Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
giovedì 30 aprile 2015
Luciano Belli Paci: Pertini sulla legge truffa
Un compagno che conosco da quando eravamo nel direttivo della stessa sezione dei DS, Francesco Laforgia, è uno dei 38 deputati del PD che non hanno votato la fiducia.
Mi è arrivata oggi la sua newsletter nella quale spiega le motivazioni della sua scelta.
In fondo alla newsletter ha messo questo estratto dell’intervento che nel 1953 fece Sandro Pertini a nome del PSI.
Nel leggerlo, suggerirei a tutti di tenere a mente che quella del 1953, al confronto dell’Italicum, era la “truffa” più onesta del mondo (infatti io l’avrei votata, come fece il Psdi di allora).
Chissà cosa direbbe Pertini oggi …
Che sbadato, dimentico che Pertini terminò il settennato quando Renzi aveva 10 anni e faceva la quinta elementare. Superato: rottamare !
Un intervento di SANDRO PERTINI
Il 10 marzo del 1953, nel dibattito sulla questione di fiducia a palazzo Madama sulla cosiddetta ‘legge truffa’, l’allora senatore Sandro Pertini intervenne contro a nome del PSI.
La storia insegna molto. Bisogna avere orecchie attente per saperla ascoltare.
“Il proposito dell’onorevole De Gasperi è di strozzare la discussione con questa questione di fiducia. Questa è la verità. E nell’intento di accettare la pillola amara, nei giorni scorsi ci è stato detto con aria di rassicurazione: placatevi, c’è stata data l’assicurazione che non sarà sciolto il Senato. Signor Presidente, bisogna parlarci chiaro su questo punto. Prima che la legge fosse portata qui, quando era ancora alla 1° Commissione, la stampa governativa e la così detta stampa indipendente fecero questa minaccia, questo ricatto sul Senato. Orbene noi diciamo con molta franchezza che questo baratto noi lo respingiamo per quanto ci riguarda. Preferiamo che il Senato muoia con dignità piuttosto che esso viva con infamia. D’altra parte, signori, non è a noi che dovete offrire simili baratti con la propria coscienza; non a noi che abbiamo rinunciato a tanti anni di libertà fisica pur di mantenerci spiritualmente liberi. Comunque il Governo vuole accelerare i tempi e pone la questione di fiducia nel modo in cui l’ha posta per una legge che porta il nome dell’onorevole Scelba. Si tratta forse di una legge che dovrebbe dare lavoro e pane ai due milioni e più di disoccupati? Si tratta forse di una legge che dovrebbe dare una equa pensione alle vedove, agli orfani, ai mutilati ed invalidi di guerra? È forse una legge che riguarda le riforme di struttura contemplate dalla Carta costituzionale? No, niente di tutto questo. È una legge che dovrebbe creare una maggioranza artificiosa, così come vanno vagheggiando il partito democristiano ed i suoi parenti poveri. Questa legge incide sulla democrazia, perchè incide sul suffragio universale. […] Noi, elevando questo nostro appello, abbiamo a cuore le sorti del Paese. Voi rimarrete nuovamente sordi ad esso, lo respingerete senza comprendere l’animo che lo eleva. Non ci interessa, signori. Sappiamo che al di sopra ed al di là di voi, onorevole Piccioni e signori del Governo democristiano, al di sopra ed al di là di questa legge truffa, al di sopra ed al di là di ogni vostro inganno, sta il popolo lavoratore italiano con le sue ansie ed aspirazioni, con la sua molta miseria e con la volontà di lavoro, di pane e di pace . Ed è a questo popolo, onorevole Piccioni e signori avversari, che noi lanciamo il nostro appello, sicuri che un giorno sarà raccolto!”
mercoledì 29 aprile 2015
Francesco Maria Mariotti: Ottimi pensieri
In primo luogo, l’idea che lo storytelling , come oggi usa dire, e con esso la capacità di comunicare ottimismo, possa davvero rappresentare il centro della politica. Con tutta l’importanza che va riconosciuta alla necessità di infondere speranza in un Paese piegato dalla crisi, se si esagera, la realtà con i suoi problemi si prende poi una rivincita.
