martedì 29 marzo 2011

Peppe Giudice: Germania, Francia e.... Italia

In Germania la sinistra va bene. In Baden-Wuttenberg vanno benissimo i verdi. In Renania-Palatinato , regione tradizionalmente socialista (vi è nato Carlo Marx!), la SPD è al 36% - molto meno rispetto alle regionali del 2006 , ma in avanzata netta rispetto alle politiche del 2009 – e con i verdi (anche qui in forte avanzata) faranno il governo regionale. Ad Amburgo la SPD aveva comunque preso il 49%. In Francia alle cantonali i socialisti stravincono e Sarkozy (che fa a gara con Berlusconi a chi è più macchietta) precipita. In Gran Bretagna i laburisti di Miliband (liberatosi del postcraxismo locale, il blairismo) organizzano con i sindacati una grande manifestazione con mezzo milione di persone contro la politica economico del governo liberal-conservatore.

Per carità non voglio attribuire significati eccessivi a queste cose. Ma pare che in Europa inizi ad esserci un risveglio di sinistra.

In Italia c’è un piattume generale.

Un centrodestra in piena crisi di credibilità riesce comunque a galleggiare e sopravvivere, con un paese in grave decadenza sociale ed economica. Non c’è una chiara responsabilità della opposizione in tutto ciò? In una opposizione (come ben dice Sansonetti) che oltre a scandalizzarsi per le depravazioni sessuali del premier o per le sue vicende giudiziarie non ha assolutamente nulla da dire sul modo di uscire a sinistra dalla crisi economica e sociale.

Tale quadro evidenzia in modo netto gli effetti devastanti della cancellazione del socialismo dall’orizzonte politico-strategico della politica italiana. In un mondo progressista devastato dal nuovismo e dal nichilismo postmoderni, da intellettuali noiosi, ripetitivi e pieni di luoghi comuni che fanno gli indignati per professione. Che fanno grandissime manifestazioni per esprimere il loro narcisistico “furore civile” contro il “culo flaccido” di Berlusconi, ma non hanno una parola da dire (se non di circostanza) sulla condizione difficilissima di milioni di lavoratori, di precari, di nuovi poveri.

Ecco la conseguenza dell’abbandono del socialismo e dal lasciarlo in mano a uno che non conta niente e che ha ben altro in testa, come Nencini.

Negli altri paesi europei, nonostante Blair ed altri, il socialismo non è mai scomparso dalla memoria storica della sinistra. Ed è certo questo uno dei motivi per cui la sinistra riesce a rigenerasi anche dopo gravi sconfitte e comunque a mantenere il suo radicamento sociale. Perché la memoria socialista sta continuamente a ricordare alla sinistra di porre il lavoro e la giustizia sociale al centro della propria agenda.

L’ho detto e lo ripeto. Siamo riusciti, tramite il network e le altre associazioni a far entrare in comunicazione fra loro un certo numero di compagni (con storie individuali diverse) e siamo riusciti pure a produrre iniziative che hanno avuto un giusto riconoscimento. E’ ovvio però che il nostro lavoro è una goccia nel mare. Una goccia che ha suscitato interesse ed attratto attenzioni in tutta la sinistra (come dimostra il documento sulla politica economica in Europa).

E’ anche chiaro che è sul PD (o meglio, una parte di esso) e su SeL che occorrerà una campagna di pressione affinchè si possa produrre quel processo di scomposizione e ricomposizione della sinistra nel PSE. Lontani dalle elezioni e dalle primarie Vendola potrebbe oggi dare una scossa forte all’attuale assetto. Una diretta confluenza di SeL nel socialismo europeo, sarebbe un forte schiaffo politico al PD. Proprio un caro compagno di SeL della mia regione (proveniente da SD) mi diceva: dal PD molti certamente entrerebbero in SeL se essa facesse una chiara scelta identitaria. Non c’è dubbio, gli ho risposto.

E’ su questo stretto crinale tra SeL e PD che si gioca la partita. Il Ps di Nencini è quello che è, ma soprattutto è in fase di decomposizione ; la sinistra della Fed è più o meno nelle stesse condizioni (con qualche frazione di punto in più): c’è da notare che comunque dentro essa c’è chi è interessato ad un discorso di sinistra di governo.

