giovedì 20 marzo 2014

Enrico Berlinguer e le strane amnesie di Scalfari | Avanti

Enrico Berlinguer e le strane amnesie di Scalfari | Avanti

26 commenti:

luciano ha detto...

Il bellissimo articolo di Ugo Intini su Berlinguer che Giovanni ci ha
segnalato qualche giorno fa è semplicemente ineccepibile.

Consiglio a tutti di leggerlo con molta attenzione perché l'immaginetta del
leader del Pci scomparso 30 anni or sono che ci stanno propinando è davvero
un pessimo esercizio di riscrittura della storia di stampo orwelliano: "Chi
controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente
controlla il passato".

Per parte mia sarei perfino più severo di Intini.

Berlinguer fu uomo austero e disinteressato, su questo non ci piove.

Ma basta questo a farne un campione di moralità ?

A mio parere proprio no.

Il Pci si finanziava in misura cospicua non solo con fondi provenienti dal
Pcus - cioé da un partito che dominava con una dittatura ferrea e spietata
l'Urss e tutte le nazioni finite sotto il controllo sovietico - ma anche con
le tangenti sia a livello nazionale sia a livello locale.

luciano ha detto...

A differenza della Dc, del Psi e degli altri partiti di governo questo
avveniva nel Pci senza arricchimenti personali, anche grazie ad una rigida
separazione tra dirigenza politica e "cassa".

Ma il fatto che i vertici politici comunisti non si sporcassero le mani con
i finanziamenti internazionali ed illeciti - anche se servì a Berlinguer ed
ai suoi successori ad evitare guai giudiziari e cadute di stile - non ne fa
dei cherubini.

Essi non potevano non sapere: condizione che è priva di rilevanza penale, ma
è sufficiente a fondare un giudizio politico e morale.

Il sistema delle tangenti era tale (un sistema, non una patologia episodica)
ed ha potuto resistere per decenni proprio perché ci stavano tutti i partiti
che contavano; se il Pci, presente con i suoi uomini in tutti i maggiori
enti economici nazionali e locali, non fosse stato al gioco quel sistema
sarebbe saltato molto prima del 1992.

Ma per me, che non sono un moralista (e dunque penso che da quella
situazione, proprio perché sistemica, si dovesse uscire con una soluzione
politica tipo amnistia Togliatti, invece di distruggere la democrazia dei
partiti con i bei risultati che abbiamo visto), è di gran lunga più grave
l'immoralità politica di Berlinguer.

Come si fa ad elogiare la consapevolezza ed il disincanto di Berlinguer
rispetto alla realtà oggettiva del comunismo realizzato ed al tempo stesso
non riconoscere che, allora, il mantenimento del legame di ferro con il Pcus
fu un esempio di profonda disonestà intellettuale ?

Se è vero quello che D'Alema racconta sulle confidenze di Berlinguer durante
i funerali di Andropov (le tre leggi generali del socialismo reale: i
dirigenti mentono, sempre, anche quando non sarebbe necessario;
l'agricoltura non funziona, mai, in nessuno di questi paesi; le caramelle
hanno sempre la carta attaccata) perché tenere milioni di militanti ed
elettori comunisti avvinti in un rapporto di condivisione e di subalternità
- ancorché a tratti critica - rispetto alla politica dell'Urss ?

Perché tenerli abbacinati dal "sole ingannatore" del comunismo reale (per
usare il titolo del bel film del 1994 di Mikhalkov), invece di raccontare
loro la verità, che egli conosceva alla perfezione ? Perché continuare a
dire messa se lui stesso, per primo, si era convinto che quel dio era morto
?

Paradossalmente, proprio il fatto che Enrico Berlinguer fosse più avanti dei
suoi predecessori, fosse personalmente uscito dalla fede nel partito-guida e
dalla complicità acritica verso i suoi capi, non riduce ma aumenta ai miei
occhi le sue responsabilità politiche e morali, non solo nei confronti del
popolo comunista italiano, ma nei confronti della stessa democrazia
italiana, che rimase bloccata (e di conseguenza si degradò in uno stagnante
clima consociativo) per l'ostinazione del Pci di rimanere pur con tutte le
peculiarità del caso nell'orbita sovietica.

Una lunga storia di obbedienza, di disciplina, di unità a tutti i costi, di
conformismo e di doppia morale. Che arriva fino a noi, fino al Pd, benché si
sia perso quasi il ricordo dei tempi di ferro e dei postulati ideologici che
l'hanno forgiata.



Luciano Belli Paci

alberto ha detto...

