OLTRE LE DUE SINISTRE
Al convegno di Livorno sul 90° della scissione del 1921, promosso da NSE, GdV e LdS Livorno, Bertinotti, (qualcuno ha sottomano la trascrizione?) era andato oltre Tronti (Unità 5/7/12) eVendola(Unità 6/7/12): aveva espresso gli stessi concetti del messaggio di Macaluso a Genova per il Convegno del Gdv sul 120° della fondazione del Partito dei Lavoratori., cioè che il superamento delle due sinistre si può fare solo nel seno del socialismo europeo( che comprende ma non si esaurisce nel PSE o nei singoli partiti membri). Purtroppo non sappiamo se il dibattito continuerà e a chi sarà riservato (Ferrero, Diliberto? forse Salvi). Mi ha sorpreso che nella stessa pagina del'Unità di oggi, insieme all'articolo di Vendola ci fosse quello di Roberto Weber. Il Weber enumera a partire da Judt, non nominato come pensatore socialista( uso questo termine senza riferimenti ad una tessera di partito nel presente o nel passato), una serie di atteggiamenti positivi della sinistra tra cui "...una faticosa difesa dell'intervento pubblico nel mercato e nella vita dei cittadini, sono sempre stati al centro dell'attenzione della sinistra( fosse essa cattolica, comunista o per certi versi socialista). Un filologo si potrebbe esercitare. In una prima approssimazione i socialisti sono di sinistra per certi versi ovvero che soltanto per certi versi hanno difeso un intervento pubblico nel mercato e nella vita dei cittadini, ovvero "nella maggior consapevolezza del valore dei cosiddetti beni pubblici( dall'acqua, all'energia, al territorio, alla sanità, ecc.)" o "per un più forte sostegno all'Europa".Bah!
Superiamo nuove divisioni, ma ci trasciniamo dietro le vecchie?. Desolante e per di più inesatto storicamente e fattualmente.
Felice Besostri
5 commenti:
Gli stati generali della sinistra convocati da SEL nel prossimo settembre possono dare il via alla costituzione di una area di sinistra a sinistra del PD,tutto il resto sarebbe roba del 1% che non serve a niente.L.Montauti
Siamo alle solite: non sono bastate le dure lezioni della storia per accantonare definitivamente l'autoreferenzialità del "pierinismo" d'accatto e dei "primi della classe" in possesso esclusivo della "verità", con la presunzione non del tutto abbandonata di poter dare lezioni a tutti in nome di una "diversità" che è dura a morire e che ha prodotto in passato forme di arroccamento già sconfessate clamorosamente dai fatti . A non cedere alle provocazioni e a renderci orgogliosi è l'intramontabile speranza dei popoli nel SOCIALISMO LIBERTARIO E UMANITARIO che al centro dell'attività politica e degli assetti istituzionali vuole l'uomo con i suoi valori e la sua dignità, secondo il "saldo vincolo della solidarietà in cui solo gli uomini possono riconoscersi". Un saluto,Roel
io penso che le "due sinistre" ci saranno sempre, basta che scendiamo dal pero dove si parla per principi generali e per schieramenti storici e si provi a parlare delle cose.
Il cicaleccio delle sinistre italiane visto sotto il profilo europeo, che è l'unico possibile, non ha senso: avrebbe senso se ci fosse una proposta concreta di un "social compact" cui devono essere destinate, con priorità, le risorse raccolte dal fiscal compact. ma per fare una proposta concreta bisogna fare delle scelte, e queste le fa solo Monti, mentre la sinistra dice che non basta.