In secondo luogo, è il progetto stesso della «buona scuola», a ben vedere, ad essere in fondo poco riformista.
Il nostro sistema scolastico coinvolge un milione di dipendenti, tra docenti e non docenti, più milioni di studenti con i loro genitori. È un sistema complesso in cui operano stratificazioni legislative e norme non scritte, che risente (e come potrebbe essere diversamente?) della cultura e dei codici di comportamento, dei valori o disvalori esistenti nella società circostante, che non è la stessa a Bergamo o a Scampia.
Eppure sono decenni che ogni nuovo ministro arriva con la sua riforma, con l’idea che la vita di milioni di persone possa cambiare dall’oggi al domani grazie all’articolato delle sue leggi. Ma il riformismo non dovrebbe consistere nell’operare in questo modo, rischiando ogni volta che la vita scolastica venga inutilmente terremotata.
Il governo, dunque, avrebbe forse fatto meglio a concentrarsi su pochi punti che giudicava essenziali.
Se ci si lascia guidare invece dalla pretesa o dal mito della grande riforma della scuola, si rischia di dare attuazione a una parte soltanto dei propri intenti, e magari non necessariamente ai migliori.
http://www.corriere.it/editoriali/15_aprile_28/scuola-merita-piu-rispetto-b4b2a412-ed6d-11e4-91ba-05b8e1143468.shtml
È un’evidente forzatura. Renzi ha dalla sua un argomento formidabile: a furia di cercare mediazioni, non si riesce mai a portare a casa il risultato. È vero. Ma solo fino a un certo punto. Il Porcellum, per dire, non è stato varato in tempi lunghissimi. Fu anch’esso il frutto di un decisionismo spiccato, solo in parte temperato dai correttivi suggeriti e poi imposti dall’allora presidente Ciampi.
Oggi un Parlamento che la Corte costituzionale ha dichiarato essere stato eletto con una legge elettorale che ha violato più di una norma della Carta ha il dovere di ricercare un’intesa più ampia. Che senso ha appellarsi alla «dignità» di un partito se sono in gioco delicati equilibri costituzionali e il varo di regole del gioco che devono valere per tutti e che dunque meriterebbero un consenso il più ampio possibile?
E poi l’argomento della «dignità» è un’arma pericolosa. Che significa, che chi non è d’accordo con la lettera e lo spirito di una legge elettorale dentro il Pd, è automaticamente portatore di una posizione «indegna»? Il dissenso va contro la «dignità» di un partito? Oppure «dignità» viene usata come parola che equivalga a «determinazione», «velocità», «decisione», «immagine».
Ma allora è un’altra partita. Legittima, forse anche sacrosanta dal punto di vista del presidente del Consiglio, ma che con la «dignità» ha davvero poco a che spartire.
http://www.corriere.it/opinioni/15_aprile_28/trappola-dignita-8f8fa44e-ed74-11e4-91ba-05b8e1143468.shtml
martedì 28 aprile 2015
Petizione Arrestare l'Italicum
PER SOTTOSCRIVERLA, CLICCA QUI:
Diretta a Ai Deputati e ad 1 altro/a
Arrestare l'Italicum
Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
8.180
Sostenitori
L'avvicinarsi del voto in Aula sull'Italicum dà luogo, per il merito e il metodo delle scelte fin qui praticate, a preoccupazioni e timori.
È grave che si arrivi a una legge elettorale che non cancella le storture del Porcellum, e non tiene conto dei chiari principi posti dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014, sulla rappresentanza e sul voto libero ed uguale come pietre angolari del sistema democratico. Principi che vengono ulteriormente lesi dalla riforma costituzionale, contestualmente in discussione, che da un lato addirittura elimina il diritto dei cittadini di eleggere i propri rappresentanti in Senato - in chiara violazione dell’art. 1 della Costituzione - e, dall’altro, determina una abnorme concentrazione di poteri in favore dell’esecutivo e in particolare del Presidente del Consiglio.