Caro Luciano, se siamo ancora lì ... ,allora non posso che rispondere con la
parte introduttiva di un articolo che scrissi nel 2009 ...... Tutto sta
crollando attorno alle idee di sinistra ( vedi i risultati elettorali di
oggi in Francia) e non ci accapigliamo su Berlinguer . Viene da dire ...
povera sinistra!!!
Proviamo a fare un sogno assieme: che domani mattina ci svegliamo e non ci
sia più il Sdi di Boselli, il PRC di Giordano, Sinistra democratica di
Mussi, il PdCI di Diliberto, i Verdi di Pecoraro Scagno. Ma che al loro
posto ci sia una grande aggregazione politica nuova. Un’aggregazione
politica che nel suo Pantheon non ha più il diretto richiamo al comunismo,
più o meno reale, non ha più Berlinguer, non ha più Craxi. E non li ha più
non perché non riconosca gli aspetti importanti del loro pensiero e della
loro azione politica. Ma perché essi (comunismo contro socialismo, Craxi
contro Berlinguer) hanno rappresentano un momento di divisione drammatico
per la storia della sinistra italiana e forse ancora di più per il nostro
paese. Perché pur nella loro grandezza non ebbero quella generosità che,
sola, consente di fare sintesi e porre le basi per il formarsi di una
cultura di una sinistra democratica che intende diventare la storia di un
paese.
Per questo è necessario che, per un attimo, ciascuno si spogli delle proprie
partigianerie, che non vuol dire spogliarsi della propria storia, per
rendere più facile il dialogare e il fare sintesi.
Ed il modo migliore per fare ciò è il ripercorrere che cosa è stata la
storia del socialismo europeo – storia vincente - per confrontarla con
quella italiana: storia tuttora perdente.
E’ un po’ come il cercare la squadra migliore di un campionato a partire
dall’analisi del gioco del calcio reale, anziché dalla partigianeria verso
una squadra vissuta con il cuore del tifoso.
Ed allora proviamo a pensare ad un Pantheon nel quale siano rappresentati
Brandt, Palme, Kreisky, Delors, Mitterand, ossia il meglio del socialismo
europeo e la loro storia politica e proviamo a continuare il sogno iniziando
dal rileggere i punti programmatici di quel documento finale del congresso
della SPD, del 1959 a Bad Godesberg, che aprì la strada all’affermarsi della
moderna socialdemocrazia in Europa.


luciano ha detto...


Caro Alberto,
guarda che sbagli indirizzo.
Io ho fatto esattamente quello che tu proponi allorché mi sono iscritto ai Ds (1998): la storia ci divide ma guardiamo al futuro e facciamo insieme la scelta del socialismo europeo. Non voglio fare del vittimismo, ma lasciami dire che non fu una scelta facile perché ci attirammo il pregiudizio dei compagni che incontravamo ed il disprezzo di quelli che lasciavamo.
Purtroppo non ha funzionato perché dopo alcuni anni di socialismo europeo i compagni del Pci-Pds-Ds si sono stancati ed hanno preferito fare il Pd.
Adesso sono tornati formalmente sui loro passi (solo formalmente, senza sogno alcuno), ma questa è un'altra storia di cui parleremo un'altra volta.
Devi mandare la tua lettera a Scalfari, a Veltroni ed agli altri spacciatori di immaginette.
Se loro riscrivono la storia, permetterai che noi ricordiamo come è andata davvero.
Un saluto fraterno.

Luciano

claudio ha detto...

Tutto vero e assolutamente condivisibile compagno Ferrari. Però è un fatto che ancora oggi mentre Berlinguer viene beatificato, Craxi viene costantemente demonizzato e non si riesce a discuterne in modo "laico", distinguendone le positività e le molte negatività. E rompere questa gabbia credo sia una delle condizioni per realizzare quella aggregazione politica nuova a sinistra che molti di noi, o forse tutti, vogliamo costruire.


Claudio Bergomi

dario ha detto...

Cari compagni,
stiamo discutendo su avvenimenti avvenuti 30-40 anni fa, roba da consegnare agli storici. E' giusto ricordare quel che fu, ma quella fu un'altra epoca.
Quel che veramente manca ai socialisti è un gruppo di storici con il necessario coraggio per rivendicare le cose buone fatte dal PSI in quegli anni, senza dimenticare le cose pessime che quel partito fece. Un'opera di verità sulla storia dei socialisti serve prima di tutto a noi.
Le Fondazioni socialista non mancano, mancano solo del coraggio di sostenere le buone ragioni del socialismo in Italia, troppe volte vedo e leggo articoli di compagni membri di autorevoli fondazioni che, magari per timidezza, non fanno il lavoro per cui sono retribuiti.
Quest'anno a Volpedo Valerio Castronovo ha fatto una bella opera di chiarezza, andrebbe ripresa e sviluppata per costruire una adeguata massa critica per riprendere la ricerca sulla storia socialista, ma sino a che le Fondazioni storiche di area socialista non supereranno i loro "individualismi" e si assumeranno l'onore e l'onere di mettersi assieme per ricostruire la storia dei socialisti italiani, al massimo potremo fare opera di testimonianza e di difesa.
Fraterni saluti
Dario Allamano

alberto ha detto...

