Mi pare chiarissimo che la riesumazione del cadavere dell'area laico-socialista (vedi http://www.avantionline.it/2015/02/le-due-vie-che-ci-stanno-davanti/#.VO2qS1h0zZ4) non possa essere il mio progetto politico. E infatti non lo sarà.
Temo che per descrivere questa operazione si debba usare un'espressione ancora più spregiativa di quella usata da Rosselli: si tratta infatti, in questo caso, di un "tentativo di appiccicatura di partitini". Parlo di tentativo perché credo che, se anche questa operazione partisse, a questo si ridurrebbe: un tentativo, senza alcuna speranza di successo né di risultati.
Immaginare un contenitore che, mettendo insieme spezzoni di ceto politico socialista, radicale, verde e addirittura di Scelta Civica, assicuri loro una qualche sopravvivenza, è frutto di puro delirio di onni-impotenza o di disperazione. Quelle aree politico-culturali non esistono più da decenni; non hanno da tempo immemorabile alcuna rappresentanza, alcuna interlocuzione con la società civile e i corpi intermedi, e per questa ragione sono deprivate di due cose essenziali: l'apporto di energie e intelligenze da un lato, l'accesso a fonti di finanziamento dall'altro.
La cosa curiosa è che Del Bue ammette lo spostamento a destra del Partito Democratico, ma per qualche motivo misterioso nega l'evidenza: è lo spazio politico che si è aperto sulla sua sinistra, infatti, la collocazione naturale di un soggetto politico socialista.
E il tema della politica italiana oggi non è far risorgere un'area che non esiste più da vent'anni, ma come ci si pone rispetto alla perniciosità e alla pericolosità delle pseudo-riforme economiche, sociali e istituzionali/costituzionali promosse dal Partito Democratico. Illudersi di eludere la questione cercando di suscitare entusiasmi su un'operazione fuori tempo massimo e inutile è poco produttivo.
Insomma: andate avanti voi, che a me vien da ridere...
L'amarezza e l'irrisione di Pecchiari, sebbene attraverso una fondata analisi su ipotesi velleitarie, suscitano amarezza e sconforto. Personalmente ho l'impressione che il patrimonio ideale, politico ed economico del socialismo sia stato fatto a brandelli dopo tangentopoli, e, come per la "quercia caduta", "ognuno ha tagliato e ha preso". L'operazione del "recupero" e della rinascita, nella situazione data, risulta molto difficile, per cui ho l'impressione che la presenza di qualche "socialista" nelle istituzioni, continuerà nel ruolo di "mosca cocchiera". Questo non toglie che il Socialismo possa germogliare e rifiorire con le sue istanze più autentiche, magari in diverse forme e denominazioni, quando le contraddizioni del capitalismo e dei suoi fiancheggiatori esploderanno generando una rigenerazione culturale e una nuova sensibilità e consapevolezza di massa. E' anch'essa velleitaria l'illusione di pensare che il "castello" delle disuguaglianze estreme, delle ingiustizie sociali, dei privilegi senza limiti, delle povertà crescenti, dei milioni di disoccupati, privati del "pane quotidiano" e della dignità, possa durare "sine die". Un saluto, Roel
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Mi pare chiarissimo che la riesumazione del cadavere dell'area laico-socialista (vedi http://www.avantionline.it/2015/02/le-due-vie-che-ci-stanno-davanti/#.VO2qS1h0zZ4) non possa essere il mio progetto politico.
E infatti non lo sarà.
Temo che per descrivere questa operazione si debba usare un'espressione ancora più spregiativa di quella usata da Rosselli: si tratta infatti, in questo caso, di un "tentativo di appiccicatura di partitini".
Parlo di tentativo perché credo che, se anche questa operazione partisse, a questo si ridurrebbe: un tentativo, senza alcuna speranza di successo né di risultati.
Immaginare un contenitore che, mettendo insieme spezzoni di ceto politico socialista, radicale, verde e addirittura di Scelta Civica, assicuri loro una qualche sopravvivenza, è frutto di puro delirio di onni-impotenza o di disperazione.
Quelle aree politico-culturali non esistono più da decenni; non hanno da tempo immemorabile alcuna rappresentanza, alcuna interlocuzione con la società civile e i corpi intermedi, e per questa ragione sono deprivate di due cose essenziali: l'apporto di energie e intelligenze da un lato, l'accesso a fonti di finanziamento dall'altro.
La cosa curiosa è che Del Bue ammette lo spostamento a destra del Partito Democratico, ma per qualche motivo misterioso nega l'evidenza: è lo spazio politico che si è aperto sulla sua sinistra, infatti, la collocazione naturale di un soggetto politico socialista.
E il tema della politica italiana oggi non è far risorgere un'area che non esiste più da vent'anni, ma come ci si pone rispetto alla perniciosità e alla pericolosità delle pseudo-riforme economiche, sociali e istituzionali/costituzionali promosse dal Partito Democratico.
Illudersi di eludere la questione cercando di suscitare entusiasmi su un'operazione fuori tempo massimo e inutile è poco produttivo.
Insomma: andate avanti voi, che a me vien da ridere...
Pierpaolo Pecchiari
L'amarezza e l'irrisione di Pecchiari, sebbene attraverso una fondata analisi su ipotesi velleitarie, suscitano amarezza e sconforto.
Personalmente ho l'impressione che il patrimonio ideale, politico ed economico del socialismo sia stato fatto a brandelli dopo tangentopoli, e, come per la "quercia caduta", "ognuno ha tagliato e ha preso". L'operazione del "recupero" e della rinascita, nella situazione data, risulta molto difficile, per cui ho l'impressione che la presenza di qualche "socialista" nelle istituzioni, continuerà nel ruolo di "mosca cocchiera". Questo non toglie che il Socialismo possa germogliare e rifiorire con le sue istanze più autentiche, magari in diverse forme e denominazioni, quando le contraddizioni del capitalismo e dei suoi fiancheggiatori esploderanno generando una rigenerazione culturale e una nuova sensibilità e consapevolezza di massa. E' anch'essa velleitaria l'illusione di pensare che il "castello" delle disuguaglianze estreme, delle ingiustizie sociali, dei privilegi senza limiti, delle povertà crescenti, dei milioni di disoccupati, privati del "pane quotidiano" e della dignità, possa durare "sine die".
Un saluto, Roel
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