giovedì 3 novembre 2011

Cesaratto-Turci: La BCE così non va

La Bce così non va



Dopo gli sberleffi del duo Merkel-Sarkozy pensavamo che la sinistra non
avrebbe dovuto cadere nella trappola di accettare gli ultimatum di
Bruxelles in nome dell’anti-berlusconismo.

Questo continuiamo a pensare anche dopo la pasticciata risposta di
Berlusconi alla Ue e le inutili conclusioni del vertice europeo.
Berlusconi andava e va rimproverato di aver subito le imposizioni europee
senza ricordare che le responsabilità della crisi non sono italiane e che
anzi noi stiamo contribuendo a salvare le banche tedesche e francesi, vera
fonte della crisi. Purtroppo anche a sinistra c’è chi ritiene che,
davvero, quelle richieste siano un bene per l’Italia e l’Europa (anche il
giornale che ci ospita condivide, ci sembra, queste posizioni, per cui
apprezziamo la sua apertura alla discussione più franca).

Fatte salve tutte le ragioni per cui questo governo è impresentabile e le
sue manovre economiche inique e inutili, non dobbiamo accettare che siano
governi stranieri e la Bce a dettarci i compiti per casa, peraltro
sbagliati. Mentre in questo bailamme l’Italia è trattata come il “pig” di
turno, non si deve perdere di vista che dopo tanti vertici, compreso
l’ultimo del 26 ottobre, una soluzione per la crisi dell’Europa ancora non
c’è, come ben documentano i commenti di Lucrezia Reichlin e di Roberto
Perotti sul Corriere della Sera e sul Sole24Ore del 28 ottobre. Chi si
aspettava miracoli da questa accentuazione di austerity europea e
dall’ennesimo grande piano salvastati, si è trovato il giorno dopo con i
nostri Btp ben al di sopra del 6%! Le difficoltà europee non possono certo
essere fatte risalire al debito italiano. Questo ha origini ben più
lontane ed è stato lì a lungo senza fomentare crisi epocali, e deve il
recente aggravamento dei suoi costi non solo o non tanto al burlone che ci
governa, ma soprattutto al mancato funzionamento della Bce come una
normale banca centrale, quale la Fed americana o la banca centrale
inglese.

La rinuncia di Sarkozy a sostenere che il Fondo di stabilità europea operi
verso i debiti pubblici come una leva finanziaria per la Bce allontana
l’unica soluzione possibile per la crisi dei debiti sovrani. Aumenta così
il rischio della dissoluzione della moneta unica e del progetto europeo.

La soluzione che la Germania ancora non accetta, è quella indicata da
un’area crescente di economisti di diverso orientamento come Guido
Tabellini (Sole24Ore) o Martin Wolf (Financial Times), ed anche
dall’amministrazione Usa: l’intervento della Bce come prestatore
illimitato di ultima istanza per stabilizzare il costo del debito a un
tasso accettabile rendendo così compatibili la stabilizzazione del debito
e il rilancio della domanda.

Così invece di cercare una soluzione che consenta di rilanciare tutto il
progetto europeo su nuove basi, prima si è messa sotto la Grecia con
risultati economici e sociali devastanti (l’inutilità di ciò che si è
imposto a quel paese è stato ammesso anche dalla “troika” che lo
sorveglia), ora si sposta la cura sull’Italia: nuovi tagli ai diritti dei
lavoratori, nuovo colpo alle pensioni e svendita del patrimonio pubblico
immobiliare e industriale.

In questa situazione la sinistra italiana deve resistere al senso comune
per cui la crisi è colpa del nostro debito pubblico che tocca ad essa
“risanare” a tutti i costi, data l’incapacità del governo. Si può ben dire
che è l’insipienza di questa Europa che sta facendo esplodere il debito
italiano e non viceversa. Come non capire che Merkel-Sarkozy hanno usato
l’Italia come capro espiatorio per mascherare la loro assenza di coraggio.
Questa è la verità da spiegare al popolo della sinistra!

E se per caso questa verità viene sostenuta anche da Berlusconi quando
afferma che l’euro «è l’unica moneta al mondo senza un governo comune,
senza uno Stato, senza una banca di ultima istanza. Per queste ragioni è
una moneta che può essere oggetto di attacchi speculativi», la sinistra
non deve tuonare contro la lesa maestà- euro, ma devono replicare: «Giusto
Cavaliere, ma se Lei non sloggia il paese non avrà la necessaria autorità
per battersi per cambiare questa Europa!».

La sinistra deve dunque tener ben fermo il quadro della situazione. Ciò
comporta non dimenticare il contenuto antipopolare delle politiche di
austerity sostenute dalle destre europee e denunciate anche dal Pse e,
soprattutto, che quelle politiche portano verso una nuova e più drammatica
recessione italiana, europea e globale, come anche il Fmi sostiene.

Comporta altresì affrontare il problema del debito pubblico non come un
peccato originale da espiare, ma come un problema economico governabile
senza precipitose quanto improbabili rincorse al pareggio di bilancio e
alla riduzione del rapporto debito/Pil. Un obiettivo di stabilizzazione di
questo rapporto, sostenuto da politiche accomodanti della Bce, sarebbe
compreso dai mercati e contribuirebbe a liberare risorse pubbliche per la
riduzione del carico fiscale sui salari e i necessari investimenti in
istruzione, welfare e politiche industriali mirate all’occupazione e
all’ambiente.

Misure da adottare in parallelo a una rigorosa politica di revisione della
spesa pubblica per tagliare sprechi e rendite – compresi i costi della
politica – e a un tenace reperimento di risorse dalla evasione fiscale e
da una nuova ordinaria imposizione patrimoniale.

Quello che la sinistra deve evitare è la tentazione di candidarsi a fare
meglio di Berlusconi i compiti che l’Europa ci intende imporre.
Preparerebbe solo la sua catastrofe contribuendo alla follia che porterà
l’Europa a frantumarsi.

Sergio Cesaratto e Lanfranco Turci
Da Europa, 3/11/2011

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