caro Luciano, come saprai io vengo da quella storia, mi sono iscritto al PCI
nel 1970 e li sono rimasto (Pds-Ds)combattendo sempre per un definitivo
passaggio dal comunismo( sconfitto dalla ragione umana prima che dalla
storia perchè volendo imporre una "verità" portava e porta inevitabilmente
nel suo DNA l'imposizione autoritaria) , al socialismo quale si andava
delineando nel dopoguerra in Europa. Così anziché seguire il PD sono entrato
in SD che recava scritto "per il socialismo europeo". Poi SEL, fino alla sua
ultima ambiguità di Vendola preso in contropiede a congresso di pochi mesi
fa " Con Tsipras per incontrare Schulz. Con Tsipras ma non contro Schulz.".
ROBA DA PSICANALISTA. Oggi voterò Schulz anche se iscritto a SEL. E se per
farlo dovrò votare PD, me ne farò un ragione anche perchè non vedo da
nessuna parte il simbolo di SEL. Non amo Renzi, troppe cose comportamentali
mi distinguono, ma non posso non seguirlo con un certo interesse o ignorare
che, anche se non con il cuore, ha messo però fine ad una lunga stagione di
ambiguità del PD, portandolo dentro al PES. E questo, al di la della
dirigenza e dei suoi più immediati interessi ( ma non si può ignorare che se
Letta guardava alla Merkel, Renzi guarda ai leader socialisti) significa che
chi vota, milita o simpatizza per il PD non potrà più fingere di non sapere
di essere parte della famiglia europea del socialismo. Siamo in una fase
dalla quale può, per noi di sinistra uscire qualcosa di nuovo come anche
crollare definitivamente tutto. Per questo ciò che, a mio parere meno ci
serve, è contrapporci sul passato anziché lavorare sul futuro.
Un fraterno saluto.

felice ha detto...

Sto sviluppando riflessioni analoghe a quelle di Alberto. Oggi dovrei finire
un commento sulle elezioni francesi, dove ci sono avvenimento simbolici come la
vittoria al primo turno del Segretario del FN a Hénin-Beaumont, che ha avuto a
partire dal 1919 al 1940 un sindaco socialista SFIO ,Adolphe Charlon e da
allora sindaci PS ma anche PCF o di sinistra fino al marzo 2014. Una cittadina
del NORD PAS DE CALAIS, rimasta sempre socialista e di sinistra anche nei tempi
più bui dell'eclissi della SFIO. L'elettorato di sinistra si è disaffezionato
ora si astengono 2 su 5, nel 1983 erano 1 su 5 e nel 2008 1 su 3: un raddoppio
in 30 anni. Il bipolarismo francese droite-gauche è diventato un tripolarismo
gauche-droite-extreme droite. In fin dei conti noi stiamo meglio , Ce ne vorrà
di tempo prima che Fratelli d'Italia-Forza Nuova prenda il posto del M5S. Come
non si mettono le mutande ai cavalli, non si rende un paese bipolare con le
leggi elettorali,La lezione francese sarebbe capita a rovescio se pensassimo di
evitare il pericolo rendendo l'Italicum ancor più bipolarizzante. Ultima
osservazione: madame Le Pen è una dei tanti, per far un esempio IL FILOSOFO
MASSIMO CACCIARI alle invasioni barbariche della settimana scorsa, che dice
che destra e sinistra non esistono più. Ebbene a sinistra si contesta
l'assento dicendo che di sinistre ce ne sono 2 inconciliabili tra loro. Varie
sono le versioni: A) c'è una vera sinistra e l'altra è composta di
socialtraditori , B) c'è una vera sinistra riformista e l'altra è di
avventurieri estremisti.. Se continua così fra poco di 2 sinistre 2 non ce ne
rimarrà nemmeno una, che sia una. Alla faccia di Craxi e Berlinguer

Felice C. Besostri

peppe ha detto...

il problema vero è stato l'oscuramento della tradizione socialista operato nella II Repubblica da un postcomunismo senza idee e precipitato nel massimo dell'opportunismo e del trsformismo politico.

