Francamente non riesco a capire queste analisi un po’ semplicistiche perchè “non politiche”. La verità è che la questione greca sta portando al pettine uno dei nodi principali sui quali si è retta ad oggi l’ambiguità dell'Europa monetaria. E’ da oltre vent’anni che l'Europa è retta con una maggioranza di Stati con governi di centro-destra. Questi governi ( a capo dei quali c’è soprattutto la Germania) ai quali erano e sono funzionali le politiche economiche liberiste del FMI della Worl Bank e della BCE hanno riempito gli organismi europei di tecnici cresciuti in questi organismi e quindi funzionali a quelle politiche delegando così a loro, di fatto, la gestione della costruzione dell’Europa nei principali centri di potere delle politiche monetarie, economiche e commerciali. Il liberismo tecnocratico - il cui principale avversario era e restano la politiche economiche dello stato sociale – se pure temperato dalla visione ordoliberistica tedesca, è diventato così il pensiero unico europeo quasi di nascosto anche se in tale senso mai si erano espressi in modo palese i diversi popoli che costituiscono oggi l’unione economica europea. In altre parole in Italia, Francia, Germania, ecc. ci si combatte politicamente tra destra e sinistra. In Europa sino a pochi mesi fa questo non avveniva perchè l'Europa era vissuta non come un ambito di scontro tra opposte visioni politiche, ma era vista dal cittadino dei diversi paesi, come un enorme centro burocratico che si interessava di norme e regolamenti. E, soprattutto a sinistra non ci si era accorti che proprio quelle norma e regolamenti, a volte astrusi, altro non erano che la creazione di un grande ambito economico e culturale “neoliberista” . La crisi economica e le ultime elezioni europee hanno finalmente mostrato che lo scontro vero in Europa è, al pari di quanto avviene nei diversi stati che la compongono, uno scontro politico tra destra e sinistra e che sino ad ora la costruzione dell’Europa “ dei tecnici e tecnocrati”, altro non era che la realizzazione del pensiero politico-economico-culturale della destra. La Grecia con la drammaticità della sua crisi e povertà crescente ne è diventata suo malgrado il testimone e simbolo. Testimone e simbolo che sta sconfinando in una vera “rivolta” nel momento in cui un governo di sinistra è salito al potere e ha detto in modo chiaro che il re ( l’Europa politica) è nudo. Ossia che è necessario ritornare a porre al centro dell’Europa il confronto tra le due idee politiche che l’hanno costruita. Certo la Grecia ha le sue imperdonabili colpe, dovute a governi di sinistra e di destra, soprattutto, che l’anno spolpata in questi ultimi decenni, riducendola alla fame. Ma la lettura che dobbiamo dare non può essere solo di tipo tecnicistico, ma deve diventare assolutamente politica: al pari di uno Stato, l’Europa deve diventare sempre più un soggetto politico all’interno del quale, democraticamente, si confrontano e si scontrano non stati – del nord contro stati del sud - ma idee politiche. Idee di destra contro idee di sinistra.
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Francamente non riesco a capire queste analisi un po’ semplicistiche perchè “non politiche”. La verità è che la questione greca sta portando al pettine uno dei nodi principali sui quali si è retta ad oggi l’ambiguità dell'Europa monetaria. E’ da oltre vent’anni che l'Europa è retta con una maggioranza di Stati con governi di centro-destra. Questi governi ( a capo dei quali c’è soprattutto la Germania) ai quali erano e sono funzionali le politiche economiche liberiste del FMI della Worl Bank e della BCE hanno riempito gli organismi europei di tecnici cresciuti in questi organismi e quindi funzionali a quelle politiche delegando così a loro, di fatto, la gestione della costruzione dell’Europa nei principali centri di potere delle politiche monetarie, economiche e commerciali. Il liberismo tecnocratico - il cui principale avversario era e restano la politiche economiche dello stato sociale – se pure temperato dalla visione ordoliberistica tedesca, è diventato così il pensiero unico europeo quasi di nascosto anche se in tale senso mai si erano espressi in modo palese i diversi popoli che costituiscono oggi l’unione economica europea. In altre parole in Italia, Francia, Germania, ecc. ci si combatte politicamente tra destra e sinistra. In Europa sino a pochi mesi fa questo non avveniva perchè l'Europa era vissuta non come un ambito di scontro tra opposte visioni politiche, ma era vista dal cittadino dei diversi paesi, come un enorme centro burocratico che si interessava di norme e regolamenti. E, soprattutto a sinistra non ci si era accorti che proprio quelle norma e regolamenti, a volte astrusi, altro non erano che la creazione di un grande ambito economico e culturale “neoliberista” . La crisi economica e le ultime elezioni europee hanno finalmente mostrato che lo scontro vero in Europa è, al pari di quanto avviene nei diversi stati che la compongono, uno scontro politico tra destra e sinistra e che sino ad ora la costruzione dell’Europa “ dei tecnici e tecnocrati”, altro non era che la realizzazione del pensiero politico-economico-culturale della destra. La Grecia con la drammaticità della sua crisi e povertà crescente ne è diventata suo malgrado il testimone e simbolo. Testimone e simbolo che sta sconfinando in una vera “rivolta” nel momento in cui un governo di sinistra è salito al potere e ha detto in modo chiaro che il re ( l’Europa politica) è nudo. Ossia che è necessario ritornare a porre al centro dell’Europa il confronto tra le due idee politiche che l’hanno costruita. Certo la Grecia ha le sue imperdonabili colpe, dovute a governi di sinistra e di destra, soprattutto, che l’anno spolpata in questi ultimi decenni, riducendola alla fame. Ma la lettura che dobbiamo dare non può essere solo di tipo tecnicistico, ma deve diventare assolutamente politica: al pari di uno Stato, l’Europa deve diventare sempre più un soggetto politico all’interno del quale, democraticamente, si confrontano e si scontrano non stati – del nord contro stati del sud - ma idee politiche. Idee di destra contro idee di sinistra.
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