Ambizioni personali ... modello di partito ... con quale collante identitario per quale modello di economia e società ? Di fatto hanno scelto il neoliberismo, questo aldilà della confusione apparente, il collante ideologico del PD e sotto traccia restano teocon ... qualunque sia la parola del papa per una società con meno diseguaglianze in campo dei diritti civili e stili di vita personali il papa resta dogmaticamente conservatore cattolico. Dunque fatta la prognosi infausta che il collante ideologico del PD è il Potere degli "eletti" senatori, deputati, presidenti regione sindaci e assessori nonché sottogoverno e che la cartina di tornasole saranno le elezioni europee (sul congresso PD c'è poco da sperare, solo Cofferti proporrà l'adesione del pD al PSE ma, spero di sbagliare prvisione, la proposta non passerà) dove si sarà costretti a votare Schulz PSE (speriamo bene per un programma minimamente alternativo a quello neoliberista) o il candidato PPE (neoliberista). Nel frattempo bisogna fare l'ipotesi infausta che il PD non sceltga Schulz e allora bisogna approntare il piano b una lista pro Schulz con tutta la sinistra che ci sta a partire da PSI- SEL. Un fraterno dialogante saluto. Luigi Fasce PS Nel mentre non dovrebbe mancare l'adesione alla campagna per salvare la costituzione e fare resistenza alla controriforma costituzionale di questo governo neoliberista PD-PDL-Scelta civica-UDC. Controriforma collimente con la soppressione per leggi ordinarie del modello di economia mista previsto dal titolo 3 rapporti economici, perfettamente finalizzata a eliminare i residui potenziali minimi di difesa nei confronti dei diritti dei lavoratori, di quelli sociali e se la corte dei conti interpellata fa assumere 300 maestre al comune di Napoli nonostante il patto di stabilità ammazza comuni
L'ANALISI DI ASTENGO SI DIFFERENZIA DA QUELLE CIRCOLANTI, DOVE AL MASSIMO S FA UNA DISTINZIONE TRA CHI VUOLE UN PARTITO, MA CHE POI NON SI CANDIDA COME BARCA, o chi proprio non lo vuole, come Renzi, insieme ad un insieme di candidature delle quali non si conoscono a sufficenza i punti di forza programmatici. Non è un compito facile, perché a mio avviso un segretario di un partito parlamentare dovrebbe anche avere opinioni ben precise su politica economica e industriale, ambientale, europea e internazionale, ma che sono argomenti tabù se possono entrare in rotta di collisione con il governo. Per questo le regole, anzi le modalità di svolgiento del congresso assumono la rilevanza maggiore. Assenti dal dibattito precogressuale anche le scelte istituzionali( si vuole veramente ribaltare la Costituzione, con orientamenti teleguidati dall'alto?) e sulla legge elettorale da riformare, a questo punto prima del 3 dicembre, data della decisione della Corte Costituzonale. Appena nominato confidavo che Epifani volesse riproporsi con una sua linea, invece se sarà confermato sarà per ragioni di equilibrio interno, cioè una non scelta.Il PD deve altresì fare i conti con uno Statuto,che prevede ancora l'automatismo Segretario del Partito/Candidato premier. E' vero che in assenza di una legge sui partiti politici, lo Statuto vale la carta su cui è scritto, a meno che non ci si decida a risolvere le questioni politiche per via giudiziaria, auementando a dismisura il peso dei magistrati e sempre che questi abbandonino la riverenza verso il potere politico per colpire, sia pure frequentemente, i suoi esponenti La giurisprudenza sui partiti politici e sulle leggi elettorali mostra una magistratura supina, soltanto grazie al (non)risultato elettorale e all'assenza di un potere politico forte la Cassazione ha potuto rinviare il porcellum alla Corte Costituzionale. L'Italia è tuttora un paese a rischio di colpo di Stato legale, come dimostra la sentenza del Tar Lazio emessa quasi negli stessi giorni dell'Ordinanza della Cassazione nel ricorso Ragusa. Per completare il quadro manca soltanto il tassello di un Capo di Stato dalla parte dei golpisti: per il suo passato non è Napolitano( Left venduto con l'Unità al Sabato ha un'altra opinione: ma questo fa parte della schizofrenia del PD), ma basterebbe che mettesse in atto la sua minaccia di dimettersi per aprire la porta a scenari inquietanti La digressione è necessaria perché discutere del Congresso del PD sulla sola base delle candidature serve solo al gossip. Come per il PSI e SEL, ci si dimentica che tutta la fallita coalizione Italia Bene Conune è in fase di congresso, il problema è di capire se dentro ai partiti esistono ancora forze di rinnovamento, ovvero che bisogna da spettatori lasciare che la tragedia si compia e pensare alla costruzione di nuovi soggetti politici, tutti da inventare.