E lo dice uno che ha militati per otto anni ni DS ricoprendo anche incarichi di dirigente nella mia regione. Noi come laburisti volevamo portare la tradizione socialista in un nuovo grande soggetto socialista di massa. ED ingenuamente abbiamo pensato che D'Alema e c avessero tutto l'interesse a volerlo. Ma ci sbagliavamo. L'antisocialismo della nomenclatura non derivava tanto da motivazioni ideologiche, quanto opportunistiche. La demonizzazione del socialismo italiano deveva servire a suggellare una alleanza tra tra postcomunisti e democritiani demitiani nell'Ulivo. All'interno di un bipolarismo anomalo. Per cui l'occultamento della tradizione socialista aveva uno scopo, per così dire, strategico nell'ambito di tale visione. Qui sta la vera difficoltà della nomenclatura ad affrontare seriamente la questione socialista. E del resto lo possiamo constatare nel PD dove i ritratti che campeggiano sono quelli di Berlinguer e Moro. E gli stessi finti avversari di Renzi come Cuperlo ed Orfini mica hanno fatto la battaglia per il socialismo per contrastare il renzismo. Giammai----è un vizio strutturale che poi ha portato alla liquidazione della sinistra italiana. Quindi oggi affrontare una seria discussione in modo articolato e problematico su CRaxi e Berlinguer non significa rinvanare il passato ma scavare per comprendere le cause del fallimento della sinistra della II Repubblica. E poi non si può essere socialiati transalpini e non tenere conto della tradzione socialista italiana con Turati , Saragat, Nenni, Lombardi e Giolitti insieme ad un gandissimo inelleuale eeico del comunismo italiano come Bruno Trentin

felice ha detto...

Storicamente il mito dell'unità del movimento operaio ha fatto più presa tra i
socialisti che tra i comunisti, che erano per il partito unico, purché guidato
dalla sua avanguardia. Pensiamo ai protagonisti delle unificazioni nell'Est
Europa tra il 45 e il 47 del secolo scorso. La nuova sinistra deve comprendere
tutti i suoi filoni ideali con l'ambientalismo in più, nel senso di Ma Gauche
di Edgar Morin, che non è un sociologo comunista come ho letto in un commento
alle elezioni francesi. Gli ideali sono più facile da comporre, che i fatti
storici, perché non grondano di sangue, a per farlo occorre il reciproco
rispetto che non c'è ancora. Per esempio io come uomo, ultraquarantenne e
socialista, secondo alcuni saggi non posso far parte di una lista di vera
sinistra
e

Felice C. Besostri

simone ha detto...

Caro Luciano,
sono convinto che per un socialista la verità non debba e non possa mai essere una sola.
Se la ricostruzione di Scalfari e di Veltroni (aspetterei peraltro di vedere il film per esprimere un giudizio) è parziale e monocorde, tu e Intini non siete da meno.
E' un discorso che abbiamo già fatto molte volte, e non voglio annoiare i compagni con le solite diatribe. Ma per fare un solo esempio, fossi in te mi chiederei per quale motivo gran parte dei leader della socialdemocrazia europea (Brandt e Palme in testa) avessero rapporti di maggiore cordialità e vicinanza politica con Berlinguer: lo conferma Claudio Martelli, non sospettabile di faziosità anticraxiana, nella sua recente autobiografia.
A scanso di equivoci, ti dirò che nel mio pantheon, per quello che vale, non trovano posto né Berlinguer né Craxi.
Umanamente (mi verrebbe da dire "antropologicamente") ho sempre preferito il primo. Dal punto di vista politico (purtroppo per noi) hanno perso il treno entrambi.
Cordialmente

luciano ha detto...

Caro Simone,

anche io, e non solo perché socialista, sono sostenitore del dubbio
metodico.

Però non arrivo al punto di negare fatti storici e dati di realtà
incontrovertibili.

Altrimenti dovremmo riabilitare il mitico Giovanni Paneroni (" la Terra non
gira, o bestie!").

Delle due l'una: il Pci viveva anche di tangenti o no ? il comunismo
sovietico era riformabile o no ?

A me pare che dopo mani pulite e dopo la caduta del muro la verità in
entrambi i casi sia assodata.

E se è così Berlinguer non è quello dell'immaginetta. Ed è doveroso "parlar
male di Garibaldi".

Craxi, che mi pare di non avere neppure nominato nel mio intervento, non
c'entra proprio nulla: liberati da questa ossessione.

Il giudizio su Berlinguer resterebbe invariato anche se Bettino Craxi fosse
quell'essere abominevole che tu pensi, ed anche se non fosse mai esistito.

La socialdemocrazia europea, allora come oggi, si ispirava alla realpolitik.
Sperava che l'eurocomunismo continuasse ad evolvere fino alla rottura e,
soprattutto, teneva conto dei rapporti di forza. Ieri la grande maggioranza
della sinistra italiana era il Pci, come oggi è il Pd.

Se ti chiedi "quante divisioni ha", è evidente che Berlinguer non olet; se
invece si fa un discorso di moralità politica, allora olet.

Un caro saluto.



Luciano

giovanni ha detto...

