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giovedì 26 febbraio 2015
Mario Lettieri-Paolo Raimondi: Banche di credito cooperativo
Dal sito Società libera
BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO
di Mario Lettieri * - Paolo Raimondi **
Il sistema bancario dovrebbe essere l'ancella primaria dello sviluppo delle attività industriali e imprenditoriali dell'economia reale. Se così è, la riforma delle banche popolari parte purtroppo da una premessa sbagliata. Mira a soddisfare le esigenze della grande finanza invece di privilegiare le strutture del credito direttamente legate al territorio e alla sua crescita economica. Secondo la succitata riforma, fatta con decreto e senza alcun coinvolgimento dell'Assopopolari, le 10-11 banche popolari con attivi superiori a 8 miliardi di euro dovranno essere trasformate in società per azioni. In quanto organismi di tipo cooperativo, gli attuali organi di gestione sono eletti con il voto capitario. Ogni socio può avere soltanto un voto.
Il cambiamento strutturale proposto dal governo viene motivato dal fatto che il voto capitario violerebbe il principio di democrazia penalizzando quei fondi che partecipano con ingenti capitali. Inoltre, si afferma che, aprendosi al mercato globale, esse potrebbero attrarre investimenti nazionali ed internazionali rendendole così più grandi e più competitive. A dir il vero, in questo modo le banche popolari diventeranno oggetto di scalate finanziarie e di attacchi speculativi che ne snatureranno la loro originaria funzione di sostengo allo sviluppo del territorio, delle pmi e delle famiglie. Molto probabilmente diventeranno pedine locali delle grandi banche too big to fail.
È davvero sorprendente il fatto che in Italia ci si dia da fare per offrire le banche popolari in pasto agli squali della grande finanza. Nel mondo bancario americano invece si riconosce che le dimensioni enormi delle banche globali sono il vero problema della stabilità finanziaria e sono state la causa delle passate crisi sistemiche. Non si tratta soltanto di una decina di banche. Il nuovo approccio prima o poi investirà l'intera struttura delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo (bcc). Le si ritiene evidentemente obsolete dal mondo della finanza globale. Noi pensiamo esattamente il contrario. Non solo per il nostro Paese ma per l'intera Europa. Sono proprio le banche territoriali a sostenere la crescita e a fornire ossigeno al sistema produttivo italiano rappresentato, come noto, per il 95% dalle Pmi.
Negli ultimi anni la Bce ha messo a disposizione oltre mille miliardi di euro con operazioni di rifinanziamento a lungo termine a tassi di interesse vicini allo zero nella speranza che questi soldi andassero a finanziare la ripresa. Finora però le grandi banche hanno incassato ma non hanno aperto i rubinetti del credito alle pmi. Nel nostro paese tra il 2011 e il 2013 le banche popolari hannoaumentato del 15,4% il credito offerto alle imprese e alle famiglie mentre le banche spa lo hanno diminuito del 4,9%.
È pur vero che le popolari nel 2013 hanno erogato il 15% del credito mentre le grandi banche ne hanno erogato il 75%. Ma in Italia si ha una situazione del tutto particolare in quanto le banche di interesse nazionale sono state completamente privatizzate, perdendo così anche la loro storica funzione sociale e pubblica. Nel corso del 2014 le 70 banche popolari e le 381 bcc (che occupano 120.000 dipendenti) hanno insieme dato credito alle pmi per quasi 240 miliardi di euro con un aumento di ben 35 miliardi. Alle imprese esportatrici sono andati 50 miliardi. Nel periodo della crisi tra il 2008 e il 2014 i finanziamenti alle pmi esportatrici sono aumentati del 28%. Esse hanno quindi svolto efficacemente un ruolo anticiclico favorendo la ripresa economica dei territori in cui operano.
Spesso si parla della tenuta esemplare del tessuto industriale tedesco, formato anch'esso dal mittelstand, la rete delle pmi in Germania, ignorando che la sua forza sta proprio nella rete capillare delle banche di credito cooperativo. Secondo uno studio della Bundesbank nel 2008 vi erano oltre 1.200 istituti e 13.600 sportelli, regolati da principi mutualistici e di interesse sociale, con un bilancio aggregato di mille miliardi di euro, al servizio di 30 milioni di clienti. La società tedesca e molti economisti si sono mobilitati in difesa della rete di banche territoriali anch'esse sotto attacco da parte delle grandi banche tedesche, tra cui la Deutsche Bank e la Kommerzbank, e di quelle internazionali.
Un economista tedesco, Richard Werner, direttore del Centro Studi Bancari dell'Università inglese di Southampton, in prima fila nella difesa delle banche popolari e delle bcc in Germania e in Europa, ha scientificamente dimostrato che sono proprio queste banche, e non la Bce, le banche centrali e le grandi banche globali, il vero motore della creazione di credito produttivo e dell'ampliamento della base monetaria necessaria al sostegno della ripresa economica. Senza iattanza riteniamo che sarebbe opportuna una riconsiderazione della scelta governativa.
