FRANCIA, DUELLO TRA SINISTRA RESPONSABILE E SINISTRA RADICALE
L’ala estrema ha sempre avuto come obiettivo l’opposizione ai riformisti
di Jean-Marie Colombani*
La sinistra in arrivo, nonostante Mélenchon, è decisamente socialdemocratica, e si incarna in Francois Hollande, egli stesso all’incrocio di due eredità: da una parte Jacques Delors, accanto al quale ha iniziato la sua carriera politica, e dall’altra Lionel Jospin, quando questi era primo ministro e Hollande segretario del PS. E difatti per il quinquennio a venire, già segnato in partenza dalla gestione della crisi e dall’assoluta necessità di imboccare la strada verso il risanamento dei conti e il pareggio di bilancio, Francois Hollande propone uno schema rovesciato rispetto a quello della sinistra tradizionale. Un’inversione di marcia coraggiosa e impressionante, che consiste non nel distribuire benefici alle categorie che lo hanno portato al potere e che aspettano la spartizione, bensì nel chiedere loro di pazientare. Innanzitutto, dice Hollande, bisogna rilanciare la crescita economica, e solo quando questa sarà nuovamente bene avviata si potrà pensare a una certa ripartizione. La sinistra al potere in Francia ha sempre portato avanti grandi riforme emblematiche, anche se andava subito a scontrarsi con il muro della realtà. Due anni per accontentare e da tre a cinque anni per tappare i buchi. 1936, le ferie pagate. 1981, in pensione a 60 anni. 1997, le 35 ore lavorative. Stavolta no.
Il programma di Hollande, che bene si addice a una sinistra responsabile, ha scavato però il baratro in cui è andato a cacciarsi Jean-Luc Mélenchon. Costui infatti, in campagna elettorale, ha ribadito i toni che erano ieri del partito comunista, e che oggi appartengono alla sinistra trotzkista, facendo leva su rancori e nostalgie di lotta di classe, con una fiscalità concepita come punizione (“gli svuoteremo le tasche”, tuonava Mélenchon parlando dei ricchi, e rivolgendosi ai banchieri li minacciava “abbiamo i vostri indirizzi”). Il sogno di Mélenchon era quello di ritrovare una forza paragonabile a Georges Marchais nel 1981, il 15 per cento. E’ rimasto tremendamente deluso. Ad ogni modo non c’è dubbio che persino all’11 per cento le intenzioni di Mélenchon siano proprio quelle di fare l’opposizione di sinistra a Francois Hollande. La speranza di Hollande è di potere nuovamente separare il partito comunista da Mélenchon.
Il voto a Mélenchon è l’espressione di una tradizione che resta forte in Francia, quella di una sinistra radicale che in fondo non ha mai rinunciato alle sue finalità ultime, la rivoluzione, e si è sempre opposta alla sinistra riformista. Sarà importante per Hollande ristabilire nuovamente una separazione tra trotzkisti e comunisti per non correre il rischio di affrontare, una volta eletto, tre opposizioni contemporaneamente: dalla destra, dall’estrema destra e dalla sinistra radicale. La tradizione vuole in Francia che una volta arrivati al potere ci si congratuli dicendo “finalmente cominciano le difficoltà”. Per Francois Hollande bisognerà prendere l’espressione alla lettera.
*Jean-Marie Colombani è stato direttore di Le Monde dal 1994 al 2007. Autore di saggi sulla politica e sulla società francese, ha creato il sito di informazione www.slate.fr
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