Vendola deve capire che per portare avanti il suo obiettivo strategico occorre avere la forza di liberarsi di coloro che non hanno il suo stesso passo politico. Diciamo la verità: molti ex rifondaroli si sono ritrovati in sel senza condividere l’idea di una sinistra di governo. Mentre magari c’è gente nella Fed c’è chi vuole superare il minoritarismo. Anche qui c’è da scomporre e ricomporre.



PEPPE GIUDICE

29 commenti:

claudio ha detto...

non è all'altezza del Giudice cui siamo abituati: è troppo interno ai socialisti. Che, dalla fondazione, ogni volta che parlano di scomposizione e ricomposizione si trovano con un partitino in più. Quelli di sinistra democratica, usciti a Pesaro per non fare il PD non contano più niente ovunque essi siano: figurarsi quelli che uscirebbero adesso per rafforzare una Sel che in una città importante come Torino è un partito monofamiliare, che subisce in chiave populista l'egemonia della federazione della sinistra, che emargina tutti quelli che valgono qualcosa e anche i giovani della fabbrica di Nichi.
Nel PD si dà per scontata l'uscita di molti ex margheriti verso il terzo polo. Sarà il PD depurato da Veltroni e la sua società civile di rotariani da sistemare, il partito di riferimento del PSE, e non credo proprio che chiuderà le porte a chi arriva da altre esperienze.

luciano ha detto...

Questa storia della riformabilità del PD, essendo passati ormai alcuni anni,
comincia ad assomigliare al mito della riformabilità del PCUS.
Intere generazioni di ottimi comunisti italiani ci hanno voluto credere fino
a che non è caduto il Muro, alcuni hanno continuato anche dopo.
Se una casa nasce senza fondamenta, è un po' difficile metterla a posto
facendo una disinfestazione e cambiando le tende.
Non so Bellavita, ma a me è bastata l'esperienza dei DS. Come ha scritto
Macaluso, "Da Cosa non nasce Cosa".
Comunque, dato che ciascuno ha diritto di fare la prova del budino, anche se
la patina verdastra indurrebbe a diffidare, prego: provate il PD.
Poi (quando vi sarete ripresi) ce lo raccontate.
Auguri !

Luciano Belli Paci

roberto ha detto...

secondo me Claudio ha ragione, anche perché sel è diventata un
accozzaglia di luoghi comuni e personale politico decotto e
riciclato...
r

roberto ha detto...

Non so luciano...
io ero nel PDS e nei DS, ho 32 anni e non sono mai stato comunista,
non sono entrato nel PD e sono un socialista....
Ho provato a fare Sinistra europea con molti ex DS e rifondazione a
fatto collassare molte possibilità di dare vita a una sinistra
credibile in questo paese.
Ora Vendola, un bertinotti di buone maniere insieme a tanti piccoli
burocretini del PRC (Migliore, Ferrara, Fratoianni.,..),dice che vuole
fare il socialista con anni di ritardo...
secondo me è solo retorica e opportunismo...
Sì vendola parla bene, ma io di loro non mi fido, preferisco le
persone per bene (poche, tante, non importa) che stavano nei Ds e
adesso stanno nel Pd.... come dire io la prova del budino l'ho fatta
al contrario e mi è venuta la voglia di Pd...
Forse mi sbaglio, ma quello che vedo a sinistra del pd rischia di
essere la pietro tombale sulla sinistra italiana, forse mi sbaglio...
vorrei tanto sbagliarmi...
rm

luigi ha detto...

Ha come, quasi, sempre, ragione Giudice ... ma anche Bellavita per le
cose che tocca con mano a Torino e ora con la questione Libia
comincio a sentire anche qua a Genova ... bè noi socialisti in Italia
non possiamo certo fare il polo di attrazione tanto di SEL tanto del
PD nevvero (espressione genovese di Pertini) ... e allora
scommettiamo su chi prima entra nel PES tra PD e SEL certi che il
primo che arriva diventa il polo di attrazione dell'intera area del
riformismo laico socialista ecologista e la sinistra altrista resta
alla percentuale intorno allo zero.
Un fraterno dialogante saluto.
Luigi Fasce

Renato ha detto...

