Come era bella la Repubblica sotto la Monarchia, come è bella e dolce la Francia vista dall'Italia: dopo l'uninominale con ballottaggio eventuale e il semi-presidenzialismo, prendiamo anche il Senato dalla Francia eletto dagli aministratori locali, che è sempre meglio che la prposta di Renzi, una cagata tanto per essere sintetico. Però seguiamo anche la logica francese, che l'ITALICUM IGNORA, CIOè CHE OLTRE CHE LE PERCENTUALI DEI VOTI CONTANO I TASSI DI PARTECIPAZIONE. Vi allego una scheda sulla Francia preparata nell'ambito dell'insegnamento di Ceccanti, dalla cui imprecisione si capisce perché dove ci mette mano il nostro combini disastri dall'europellum all'italicum passando per il porcellum. Nella sua scheda non si trova la notizia: "Non si rende necessario il secondo turno solo qualora ricorrano due concomitanti condizioni, ossia se il candidato abbia conseguito, al contempo:
- la maggioranza assoluta dei voti espressi;
- un numero di voti pari ad un quarto del numero degli elettori iscritti.
Altrimenti come avrebbe potuto giustificare che nell'Italicum il premio di maggioranza possa andare a chi abbia meno del 25% dei votanti?
Contano gli elettori iscritti tanto che per passare al secondo turno non basta essere i 2 candidati più votati ma avere almeno il 12,5% degli elettori iscritti e chi ha tale percentuale passa al secondo turno quindi in teoria, ma anche in pratica abbiamo competizioni triangolari e più eccezionalmente quadrangolari. Per mantenere la caratteristisca maggioritaria le triangolari devono essere un'eccezione: infatti nel 2012 sono state 46 su 577 seggi, meno del 8%.
Sempre a differenza dell'Italiucun ci sono nore di chiusra perciò se un solo candidato supera la soglia del 12, 50 degli iscritti va al ballttaggio il igliore dei soottosogliua. Se nessuno s dei candiadati raggiunge il 12,5% vanno al ballottaggio i primi 2.
Con la proiezione dei risultati del del 2013 invece da moi le triangolari sarebbero la regola e dove la Lega Nord è forte anche quadrangolari: conclusione da noi il sistema elettorale francese non avrebbe un esito maggioritario.
Basta fare unesempio concreto per rendersi conbto che da noi il dibattito è fatto per sentito dire ovvero si scambiano i propri desideri per la realtà. Se come dice l?urbinati la qualità della democrazia rappresentativa dipende salla estensione e qualità del dibattito pubblico che precede le decisioni ha ragione D'Alfonso nel dubitare che si risolvano i problemi: quelli istituzionali no di sicuro. aNZI HA UNA CONCEZIONE DELLA DEMOCRAZIA ANTITETICA A QUELLA RAPPRESENTATIVA, pù vicina a quella carismatico-plebiscitaria: alle prime difficoltà potrebbe introdurre referendum propositivi e/o deliberativi: istituti di democrazia diretta.in concorrenza con M5S.
Ottime le considerazioni tecniche sul sistema francese, sul piano più generale mi sembra di poter lanciare un "proposito di riflessione". Sono d'accordo con Urbinati (almeno a leggere la recensione di Taino pubblicata oggi): il passaggio che si sta verificando è quello del "populismo" al "plebiscitarisimo", con il "pubblico" ridotto a mero spettatore. E' una riflessione che portiama avanti da tempo con il blog: http://sinistrainparlamento.blogspot.it laddove abbiamo cercato di porre in campo concetti come quello della cancellazione della democrazia rappresentativa, della "politica frattale" (che riproduce eternamente se stessa) dell'elettorato ridotto a "fruitore d'eventi"). Ritengo che a sinistra, ben oltre le rispettive aree di appartenenza, sia necessario discutere a questo livello e della trasformazione/involuzione del sistema politico italiano, intesa certo in una dimensione non provinciale. A quando un "seminario nazionale" per riflettere assieme e lanciare una ipotesi di "Movimento per la Democrazia Repubblicana"? Grazie per l'attenzione Franco Astengo
LA PROPOSTA mi pare interessante. Ritengo che l'emergenza sia la democrazia minacciata, ma quando la crisi economica è sempre più dura diventa facile dire che le masse non sono interessate. Eppure se la popolazione non ha chi la rappresenti in modo plurale i provvedimenti saranno quelli funzionali al sistema, cioè il capitalismo finanziario, il quale ignora il compromesso cui il capitalismo industriale poteva essere costretto per la pressione sindacale e politica dello Stato nazionale, ambito nel quale gli elettori non potevano essere totalmente ignorati. Il capitalismo finanziario non ha bisogno di aiuti pubblci, ma soltanto che lo Stato non si impicci e poi sono i voti che loro danno ai governi con le agenzie di rating più importanti di quelli di milioni di cittadini: i rafforzamenti degli esecutivi e delle tecnocrazie burocratiche corridpondono alla logica di avere controparti pubbliche più controllabili ( e più facilmente corruttibili e per di più a un costo minore, immaginarsi i problemi se l'interlocutore è un parlamento bicamerale di 945 membri elettivi, invece di un Governo con un presidente del Consiglio, che ha bisogno come il pane di un mondo dell'informazione asservito e non critico: quindi tagliare i costi della politica cominciando dagli organi elettivi rappresentativi).