* già sottosegretario all'Economia - ** Economista
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6 commenti:
essendo stato nel consiglio della pop.Milano, posso assicurare che questa riforma era indispensabile, per evitare che queste banche fossero in mano dei sindacati e di CL (come BPM) o di clan massonici interno ai direttori di filiale, come altre. Raimondi e lettieri hanno in mente le BCC rurali, che sono controllate dai compaesani e un po’ più sicure, anche se nel sud il controllo è delle mafie
Negli ultimi anni la Bce ha messo a disposizione oltre mille miliardi di euro con operazioni di rifinanziamento a lungo termine a tassi di interesse vicini allo zero nella speranza che questi soldi andassero a finanziare la ripresa. Finora però le grandi banche hanno incassato ma non hanno aperto i rubinetti del credito alle pmi. Nel nostro paese tra il 2011 e il 2013 le banche popolari hannoaumentato del 15,4% il credito offerto alle imprese e alle famiglie mentre le banche spa lo hanno diminuito del 4,9%.
È pur vero che le popolari nel 2013 hanno erogato il 15% del credito mentre le grandi banche ne hanno erogato il 75%. Ma in Italia si ha una situazione del tutto particolare in quanto le banche di interesse nazionale sono state completamente privatizzate, perdendo così anche la loro storica funzione sociale e pubblica. Nel corso del 2014 le 70 banche popolari e le 381 bcc (che occupano 120.000 dipendenti) hanno insieme dato credito alle pmi per quasi 240 miliardi di euro con un aumento di ben 35 miliardi. Alle imprese esportatrici sono andati 50 miliardi. Nel periodo della crisi tra il 2008 e il 2014 i finanziamenti alle pmi esportatrici sono aumentati del 28%. Esse hanno quindi svolto efficacemente un ruolo anticiclico favorendo la ripresa economica dei territori in cui operano.
Non ci resta che concludere che i sindacati, CL, la mafia, la massoneria, abbiano una sensibilità economico-sociale ben superiore a quella delle banche private.
Antonio Autuori
Caro Bellavita,
queste cose non le devi dire a me, ma alla BCE che:
"... ha messo a disposizione oltre mille miliardi di euro con operazioni di rifinanziamento a lungo termine a tassi di interesse vicini allo zero nella speranza che questi soldi andassero a finanziare la ripresa. Finora però le grandi banche hanno incassato ma non hanno aperto i rubinetti del credito alle pmi."
Poi può anche essere che le banche pensassero di avere a che fare con babbo natale piuttosto che con la BCE, ma non ne sono molto convinto. Se ricordo bene, attualmente, visto l'andazzo,
la BCE ha deciso di differenziare il costo del denaro in funzione dell'impiego, anche se non credo abbia mai fatto mistero degli intendimenti legati alla sua generosità.
Antonio Autuori
Caro Autuori hai dato la dimostrazione della differenza tra un approccio riformista, cioè con analisi dei dati e uno ideologico. diamoci un appuntamento fra un anno e verificheremo se le Banche popolari trasformate in Spa assomiglieranno alle banche private, che pensano solo al loro profitto immediato o alle popolari rimaste tali.
Felice C. Besostri
Caro Autuori, il problema che nessuno vuole ammettere è che le banche europee sono ancora piene della carta straccia che ci hanno rifilato gli USA con la più riuscita “truffa all’americana” della storia (derivati e subprime) E che in teoria erano crediti liquidabili alle scadenze, quindi un investimento tecnicamente valido anche per le banche che raccolgono depositi. La BCE ha ripristinato la liquidità, raccontando la palla di cui sopra per non scatenare la corsa al ritiro dei depositi, e i nostri giornalisti economici l’hanno bevuta in coro... Siccome sembra proprio che siano i tedeschi i più farciti con queste schifezze, questo spiega perchè alla fine devono sempre dar ragione a Draghi, dopo un po’ di proteste di facciata.
Caro Bellavita,
sulla situazione economica, trovare qualcuno che dica la verità è come vincere al superenalotto.
Quando cominciò la crisi il governo tedesco sganciò 50miliardi sull'unghia per salvare/nazionalizzare la banca tedesca più esposta con i subprime
e quanto alle altre temo che tu abbia assolutamente ragione. Quanto ai debiti nazionali, se mettessero assieme debito pubblico + privato + Amministrazioni locali,
non so come se la caverebbero i cosiddetti paesi virtuosi e segnatamente Germania e Francia; per non parlare dei trucchetti vari come il mancato inserimento nel
debito pubblico tedesco dei debiti della Kpf, (la CdP tedesca), con la scusa che c'era una striminzita partecipazione privata, (mi pare di ricordare che la stampa tedesca
abbia rimarcato, a suo tempo la cosa, titolando, tanto per cambiare, -trucco all'italiana- ). Il fatto è, come giustamente fai notare parlando di truffa all'americana,
che girano per il mondo titoli di credito per 12volte circa il Pil mondiale (4 anni fa era 10 volte), ma evidentemente non esiste al mondo una ricchezza del genere (facendo i conti della serva,
una stima generosa potrebbe essere di 3-4 volte il Pil mondiale); ovvero almeno 2/3 dei titoli internazionali che girano sono senza copertura.
Tutti quelli che devono sapere lo sanno ma nessuno lo dice esplicitamente per complicità+paura; il mondo è 'too big to fail' ma intanto la truffa continua imperterrita.
Antonio Autuori
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