L'idea di fare un congresso aperto a tutti ( non si fa neppure in USA dove per votare per uno dei due partiti ci si deve iscrivere prima) per eleggere il segretario del proprio partito appartiene nel "profondo" all'idea totalizzante del vecchi PCI ( a cui sono sempre stato iscritto) e alla DC: ossia l'idea di non essere una parte della società ( pars = partito) ma l'intera società. Se il voto per la dirigenza del proprio partito è universalistico a che serve poi andare ancora a votare per eleggere un governo. E di fatto è quello che è successo pochi mesi fa. Stroncato dalle primarie per le lotte interne poi ci si è dimenticati di fare campagna elettorale. Gravissima è poi la posizione di Renzi che dopo aver costretto Bersani a rinunciare al diritto statutario di essere il solo candidato premier ( e Bersani da signore ingenuo qual è ha accettato) oggi rivendica per se quella norma. A me pare che il Segretario di un partito deve essere votato da chi si "è dichiarato" appartenente a quel partito ; e che poi il segretario come chiunque altro ha titolo a partecipare alla gara per essere il candidato premier. Cosa tanto più doverosa se si fa una "coalizione". Cari dirigenti-compagni del PD smettetela di complicare le cose con un unico "obiettivo" le vostre irrisolte beghe interne anziché il Paese e gli italiani.
Ricordate il "mito della caverna"? Se ci facciamo distrarre da temi quali il dibattito congressuale del PD, il destino misero e subalterno di SEL, l'irrilevanza del PSI, lo schianto del movimento dei sindaci arancioni su quel muro di cemento rappresentato da patto di stabilità e casse comunali desolantemente vuote, o l'inconcludenza di quanto si muove nel mondo benecomunista o movimentista, non facciamo altro che condannarci al destino di chi, guardando le ombre proiettate sulla parete della caverna, è convinto di avere davanti a se il mondo reale, mentre non ne vede che una proiezione distorta.
La domanda cui dobbiamo dare una risposta è questa. Esiste, in questo Paese, una sinistra degna di questo nome (e quindi di governo, socialista ed europeista)? Se ritenete che la risposta a questa domanda sia affermativa, allora il problema da risolvere è dotarsi di strumenti - e non parlo necessariamente di un partito, un movimento o simili - che consentano a questa sinistra di prendere coscienza della propria esistenza, e di intervenire nel dibattito pubblico, dapprima con l'obiettivo di influenzarne lo svolgimento, poi con quello, più ambizioso, di dettarne l'agenda. Il che significa provare a "volare alto". Evitare di farsi trascinare nelle paludi della miserabile polemica quotidiana (su quanto Calderoli "ci sia" o "ci faccia", su Miss Italia, sulla maggiore o minore probabilità che Berlusconi finisca i suoi giorni nelle patrie galere). Ragionare, piuttosto, di federalismo fiscale, di politiche industriali per la crescita, di riforma della macchina dello Stato, di un'Europa da ricostruire dalle fondamenta. Tutti temi - ma ovviamente questo elenco potrebbe continuare all'infinito - sui quali una sinistra di governo, socialista ed europeista avrebbe molto da dire, se solo si desse la pena di farlo.
