lunedì 7 maggio 2012

Diego Dilettoso: Speranze di Francia

La vittoria di François Hollande rappresenta un evento importantissimo, le cui conseguenze politiche si misureranno già nelle prossime settimane, non solo in Francia, ma anche in Europa e nel mondo intero. Se il nuovo presidente manterrà le promesse, la Francia adotterà presto delle riforme in netta controtendenza rispetto alle politiche di austerità portate avanti dal duo Sarkozy-Merkel. Alcune delle misure più significative di Hollande sono: la separazione delle attività di deposito delle banche rispetto a quelle di speculazione; la modulazione dell’IRES secondo la grandezza delle imprese ed il reinvestimento degli utili; l’aumento dei dazi doganali per i prodotti importati da paesi che non rispettano le norme internazionali in materia sociale e/o ecologica; una maggiore indipendenza della giustizia rispetto alla politica, con i procuratori della repubblica che non dipenderanno più gerarchicamente dal ministro della giustizia; la creazione di 60 000 posti di lavoro nell’insegnamento pubblico; il ritorno alla pensione a 60 anni per coloro che hanno cominciato a lavorare a 18 anni ed hanno versato i contributi previdenziali per 41 anni; l’istituzione di un limite massimo per i prezzi d’affitto nelle zone ad alta speculazione immobiliare, e la creazione ogni anno di 150 000 alloggi sociali; il diritto di matrimonio e di adozione per le coppie omosessuali. E, dulcis in fundo, François Hollande si batterà perchè, a livello europeo, il fiscal compact venga affiancato da un patto per la crescita.

Si tratta di un programma genuinamente socialdemocratico, in rottura non solo rispetto alla politiche della destra liberista di Sarkozy, Merkel, Cameron, e di Monti, ma anche rispetto al socialismo «rigorista» di Papandreu e di Zapatero. Se Hollande avrà la forza ed il coraggio di portare avanti queste riforme, fra cinque anni la Francia sarà un paese più democratico e libero, e l’Europa uscirà forse dalla crisi in cui è precipitata a causa delle politiche ultraliberiste. Se Hollande abbasserà la testa di fronte alla dittatura dei mercati speculativi, il socialismo europeo riceverà invece un colpo gravissimo, da cui potrebbe non risollevarsi più. Attraverso l’elezione di Hollande è tutto il socialismo internazionale che spera in un futuro più libero e giusto.

Ma queste sono solo considerazioni razionali. Chi scrive è uno dei tanti militanti anonimi presenti ieri sera nella piazza della Bastiglia per festeggiare questa vittoria storica. È difficile descrivere a parole il sentimento di gioia che si respirava nell’aria: c’erano famiglie con bambini, dei reduci della vittoria di Mitterrand del 1981, ma soprattutto tanti, tantissimi giovani, che non scandivano soltanto canti liberatori come «Sarkozy, c’est fini!», ma che confidavano sinceramente nel «cambiamento», parola d’ordine della campagna elettorale di Hollande. E c’era nell’aria, un grande desiderio di concordia nazionale, dopo anni in cui la destra francese ha stigmatizzato a fini elettorali minoranze come i dipendenti pubblici, i disoccupati, i mulsulmani, i roms. Ieri sera, per coloro che si trovavano alla Bastiglia, il trittico «Liberté, Égalité, et Fraternité» sembrava davvero assumere la pienezza del proprio significato.

Rileggendo un famoso articolo di Rosselli scritto in occasione della vittoria del Fronte popolare (Speranze di Francia), mi sembra di ritrovare gli stessi sentimenti che animavano ieri sera i militanti di sinistra:

«L’esperienza che inizia in Francia è vitale. Interessa in sommo grado tutta l’Europa, il proletariato innanzitutto. Il popolo francese non è esaurito come pretendevano i superficiali. Negli ultimi due anni ha rivelato insospettate riserve d’energia che gli consentono ancora una volta l’iniziativa. Il suo genio particolare, espressione di una maturità politica eccezionale acquisita in centocinquanta anni di lotte, fa sì che ad esso spetti una parte decisiva in ogni grande crisi del mondo moderno. 1789, 1830, 1848, 1871, sono date europee, non francesi. Il razionalismo che ne impregna tuttora la cultura porta il popolo francese ad esprimere in termini universali le sue esigenze ideali e pratiche. Ogni popolo si riconosce nell’esperienza francese, così che la Francia in certe ore sembra parlare ed agire veramente per tutti. [...] Il popolo di Francia, ripigliando l’interrotto cammino dell’emancipazione sociale, serve la causa della liberazione italiana, la causa del genere umano. Quando il gallo canta, si alza il sole sulla terra».



Diego Dilettoso

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