Nella mia vita sono stato solo iscritto al Psi.
Di conseguenza, poichè continuo a considerarmi socialista, posso vantarmi di
non essere mai stato un ex: in particolare, ex Pci, ex Pds, ex Ds e,
soprattutto, Pd o ex Pd!
Certo, a sinistra del Pd, l'orizzonte è alquanto nebuloso. Ma credo che il
dovere di un vero socialista sia ancora e sempre quello di guardare in
quella direzione.
Non sappiamo quando, ma prima o poi l'orizzonte sarà meno fosco.
Nell'attesa, però, trovo assolutamente incredibile che un soggetto che si
richiami alla tradizione di sinistra del nostro paese possa ritenere di
trovare soddisfacente "la prova del budino" fatta con il Pd!
Questo soggetto potrebbe, per caso, sostenere di riconoscere nel Pd - e
nelle sue politiche - qualcosa di sinistra?
Costui, avrebbe possibilità di affermare che il partito nato dall'unione tra
Ds e Pp abbia (almeno) mantenuto i caratteri di quella che una volta era "la
sinistra Dc"?
Personalmente, considero il Pd - e le posizioni che assume - espressione di
un partito moderato, ormai convinto dell'ineluttabile esigenza di
conquistare gli elettori "di centro" attraverso il ricorso a politiche che
non urtino la suscettibilità delle coscienze degli ex Dc (cattolici "non
adulti") confluiti nel nuovo soggetto politico.
Per caso, qualcuno - fra gli "assaggiatori di budino" soddisfatti della
prova - ricorda quando è stata l'ultima occasione nella quale Bersani,
D'Alema o Weltroni abbiano parlato dei Di.co o di diritti "generici" da
riconoscere a soggetti diversi dalla classica "famiglia"?
Qualcuno del Pd si sta strappando le vesti per le politiche di feroce
attacco ai diritti dei lavoratori (non solo metalmeccanici) ?
Gli "assaggiatori di budino", sono al corrente che il ddl presentato da
Pietro Ichino ed altri senatori Pd - al fine di sostituire lo Statuto dei
lavoratori - è di gran lunga più penalizzante (per i lavoratori) di quello
presentato da Sacconi?
Gli stessi "assaggiatori", si rendono conto delle conseguenze negative -
sempre per i lavoratori - delle norme previste dalla legge 183/2011 (c.d.
Collegato lavoro); per le quali il Pd, attraverso Ichino - in Commissione
Lavoro al Senato - non si è strappato le vesti?
Qualcuno di costoro, ricorda che il primo provvedimento adottato dal
ministro Sacconi - senza alcuna resistenza da parte della c.d.
"opposizione" - fu l'abrogazione della legge (fortemente voluta da Prodi)
che cercava di impedire le c.d. "dimissioni "in bianco"?
Ma di cosa parliamo?
Renato Fioretti

roberto ha detto...

guarda che nessuno ha mai detto che il pd in questo momento sia un
partito socialdemocratico... mi pare che la discussione sia partita
dall'ipotesi di una fuoriuscita dei democristiani dal pd e conseguente
destrutturazione del medesimo...
Per il resto, buona fortuna con Vendola ciccio ferrara e compagnia...
io ho già dato....
Inoltre ti assicuro di essere di sinistra (io) ciccio ferrarra,
vendola e gli altri non lo so....

luciano ha detto...

Caro Roberto,
vorrei sgombrare il campo dall'equivoco. Io non metto la mano sul fuoco circa l'evoluzione di SEL.
Solo ieri sera ho pubblicamente polemizzato con Migliore durante un convegno di SEL qui a Milano, dicendogli che il loro documento sulla crisi libica è frutto del richiamo della foresta e che sono affetti da uno strano disturbo ottico per cui iniziano a percepire la guerra (e ad usare la stessa parola "guerra") solo quando vedono volare un bombardiere USA o francese o inglese, senza accorgersi che la guerra - come in questo caso - era già in corso.
Ma la diffidenza verso SEL non giustifica in alcun modo la fiducia verso le magnifiche sorti e progressive del PD, che per chi abbia analizzato i vizi costitutivi di quel partito sono semplicemente fantapolitica.
Si può essere socialisti senza partito (come cristiani senza chiesa), senza per questo ritirarsi a vita privata.
LBP

giovanni ha detto...

Oggi ho visto un manifesto della campagna di Bersani che, ammetto, mi sta simpatico.
C'è lui al solito in maniche di camicia e poi
Oltre la crisi
c'è il coraggio

io mi aspettavo

del futuro
del lavoro
dei lavoratori
delle lavoratrici
delle donne

non arrivavo a sperare del socialismo

ma

DELLE IMPRESE

come c'è scritto (lo giuro, guardate IL LINK) proprio no...

