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giovedì 10 novembre 2016
Dario Allamano: Considerazioni dell'anno zero
"...l’unico democratico che poteva battere Trump era Sanders, con una posizione apertamente contraria all’establishment installatosi al potere in USA dal troppo mitizzato Kennedy in poi. Sanders che ha riscosso l‘entusiastico consenso della grande maggioranza degli under 35 americani, condannati a una crescente marginalizzazione e a un futuro di precarietà, che già avevano manifestato il loro scontento col movimento di Occupy Wall Street. Per loro, già Obama era stata una delusione, figuriamoci una Hillary sfrenatamente ambiziosa e profondamente antipatica, rappresentante di tutto quello che detestano: le multinazionali che vogliono decentrare il lavoro con la globalizzazione e gli accordi capestro sul libero commercio, i feroci fondamentalisti del mercato, le fondazioni che perpetuano il culto della ricchezza e le università che escludono i giovani americani aumentando le rette e e pagando di meno gli insegnanti non famosi, gli onnipotenti e tracotanti funzionari delle agenzie con il compito di scatenare continue guerre e non finirle mai , perchè servono a allontanare la crisi del sistema economico USA. In un certo senso Trump rappresentava l’altro verso della medaglia, la reazione degli over 50 delusi e impoveriti, e convinti di essere stati traditi: ben rappresentati dall’unico personaggio di Hollywood schierato con lui, Clint Eastwood, e che sicuramente non volevano riconoscersi nei candidati dell’establishment repubblicano, ben noti rappresentanti del delirante fondamentalismo religioso."
Questo è un post di Claudio che sta girando sulle mailing list, è un buon resoconto di quanto è avvenuto, che rileva alcuni dati di fatto, che sovrastima Sanders che avrebbe avuto più voti giovani ma li avrebbe persi tra le altre minoranze, ma soprattutto non vede il nodo centrale della questione.
A mio parere la vittoria di Trump salva proprio e solo l'establishment finanziario, e proprio l'accordo tra la Clinton (non capisco il motivo per cui non ha usato il suo cognome Rodham) e Sanders per rimettere mano alla separazione tra banche ordinarie e d'affari (tra l'altro smentendo proprio quanto fece Bill C) non l'ha per nulla aiutata.
Se in questi mesi ho letto bene quanto Trump ha dichiarato il suo obiettivo centrale è quello di far tornare l'America Grande, riportando a casa quel capitalismo industriale che è andato in Cina e Asia, con una operazione di drastica riduzione delle imposte, con il conseguente taglio alle spese sociali (a partire dalla riforma sanitaria che tornerà privata, tant'è che oggi gli unici titoli a salire sono stati quelli farmaceutici) e la chiusura delle frontiere alle importazioni (dazi).
A mio parere è una battaglia contradditoria e velleitaria, difficilmente le industrie produttive rinunceranno alle loro nuove localizzazioni meno costose e più vicine ai mercati emergenti.
Oggi il problema vero degli Stati Uniti è l'indebolimento in prospettiva del suo mercato interno nei confronti di quello cinese, che in potenza vale 5 volte tanto, ed il il cui PIL, se non sbaglio, è già alla pari con quello USA.
In sintesi gli USA non guidano più l'auto della globalizzazione.
Un consiglio per gli acquisti, stiamo tutti attenti al confronto tra Amazon e Alibaba (mi pare si chiami così il sito per gli acquisti cinese) sarà un indicatore utile per capire le forze in campo anche nel settore dell'informatica.
Il vero scontro globale è tra USA e Cina, Obama l'aveva compreso e aveva tentato di affrontarlo isolando la Cina sui mercati internazionali con i trattati, che possiamo condividere o meno (io nella formulazione americana non li condividevo) ma che avevano esplicitamente quell'obiettivo.
Oggi nel coro dei satrapi (Putin, Erdogan, AlSisi ecc) che hanno inneggiato a Trump è stato significativo il basso profilo cinese. Da buoni capital-comunisti parlano poco ma agiscono e le chiusure americane li aiuteranno, saranno sempre di più riferimento delle economie emergenti asiatiche e soprattutto africane.
Un ultimo accenno all'Europa, il protezionismo americano ed il processo irreversibile di decadenza dell'impero USA, creeranno molti problemi all' Unione Europea, che si trova nel mezzo del guano, ma, se Trump manterrà la promessa di abbassare ulteriormente le imposte, li creerà soprattutto a Londra e Dublino perchè riporterà a casa le sedi fiscali oggi basate tra Inghilterra e Irlanda. Al loro posto non dormirei troppo tranquillo.
L'Europa continentale dovrà comprendere che è necessario contare sulle proprie gambe.
Ha un mercato comune che si basa su quasi mezzo miliardo di cittadini e che è molto avanzato (nonostante il noto tafazzismo europeo) e può essere una base solida da cui partire, basterebbe una dignitosa politica Keynesiana per far tornare l''Europa alla crescita. E' un lavoro in cui i socialisti potrebbero dedicarsi per far vedere la loro esistenza in vita, lasciando perdere le fisime tedesche, e lavorando come nuovo Partito Socialista sovranazionale.
Fraterni saluti
Dario
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