Personalmente sono convinto che ciascuno di noi possa e debba continuare ad appassionarsi - nei limiti in cui questo è possibile o ragionevole - alle vicende delle organizzazioni cui appartiene, perché queste in qualche modo mettono a disposizione alcuni strumenti (per lo più spuntati) per agire; ma al tempo stesso ci si debba muovere come se facessimo parte di quel partito di governo, socialista ed europeista che ancora non esiste, acquisendo la capacità di combattere alcune battaglie in modo del tutto trasversale ai partiti e alle formazioni oggi esistenti.
Se l'obiettivo fosse quello di proiettare un'altra ombra sulla parete della caverna, allora sarebbe giusto pensare all'ennesimo partito, o movimento, o formazione che si vada ad aggiungere a una sinistra già fin troppo caleidoscopica. Se, invece, l'obiettivo è agire da protagonisti nel dibattito pubblico, allora la chiave sta nel dotarsi di strumenti di comunicazione politica moderni ed efficaci.
Tertium non datur, almeno nella mia personalissima visione delle cose.
BREVITER- Alquanto suggestivi trovo i richiami alla metafora o allegoria platonica. Essi servono anche a favorire una maggiore razionalizzazione della realtà effettuale, evitando le mistificazioni interessate dei cattivi maestri e dei demagoghi delle "Nuvole" di Aristofane... Quanto al mitico "volare alto", trovo che ci sia bisogno di una maggiore cautela, sia per evitare "voli pindarici" che potrebbero risultare in contraddizione col primo assunto di razionalizzazione, sia ricordando quanto costò ad Icaro "volare" troppo alto.
Quello che c'è di positivo nel messaggio del comp. Pecchiari è la volontà dell'impegno e la consapevolezza che le istanze del Socialismo, con le sue idealità e con le componenti più nobili e significative della sua progettualità storica, sono sempre attuali.
Purtroppo, ricordando il famigerato 1992, con amarezza mi rendo conto di quanto arduo e difficile sia risalire la china.Un saluto, Roel.
Seguire il dibattito del pd è frustrante perché non c'è la politica ,sequestrata dal governo del presidente e inibita a occuparsi delle scelte europee. Così tutto si intorbida sull'assurdo dibattito sulle regole che invece fino al congresso non dovrebbero essere modificate. Non credo c'entri proprio niente la presunta vocazione totalitaria del pci o della dc. Alla base delle regole vigenti c'è l'idea del parito leggero del leader, poco piu' di un comitato elettorale, senza compiti di elaborazione politica e di rappresentanza sociale, infrastruttura necessaria solo per gestire le scadenze interne alla macchina e quelle elettorali. Ma per cambiarle oltre a rispettare le procedure devi avere prima un'altra idea di P. e una idea delle trasformazioni sociali che vuoi sostenere. Le idee che appunto scarseggiano in quel dibattito.
Da tempo considero questa lista prezioso "porto franco" per il possibile dialogo tra tutti coloro che appartenenti a partiti (PSI- SEL--PD) e in autonomi circuiti socialisti (GdV NSE), la LdS mi pare possa essere considerata l'unico corrente culturale di sinistra del PSI attualmente importante per le sorti del prossimo congresso che si spera passi dalla posizione dell'"apostrofo rosa" tra PD e UDC con decisione a sinistra del PD (ci vuole poco !). Ora per comunicare tra tutte queste componenti se siamo d'accordo lo strumento c'è e si può usare. Il punto è riuscire a stringere le file sulla proposta sopra indicata da Pecchiari "come se facessimo parte di quel partito di governo, socialista ed europeista che ancora non esiste", dunque un bel problema se non esiste, ma operare concretamente perché esista. Riepilogo a) compagne e compagni del PD si stanno aggregando sulle posizioni di Cofferati che propone al congresso l'ingresso del PD nel PSE ? b) qualcuno dei compagni e compagne del PSI (la Pia Locatelli che fa ?) può fare il punto sul percorso da qui al congresso ? c) per quanto riguarda SEL ho proposto a Giudice di stendere una bozza di documento da proporre per una candidatura al congresso SEL, spero che chi legge dei compagni di SEL condivida. d) per tentare ancora il piano b cioè di riunire tutte le associazioni e circoli autonomi socialisti, mi pare che la proposta di D'Ambra possa essere presa in seria considerazione. Cominciamo con una assemblea nazionale a Roma di tutte le nostre realtà e ricominciamo da tre con la proposta di chiedere la convocazione degli stati generali della sinistra in prospettiva delle elezioni europee che oramai sono prossime. Mi pare tutto. Siccome sono dell'avviso che ripetere giova suggerisco la lettura del mio saggio "per uscire dalla morsa neoliberista ..." in http://www.circolocalogerocapitini.it/eventi_det.asp?ID=381 Un fraterno dialogante socialista saluto. Luigi Fasce
Uno dei problemi principali di questa lunga fase politica è quello della manomissione delle parole.