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/15/il-pd-e-triste-non-e-colpa-nostra/97670/

Concordo con peppe, luciano e renato

saluti
Giovanni

roberto ha detto...

Sono d'accordo con te Luciano... mettiamola così: quando escono dalla
foresta mi avranno tra le loro fila. Per il momento, non ho tessera e
se devo parlare con qualcuno di politica non lo faccio con i foresti
pavloviani, ma con quei compagni del PD che sanno almeno leggere e
scrivere...
un abbraccio,
r

diego ha detto...

Dopo aver letto l’intervista non so bene se ridere o piangere. Che un ex-comunista come Bersani abbia paura di parlare di lavoro o che non voglia utilizzare il rosso nei manifesti per non apparire troppo di sinistra, è indicativo di come stia messo male il PD! A forza di scusarsi per il proprio passato, Bersani finirà per chiedere scusa di esistere – c’è il brillante precedente di Occhetto, che chiese scusa agli italiani per tangenti che, secondo i suoi avvocati, non ha mai preso...



Comunque, tenuto conto della tristezza che ispira Bersani e del fatto che la classe dirigente del PD è composta prevalentemente da sessantenni, dopotutto, la scelta del bianco e nero come colore dei manifesti è azzeccata.



Saluti,



Diego

lanfranco ha detto...

MA CI FANNO O CI SONO?

peppe ha detto...

il problema è che comunque SeL nei sondaggi super l'8%. E bisogna tener conto di questa forza. SE nel PD si staccheranno Veltroni e gli ex Dc tanto di guadagnato: sarà un altro partito e non più il PD. Ma non credo che questo avverrà spontaneamente, senza una pressione da sinistra sul PD stesso.

peppe ha detto...

che SeL al nord sia un covo di ceto politico settario è un dato assodato. Ma
non è generalizabile. Il problema di SeL è la sua struttura a compartimenti
stagni tra le varie componenti. La responsabiltà è degli ex rifobdaroli che
sono molto più arretrati di Vendola. SD a livello locale (nel mio sud
almeno) è molto, ma molto più avanzata ed è tutta per il PSE. E comunque il
PD senza una forte scossa esterna non cambierà..

camilla ha detto...

la prossima volta ci sarà il coraggio dell'isola dei famosi.

F.to una cittadina disperata

francesco ha detto...

La scelta dunque sarebbe tra un PD, di cui si auspicherebbe, con la
fuoriuscita dei cattolici, un possibile avvicinamento verso il
Socialismo europeo, o una SEL, verso la quale però non mancano notevoli
perplessità (che in alcune realtà locali diventano delle vere e proprie
idioscincrasie)...
Sarà.
Ma devo dire che a me nessuna delle due opzioni pare in realtà
convincente. E nessuna delle due mi induce a maturare delle scelte di
tipo "entrista".
segue

francesco ha detto...

segue

Tanto SEL quanto il PD, ad oggi, mi paiono infatti altra cosa rispetto
all'embrione di quel nuovo partito socialista in cui ci piacerebbe
collocarci e di cui pensiamo ci sia decisamente bisogno. Né mi pare che
qualche residua speranza possa essere riposta nel piccolo PSI di
Nencini, che in realtà non è più un soggetto credibile, dato che sembra
non perdere l'occasione per rinnegare ogni volta se stesso e per
compiere scelte sempre meno comprensibili (se non in una logica,
peraltro assolutamente miope, di mera auto-conservazione delle
posizioni di micro-rendita di alcuni dei suoi dirigenti).
Insomma, non c'è proprio di che essere ottimisti circa le prospettive
della Sinistra italiana.
segue

francesco ha detto...