Carissimi, scusate se mi intrometto nella vostra discussione. Renzi ha fatto in termini non equivoci e non diversamente interpretabili l'elogio del liberismo economico. Si tratta di una delle tendenze presenti nel socialismo europeo, come dimostrano gli orientamenti di Blair e di Shroeder, Hollande, Strauss Kahn e l'ultimo candidato alla cancelleria tedesca per la SPD, di cui non ricordo la grafia del nome. Personalmente ritengo che il liberismo e la globalizzazione non regolata siano gli strumenti per la progressiva depauperazione di chi vive del proprio lavoro, manuale d'ordine o intellettuale e l'arricchimento progressivo di chi gode di posizioni di rendita. Per quel che mi riguarda il discrimine fra destra e sinistra sta nell'essere pro o contro il liberismo economico. Dunque, secondo tale criterio, Renzi è di destra. Forse una destra più illuminata di quelle di Berlusconi e Monti, ma pur sempre d'ostacolo all'evoluzione in senso egualitario e democratico della società. E', oltretutto, sintomatica, la sua narrazione favolistica a supporto della propaganda molto simile a quella di Berlusconi e l'accentuato personalismo: in gioventù l'avremmo di spregiativamente qualificato "culto della personalità". Purtroppo questa è la deriva qualunquistico populista che contraddistingue questo tempo: forse può apparire un passo avanti a chi ha vissuto la triste e tragica vicenda del centralismo democratico, ma non certo a chi ha coltivato gli ideali del socialismo libertario. Cari saluti. Giovanni Baccalini

peppe ha detto...

non è un prolema di Pantheon....se così fosse saee una discussione del tutto inuile. Il poblema vero è l'oscurameno della tradizione socialista da cui solo oggi iniziamo ad uscire fuori. E non certo per

, responsailià di Berlinguer quanto dei suoi epigoni. Nessuno di noi vuole mettere tra parentesi gli errori di Craxi e quelli di berlinguer. Ma analizzali in modo laico. Comunque Brandt, Soares e Gonzaleaz avevano un uon rapporto con Craxi Poi è evidente che tutti speravano che il PCI si avvicinasse al socialismo europeo. Mi sembra logco. Ma certo non era questa la prospettiva di belinguer ....con tutta la critica severa che faccio al bonapartismo di Craxi (e non rinnego nulla di quesa critica) non c'è dubbio che il Psi del nuovo corso (1976-1982) seppe recuperare pienamente i rapporti con tuto il socialismo europeo. Lasciamo da parte Martelli che non ha mai credut, da liberale, nel socialismo europeo

.

claudio ha detto...

quando parliamo di questi argomenti, sono pochi a ricordare che l’Italia non è mai stata un paese di sinistra. Il 18 aprile gli italiani han deciso che della sinistra non ci si poteva fidare, e tutto sommato avevano ragione. Poi dopo anni e anni, sull’onda della morte di Berlinguer, la sinistra si è avvicinata alla maggioranza dei votanti, ma rimanendo sempre al di sotto. Per questo non riesco a sopportare quelli che ripetono ossessivamente che per vincere bisogna essere “più di sinistra”: cioè, in questo momento uscire dall’euro e finire come l’Argentina. Neanche un italiano su 10 pensa che questa sia una soluzione, e scappa via dalla sinistra blaterante che lo sostiene. Andremo a vedere quanti voteranno per Tsipras, posto che il carro di Tespi che lo sostiene, al canto di “armiamoci e partite” riesca a raccogliere le firme. Quando bastava un piccolo riferimento a SeL per evitarlo. In Piemonte si dice che la targa di Cuneo significa “Cognizione, Niente”: i cuneesi, oggi la provincia più ricca e attiva del Piemonte, di “cognizione” ne hanno tanta, le cento petulanti sinistre dei burocrati senza partito nessuna.

felice ha detto...

Per chi viene da un partito dominato dall'apparato e dal centralismo
burocratico Renzi parafrasando Lenin è un passo avanti, per socialisti
libertari 2 passi indietro. Quello che mi preoccupa è la concezione della
democrazia, che liscia il pelo al peggior qualunquismo. Annunciare l'abolizione
delle province con abbiamo "tolto l'indennità a 3.000 politici!", come volgarità
(Nadia Urbinati) fa il paio con l'argomentazione principale per l'abolizione
del Senato "risparmiamo un miliardo di euro". Un presidente del Consiglio deve
riflettere su enti intermedi tra comune e regione o su vantaggi e svantaggi del
bicameralismo con i suoi argomenti perché non abrogare gli organi
rappresentativi elettivi? Già Aristotele aveva descritto il processo. Siamo
passati da un oligarchia ( casta politica) alla demagogia il prossimo passo è
la TIRANNIDE.

Felice C. Besostri

pierpaolo ha detto...

L'idea che la riforma dello Stato si ispiri al criterio della riduzione
dei "costi della politica" è semplicemente aberrante.

