martedì 8 maggio 2012

Claudio Bellavita: Tre osservazioni sui dati elettorali

1) La % dei votanti raggiunta dopo una quantità di ore di apertura dei
seggi che non ha l'eguale in nessuna parte del mondo (nota per la
"spending review") è simile alla % dei votanti dell'ultimo referendum
sull'acqua. I sondaggisti farebbero bene a verificare se si tratta delle
stesse persone. Io ho l'impressione di no, tra le cause della
disaffezione c'è che la casta politica se ne fotte del rispetto dei
risultati referendari, anzi ha sviluppato una consolidata scuola di
azzeccagarbugli per rovesciarli

2) attenzione a non cascare nell'errore che da 20 anni rende ridicoli i
socialisti: pensare che i voti persi siano da qualche parte, in una
cassetta di sicurezza, che attende solo di essere aperta con un po' di
retorica degli affetti. Non serve cambiare freneticamente la
denominazione delle liste, occorre cambiare i nomi dei politici. E dare
qualcosa di più della sensazione che chi si presenta faccia parte di un
organismo dove vige la democrazia interna. Che io sappia , non ce ne è
nessuno, salvo , forse, in qualche partitino dell'estrema sinistra.

3) Chi vota non lo fa per affermare la propria identità politica ma per
avere un canale che lo rappresenti rispetto alle istituzioni: quindi non
vota per dei sicuri perdenti.
E forse non vota per i consigli comunali, perchè ormai hanno capito
tutti, meno i i vanesi candidati, che dopo la riforma Bassanini i
consigli comunali non contano assolutamente niente.
E l'enorme quantità di liste fai da te i piemontesi la chiamerebbero "la
fiera degli oh bei".
Anche in questo caso i nostri raffinati politologi, almeno queli che
conoscono le lingue, bene farebbero a capire se questa frammentazione di
liste esiste altrove in Europa, e perchè

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