dei poteri forti con la modernità e non si sa più chi rappresenti , la scelta va sull’originale e non sulla copia, su chi dà un messaggio chiaro e diretto e non su chi si aggroviglia nel “ma-anchismo” alla maniera del Veltroni che stava con i padroni e gli operai.
E’ acuta una considerazione di Silvio Berlusconi contenuta nell’intervista al Corriere che ha segnato il suo ritorno in prima fila ed il cestinare gli ennesimi delfini Parisi e Toti:”(..) hanno commesso l’errore tipico delle sinistre di tutto il mondo, quello di pensare che il “politicamente corretto” sia il modo di stare vicino ai bisogni della gente. Senza comprendere che i veri deboli sono i cittadini vessati dallo Stato, dalle tasse, dalla burocrazia, dall’immigrazione incontrollata, dalla disoccupazione, dal pericolo terrorista”
Accanto metterei ancora Michael Moore: “Poi c’è la paura dell’uomo bianco, che non sempre è razzismo, ma distanza: Clinton ha perso 62% a 33% in tutte le contee dove la popolazione è bianca all’85%(..) Trump ha stravinto in quelle contee dove il 97% almeno dei cittadini è nato negli Stati Uniti. C’è un’America nativista, inquieta e che per otto anni ha masticato amaro guardando Barack e Michelle Obama che si è presa la sua rivincita”.
Pensare che il successo di Obama sia stato l’orto di Michelle è rassicurante perché fa illudere che non sia così necessario affrontare quattro anni di ostruzionismo parlamentare, centinaia di assemblee in tutto il continente e rischiare seriamente la pelle in attentati sempre possibili nella terra dell’American Rifle per permettere a trenta milioni di poveri di avere l’assistenza medica e scoprire che non è sufficiente ad avere il consenso maggioritario perché non si è saputo o potuto pensare anche ai penultimi che sono diventati più vicini agli ultimi che ai primi e non sono per niente contenti.
Lezione americana numero due: la “sinistra dei carini”, come l’ha definita Roberto Arditti in una nota post elezioni di Milano, si illude di godere di una superiorità che la tv prima ed il web poi sdoganando l’ignoranza in politica, assieme all’ “uno vale uno” preplatonico dei fuori corso grillini, ha spazzato via in un attimo.
Non ci sono scorciatoie, si deve scegliere chi e come rappresentare, affrontare il dissenso ed il confronto politico a viso aperto e sapere che la sconfitta elettorale può essere riscattata quando si ha una proposta politica che possa interessare potenzialmente una maggioranza, non perchè così è scritto non si sa bene dove.
Le lezioni americane continuano..
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