FRANCIA E NON SOLO
di Felice Besostri
Il duello Hollande Sarkozy era il piatto forte di questa giornata elettorale paneuropea: Francia, Grecia e Germania, tre giorni dopo le elezioni dei Consigli locali in Gran Bretagna e prima della conclusione della tornata amministrativa italiana.
Oggi voteranno anche i mercati e poco più avanti le agenzie di rating. Un rischio che i francesi hanno consapevolmente corso per ragioni politiche ed orgoglio nazionale. Le ricette. per uscire dalla crisi sono state le protagoniste del voto, senza dubbio in Grecia, ma un po’ dovunque, nel cuore dello stesso impero tedesco.
La vittoria di Hollande non è stata una passeggiata(51,7 vs 48,3%), nel pomeriggio c’era staro un momentaneo sorpasso, nel Land tedesco della Schleswig Holstein la CDU si conferma primo partito, ma con lo stesso numero di seggi della SPD, i Liberali con l’8,5% si confermano nell’Assemblea del Land, da cui esce la Linke, che era appena entrata nel 2009 con 6 seggi: quest’anno le matricole sono i Piraten, 6 seggi. Malgrado gli ottimi risultato dei Verdi , che passano da 4 a 10 seggi, una maggioranza alternativa al governo CDU-FDP è legata ad un accordo con la SSW( 3 seggi ), il partito della minoranza etnica danese, per di più una maggioranza di stretta misura di 35 seggi su 69.
I risultati più attesi per le sorti dell’Euro e delle micidiali terapie europee sono quelli greci: stracciando tutti gli altri concorrenti, hanno vinto gli astenuti, sono il 40%!.
La “seconda” formazione è il partito Nuova Democrazia con il 18,89% e 108 seggi, che è seguito dalla Coalizione della Sinistra Radicale/Fronte Sociale Unito, Syriza, con il 16,76% e 52 seggi. Il PASOK, che nell’ottobre 2009 aveva quasi il 44% e la maggioranza assoluta con 160 seggi, si deve accontentare del terzo posto(13,2%, 41 seggi) Delusi i comunisti nostalgici del KKE, che alla guida di scioperi e manifestazioni, sono soltanto al 5° posto(8,48%, 26 seggi) , grazie ad un modesto incremento percentuale, sotto l’1% rispetto, al 2009. Una sola altra formazione è superiore al 10%, gli Indipendenti Greci con 33 seggi, mentre con il 6,97% e 21 seggi i neonazisti di Alba d’Oro precedono di poco Sinistra Democratica( 6,1% e 19 seggi).
I partiti al governo sono stati duramente puniti e ND si salva solo grazie alla legge elettorale greca, che premia li partito di maggioranza relativa( ecco da dove arriva la bozza Violante, non dalla Spagna e dalla Germania), infatti con appena il 2,13% in più di Syriza, ha piu del doppio dei seggi(108 vs. 52). I partiti di governo sono stati sconfitti: il Laos, destra religiosa ortodossa, non rientra in parlamento e ND+ Pasok totalizzano 149 seggi, cioè meno dei 160 seggi del solo Pasok della legislatura precedente, complessivamente perdono 102, tutti a carico del Pasok, perché ND ha 17 parlamentari in più. L’opposizione, peraltro, ha espresso un disagio che è maggioritari nel paese, ma i voti di Alba d’Oro non possono sommarsi a quelli delle formazioni di sinistra e senza i loro 21 seggi e i 33 degli Indipendenti la sinistra si ferma a 97 seggi, cioè in netta minoranza. Soltanto un accordo frutto di pressioni internazionali e di concreti vantaggi materiali e di potere potrebbe portare ad un governo tripartito ND, Pasok e Indipendenti. Allo stato la soluzione più probabile è un nuovo ricorso alle urne in giugno.
Ci sono segni di inversione di tendenza elettorale con la vittoria di Hollande e dei Laburisti, ma quest’ultima con un’astensione del 68% e per il primo c’è il passaggio delle elezioni legislative di giugno, in cui il FN giocherà un ruolo decisivo a favore di Hollande se manterrà molte sfide triangolari ai ballottaggi ovvero a favore della destra per tentare una coabitazione( Presidente e maggioranza parlamentare di colore politico diverso), accordandosi con una parte dell’UMP. Il dato preoccupante sono le percentuali di astensione, che in dicano una sfiducia nella politica, come capace di risolvere i problemi. In Grecia è chiaro il giudizio negativo sui tagli e la riduzione dei diritti, ma anche un giudizio non positivo sulla sinistra nel suo complesso. Teniamo presente che mentre gli obiettivi del neo-liberismo finanziario in economia sono la destrutturazione del welfare state e la riduzione al minimo dei diritti sindacali, la massima libertà dei mercati e la scomparsa di qualsivoglia ruolo pubblico, in politica perseguono l’indebolimento della democrazia rappresentativa togliendo potere alle istituzioni elettive e ai partiti politici. Quindi sull’avvenire si proiettano ombre che richiedono un salto di qualità nella sinistra democratica sia a livello nazionale, che internazionale. Il nodo gordiano da sciogliere è quello del trasferimento della democrazia a livello europeo ed internazionale, obiettivo impossibile in assenza di partiti transnazionali e di sindacati, strutturati allo steso livello delle controparti padronali multinazionali, quantomeno a livello ontinentale.
Milano 7 maggio 2012
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