segue

Vedremo col tempo come evolveranno le cose, ma SEL mi sembra faccia
davvero troppa fatica a liberarsi da una certa qual propensione al
"gauchismo" oltranzista (anche sulla vicenda della crisi libica mi pare
di notare troppi riflessi condizionati: quelli che Luciano Belli Paci
definisce come "richiamo delle foresta"), per non parlare dei segnali
di una perdurante tendenza a tutelare gli interessi di gruppi dirigenti
pre-costituiti, o di quelli di un'adesione troppo fideistica ed
acritica nella funzione del suo leader carismatico. Quanto al PD, esso
mi pare costitutivamente lontano da una prospettiva di
"socialdemocratizzazione", essendo nato proprio sulla base dell'idea
che occorresse andare oltre la Socialdemocrazia. E' vero che in questo
Paese dovremmo essere ormai abituati ai più clamorosi voltafaccia. Ma
l'evoluzione in senso socialdemocratico del PD mi pare assai poco
compatibile con tutto ciò che quel partito è stato da quando è nato.
Penso che chi guarda con fiducia o con speranza a quella prospettiva
corra davvero il rischio di rimanere deluso.
D'altronde, considerando che il PSI è ormai, a mio vedere,
semplicemente finito, anche l'ipotesi di collocarsi (o rimanere
collocati) in quel partito non sembra aprire sbocchi interessanti per
un rilancio di una vera prospettiva di rinascita socialista in
Italia.
Ma allora che fare?
In uno scenario ideale, in realtà, il PD dovrebbe semplicemente
esplodere e disintegrarsi (riaprendo una fase di ricomposizione della
Sinistra italiana); SEL dovrebbe rimettersi in discussione,
riposizionandosi su quella scelta di apertura che era stata propria del
progetto "Sinistra e Libertà" prima maniera; e il PSI dovrebbe favorire
questi processi di ricomposizione, rompendo completamente con la
strategia neo-moderata e neo-centrista di Nencini e posizionandosi su
una linea analoga a quella su cui vanno collocando i maggiori partiti
socialisti europei.
Ma anche se nessuno di questi scenari non si dovesse concretizzare in
tempi brevi, mi pare che noi - come socialisti dei circoli, dei Gruppi
e delle Reti - dovremmo comunque attrezzarci per acquisire una capacità
di proposta, che ci mettesse nella condizione di incidere in qualche
modo nei processi politici, e che ci rendesse degli interlocutori più
credibili dell'improponibile PSI nenciniano. Dotarci di una capacità di
iniziativa coordinata e comune e guadagnare visibilità e credibilità in
virtù delle buone idee e delle buone iniziative che dovessimo essere in
grado di proporre mi pare insomma la sola vera strada da battere.
Come opzione di fondo, io continuerei perciò a lavorare principalmente
proprio sulle iniziative dei circoli e delle associazioni, sulla nostra
capacità di coordinarci in vista di obiettivi comuni (a Milano le
associazioni "volpediane" appoggeranno congiuntamente la lista civica
che sosterrà Pisapia), e più in generale sul consolidamento e la
strutturazione di realtà come il Gruppo di Volpedo, il Network per la
Rosa Rossa, ecc.
Abbiamo già conseguito dei primi risultati in questa direzione. Io non
mi farei prendere dall'ansia di entrare da qualche parte.
Di mosche cocchiere di improbabili conversioni verso il Socialismo
Europeo di altri soggetti politici strutturati non mi pare infatti ci
sia francamente grande bisogno. Occorre piuttosto lavorare per
acquisire una massa critica che ci consenta di conquistare un ruolo
politico più incisivo.
Perciò io dico: rafforziamo i nostri circoli e le nostre reti,
miglioriamone la capacità di iniziativa, estendiamole, apriamole ad
apporti plurali, e facciamo guadagnare loro visibilità, rendendole
capaci di essere aggregative e di entrare nel con efficacia nel
dibattito politico.
Questa mi pare la via maestra. Su questa ipotesi mi concentrerei.
Un saluto,
Francesco Somaini

felice ha detto...

Fasce coglie il punto. L'adsione al PSE ovvero l'inizio della procedura di
adesione sarà la cartina di tornasole nella sinistra italiana

claudio ha detto...

più che una pressione di sinistra c'è una pulsione verso il potere: la speranza che dopo Berlusconi il terzo polo diventi la nuova DC. E in fondo, il progetto di Veltroni era di fare del PD la nuova DC, ed è chiaramente fallito, per sempre

claudio ha detto...

non so altrove, ma a Torino la responsabilità è degli ex ds aggrappati ai
loro ruoli elettivi, che tengono lontani tutti i possibili rivali. Gli ex
rifondaroli si comportano benissimo, hanno una storia più lunga di militanza
senza potere. Quello che mi preoccupa è l'incapacità dei giovani delle
fabbriche di prendere in mano il loro futuro politico senza farsi incantare
dai vecchi tromboni. Eppure presi uno per uno sono intelligenti, preparati e
refrattari agli slogan generici

manfredi ha detto...