Il PD veltroniano volle chiamare “primarie” la consultazione elettorale per la scelta del segretario del partito.
Il termine primarie era palesemente abusivo e insensato, ma oltre ad essere la solita americanata pacchiana aveva uno scopo politico preciso: voleva affermare la vocazione maggioritaria del PD, in forza della quale la designazione del leader del partito sarebbe stata automaticamente anche la designazione del candidato premier.
Tutto questo è stato travolto dalle dure repliche della storia.
La vocazione maggioritaria, intesa come mito dell’autosufficienza in prospettiva bipartitica, si è infranta nelle elezioni del 2008 (33 % drogato da una campagna di marketing efficace – “stiamo risalendo, manca solo il tuo voto per vincere …” - ma irripetibile) ed è tramontata nelle elezioni europee del 2009 (26 %) e poi nelle politiche del 2013 (25,5 %).
L’identificazione automatica tra segretario e candidato premier è stata archiviata durante la segreteria Bersani con una serie di mosse: dando vita ad una coalizione con SEL, PSI e Centro Democratico; facendo promuovere alla stessa coalizione le primarie per la scelta del candidato premier; infine ammettendo Renzi (con deroga ad personam) a partecipare alle dette primarie in competizione con il segretario del suo stesso partito.
A quel punto era chiaro che il segretario del partito tornava ad essere solo il capo del PD e non (o perlomeno non automaticamente) anche il candidato del centro-sinistra per Palazzo Chigi.
Perciò, se anche non ci fosse l’imbarazzo di avere un presidente del consiglio in carica del PD (Letta), l’elezione “popolare” del capo del partito non avrebbe comunque più alcun senso.
Nessun partito al mondo si fa eleggere il massimo dirigente dai passanti. Chi vuole partecipare democraticamente alla scelta dei dirigenti di un partito fa una cosa semplicissima: si iscrive. Anche perché la base minima di qualunque ordinamento democratico è la definizione preliminare della platea elettorale: se gli aventi diritto al voto sono gli iscritti la platea è prestabilita e la competizione democratica è possibile, se sono i passanti no.
Ma col PD l’aspirazione di “dare un senso a questa storia”, per usare la citazione di Vasco Rossi che fu lo slogan della campagna di Bersani per la segreteria, è frustrante, visto che “questa storia un senso non ce l’ha”.
Siamo arrivati al punto che l’ineffabile Scalfarotto, sostenitore di Renzi, pochi giorni fa in televisione spiegava candidamente scandalizzato che se avessero fatto votare solo gli iscritti il sindaco di Firenze sarebbe stato sicurissimamente sconfitto e che quindi la proposta di Epifani serviva per eliminare Renzi.
E la follia di massa è talmente acuta che a nessuno dei partecipanti al dibattito è venuto in mente di chiedergli: “Scusi Scalfarotto, ma a lei pare normale che un partito abbia come capo uno che gli iscritti a quel partito in larga maggioranza non vogliono ?”.
8 commenti:
Ambizioni personali ... modello di partito ... con quale collante
identitario per quale modello di economia e società ?