Quello di cui avremmo bisogno è un Grande Riforma, ispirata da una
visione di sistema - cosa che in Italia, però, non va più di moda da
decenni.
Per quanto riguarda semplificazione e riforma della PP.AA., invece,
sarebbe sufficiente affidarsi a una società di ingegneria specializzata
nella reingegnerizzazione dei processi organizzativi - in quello che gli
anglossassoni definiscono "streamlining" dei processi, per la
precisione. Ma temo che continueremo a far ricorso a novelli Re
Taumaturghi, che dimostreranno il loro essere in grazia del Signore
bruciando scatoloni di "leggi inutili" nei cortili dei palazzi dei
ministeri.

Quello che dobbiamo chiederci è: siamo gli unici a vedere le cose in
questo modo? Oppure esiste una parte, magari minoritaria, della società
di questo Paese che la pensa come noi e che avrebbe una gran voglia di
gridare le sue verità?

Pierpaolo Pecchiari

felice ha detto...

Tsipras per essere coerente doveva raccogliere le firme, l'errore è stato di SEL che doveva fare una sua lista aperta tipo lista civica europea con infinite gradazioni di rosso, che avesse come obiettivo uno spostamento a sinistra del PSE e non di combatterlo. In quanto all'uscita dall'euro non è di sinistra uscirne tanto che lo sostengono anche le destre antieuropeiste. Il punto è che le popolazioni sono rapinate dal sistema bancario e finanziario, che siano rapinate in euro ( La BCE da soldi alle banche al 1%, che li imprestano agli stati al 4/5%) o in lire( con il divorzio Tesoro Banca d'Italia del 1981 è stato lo stesso), che differenza fa? Il 3% annio suldebito pubblico italiano ha trasferito risorse dal pubblico a privato che probabilmente è superiore al costo della politica, dei 65 miliardi della corruzione ed anche ai 160 miliardi dell'evasione fiscale, che in parte comprendono i proventi corruttivi, che certamente non sono denunciati al fisco. L'austerità non è la ricetta per uscire dalla crisi, ma nepyre proseguire nell'andazzo del deficit. Se il deficit fosse di sinistra, come si spiega che il potere di acquisto dei lavoratori sia costantemente diminuito, che l'ascensore sociale è fermo da anni e che l'x per cento più ricco è più ricco e lo y per cento più povero è più povero. Se c'è diseguaglianza economica e sociale questo si traduce in diseguaglianza politica e quindi le leggi favoriranno sempre i più ricchi e per deagogia i finti poveri, cioe gli evasori fiscali. Per anni avevamo limiti di redditi di accesso all'ERP assolutamente incongrui con il prezzo di cessione finale degli alloggi. La discriminazione dei contribuenti onesti continua, chi ha dichiarato fedelmente i redditi è un ricco che dovrà pagare un sovrapprezzo per accedere ai servizi universali, come la sanità, che ha finanziato per tutta la vita attraverso le tasse ed imposte pagate per farne godere agli evasori fiscali






Felice C. Besostri

franco ha detto...

Per chi, attraverso la formazione di una sorta di "sistema Renzi" vede
profilarsi una vera e propria stretta autoritaria e il tentativo di
cancellazione del concetto stesso di democrazia rappresentativa quale
esplicitazione concreta dell'esito del conflitto esistente da anni tra
"Costituzione materiale" e "Cosituzione formale" fondata sula centralità del
Parlamento, questa fase appare estremamente pericolosa e da farci parlare di
necessità di una difesa della democrazia repubblicana.
Personalmente, poi, avendo messo in discussione, con altre compagne e
compagni, il centralismo democratico nel PCI fin dal 1969, restando alla
fine escluso dal Partito, Renzi rappresenta tre passi indietro.
Grazie per l'attenzione Franco Astengo

alberto ha detto...

Caro Pierpaolo, se stiamo discutendo ad un convegno sul ruolo della
politica nel governo della vita di una comunità ( città, paese, stato) è
chiaro che no! ma se guardiamo al governo della cosa pubblica come è stato
ridotto negli ultimi 40anni nel nostro paese, dal CAF a Berlusconi a
Scilipoti, a Formigoni a Razzi, a Grillo, per non citarne che alcuni, è
difficile dire che non si debbano ridurre i costi , meglio le ruberie ,
della politica. Il problema è che in un sistema democratico, il "personale
politico" è il riflesso dello stato etico e culturale medio del paese. Più
semplicemente: ogni paese ha la classe politica che si merita, semplicemente
perchè è lui che la vota. E se il sistema è democratico, è doppiamente
responsabile e colpevole della classe politica che si da. Nelle democrazie
tocca ai partiti far crescere una classe politica degna di governare.
Purtroppo i partiti, almeno in Italia non hanno mostrato, non sempre e non
tutti per fortuna, una grande capacità nello svolgere questo loro ruolo. E
ciò, nelle democrazie occidentali, è particolarmente più grave nel nostro
paese.

roel ha detto...