È grave che si giunga alla fase conclusiva dell'iter legislativo della revisione costituzionale e della legge elettorale attraverso ripetute forzature e violazioni di prassi, regolamenti, e persino della stessa Costituzione, che vanno dalle straordinarie accelerazioni nei lavori alle sostituzioni forzose di dissenzienti, con palese lesione delle garanzie riconosciute a ciascun parlamentare dalla Costituzione, garanzie certamente non derogabili dai regolamenti del Gruppo. Forzature e violazioni che potrebbero ora giungere addirittura alla negazione del voto segreto a richiesta sancito dal regolamento Camera per la legge elettorale.
È grave che tutto questo accada per scelta della maggioranza del Partito Democratico, minoranza in Parlamento e nel Paese, la quale, mediante i meccanismi della disciplina interna di partito, e con la minaccia dello scioglimento delle Camere, pretende di imporre la propria volontà al fine di smantellare l'architettura democratica della nostra Costituzione, costruita sull'amplissimo consenso di tutte le forze antifasciste, attente ai diritti e alle libertà.
Ed è ancor più grave che tutto ciò venga compiuto approfittando dei numerosi parlamentari dichiarati illegittimi dalla sentenza n. 1 del 2014 della Corte costituzionale, ma mantenuti arbitrariamente nelle loro funzioni al fine, non consentito ad un Parlamento delegittimato, di rivedere la forma di governo e la forma di Stato previste dalla Costituzione.
Chiediamo perciò a tutti i parlamentari di ritrovare la propria dignità e la forza di rappresentare davvero la nazione senza vincolo di mandato, come la Costituzione loro garantisce ed impone.
24/4/2015
Adami Pietro, Antetomaso Cesare, Antonangeli Giorgio, Azzariti Gaetano, Baicchi Francesco, Benzoni Alberto, Besostri Felice, Bonsanti Sandra, Caputo Antonio, Carlassare Lorenza, Caserta Sergio, Cassano Giuseppe Maria, Ciofi Paolo, De Fiores Claudio, De Marzo Giuseppe, De Minico Giovanna, Di Salvatore Enzo, Falcone Anna, Falomi Antonello, Ferrara Gianni, Firrao Costanza, Fulfaro Tommaso, Gallo Domenico, Giancola Maurizio, Grandi Alfiero, La Forgia Francesca, La Valle Raniero, Leonardi Paolo, Manderino Silvia, Marcelli Maurizio, Minnozzi Monica, Nannucci Ubaldo, Pace Alessandro, Palombarini Giovanni, Paolini Alba, Pardi Francesco, Patuelli Paola, Pepino Livio, Rando Vincenza, Ricciardi Giannoni Maria, Russo Franco, Russo Spena Giovanni, Salvi Cesare, Sani Antonia, Santilli Linda, Solimeno Paolo, Spinelli Barbara, Turci Lanfranco, Urbinati Nadia, Villone Massimo, Vita Vincenzo, Zecca Emilio
lunedì 27 aprile 2015
venerdì 24 aprile 2015
giovedì 23 aprile 2015
mercoledì 22 aprile 2015
Franco Astengo: Democrazia
DEMOCRAZIA, OPPOSIZIONE, EGUAGLIANZA SOCIALE, DIALETTICA POLITICA di Franco Astengo
Il tema del concetto di democrazia è tornato di prepotenza in primo piano nel corso delle tormentate vicende del nostro sistema politico in occasione della sostituzione d’imperio dei deputati del PD con altri esponenti dello stesso partito nell’ambito della I commissione, Affari Costituzionali, della Camera dei Deputati.