Di fatto hanno scelto il neoliberismo, questo aldilà della confusione
apparente, il collante ideologico del PD e sotto traccia restano
teocon ... qualunque sia la parola del papa per una società con meno
diseguaglianze in campo dei diritti civili e stili di vita personali
il papa resta dogmaticamente conservatore cattolico.
Dunque fatta la prognosi infausta che il collante ideologico del PD è
il Potere degli "eletti" senatori, deputati, presidenti regione
sindaci e assessori nonché sottogoverno e che la cartina di tornasole
saranno le elezioni europee (sul congresso PD c'è poco da sperare,
solo Cofferti proporrà l'adesione del pD al PSE ma, spero di
sbagliare prvisione, la proposta non passerà) dove si sarà
costretti a votare Schulz PSE (speriamo bene per un programma
minimamente alternativo a quello neoliberista) o il candidato PPE
(neoliberista). Nel frattempo bisogna fare l'ipotesi infausta che il
PD non sceltga Schulz e allora bisogna approntare il piano b una
lista pro Schulz con tutta la sinistra che ci sta a partire da PSI-
SEL.
Un fraterno dialogante saluto.
Luigi Fasce
PS
Nel mentre non dovrebbe mancare l'adesione alla campagna per salvare
la costituzione e fare resistenza alla controriforma costituzionale
di questo governo neoliberista PD-PDL-Scelta civica-UDC.
Controriforma collimente con la soppressione per leggi ordinarie del
modello di economia mista previsto dal titolo 3 rapporti economici,
perfettamente finalizzata a eliminare i residui potenziali minimi di
difesa nei confronti dei diritti dei lavoratori, di quelli sociali e
se la corte dei conti interpellata fa assumere 300 maestre al comune
di Napoli nonostante il patto di stabilità ammazza comuni
L'ANALISI DI ASTENGO SI DIFFERENZIA DA QUELLE CIRCOLANTI, DOVE AL MASSIMO S FA UNA DISTINZIONE TRA CHI VUOLE UN PARTITO, MA CHE POI NON SI CANDIDA COME BARCA, o chi proprio non lo vuole, come Renzi, insieme ad un insieme di candidature delle quali non si conoscono a sufficenza i punti di forza programmatici. Non è un compito facile, perché a mio avviso un segretario di un partito parlamentare dovrebbe anche avere opinioni ben precise su politica economica e industriale, ambientale, europea e internazionale, ma che sono argomenti tabù se possono entrare in rotta di collisione con il governo. Per questo le regole, anzi le modalità di svolgiento del congresso assumono la rilevanza maggiore. Assenti dal dibattito precogressuale anche le scelte istituzionali( si vuole veramente ribaltare la Costituzione, con orientamenti teleguidati dall'alto?) e sulla legge elettorale da riformare, a questo punto prima del 3 dicembre, data della decisione della Corte Costituzonale. Appena nominato confidavo che Epifani volesse riproporsi con una sua linea, invece se sarà confermato sarà per ragioni di equilibrio interno, cioè una non scelta.Il PD deve altresì fare i conti con uno Statuto,che prevede ancora l'automatismo Segretario del Partito/Candidato premier. E' vero che in assenza di una legge sui partiti politici, lo Statuto vale la carta su cui è scritto, a meno che non ci si decida a risolvere le questioni politiche per via giudiziaria, auementando a dismisura il peso dei magistrati e sempre che questi abbandonino la riverenza verso il potere politico per colpire, sia pure frequentemente, i suoi esponenti La giurisprudenza sui partiti politici e sulle leggi elettorali mostra una magistratura supina, soltanto grazie al (non)risultato elettorale e all'assenza di un potere politico forte la Cassazione ha potuto rinviare il porcellum alla Corte Costituzionale. L'Italia è tuttora un paese a rischio di colpo di Stato legale, come dimostra la sentenza del Tar Lazio emessa quasi negli stessi giorni dell'Ordinanza della Cassazione nel ricorso Ragusa. Per completare il quadro manca soltanto il tassello di un Capo di Stato dalla parte dei golpisti: per il suo passato non è Napolitano( Left venduto con l'Unità al Sabato ha un'altra opinione: ma questo fa parte della schizofrenia del PD), ma basterebbe che mettesse in atto la sua minaccia di dimettersi per aprire la porta a scenari inquietanti La digressione è necessaria perché discutere del Congresso del PD sulla sola base delle candidature serve solo al gossip. Come per il PSI e SEL, ci si dimentica che tutta la fallita coalizione Italia Bene Conune è in fase di congresso, il problema è di capire se dentro ai partiti esistono ancora forze di rinnovamento, ovvero che bisogna da spettatori lasciare che la tragedia si compia e pensare alla costruzione di nuovi soggetti politici, tutti da inventare.
