Il socialismo prossimo venturo. Un dibattito -2- giovedì 24 maggio 2012, 10.19.23 | fondazione nenni
Ho riflettuto a lungo sulla tua proposta e sono tentato di dirti che parteciperò. Ma mi rendo conto che al fondo mi muove una illusione. Ebbene ecco i miei dubbi.
Che cosa può nascere a Genova? Un pensatoio che discute sull’attualità del socialismo incoraggiato dalla vittoria di Hollande, dai successi della SPD e non scoraggiato dal fallimento in casa nostra del PSI? Ma allora bisogna pensare a promuovere una iniziativa che si proponga di dar vita ad un movimento politico: fare come fecero Turati e Kuliscioff nel 1892. Io però non vedo tanti circoli, associazioni, club né sento che il movimento è maturo.
Credo che preliminarmente dobbiamo chiederci se il socialismo è vivo, è attuale e quale socialismo. In Francia c’è un partito strutturato, così come c’è in Germania, cioè vi sono gli strumenti per raccogliere il consenso dei propri elettori e la delusione verso Sarkozy e la Merkel. Ma da noi questo strumento non esiste e se la legge escluderà dal finanziamento pubblico i partiti senza un deputato, il PSI dovrà chiudere. Noto incidentalmente che la Linke sta sparendo e che Mélenchon è debolino.
Noi dovremmo far nascere il movimento, e cioè un complesso vasto e articolato di iniziative, di circoli, di testate, specie su Internet e poi unirli in un gran collettore. Perciò io ho creduto all’Associazione Amici della Fondazione Nenni.
Ma al fondo resta la domanda: è vivo potenzialmente o è realmente morto il socialismo come idea, progetto, “sole dell’avvenire”? Se riteniamo che la crisi del capitalismo finanziario apra le porte alla ricerca concreta su questo tema, svolgiamo questa ricerca sul tema. Insomma il “se” precede il “come”. Allora che cosa si può fare a Genova?
Genova può essere la culla da cui verrà il vagito di una nuova creatura o sarà una velleità? La celebrazione di una rinascita o la commemorazione del caro estinto o l’esibizione di una illusione? Siamo contro o indifferenti verso il PSI. Cioè non vi crediamo. Che cosa prospettiamo? Di essere un think thank, un pensatoio che non si propone l’iniziativa, l’azione. Ma allora ci si organizza in fondazioni, associazioni, centri e si producono idee e ci si confronta. Oppure una iniziativa politica organizzata, indipendente dalla struttura irrilevante del PSI. Dobbiamo avere il coraggio o di lasciar perdere o di osare di più. Cominciando con la domanda: il socialismo è potenzialmente vivo o è realmente morto; e nel secondo caso chi crede nei suoi valori può solo fare opera culturale perchè un seme sia preservato e una fiammella, che non sia un fuoco fatuo, brilli per un futuro “sole dell’avvenire”? Io credo a questa soluzione.
Scherzando: a Besostri manca un’Anna Kuliscioff e un terreno di molte cellule viventi.
Io credo che una conciliazione tra le due tesi sia una istituzione culturale che susciti “amici” e che si espanda fino ad un punto critico, ad una “massa” che genera il partito. Del resto così è avvenuto – con forme diverse (leghe, circoli, ecc.) – 120 anni fa.
Questo è il pessimismo della ragione, resta l’ottimismo della volontà. Vediamo l’esito del tuo sondaggio “et puis on s’engage”.
1 commento:
Il socialismo prossimo venturo. Un dibattito -2-
giovedì 24 maggio 2012, 10.19.23 | fondazione nenni
Ho riflettuto a lungo sulla tua proposta e sono tentato di dirti che parteciperò. Ma mi rendo conto che al fondo mi muove una illusione. Ebbene ecco i miei dubbi.
Che cosa può nascere a Genova? Un pensatoio che discute sull’attualità del socialismo incoraggiato dalla vittoria di Hollande, dai successi della SPD e non scoraggiato dal fallimento in casa nostra del PSI? Ma allora bisogna pensare a promuovere una iniziativa che si proponga di dar vita ad un movimento politico: fare come fecero Turati e Kuliscioff nel 1892. Io però non vedo tanti circoli, associazioni, club né sento che il movimento è maturo.
Credo che preliminarmente dobbiamo chiederci se il socialismo è vivo, è attuale e quale socialismo. In Francia c’è un partito strutturato, così come c’è in Germania, cioè vi sono gli strumenti per raccogliere il consenso dei propri elettori e la delusione verso Sarkozy e la Merkel. Ma da noi questo strumento non esiste e se la legge escluderà dal finanziamento pubblico i partiti senza un deputato, il PSI dovrà chiudere. Noto incidentalmente che la Linke sta sparendo e che Mélenchon è debolino.
Noi dovremmo far nascere il movimento, e cioè un complesso vasto e articolato di iniziative, di circoli, di testate, specie su Internet e poi unirli in un gran collettore. Perciò io ho creduto all’Associazione Amici della Fondazione Nenni.
Ma al fondo resta la domanda: è vivo potenzialmente o è realmente morto il socialismo come idea, progetto, “sole dell’avvenire”? Se riteniamo che la crisi del capitalismo finanziario apra le porte alla ricerca concreta su questo tema, svolgiamo questa ricerca sul tema. Insomma il “se” precede il “come”. Allora che cosa si può fare a Genova?
Genova può essere la culla da cui verrà il vagito di una nuova creatura o sarà una velleità? La celebrazione di una rinascita o la commemorazione del caro estinto o l’esibizione di una illusione? Siamo contro o indifferenti verso il PSI. Cioè non vi crediamo. Che cosa prospettiamo? Di essere un think thank, un pensatoio che non si propone l’iniziativa, l’azione. Ma allora ci si organizza in fondazioni, associazioni, centri e si producono idee e ci si confronta. Oppure una iniziativa politica organizzata, indipendente dalla struttura irrilevante del PSI. Dobbiamo avere il coraggio o di lasciar perdere o di osare di più. Cominciando con la domanda: il socialismo è potenzialmente vivo o è realmente morto; e nel secondo caso chi crede nei suoi valori può solo fare opera culturale perchè un seme sia preservato e una fiammella, che non sia un fuoco fatuo, brilli per un futuro “sole dell’avvenire”? Io credo a questa soluzione.
Scherzando: a Besostri manca un’Anna Kuliscioff e un terreno di molte cellule viventi.
Io credo che una conciliazione tra le due tesi sia una istituzione culturale che susciti “amici” e che si espanda fino ad un punto critico, ad una “massa” che genera il partito. Del resto così è avvenuto – con forme diverse (leghe, circoli, ecc.) – 120 anni fa.
Questo è il pessimismo della ragione, resta l’ottimismo della volontà. Vediamo l’esito del tuo sondaggio “et puis on s’engage”.
Giuseppe Tamburrano
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