Una decisione assunta dal comitato direttivo del gruppo del PD senza alcun dibattito e contradditorio che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha definito come “un atto di esercizio di democrazia”.
Siamo di fronte, invece, a un segnale gravissimo di degenerazione dell’applicazione del concetto democratico, un gesto di vera e propria natura dittatoriale: un atto che è avvenuto, tra l’altro (fatto non secondario) in previsione di un voto sulla nuova legge elettorale.
Nuova legge elettorale il cui testo presenta con tutta evidenza elementi di totale incongruenza con i principi costituzionali e, in più, rappresenta il punto di appoggio e di passaggio per la fuoriuscita del sistema politico italiano dal sistema di democrazia Parlamentare verso un regime di tipo presidenzialista – autoritario, senza che – sotto quest’aspetto – il testo Costituzionale venga modificato.
Un atto di vero e proprio inganno sul piano politico e parlamentare.
Un vero e proprio “vulnus” sul piano democratico che reclama immediatamente una reazione ben più forte di quanto non si stia verificando adesso.
Per cercare di realizzare un confronto maggiormente approfondito sembra proprio il caso di riproporre alcuni punti di fondo di un’espressione di orientamento politico che è necessario mettere in campo chiedendo alla sinistra di assumerli e di costruirvi sopra un’opposizione di tipo sistemico verso la deriva autoritaria che sta impetuosamente egemonizzando il nostro sistema politico.
Sono presenti, infatti, due fenomeni di grandissima portata che, particolarmente nella situazione italiana assumono una specifica importanza: il divorzio sempre più crescente tra le forme considerate “classiche” della democrazia e l’affermarsi di nuove forme di aggressione capitalistica ( il “turbocapitalismo” o ordocapitalismo non può tollerare la realtà di un regime democratico-parlamentare, ha bisogno del decisionismo dell’uomo solo al comando) e l’emergere di una concezione “darwiniana” della politica che prevede l’abolizione della dialettica e della conseguente espressione di rappresentanza.
Questo secondo elemento, dell’affermazione di questa concezione –appunto- di tipo “darwiniano” di agire della politica costituisce l’elemento più concretamente visibile che agisce nel quadro della vicenda politica italiana e si riflette con grande pesantezza sull’insieme dei rapporti sociali, la sopraffazione, la crescita delle diseguaglianze e delle ingiustizie in un quadro di sostanziale limitazione delle possibilità di azione democratica.
Nella sostanza si tratta del collante che tiene assieme questo nuovo regime che la sinistra non ha saputo riconoscere e all’interno del quale sta continuando a muoversi con la stessa ignavia (o la stessa complicità?) già verificatasi in altri tragici frangenti della storia.
Non è questione di regole da mantenere o da riaffermare (anche se questa parte del discorso non può essere sottovalutata) ma dell’accorgersi dell’assenza di una qualsiasi possibilità di espressione di un’effettiva dialettica politica e non tanto di semplice dialogo.
Dialettica politica intesa come fattore e luogo della contraddizione nel rapporto tra forze produttive e rapporti di produzione nello stadio dell’economia capitalistica: luogo nel quale si sviluppa l’integrazione delle classi sociali nel processo politico.
E’ nella dialettica che la storia umana coincide naturalmente con la storia del conflitto di classe che si esprime attraverso la tensione e la pratica politica attraverso le quali si delinea una nuova società alternativa all’esistente.
In questo quadro, naturalmente, per sfuggire all’irrazionalismo, emerge il concetto di “mediazione” (interpretato acutamente, sul piano filosofico, da Luckàs sull’asse Hegel-Marx) sulla base del quale si sono formate le soggettività politiche.
Era così emerso il concetto di rappresentanza: quello che oggi appare superato dall’affermazione di uno scambio tra “società dello spettacolo” e “società politica”.
La riflessione sul nesso inscindibile tra dialettica e rappresentanza rappresenta il punto vero su cui dovrebbe essere capace di esercitarsi una nuova sinistra.