Felice Besostri
L'idea di fare un congresso aperto a tutti ( non si fa neppure in USA dove per votare per uno dei due partiti ci si deve iscrivere prima) per eleggere il segretario del proprio partito appartiene nel "profondo" all'idea totalizzante del vecchi PCI ( a cui sono sempre stato iscritto) e alla DC: ossia l'idea di non essere una parte della società ( pars = partito) ma l'intera società. Se il voto per la dirigenza del proprio partito è universalistico a che serve poi andare ancora a votare per eleggere un governo. E di fatto è quello che è successo pochi mesi fa. Stroncato dalle primarie per le lotte interne poi ci si è dimenticati di fare campagna elettorale. Gravissima è poi la posizione di Renzi che dopo aver costretto Bersani a rinunciare al diritto statutario di essere il solo candidato premier ( e Bersani da signore ingenuo qual è ha accettato) oggi rivendica per se quella norma. A me pare che il Segretario di un partito deve essere votato da chi si "è dichiarato" appartenente a quel partito ; e che poi il segretario come chiunque altro ha titolo a partecipare alla gara per essere il candidato premier. Cosa tanto più doverosa se si fa una "coalizione".
Cari dirigenti-compagni del PD smettetela di complicare le cose con un unico "obiettivo" le vostre irrisolte beghe interne anziché il Paese e gli italiani.
Ricordate il "mito della caverna"? Se ci facciamo distrarre da temi quali il dibattito congressuale del PD, il destino misero e subalterno di SEL, l'irrilevanza del PSI, lo schianto del movimento dei sindaci arancioni su quel muro di cemento rappresentato da patto di stabilità e casse comunali desolantemente vuote, o l'inconcludenza di quanto si muove nel mondo benecomunista o movimentista, non facciamo altro che condannarci al destino di chi, guardando le ombre proiettate sulla parete della caverna, è convinto di avere davanti a se il mondo reale, mentre non ne vede che una proiezione distorta.
La domanda cui dobbiamo dare una risposta è questa. Esiste, in questo Paese, una sinistra degna di questo nome (e quindi di governo, socialista ed europeista)? Se ritenete che la risposta a questa domanda sia affermativa, allora il problema da risolvere è dotarsi di strumenti - e non parlo necessariamente di un partito, un movimento o simili - che consentano a questa sinistra di prendere coscienza della propria esistenza, e di intervenire nel dibattito pubblico, dapprima con l'obiettivo di influenzarne lo svolgimento, poi con quello, più ambizioso, di dettarne l'agenda.
Il che significa provare a "volare alto". Evitare di farsi trascinare nelle paludi della miserabile polemica quotidiana (su quanto Calderoli "ci sia" o "ci faccia", su Miss Italia, sulla maggiore o minore probabilità che Berlusconi finisca i suoi giorni nelle patrie galere). Ragionare, piuttosto, di federalismo fiscale, di politiche industriali per la crescita, di riforma della macchina dello Stato, di un'Europa da ricostruire dalle fondamenta. Tutti temi - ma ovviamente questo elenco potrebbe continuare all'infinito - sui quali una sinistra di governo, socialista ed europeista avrebbe molto da dire, se solo si desse la pena di farlo.