Caro Ferrari,
consentimi di dissentre dal tuo intervento. Esso parte, a mio modesto avviso,
da premesse sbagliate e, di conseguenza, non può che giungere a conclusioni
altrettanto errate.
Intanto dare per scontato che ci troviamo in "democrazia" comporta una
devianza dogmatica che la realtà oggettiva smentisce radicalmente. Non
accorgersi che la democrazia voluta dai "padri costituenti", in maggioranza
persone perbene e oneste, animate da istanze di legalità, di libertà e di
equità, nel corso dell'ultimo quarantennio è stata tanto edulcorata e "abusata"
da risultare al di sotto dell'oklocrazia.
A ben vedere, la realtà oggettiva dice che ci troviamo in presenza di
contenuti, fatti e misfatti che , per antonomasia, rappresentano la negazione
di un regime autenticamente "democratico" Per es. vedi: tangentopoli eretta a
sistema, corruzione con danno di 60miliardi, evasione pari a 120-150miliardi,
parentopoli, clientelismo, intere regioni in mano alla criminalità, il 50%
della ricchezza in possessop del 10%, i ricchi diventati sempre più ricchi e
viceversa.., privilegi smodati, pensioni d'oro, vitalizi, finanziamenti
illeciti, partitocrazia che come idrovora ha macinato e inghiotte montagne di
denaro, gruppi politico-amministrativi d'una voracità illimitata, centinaia di
lusi, di batman, di penati, di trota, ecc. che ammorbano le istituzioni e come
sanguisughe rendono anemico lo Stato, milioni di giovani disoccupati e senza
fututro, manager e dirigenti con retribuzioni milionarie, i politici più
pagati e i lavoratori i meno pagati d'Europa, disuguaglianze sociali
intollerabili, forniture di materiali e strumenti che in alcune regioni costano
anche 10 volte in più rispetto ad altre, appalti truccati, avvelenamento del
suolo e delle falde, di fiumi, di laghi, di mari, violatori delle "regole" a
migliaia e carceri sovraffollate, ecc., ecc.-
Indicando come esclusivi responsabili di tutto ciò i cittadini-elettori, ci si
dimentica, per es., che l'astensionismo in alcuni casi ha raggiunto perfino il
50%, e, nelle prossime elezioni europee il dato potrebbe anche essere superato.
Parlare di stato "etico e culturale" in queste condizioni risulta veramente
pardossale!!!
Sono milioni quelli che pensano che votando ci si rende complici di questo
stato di cose e dell'andazzo della "politica", del politichese e dei
politicanti. Hanno torto?
Per non apparire saccente, non rivolgo alcun invito a riflettere, e, dalla
sponda del Socialismo ereticale , invio un saluto. Roel

peppe ha detto...

il degrado dell'etica della politica in Italia (esiste il problema anche negli
altri paesi ma in Italia è molto più grave e pervasivo) è stato il frutto di
due anomalie :
nella I Repubblica il sistema politico bloccato (e sappiamo bene il perchè);
nella II Repubblica il bipolarismo anomalo che ha creato soggetti artificiali.
Se non andiamo
alle cause del degrado si rischia solo di fare del moralismo astratto al di là
delle intenzioni. E comunque se devo fare paragoni molto meglio la I
Repubblica
pur con le doverose critiche che vanno fatte. E comunque non metterei sullo
stesso piano il Caf (verso il quale fui molto critico) con Berlusconi e
Scillipoti. Nel Caf (che poi durò solo tre anni)
c'erano comunque ministri del calibro di Ruffolo e Vassalli. Ne avessimo oggi
::..c'è stato Martelli (verso il quale sono critico sul piano ideologico) che
ha fatto la DIa e le leggi più incisive contro
la mafia. A conti fatti meglio il pentapartito dell'Ulivo delle
privatizzazioni selvagge e della destrutturazione della politica in sinergia
con Berlusconi. Anche se ritengo che il Pentapartito sia stato
poi negativo per le degenerazioni che si sono prodotte. E' evidente che oggi
un recupero della dimensione etica della non si ottiene con le grida
spagnolesche ma piuttosto con un recupero di
una idea forte di politica che non può non fare leva sulla riassunzione di un
pensiero e di una identità forti

sergio ha detto...

La democrazia è un pessimo sistema per governare ne convengo, ma non ne
conosco nessuno migliore... questa la risposta di Churchill ad un giovane e
brillante giornalista che lo intervistava.

Continua ad essere così anche oggi, tanto più che non conosciamo o non
ricordiamo come si governava in un sistema oligarchico o dittatoriale.

La libertà non può essere un'abitudine.

Fraterni saluti.
Sergio Tremolada

lorenzo ha detto...