L’elemento che ci troviamo di fronte e che sta all’origine della degenerazione dell’azione politica e della “deriva autoritaria” è quello della riunificazione del concetto di rappresentanza con quello di governabilità, realizzato attraverso l’esaltazione impropria del processo di personalizzazione della politica e il mutamento di natura, logica d’azione, composizione dei soggetti politici.
Questo fattore appena individuato ha portato al verificarsi di due situazioni entrambe fortemente negative: la prima al riguardo del ruolo dei partiti, rimasto assolutamente svincolato da qualsiasi rapporto con precise “fratture sociali” e configuratosi, di conseguenza, quale centro esclusivo dell’elargizione di quel potere di nomina e di spesa che produce quegli “incentivi selettivi” solo motore possibile dell’espressione prevalente del dominante “individualismo competitivo”.
In questo senso il tema della legge elettorale non è secondario così come quello della validità dell’articolo 67 della Costituzione che non vincola al mandato i rappresentanti del popolo.
Il tema della legge elettorale anzi diventa decisivo proprio nell’ottica del ristabilire elementi di dialettica sociale e politica e al riguardo del ruolo dei partiti rispetto alla logica della democrazia parlamentare, così come questa disegnata dalla Costituzione Repubblicana.
Il secondo elemento riguarda la delega totale dell’agire politico all’immediatezza della tecnologia e della comunicazione di massa nella forma prevalente dell’improvvisazione e della propaganda ormai portata a dimensioni parossistiche portando a trascurare anche gli stessi elementi fondamentali della coerenza di un possibile impianto legislativo con le norme vigenti sia sul piano giuridico, sia su quello finanziario.
Sono questi i fenomeni più evidenti nell’attualità della nostra vicenda politica all’interno di un quadro riguardante il divorzio in atto tra le forme democratiche borghesi e il capitalismo: lo dimostra la gestione del ciclo in atto sul piano globale, l’emergere di nuovi fondamentalismi nell’economia e nella cultura, l’affermarsi di opzioni poste al di fuori dalla logica razionale dell’illuminismo.
Un vero e proprio punto di “arretramento storico”.
Naturalmente i fenomeni denunciati sono di dimensione globale e si riflettono su di un quadro collocato ben oltre la nostra dimensione nazionale, come dimostrano i fatti di questi ultimi giorni: però è da questa considerazione che è necessario partire per una riflessione più accurata che porti all’elaborazione di una proposta politica compiuta che rimane, comunque, quella della costruzione di una soggettività organizzata capace di rappresentare una concezione politica “altra” (qualcuno direbbe “aliena”) dal quadro di vera e propria degenerazione fin qui presentato e che abbia dentro di sé quei connotati d’identità di fondo che la portino ad affermare la necessità dell’opposizione e il rapporto diretto con la storia del movimento operaio nell’idea di una radicale trasformazione di sistema con al centro l’idea dell’eguaglianza sociale e della dialettica politica intesa sul piano storico quale elemento concretamente sostenibile nell’attualità quotidiana.
L’assenza di un soggetto politico fondato sui due principi appena richiamati dell’eguaglianza sociale e della dialettica politica, appare dunque, come stiamo ben verificando oggi, del tutto esiziale: la sua costruzione appare come il solo possibile punto di partenza per l’avvio di una difficile ma indispensabile inversione di tendenza.
martedì 21 aprile 2015
lunedì 20 aprile 2015
domenica 19 aprile 2015
venerdì 17 aprile 2015
giovedì 16 aprile 2015
mercoledì 15 aprile 2015
Franco Astengo: Legge elettorale
Care compagne e cari compagni, mi rivolgo principalmente alla mailinglist del Rosselli, oltre ad altri esponenti della sinistra che ho pensato particolarmente interessati e competenti sull'argomento, perchè è stato all'interno di essa che sicuramente si sono riscontrate le maggiori sensibilità in positivo rispetto al tema della legge elettorale.