SD a volte però è ancora più settaria dei rifondaroli, dato che proviene dalla più rigida ortodossia berlingueriana ... dipende molto dai contesti e dalle persone. Al nord comunque, oltre che settaria, SeL, semplicemente, non esiste, come tutti i partiti di sinistra ...

peppe ha detto...

sono comunque d'accordo per rafforzare strumenti come il network , i gruppi
e le associazioni socialiste che si muovono per ricostruire la sinistra. E'
importante che nella interlocuzione politica il socialismo non sia
rappresentato dalle posizioni di Nencini. Su questo sono d'accordo con
Francesco.

pier paolo ha detto...

Sono d'accordo con Peppe Giudice.

In realtà l'evoluzione di SEL dovrebbe essere seguita con più attenzione e giudizi meno trancianti
Negli ultimi tempi ho ricominciato a frequentare quel partito -che conosco bene perché l'ultima sciagurata esperienza elettorale del PS milanese, che oggi si avvia all'autoestinzione presentando candidati nelle liste del PD, fu proprio quella di liste comuni con l'allora Sinistre e Libertà alle ultime provinciali di Milano, due anni fa.

Ho potuto verificare come negli ultimi due anni molte cose siano cambiate.
L'emergere dell'immaginifico Vendola come leader nazionale sta inducendo ad accostarsi alla politica persone le più diverse. Al momento, almeno nella zona di Milano in cui opero, gli iscritti con un'esperienza politica pregressa nei partiti della sinistra storica sono - dovrei dire siamo - una netta minoranza. Peraltro "attenzionata" - nel senso questurino del termine - da chi, appunto perché accostatosi adesso a un soggetto "nuovo", è convinto che SEL non debba essere assolutamente una fantasma del passato o, peggio ancora, un'appiccicatura di partitini funzionale solo al riciclaggio di personale politico di lungo corso.
Di Torino non so, ma mi pare ragionevole pensare che le cose possano cambiare anche lì.
Comunque l'idea che SEL sia succube della Federazione della Sinistra è un'idea che qui a Milano non ha significato - anzi, semmai la spinta all'autonomia mi ricorda discorsi che, sia pure in maniera meno confusa, dovrebbero eserci molto familiari.

E' evidente che dal passato provengano tutto il quadro dirigente e il ceto politico professionale, ma la situazione - proprio perchè apparentemente SEL è destinata a una crescita elettorale impetuosa - è destinata a mutare rapidamente.

Dopo anni, sono tornato a divertirmi nel fare politica attiva - pur con tutti i limiti del mio impegno, cui il mio lavoro ha sempre negato continuità.

Sono sempre d'accordo con tutto quello che sento? No di certo, e meno male che è così. L'unico partito in cui tutti la pensano alla stessa maniera è il partito di una persona sola. Credo di poter restituire un minimo di concretezza al mio impegno politico? Si, perché un conto è discutere di politica in formazioni residuali di cui nessuno sentirà mai parlare o ha mai notato l'esistenza, altro conto è farlo in seno a un partito con visibilità nazionale e prospettive.

Per quanto riguarda l'adesione di SEL al PSE, il tema non mi interessa per nulla - anche se capisco benissimo che per noi socialisti abbia la stessa valenza dell'"onore delle armi" che Alberto Sordi poneva come precondizione a David Niven per arrendersi con il suo reparto agli Inglesi, in un film degli anni '60 che rievocava, in chiave tragicomica, le vicende della guerra d'Africa - credo il titolo fosse "I due nemici"...

Per lavoro sto osservando la sistematica distruzione dell'Italia come paese industriale, e come cittadino l'affermarsi di un modello sociale neofeudale e il crescente degrado economico, sociale e morale del Paese. In questa situazione, porre la questione dell'adesione di SEL al PSE come presupposto per tornare a fare politica da parte di chi, invece, potrebbe dare un contributo importante all'affermarsi dell'unica forza politica in cui oggi abbiano ancora diritto di cittadinanza le esperienze e i riferimenti di quella che fu la sinistra "storica" italiana mi pare, francamente, grottesco.
E' ovvio che non essendo uno sciocco o uno sprovveduto capisco la valenza che avrebbe questo gesto. Ma non eravamo noi quelli del "Primum vivere, deinde philosophari"?

