SE NON E’ IDEOLOGIA QUESTA…
Riporto testualmente una parte dell’editoriale di Piero Ostellino, pubblicato oggi 9 maggio 2012, dal “Corriere della Sera”:
“Se i nostri intellettuali non fossero tanto incolti quanto politicamente vecchi avrebbero avvertito, nel dibattito sulla riforma del lavoro fra il ministro del Lavoro Fornero e il segretario della CGIL, Camusso, il riflesso della contraddizione fra una Costituzione, che definisce (ancora) il lavoro “un diritto”, e la domanda di modernizzazione che lo assimila a una merce esposta alla domanda e all’offerta e all’esigenza di produttività; contraddizione che è anche l’ostacolo che incontrerà il governo tecnico sulla strada della crescita”.
Ritengo non sia necessarie molte parole di commento: siamo di fronte ad un vero e proprio “diktat” di tipo ideologico, che rappresenta la base teorica sulla quale si muove l’attuale governo.
Addirittura, nel fondo di Ostellino, si attacca direttamente l’articolo 1 della Costituzione Repubblicana: e sarà proprio la Costituzione l’obiettivo di fondo di questa campagna propagandistica (Costituzione già ampiamente manomessa con la modifica dell’articolo 81 che ha introdotto il pareggio di bilancio in Costituzione).
Abbiamo il dovere di contrastare fino in fondo quest’attacco che non riguarda soltanto le condizioni materiali di vita delle cittadine e dei cittadini, ma l’essenza stessa della nostra democrazia.
Non entro nel merito delle idee che questo governo sta coltivando sul tema della cosiddetta “crescita”e sul ruolo che intende far giocare all’Italia nel decisivo contesto europeo.
Non lo faccio perché mi pare siamo di fronte ad una situazione talmente chiara da non meritare un utilizzo di ulteriore spazio.
MI limito a due considerazioni finali: come intendono procedere, sotto quest’aspetto le forze politiche della sinistra? Servirebbe, in questo senso, una risposta chiara.
In secondo luogo: è necessario che, quanto prima, il governo Monti si presenti al giudizio degli elettori: come ha scritto recentemente il professor Sartori faccia una sua lista con ci sta, vinca (eventualmente) le elezioni e poi governi.
Il nostro compito dovrebbe essere quello di costruire un’alternativa, di sinistra, unitaria, chiaramente orientata alla difesa della Costituzione nei suoi principi fondamentali.
Se ciò non accadrà e nel 2013, l’offerta politica da presentare agli italiani sarà più o meno quella di oggi allora, davvero, si potrà paventare un disastro: ma non tanto di tipo greco, quanto di effettiva limitazione dell’esercizio democratico, con il rischio di passare da una democrazia rappresentativa a una “democrazia di competenza” (come la definisce il professor Pizzorno sull’ultimo numero del Mulino) con una conseguente ulteriore, drastica, riduzione nel ruolo del Parlamento e di totale esclusione delle forze sociali dalla possibilità di realizzare il proprio essenziale compito di contrattazione.
Savona, li 9 Maggio 2012 Franco Astengo
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