venerdì 25 marzo 2011

Aldo Penna: Il 1848 arabo

Il 1848 arabo

La vicenda libica con il suo corollario di polemiche, abiure e condanne, svolgerà un importante esempio verso l'Africa mediterranea e il vicino oriente contaminato dalla dilagante richiesta di partecipazione, se non di democrazia, e di miglioramento delle condizioni economiche.
Intanto l'unica potenza globale di questa fase storica, gli Stati Uniti, hanno rinunciato al diritto del più forte rivendicato da Bush e imposto attraverso la decisione di invadere l'Iraq. Se si cercasse una similitudine con l'impero romano, Obama è l'imperatore filosofo Marco Aurelio, quanto il suo predecessore può essere paragonato agli imperatori della fase espansiva.

L'astensione di Cina e Russia e il sostegno della Lega Araba, pur con i distinguo seguiti all'imposizione della no fly zone, segnano un passo importantissimo. I despoti che reggono da decenni le sorti delle comunità arabe, succeduti alla secolare dominazione ottomana, e alle prese con inattesi moti di piazza, stanno riflettendo su quale strategia seguire. Un pensatore arabo ha paragonato le rivolte del 2011 al 48 europeo. Quelle rivoluzioni quasi dappertutto dopo una breve parentesi riportarono al potere le stesse case regnanti, ma il processo di costituzionalizzazione del potere sovrano ebbe un'accelerazione intensa e da lì derivarono i miglioramenti nel campo dei diritti politici ed economici che nei decenni seguenti cambiarono le condizioni di vita dei popoli europei.

Le elite che dominano come satrapie i loro possedimenti con abissali differenze di status tra le caste e la società civile, stanno cercando di disinnescare il contagio. L'esempio libico, con l'intervento delle democrazie occidentali, diventa un monito: chi volesse intraprendere la strada della repressione, rischia. L'applicazione del principio di responsabilità, un principio che a fatica si fa strada, significa che "la comunità internazionale è responsabile della sorte della popolazione, quando chi detiene il potere non possa o non voglia difendere i civili o sia, come in questo caso, il colpevole delle violazioni dei diritti umani".
La diplomazia italiana ha dato un fulgido esempio di viltà e indifferenza. Vile nella timida condanna delle sanguinose repressioni di Gheddafi, indifferente alla possibilità che la rivolta soccombesse in un bagno di sangue, anzi quasi rivendicando il diritto di voltarsi dall'altra parte. Con un presidente sorridente e servile con i dittatori non c'era da attendersi altro.


Aldo Penna

1 commento:

maurizio ha detto...

il servile Berlusconi si è comportato, con il dittatore Gheddafi, nè più nè
meno come D'Alema e Prodi. Forse è giunto il momento anche per noi, di
quest'area politica, di toglere la testa dalla sabbia. ne guadagnerebbe la
società italiana.
maurizio quirico