Stupenda mail di Felice Besostri in cinque o sei righe riassume la situazione generale, questo è il problema , questa è la situazione oggi, condivido in toto, Piero Ferrari
4 commenti:
Come era bella la Repubblica sotto la Monarchia, come è bella e dolce la Francia vista dall'Italia: dopo l'uninominale con ballottaggio eventuale e il semi-presidenzialismo, prendiamo anche il Senato dalla Francia eletto dagli aministratori locali, che è sempre meglio che la prposta di Renzi, una cagata tanto per essere sintetico. Però seguiamo anche la logica francese, che l'ITALICUM IGNORA, CIOè CHE OLTRE CHE LE PERCENTUALI DEI VOTI CONTANO I TASSI DI PARTECIPAZIONE. Vi allego una scheda sulla Francia preparata nell'ambito dell'insegnamento di Ceccanti, dalla cui imprecisione si capisce perché dove ci mette mano il nostro combini disastri dall'europellum all'italicum passando per il porcellum. Nella sua scheda non si trova la notizia: "Non si rende necessario il secondo turno solo qualora ricorrano due concomitanti condizioni, ossia se il candidato abbia conseguito, al contempo:
- la maggioranza assoluta dei voti espressi;
- un numero di voti pari ad un quarto del numero degli elettori iscritti.
Altrimenti come avrebbe potuto giustificare che nell'Italicum il premio di maggioranza possa andare a chi abbia meno del 25% dei votanti?
Contano gli elettori iscritti tanto che per passare al secondo turno non basta essere i 2 candidati più votati ma avere almeno il 12,5% degli elettori iscritti e chi ha tale percentuale passa al secondo turno quindi in teoria, ma anche in pratica abbiamo competizioni triangolari e più eccezionalmente quadrangolari. Per mantenere la caratteristisca maggioritaria le triangolari devono essere un'eccezione: infatti nel 2012 sono state 46 su 577 seggi, meno del 8%.
Sempre a differenza dell'Italiucun ci sono nore di chiusra perciò se un solo candidato supera la soglia del 12, 50 degli iscritti va al ballttaggio il igliore dei soottosogliua. Se nessuno s dei candiadati raggiunge il 12,5% vanno al ballottaggio i primi 2.
Con la proiezione dei risultati del del 2013 invece da moi le triangolari sarebbero la regola e dove la Lega Nord è forte anche quadrangolari: conclusione da noi il sistema elettorale francese non avrebbe un esito maggioritario.
Basta fare unesempio concreto per rendersi conbto che da noi il dibattito è fatto per sentito dire ovvero si scambiano i propri desideri per la realtà. Se come dice l?urbinati la qualità della democrazia rappresentativa dipende salla estensione e qualità del dibattito pubblico che precede le decisioni ha ragione D'Alfonso nel dubitare che si risolvano i problemi: quelli istituzionali no di sicuro. aNZI HA UNA CONCEZIONE DELLA DEMOCRAZIA ANTITETICA A QUELLA RAPPRESENTATIVA, pù vicina a quella carismatico-plebiscitaria: alle prime difficoltà potrebbe introdurre referendum propositivi e/o deliberativi: istituti di democrazia diretta.in concorrenza con M5S.
Felice C. Besostri
Ottime le considerazioni tecniche sul sistema francese, sul piano più generale mi sembra di poter lanciare un "proposito di riflessione". Sono d'accordo con Urbinati (almeno a leggere la recensione di Taino pubblicata oggi): il passaggio che si sta verificando è quello del "populismo" al "plebiscitarisimo", con il "pubblico" ridotto a mero spettatore. E' una riflessione che portiama avanti da tempo con il blog: http://sinistrainparlamento.blogspot.it laddove abbiamo cercato di porre in campo concetti come quello della cancellazione della democrazia rappresentativa, della "politica frattale" (che riproduce eternamente se stessa) dell'elettorato ridotto a "fruitore d'eventi"). Ritengo che a sinistra, ben oltre le rispettive aree di appartenenza, sia necessario discutere a questo livello e della trasformazione/involuzione del sistema politico italiano, intesa certo in una dimensione non provinciale. A quando un "seminario nazionale" per riflettere assieme e lanciare una ipotesi di "Movimento per la Democrazia Repubblicana"?
Grazie per l'attenzione Franco Astengo
LA PROPOSTA mi pare interessante. Ritengo che l'emergenza sia la democrazia minacciata, ma quando la crisi economica è sempre più dura diventa facile dire che le masse non sono interessate. Eppure se la popolazione non ha chi la rappresenti in modo plurale i provvedimenti saranno quelli funzionali al sistema, cioè il capitalismo finanziario, il quale ignora il compromesso cui il capitalismo industriale poteva essere costretto per la pressione sindacale e politica dello Stato nazionale, ambito nel quale gli elettori non potevano essere totalmente ignorati. Il capitalismo finanziario non ha bisogno di aiuti pubblci, ma soltanto che lo Stato non si impicci e poi sono i voti che loro danno ai governi con le agenzie di rating più importanti di quelli di milioni di cittadini: i rafforzamenti degli esecutivi e delle tecnocrazie burocratiche corridpondono alla logica di avere controparti pubbliche più controllabili ( e più facilmente corruttibili e per di più a un costo minore, immaginarsi i problemi se l'interlocutore è un parlamento bicamerale di 945 membri elettivi, invece di un Governo con un presidente del Consiglio, che ha bisogno come il pane di un mondo dell'informazione asservito e non critico: quindi tagliare i costi della politica cominciando dagli organi elettivi rappresentativi).
Felice C. Besostri
Stupenda mail di Felice Besostri in cinque o sei righe riassume la situazione generale, questo è il problema , questa è la situazione oggi, condivido in toto, Piero Ferrari
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