E' necessario, a mio giudizio, tentare un'opera di forte sensibilizzazione nell'immediato perchè l'opposizione parlamentare, che pure si sta manifestando, sull'Italikum colga davvero i punti nodali di questo famigerato progetto e non si limiti a parti secondarie.
Senza sollevare il tema dell'abnormità del premio di maggioranza (in un mio precedente studio ho dimostrato che, in condizioni prevedibili, il PD usufruirebbe di circa 6.000.000 di voti di regalo per arrivare alla soglia del 55% dei seggi. Una cifra superiore a quella che sarebbe occorsa alla DC e agli apparentati per arrivare al 65% (partendo dal 50%) nel 1953. Mi permetto di ricordare che è sempre necessario ricorrere alle cifre assolute per dimostrare la realtà effettiva degli eventi elettorali) e quello della soglia minima di partecipazione al voto questa opposizione risultarebbe limitata, come pare, al tema delle preferenze rispetto ai capilista bloccati. Tema importante ma troppo riferito al "ceto politico" ( e, siamo sinceri: alla sua sopravvivenza) per far presa sull'opinione pubblica.
Ieri, nell'audizione in Commissione, del resto il prof. D'Alimonte ha scoperto le carte parlando di elezione diretta del premier ( nel corso del nostro dibattito sia il sen.Besostri, chi scrive e altri avevano già individuato con chiarezza questo problema).
Siamo di fronte ad una violazione patente del dettato costituzionale, con una fuoriuscita in pratica dalla Repubblica parlamentare e l'avvio di un presidenzialismo privo di "balance of power" considerata la vicenda del Senato, sulla quale non mi soffermo per economia del discorso.
Ritengo che parlare di "Regime", a questo punto risulti davvero non gridare "al lupo, al lupo" o coltivare fantasie.
E' necessaria dunque una iniziativa particolarmente incisiva di contrasto facendo osservare ai parlamentari questi aspetti (e altri) e preparandoci ad un successivo ricorso alla Corte, che mi pare abbia tutti gli elementi per essere sostenuto efficacemente, non lasciando soli il solito nucleo di avvocati irriducibilmente meritevoli.
Naturalmente oltre a tutte le altre iniziative che si possono assumere per affrontare questo delicato e drammatico frangente.
Grazie per la vostra attenzione
Franco Astengo
martedì 14 aprile 2015
domenica 12 aprile 2015
venerdì 10 aprile 2015
mercoledì 8 aprile 2015
martedì 7 aprile 2015
lunedì 6 aprile 2015
domenica 5 aprile 2015
venerdì 3 aprile 2015
Andrea Ermano: Tra l'osanna e il crucifige
Dall'AdL
EDITORIALE
Tra l'osanna
e il crucifige
di Andrea Ermano
Finora gli italiani non hanno negato il proprio consenso al Premier Renzi, desiderando credere ai suoi annunci di Rottamazione e di Ripresa. Né sembrano volergliene per essere lui giunto al potere predicando molto la lealtà e praticando non poco la slealtà.
In forza del Patto del Nazareno egli ha fatto serenamente cadere il precedente governo. Poi ha portato avanti una Controriforma istituzionale lungamente presentata come non modificabile in quanto pattuita con Berlusconi. E i patti, si sa, vanno rispettati. Ora però il Patto del Nazareno non c'è più. Ma la Controriforma non ferma né frena. Anzi, essa accelera alquanto, a colpi di promesse e minacce.
Volo di Alessandro (XII secolo)
Venezia, Basilica di San Marco
Promesse di molte ottime candidature sono state profferte ai dissenzienti del PD in cambio del loro avallo parlamentare all'Italicum. Su coloro che non osserveranno la "disciplina di partito" pende invece minaccioso il bando dalle liste.