Fraternamente,

Pierpaolo Pecchiari

bebo ha detto...

Ci sono, ci sono...anche quest’idea di Bersani giovanottile ( pèerchè giovanile puoi essere anche in giacca e cravatta) mi fa...non ridere, sapete quella sensazione quando ci si vergogna di quello che fa un altro?
La sinistra come vuoto a perdere dovrebbe essere il loro motto ( e calcolate che io ritengo Bersani una bravissima persona, con il carisma di una Fiat Duna)

Ciao

Bebo Moroni

pier paolo ha detto...

L'intervista ai due sedicenti "creativi" che hanno ideato questa campagna è emblematica del modo di pensare di certo "nuovismo" d'accatto.

I manifesti li ho visti, sono orrendi e più adatti a un'agenzia di onoranze funebri.
A parte il bianco e nero, l'impressione jettatoria e funesta è aumentata dall'espressione di Bersani, che qui pare un terremotato o il sopravvissuto a un disastro aereo o ferroviario.

Lo slogan della campagna, "oltre", non vuol dire nulla; ma a questo il PD ci ha abituati da anni.

Semplicemente delirante l'idea che siccome la campagna sarà parodiata, sbeffeggiata o criticata, va bene perché comunque "se ne parla". A questa stregua il Berlusca avrebbe dovuto aumentare la frequenza, il tasso di eccentricità e la pubblicizzazione delle sue discutibili "feste eleganti" a Villa San Martino...

Come spesso ci capita di ricordare, la madre dei cretini è l'unica ad essere sempre incinta, anche in un paese in piena crisi demografica come il nostro...

PpP

sergio ha detto...

Alla periferia di Milano sono comparsi anche manifesti con identico slogan ma con al centro la parola "Lavoro", che vi abbiano sentito !!!

Sergio Tremolada

mario ha detto...

La testimonianza del compagno Pecchiari riassume e sintetizza come meglio non si potrebbe fare l'esperienza di quasi tutti i socialisti che hanno aderito o lavorano insieme a SEL. Pecchiari scrive dal profondo nord di Milano, io invece dal profondo sud di Napoli e Caserta e posso confermare in toto le sue osservazioni-valutazioni. E tanto per sfatare alcuni luoghi comunissimi tratti strumentalmente da certe periferiche manifestazioni di eccessivo entusiasmo "leaderistico" (in parte anche comprensibili e giustificati dato il perdurante e grigio piattume altrui) nessuno crede - nè soprattutto vuole - che SEL, così com'è, sia l'unica e sola strada salvifica della intera Sinistra o che Vendola sia l'infallibile "Berlusconi rosso". In SEL molti socialisti hanno riscoperto la voglia, il gusto e l'entusiasmo di far Politica con la P maiuscola nel solco, sì, di una antica tradizione di valori condivisi a Sinistra, ma soprattutto proiettata e radicata nel Terzo Millennio e nelle sue nuove esigenze epocali e sociali.
Va da sé che ciò non vuol dire che SEL, in quanto "nuovo partito italiano" (seppur "anomalo" rispetto a quanto sopravvive in giro, specie a Sinistra), non abbia dei problemi di assestamento e definizione interni ed esterni... ma da qui a bocciarne in maniera preventiva e prevenuta gli esiti ce ne passa.
Anche perché se in questa fase si è pronti a bocciare senz'appello, con la logica del "tanto peggio, tanto meglio", un progetto nuovo ed "in evolution" come SEL (che il pur sfiduciato elettorato di sinistra, lontano dagli inamovibili apparati autoreferenziali, sembra apprezzare vistosamente rispetto ad altre vecchie e paraplegiche "offerte") di conseguenza si dovrebbe essere pronti ad invitare al boicottaggio totale dei dinosauri pasticciati e/o in progressiva perdita di consensi o scomparsa elettorale che rispondono ai nomi di PD, PSI, FdS!
E tutto ciò con quale concreta, fattibile e subitanea alternativa su scala nazionale per chi non intende votare il centrodestra?
Mario Francese

mario ha detto...

Il PD lasci perdere i manifesti (brutti oltre che iper-imbrattanti i muri delle città!) e pensi di più ai suoi reali e possibilmente coerenti (ahi! chiedo troppo!) contenuti/proposte programmatici!
Mario Francese