Prima o poi ci sarà la necessità di scendere nel concreto e dire che certi ospedali vanno chiusi, che gli altri vanno confrontati con la produttività dei privati, che la nostra opprimente burocrazia, anche e soprattutto negli enti locali di sinistra ha troppi dirigenti, che non esiste più la "fiscalità generale" espressione sindacalese che significa "stampiamo moneta". Ci sarà una sinistra meschina che proverà a fare i conti, e una sinistra gloriosa e sbandierante che dirà che non basta mai.. e si incontrerà con Berlusconi sulla strada dell'uscita dall'Euro. Proviamo a parlare di tassazione della rendita fondiaria, almeno ci evitiamo una riedizione dell'asse Ber-Ber (bertinotti-berlusconi)
Caro Claudio sono interamente d’accordo. Uno dei difetti della sinistra (e quindi anche nostro) è quello di rivolgersi prevalentemente, se non esclusivamente, a un pubblico (virtuale) di esperti o presunti tali. Il che porta a parlare soprattutto di mezzi, più o meno sofisticati, dando per scontati gli obiettivi al punto che si finisce per dimenticarli. La Zweckrationalitaet prende il sopravvento sulla Wertrationalitaet finché dei valori (o degli obiettivi) si finisce per non parlare più. Ma la vecchia tradizione socialista era invece quella di parlare al popolo degli obiettivi, non degli strumenti. E io credo che occorra riprendere il discorso sugli obiettivi di una società giusta che sono a mio avviso essenzialmente tre: segue
il lavoro per tutti, che in tempi di crisi può anche dover essere più lavoro per tutti; lo stare bene, materialmente, fisicamente e psicologicamente per il maggior numero possibile di persone e la speranza soprattutto per i più giovani, cioè per le persone che hanno una prospettiva di vita più lunga. se si scelgono bene i valori cioè gli obiettivi, le cose per cui vale la pena lottare, si vedrà che il parlare al popolo non ha nulla a che vedere con il populismo che propone valori diversi e degradanti. Poi la politica si dovrà occupare del modo migliore per raggiungere gli obiettivi, ma questi vanno ribaditi ogni giorno.
Sul caso Bertinotti (e poi dei tentativi tristi e tristemente finiti del rivoluzionario a la “libera e bella”, di sostituirlo nel salotto di Vespa) bisognerebbe riflettere, anche se si fa dispiacere a chi gli è amico. Non è stato il solo, anzi solo la punta di un iceberg, ma è esemplare per capire come il burattinaio di Arcore sia stato capace con i suoi aiutanti di campo, come Vespa, di manipolare le persone giocando sulla vanità personale e sulla profonda incompetenza mediatica di gran parte dei leaders politici, soprattutto quelli di allevamento burocratico. Certamente andare da Vespa aumentava la rinomanza, ma non necessariamente la popolarità del leader o del suo partito. Nel teatro delle maschere i caratteri sono riconoscibili da tutti, ma non è detto che tutti vogliano poi identificarsi con un determinato carattere: nessuno vuol essere come Pantalone. Bertinotti è stato spremuto come un limone dagli Arcoriani, e certamente ha guadagnato una notevole notorietà. Nel periodo di massima presenza nel parlamento mediatico io non riuscivo a prenotare un ristorante o un albergo per telefono senza poi dovermi districare dal nome di Bertinotti. Una volta persino Beppe Guzzetti, con cui ci conosciamo da decenni e che negli ultimi anni mi vede e mi parla almeno una volta al mese, mi ha chiamato Bertinotti in CCB della Cariplo. Minimale, ma molto significativo. Bertinotti veniva presentato come “questo si che è un comunista VERO” (implicito non come D’Alema, Prodi e i radical chic) “e dice quello che pensa”. E ogni volta il dire era un massacro di tutto il CS: della serie vai avanti tu che a me mi vien da ridere. In più il vero comunista sembrava appena uscito dal negozio di Jonny Lambs a Torino e il falso era smaccato, come si è visto: hanno perso tutti. Non parliamo poi quando compariva Sansonetti come se fosse appena uscito dai Vergottini. Una volta che ho cercato di spiegare il trucco a Corrado Augias mi ha trattato quasi male dicendomi che “non conta l’abito, ma quel che si dice”. Purtroppo nel mondo mediatico è esattamente vero il contrario: conta l’apparenza: e quel che si dice è spesso irrilevante, e il più delle volte è appena comprensibile. Ma il telespettatore è un ricettore espertissimo di segni, anche quelli minimali come lo strabuzzamento degli occhi di Fede. Ogni persona che compare di frequente nei talk-shows diventa molto rapidamente una maschera della Commedia all’italiana e quelli di sinistra in anni e anni non si sono resi conto che la loro notorietà era inversamente proporzionale alla popolarità e che c’era sempre un Arlecchino che gli dava delle mazzolate in testa. La TV è un’arma a doppio taglio: una Katana affilata capace di tagliare in due anche la canna di una mitragliatrice, ma bisogna esser bravi come Beppe Grillo per evitare di darsi la lama sulle gambe. G
Guido Martinotti
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