Sul piano tecnico-giuridico la Controriforma elettorale e costituzionale del Premier Renzi viene giudicata capace di produrre lo sgangheramento di ogni residuo equilibrio istituzionale nel nostro disgraziato Paese. È questo il prezzo che la Repubblica sembra destinata dover pagare affinché il Premier Renzi possa assumere un dominio pieno e incontrollato sul sistema politico italiano.
Dall'istante dell'entrata in vigore della Controriforma Italicum, i docili parlamentari Pd dovranno lasciarsi condurre a "chiudere" anche sulla Controriforma del Senato. E grazie a questa riconfigurazione del bicameralismo il Premier Renzi non avrà in mano soltanto la maggioranza assoluta dei seggi della Camera, cioè il potere legislativo (effetto Italicum), ma anche una centuria senatoriale di complemento, potenzialmente decisiva nell'elezione del Capo dello Stato.
Per la conquista del Quirinale è, infatti, previsto un quorum pari al 60% dei voti, quorum che, come avvertiva Luciano Belli Paci sull'ADL del 5 marzo scorso, "non si calcola solo sulla Camera, dove la lista vincitrice ha già il 55%, bensì sul collegio dei grandi elettori che comprende anche il Senato".
E qui si capisce il senso finale della Controriforma di un Senato che poteva essere lasciato com'era, oppure cancellato e basta, oppure eletto su base proporzionale. Invece no, il Premier Renzi vuole che il Senato rottamato assuma una composizione iper-maggioritaria, grazie all’elezione di secondo grado da parte dei Consigli Regionali dove le coalizioni vincenti, già super-rappresentate, riceveranno un ulteriore rafforzamento premiale. Ma perché?!
Perché in tal modo è proprio dal Senato che il Premier Renzi, già dominus della Camera, potrà raggranellare il 5% mancante e raggiungere così il quorum del 60% che vale il Colle (oltre che, di conseguenza, la Consulta, il CSM eccetera). Dopo di che non si vede che cosa potrebbe impedire al Premier Renzi di promuovere successive revisioni costituzionali a piacere.
Farebbe lui questo?! No che non lo farebbe, certo che no. Possiamo reputarlo un annunciatore magniloquente, inconcludente e tosco. Ma mai e poi mai il Premier Renzi sarà un pericolo per la democrazia.
Sarà.
Però, l'avvocato socialista Felice Besostri, al quale dobbiamo per altro l'abrogazione del Porcellum, non si stanca di ricordare agli immemori che "la legge è universale e astratta". Universale e astratta. Inversamente, se non è né universale né astratta, non è legge. Ma che cos’è allora uno Stato senza legge? “Un gruppo d’individui retto dal comando di un capo”, sentenzia Agostino, intendendo con ciò “una grande organizzazione di briganti”.
Questa Controriforma elettorale-costituzionale – plasmata sul profilo concretissimo di un particolare uomo politico – potrebbe rivelarsi esiziale per la Repubblica democratica nata dalla Resistenza. Molti costituzionalisti, e non dei peggiori, la pensano così.
L’avvocato socialista
Felice Besostri
Controprova: ammettiamo pure che il Premier Renzi possegga la miglior buona fede del mondo unita alla più solida lealtà democratica mai registrata dagli albori dell’Universo ai giorni nostri. Nondimeno, il Premier Renzi è un essere umano e come tale egli non può in alcun modo “garantire” il retto uso di un dispositivo elettorale-costituzionale intrinsecamente arbitrario.
In ambito politico una delle forme più virulente dell'arbitrarietà coincide con la “decisione” (paradossale e assurda) di risolvere il potere costituente nel potere costituito.
Una figura emblematica di questa arbitrarietà si trova nello Zarathustra al passo “Del nuovo idolo”.
«Chiamasi Stato il più gelido di tutti i gelidi mostri. Gelido anche quando mente; e questa menzogna gli striscia fuor di bocca: “Io, lo Stato, sono il popolo”». Gelida menzogna strisciante fuor di bocca tra l'osanna e il crucifige.
giovedì 2 aprile 2015
mercoledì 1 aprile 2015
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