Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
venerdì 19 luglio 2013
Paola Meneganti: Il nuovo Miglio
E poi ci meravigliamo delle campagne stampa furibonde e urlanti - cito, tra tutte, quelle contro l’impiego pubblico, le Province etc…: se un giornale come il “Corriere della Sera” sbatte ieri in prima pagina, è il caso di dirlo, un articolo come questo, di Giovanni Sartori, un cosiddetto “politologo”, vuol dire che si è davvero rinunciato al ragionamento, alla dialettica, e rimane solo l’insulto, condito – in questo caso, soprattutto – da una chiara, pesante misoginia. Il Corrierone non è mai stato un faro di progressismo, per carità, ma ha conosciuto stagioni importanti proprio nel saper mettere in discussione e far confrontare opinioni e modi di vedere il mondo diversi. Adesso, siamo alla volgarità delle idee e dei sentimenti. Come dice Gad Lerner nel commento sotto riportato, un misto di salti logici, di affermazioni sciatte buttate lì a caso, di superficialità e di vanteria narcisistica (leggete il brano, comico se non fosse tragico, del “noto accademico” suo amico .. ma che c’entra con tutto il discorso sull’integrazione? Ma lo sanno, il
“politologo” e il “noto accademico”, che sui temi dell’immigrazione, della convivenza e dell’integrazione ci sono biblioteche intere di studi,
soprattutto in ambito anglosassone, dagli studi postcoloniali al meticciato culturale alle pratiche di municipi e città, e via così? Che se qualcuno di quegli e quelle studios* leggesse le righe di Sartori, credo che potrebbe ridere fino a morirne?).
Questa prima pagina di ieri fa da pendant a quella de “la Repubblica” con il famigerato, notorio, volgare articolo di Merlo sulle Province (enti, a suo dire, degli stipendi inventati e dell'assistenzialismo tout court). Questo Paese scende sempre più in basso, rispetto alle sue manifestazioni “ufficiali”. Per fortuna che ci sono ancora movimenti, desideri, teste pensanti. Ma per quanto? (P.M.)
IL DIBATTITO SU IMMIGRAZIONE E INTEGRAZIONE
Terzomondismo in salsa italica - Giovanni Sartori
Quando cadde il Muro di Berlino tutto il mondo libero esultò.
L'inconveniente fu che il marxismo-leninismo-stalinismo - in breve, il
comunismo - rimase orfano, rimase senza ideologia. In Germania, nel 1959 a
Bad Godesberg, la sinistra tedesca ripudiò quel passato e divenne una
autentica socialdemocrazia con tanto di Mitbestimmung (cogestione) tra
sindacati e padronato (altro che il sindacato di lotta e di conquista come
a tutt'oggi la Fiom italiana).
Tutto a giro anche nell'Occidente restano, è vero, schegge di comunisti
duri e puri (come Vendola in Italia). Ma il fatto resta che il
marxismo-leninismo è morto. Come sostituirlo? In Italia la trovata è stata
il «terzomondismo», abbracciare la causa del Terzo mondo. A suo tempo Livia
Turco (allora ministro) fu la «pasionaria» di questo terzomondismo
dogmatico e pressoché fanatico. E purtroppo risulta che la Turco ha
continuato a essere il consigliere occulto (e ascoltato) di tutti i nostri
presidenti, da Ciampi in poi.
Ho già avuto occasione di scrivere che il governo Letta è il più
scombinato, in fatto di competenze e di incompetenze, della nostra storia.
Nullità che diventano ministri, brave persone messe al posto sbagliato.
Eppure Letta è del mestiere, conosce bene il mondo politico nel quale vive.
Chi gli ha imposto, allora, una donna (nera, bianca o gialla non fa
nessunissima differenza) specializzata in oculistica all'Università di
Modena per il delicatissimo dicastero della «integrazione»? Beppe
Severgnini sul Corriere di ieri ha stigmatizzato, e bene, le inaccettabili
parole del senatore Calderoli, ma lei, Kyenge, si batte per un ius soli (la
cittadinanza a tutti coloro che sono nati in Italia) mentre il suo
ministero si dovrebbe occupare di «integrazione». E non sa, a quanto pare,
che l'integrazione non ha niente a che fare con il luogo di nascita: è una
fusione che avviene, o anche non avviene, tra un popolo e un altro. Io ho
scritto un libro per spiegare quali siano i requisiti di questa
integrazione etico-politica (che non è integrazione di tutto o in tutto).
Capisco che un'oculista non deve leggere (semmai deve mettere i suoi
pazienti in condizioni di leggere). Ma cosa c'entra l'immigrazione e
l'eventuale integrazione con le competenze di un'oculista? Ovviamente
niente.
È chiaro che la nostra brava ministra non ha il dovere di leggermi. Per
fortuna ho però molti affezionati lettori, uno dei quali (che è un noto
accademico), mi scrive così: «Vivo a Torino nel cuore multietnico della
città. A due traverse di distanza ci sono i locali dei neri (sub sahariani)
e quelli dei magrebini rigorosamente distinti, più uno di romeni, che
assolutamente non si mischiano. Alla faccia della integrazione». In
Inghilterra, in Francia, e anche nelle democrazie nordiche vi sono figli di
immigrati addirittura di seconda generazione (tutti debitamente promossi a
«cittadini» da tempo) che non si sentono per niente francesi o inglesi.
Anzi. Allora a chi deve la sua immeritata posizione la nostra brava Kyenge
Kashetu? Tra i tanti misteriosi misteri della politica italiana questo
sarebbe davvero da scoprire.
Un'altra raccomandata a quanto pare anch'essa di ferro (da chi?) è la
presidente della Camera Boldrini. In questo caso le credenziali sono
davvero irrisorie. Molta sicumera, molto presenzialismo femminista ma
scarsa correttezza e anche presenza nel mestiere che dovrebbe fare.
La prossima volta il presidente Napolitano ha già fatto sapere che se il
governo Letta cadesse l'incarico di presidente del Consiglio verrebbe di
nuovo conferito a lui. Spero che in questa eventualità Letta sia messo in
grado di scegliere un buon governo di persone giuste al posto giusto.
L'Italia si trova in una situazione economica gravissima con una
disoccupazione giovanile senza precedenti. Non si può permettere governi
combinati (o meglio scombinati) da misteriose raccomandazioni di
misteriosissimi poteri. Siamo forse arrivati alla P3?
Corriere della Sera 17 luglio 2013
Con un editoriale sul Corriere della Sera costellato di salti logici e di
vanterie narcisistiche, Giovanni Sartori ribadisce quest’oggi la sua
ossessione senile: ce l’ha con il “politically correct” e in particolar e
con le donne che lo impersonano. Cioè, nell’Italia di oggi, specialmente
con la ministra Kyenge (non gli va giù che sia laureata in oculistica) e la
presidente della Camera, Laura Boldrini. Affastella grossolane ovvietà
intorno alla fatica dell’integrazione nelle metropoli, solo per imprecare
contro il governo ed il Parlamento che si sono fidati di donne simili. E’
pronto per sostituire il defunto Gianfranco Miglio nel pantheon dei
leghisti. Lo vedo bene lì fra Bossi e Calderoli.
Gad Lerner 17.7.13
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
anche un po’ ignorante: la cogestione non è un’invenzione di Bad Godesberg, ma un’imposizione cautelativa degli Alleati
Posta un commento