Personalmente sono convinto che ciascuno di noi possa e debba continuare ad appassionarsi - nei limiti in cui questo è possibile o ragionevole - alle vicende delle organizzazioni cui appartiene, perché queste in qualche modo mettono a disposizione alcuni strumenti (per lo più spuntati) per agire; ma al tempo stesso ci si debba muovere come se facessimo parte di quel partito di governo, socialista ed europeista che ancora non esiste, acquisendo la capacità di combattere alcune battaglie in modo del tutto trasversale ai partiti e alle formazioni oggi esistenti.
Se l'obiettivo fosse quello di proiettare un'altra ombra sulla parete della caverna, allora sarebbe giusto pensare all'ennesimo partito, o movimento, o formazione che si vada ad aggiungere a una sinistra già fin troppo caleidoscopica.
Se, invece, l'obiettivo è agire da protagonisti nel dibattito pubblico, allora la chiave sta nel dotarsi di strumenti di comunicazione politica moderni ed efficaci.
Tertium non datur, almeno nella mia personalissima visione delle cose.
Pierpaolo Pecchiari
BREVITER- Alquanto suggestivi trovo i richiami alla metafora o allegoria platonica. Essi servono anche a favorire una maggiore razionalizzazione della realtà effettuale, evitando le mistificazioni interessate dei cattivi maestri e dei demagoghi delle "Nuvole" di Aristofane... Quanto al mitico "volare alto", trovo che ci sia bisogno di una maggiore cautela, sia per evitare "voli pindarici" che potrebbero risultare in contraddizione col primo assunto di razionalizzazione, sia ricordando quanto costò ad Icaro "volare" troppo alto.
Quello che c'è di positivo nel messaggio del comp. Pecchiari è la volontà dell'impegno e la consapevolezza che le istanze del Socialismo, con le sue idealità e con le componenti più nobili e significative della sua progettualità storica, sono sempre attuali.
Purtroppo, ricordando il famigerato 1992, con amarezza mi rendo conto di quanto arduo e difficile sia risalire la china.Un saluto, Roel.
Seguire il dibattito del pd è frustrante perché non c'è la politica ,sequestrata dal governo del presidente e inibita a occuparsi delle scelte europee. Così tutto si intorbida sull'assurdo dibattito sulle regole che invece fino al congresso non dovrebbero essere modificate. Non credo c'entri proprio niente la presunta vocazione totalitaria del pci o della dc. Alla base delle regole vigenti c'è l'idea del parito leggero del leader, poco piu' di un comitato elettorale, senza compiti di elaborazione politica e di rappresentanza sociale, infrastruttura necessaria solo per gestire le scadenze interne alla macchina e quelle elettorali. Ma per cambiarle oltre a rispettare le procedure devi avere prima un'altra idea di P. e una idea delle trasformazioni sociali che vuoi sostenere. Le idee che appunto scarseggiano in quel dibattito.
Da tempo considero questa lista prezioso "porto franco" per il
possibile dialogo tra tutti coloro che appartenenti a partiti (PSI-
SEL--PD) e in autonomi circuiti socialisti (GdV NSE), la LdS mi pare
possa essere considerata l'unico corrente culturale di sinistra del
PSI attualmente importante per le sorti del prossimo congresso che si
spera passi dalla posizione dell'"apostrofo rosa" tra PD e UDC con
decisione a sinistra del PD (ci vuole poco !).
Ora per comunicare tra tutte queste componenti se siamo d'accordo lo
strumento c'è e si può usare. Il punto è riuscire a stringere le file
sulla proposta sopra indicata da Pecchiari "come se facessimo parte
di quel partito di governo, socialista ed europeista che ancora non
esiste", dunque un bel problema se non esiste, ma operare
concretamente perché esista.