Caro Pecchiari, la domanda che poni a conclusione del tuo intervento è quanto mai appropriata. Una risposta potrebbe essere che, fatta salva la parte che non vota, (inesplorata per definizione), la parte “che la pensa come noi”, stando ai voti, è inferiore al 5%. In più, esagerando, si potrebbe dire che ciascuno dei votanti di questa parte minoritaria ha una sua posizione diversa dagli altri. Difficile che in queste condizioni si possa “gridare la verità”. Semmai mille verità, e quindi con scarso effetto sulla realtà. Poi, posto che anche ci fosse un manipolo con chiare e uniformi convinzioni, difficilmente potrebbe avere qualche effetto al di fuori di un partito organizzato. Inoltre si dimentica quale è la realtà nostro Paese. Da una parte, circa un milione di persone (come è stato calcolato da Salvi e Villone prima, da altri poi) vive di politica, e forse questo è un po’ troppo per uno Stato malmesso come il nostro. Un milione di persone di un certo livello costano allo Stato prudenzialmente 40/50 miliardi l’anno. Dall’altra parte sta la realtà economica dei poveri, dei disoccupati, degli occupati che tirano la cinghia e che vedono nel nostro Paese ingiustizia e disuguaglianza ad ogni passo. Tutti questi, credo, sono poco interessati al rischio della “tirannide”, alla discussione sul sistema elettorale, sulle Province e sul Senato. Credo si accontenterebbero di stare un po’ meglio. Concettualmente, se un manipolo di persone, piuttosto che gridare al mondo la verità, riuscisse a far sì che dai redditi di 180 miliardi del 5% della popolazione si ricavassero 18 miliardi come contributo di solidarietà per chi sta peggio, sarebbe un bel passo in avanti. Capisco comunque sia più appassionante parlare del rischio della dittatura. Cordialmente. Lorenzo Borla

pierpaolo ha detto...

Personalmente, la vedo così. Il degrado in cui si trovano le istituzioni
repubblicane ha due genitori.

Il genitore 1 è la miseria morale delle classi dirigenti italiane. Che
credo meritino ampiamente di essere definite classi dominanti, visto che
non sono di grado di dirigere un bel nulla, e sicuramente non il Paese.

Il genitore 2 è la pervicacia con cui i gruppi dirigenti dei principali
partiti politici hanno manipolato le leggi elettorali, per assicurarsi
un controllo ferreo sulla selezione del personale politico destinato a
cariche elettive.

Il combinato disposto di classi dirigenti rapaci e neofeudali negli
atteggiamenti e nelle prassi, e di una classe politica che, ai suoi
livelli apicali, annovera furbi ciarlatani piuttosto che statisti, è
stato devastante.

Purtroppo le riforme che tendono a "ridurre il costo della politica"
(non tutte, ma quasi tutte e comunque le principali) non fanno che
rafforzare il potere di questi due scellerati gruppi di attori,
riducendo gli spazi di democrazia, rafforzando il potere di livelli
esecutivi che dipenderanno sempre più dal finanziamento privato e dalla
capacità di instaurare connessioni con gli ambienti "giusti", e sempre
meno dal consenso ottenuto democraticamente, o attraverso elezioni, o
attraverso partiti democratici.

Il risultato è che, volendo imitare gli Stati Uniti d'America, finiremo
in America Centrale. Non proprio il destino che vorremmo.

Pierpaolo Pecchiari

alberto ha detto...

Caro Roel , per dire che la "Democrazia" può non essere quella dei padri
fondatori , basterebbe rifarsi ad ad Aristotele e a quelle che lui definisce
come i due rischi, o deviazioni, della Democrazia: la degenerazione
oligarchica , ossi che il potere lo prendano pochi ( i partirti degenerati
come il berlusconismo per esempio) o peggio ancora la "tirannide" che fa
leva sul populismo. Il problema è che la Democrazia per resistere come tale
e non degenerare "deve essere un potere forte basato su un forte stato di
diritto. L'esatto contrario di come una certa vulgata a sinistra l'ha spesso
intesa; in Italia nemica da sempre per ragioni storiche dello Stato, ed è
per questo che io continuo a sostenere che il socialismo moderno è nato solo
nel 1959 a Bad Godesberg e non prima, quando si è posto come progetto per un
intero popolo e non per una sola classe e quindi identificandosi con lo
Stato e non come nemico di esso. . La Democrazia ho la difendi e la rinforzi
tutti i giorni o facilmente può degenerare. La rettitudine, una classe
dirigente che è di esempio ai cittadini, la scuola come fondamento per la
formazione dei cittadini, Il rigore dei comportamenti il senso dello Stato
perché "tu sei lo Stato" perchè lo stato "è la comunità". Non mi pare che la
sinistra sia stata sempre coerente con tutto questo. E ricostruire la
sinistra in Italia, significa ripartire da queste analisi.
Fraterni saluti