venerdì 15 gennaio 2010

Riccardo Lombardi, un pensiero rivoluzionario forte

Ciao Giovanni, ti segnalo questo articolo uscito sull'agenzia italia di roma il giorno 15 gennaio:
RICCARDO LOMBARDI: VENTURA, UN PENSIERO RIVOLUZIONARIO FORTE =
(AGI) - Roma, 15 gen. - Oggi che la politica e' ridotta a pura gestione del
potere fino al punto di violentare idee e storia e un dirigente di primo piano
come Massimo D'Alema puo' arruolare anche Gramsci tra i fautori del Concordato
tra Chiesa e stato fascista, riscoprire la figura e il pensiero di Riccardo
Lombardi e' un esercizio assolutamente salutare. Lo scrive sul
settimnale 'Left', Andrea Ventura, dottore in Economia Politica a Scienze
Politiche dell'Universita' di Firenze, in merito al libro di Carlo Patrignani
in uscita il 21 prossimo 'Lombardi e il fenicottero' (Edizioni L'Asino
d'oro). "Lombardi fa parte di quella generazione che, all'opposto, subordinava -
sostiene l'economista - l'azione politica alla riflessione sui grandi nodi
dello sviluppo sociale e civile del paese. Discutere delle sue idee quindi di
per se' getta luce sulle miserie della politica odierna". Tanto che l'Ingegnere
socialista previde con un decennio d'anticipo la fine dello stesso Psi. "Un Psi
cosi' non ha motivo di esistere" fu la conclusione della sua arringa il 30
giugno 1984 ad un Comitato Centrale prima muto poi tutto in piedi scandire il
suo nome quando a fatica riguadagnava l'uscita. Mai Bettino Craxi, un
Fuhrerprinzip per Lombardi, si era sentito criticato in modo cosi' severo e
perentorio. (AGI)
(AGI) - Roma, 15 gen. - Dal libro emerge, "in modo lampante il passaggio
storico, il cambio di clima, il cambio di paradigma politico e di assetto delle
forze in campo che avviene tra gli anni '70 e gli anni '80 quasi che nello
scorcio di pochi anni e in particolare tra il 1976 e il 1979, nel periodo cioe'
che ha visto il Pci entrare nell'area di governo, si fosse consumata ogni
possibilita' di offrire ai movimenti degli anni '70 uno sbocco in grado di
avviare un mutamento negli assetti politici e sociali del paese. Questo arresto
si e' poi rapidamente trasformato in una sconfitta di portata storica - spiega
ancora Ventura - Il lavoro di Patrignani mostra la distanza tra le posizioni
Lombardi e il paradigma fondamentale all'interno del quale si muovevano le
principali forze politiche del paese. Lombardi, infatti, aveva ben chiari i
limiti dall'assioma fondamentale del marxismo per il quale il superamento dei
rapporti di produzione capitalistici costituisce la condizione essenziale per
la costruzione di una societa' socialista, ma al contempo era convinto che ogni
riflessione sull'economia dovesse partire dal concetto di alienazione di Marx.
Egli era dunque distante sia dal riformismo del partito socialista, che
comportava l'abbandono di ogni prospettiva di superamento del capitalismo, sia
dalla proposta di "compromesso storico" avanzata nel 1973 dal Pci di
Berlinguer, che in modo assolutamente paradossale legava la possibilita' di una
prospettiva socialista, cioe' di superamento dell'alienazione, all'accordo con
una forza politica dichiaratamente cristiana come la Dc. Lontano dunque dalla
rinuncia alla trasformazione sociale, ma anche da queste devastanti
contraddizioni, pur nella profonda attenzione verso tutto cio' che si muoveva
all'interno del mondo cattolico e in campo comunista, Lombardi non solo si
definiva "a-comunista", ma riteneva che nessuna riflessione sulla scissione
mezzi-fini e sui crimini dello stalinismo potesse prescindere da una critica
piu' profonda al nucleo platonico cristiano di tutte quelle filosofie per le
quali la storia avrebbe una sua razionalita' legata al compimento di un fine
ultimo trascendente, del quale qualcuno, uomo, stato, partito o chiesa, sarebbe
l'interprete". (AGI)
(AGI) - Roma, 15 gen. - Lombardi fu "profondamente democratico ma anche
rivoluzionario - continua Ventura - La sua pratica politica, definita
come "riformismo rivoluzionario" per il voler tenere insieme la prospettiva di
governo con quella dei movimenti di massa, non poteva che basarsi su di una
dimensione culturale. Questa, nello specifico, veniva a configurarsi nella
proposta di una societa' "diversamente ricca": una societa' distante sia dal
modello capitalistico sia da quello dei paesi del socialismo reale, che oltre
al benessere economico fosse in grado di domandare piu' cultura, piu' tempo
libero, "piu' capacita' degli operai di leggere Dante o apprezzare Picasso".
Avanzata fin dagli anni '60, questa proposta culturale si differenziava
nettamente dalla "austerita'" di Berlinguer e dai "sacrifici" della svolta
della CGIL dell'EUR del 1977 le quali, piuttosto che proporre una diversa
realizzazione di identita' umana, invitavano alla rinuncia e al rispetto delle
compatibilita' con gli assetti economici e politici in essere".
Il libro e' accompagnato da una prefazione di Marco Pannella ed e' arricchito
da interviste allo stesso Pannella, a Michele Ciliberto, Giorgio Ruffolo e
Tullia Carettoni. "Esso non guarda al passato ma offre una prospettiva di
ricerca che, nel momento in cui la crisi pone problemi nuovi alla politica,
all'economia e alla cultura, presenta - conclude Ventura - aspetti di
sorprendente attualita'".

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