Riepilogo
a) compagne e compagni del PD si stanno aggregando sulle posizioni di
Cofferati che propone al congresso l'ingresso del PD nel PSE ?
b) qualcuno dei compagni e compagne del PSI (la Pia Locatelli che fa
?) può fare il punto sul percorso da qui al congresso ?
c) per quanto riguarda SEL ho proposto a Giudice di stendere una
bozza di documento da proporre per una candidatura al congresso SEL,
spero che chi legge dei compagni di SEL condivida.
d) per tentare ancora il piano b cioè di riunire tutte le
associazioni e circoli autonomi socialisti, mi pare che la proposta
di D'Ambra possa essere presa in seria considerazione. Cominciamo con
una assemblea nazionale a Roma di tutte le nostre realtà e
ricominciamo da tre con la proposta di chiedere la convocazione degli
stati generali della sinistra in prospettiva delle elezioni europee
che oramai sono prossime.
Mi pare tutto.
Siccome sono dell'avviso che ripetere giova suggerisco la lettura del
mio saggio "per uscire dalla morsa neoliberista ..." in
http://www.circolocalogerocapitini.it/eventi_det.asp?ID=381
Un fraterno dialogante socialista saluto.
Luigi Fasce
Uno dei problemi principali di questa lunga fase politica è quello della
manomissione delle parole.
Il PD veltroniano volle chiamare “primarie” la consultazione elettorale per
la scelta del segretario del partito.
Il termine primarie era palesemente abusivo e insensato, ma oltre ad essere
la solita americanata pacchiana aveva uno scopo politico preciso: voleva
affermare la vocazione maggioritaria del PD, in forza della quale la
designazione del leader del partito sarebbe stata automaticamente anche la
designazione del candidato premier.
Tutto questo è stato travolto dalle dure repliche della storia.
La vocazione maggioritaria, intesa come mito dell’autosufficienza in
prospettiva bipartitica, si è infranta nelle elezioni del 2008 (33 % drogato
da una campagna di marketing efficace – “stiamo risalendo, manca solo il tuo
voto per vincere …” - ma irripetibile) ed è tramontata nelle elezioni
europee del 2009 (26 %) e poi nelle politiche del 2013 (25,5 %).
L’identificazione automatica tra segretario e candidato premier è stata
archiviata durante la segreteria Bersani con una serie di mosse: dando vita
ad una coalizione con SEL, PSI e Centro Democratico; facendo promuovere alla
stessa coalizione le primarie per la scelta del candidato premier; infine
ammettendo Renzi (con deroga ad personam) a partecipare alle dette primarie
in competizione con il segretario del suo stesso partito.
A quel punto era chiaro che il segretario del partito tornava ad essere solo
il capo del PD e non (o perlomeno non automaticamente) anche il candidato
del centro-sinistra per Palazzo Chigi.
Perciò, se anche non ci fosse l’imbarazzo di avere un presidente del
consiglio in carica del PD (Letta), l’elezione “popolare” del capo del
partito non avrebbe comunque più alcun senso.
Nessun partito al mondo si fa eleggere il massimo dirigente dai passanti.
Chi vuole partecipare democraticamente alla scelta dei dirigenti di un
partito fa una cosa semplicissima: si iscrive. Anche perché la base minima
di qualunque ordinamento democratico è la definizione preliminare della
platea elettorale: se gli aventi diritto al voto sono gli iscritti la platea
è prestabilita e la competizione democratica è possibile, se sono i passanti
no.
Ma col PD l’aspirazione di “dare un senso a questa storia”, per usare la
citazione di Vasco Rossi che fu lo slogan della campagna di Bersani per la
segreteria, è frustrante, visto che “questa storia un senso non ce l’ha”.
Siamo arrivati al punto che l’ineffabile Scalfarotto, sostenitore di Renzi,
pochi giorni fa in televisione spiegava candidamente scandalizzato che se
avessero fatto votare solo gli iscritti il sindaco di Firenze sarebbe stato
sicurissimamente sconfitto e che quindi la proposta di Epifani serviva per
eliminare Renzi.
E la follia di massa è talmente acuta che a nessuno dei partecipanti al
dibattito è venuto in mente di chiedergli: “Scusi Scalfarotto, ma a lei pare
normale che un partito abbia come capo uno che gli iscritti a quel partito
in larga maggioranza non vogliono ?”.
Luciano Belli Paci
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