Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
giovedì 21 novembre 2024
mercoledì 20 novembre 2024
martedì 19 novembre 2024
Franco Astengo: Numeri dall'Emilia e dall'Umbria
NUMERI DALL'EMILIA E DALL'UMBRIA di Franco Astengo
Il doppio successo del centro-sinistra nella sfida delle regionali di Emilia - Romagna e Umbria nelle elezioni svolte il 17-18 novembre non deve trarre in inganno.
E' stato l'astensionismo il fattore principale anche di questa tornata come accade ormai da molto tempo ed è capitato anche in una regione "solida" dal punto di vista istituzionale come l'Emilia - Romagna nella quale il totale dei voti validi si colloca ben al di sotto del 50% e dove la vittoria del centro-sinistra è stata sicuramente dovuta al "campo largo" ma soprattutto alla capacità di richiamare l'insieme dei propri tradizionali elettrici ed elettori come dimostra il risultato del PD nella regione dove maggiore è sempre apparsa la continuità con le fonti storiche primarie di identità del Partito.
Le forze politiche, esaurita la legittima necessità di analisi del voto con maggiore o minore grado di soddisfazione, dovrebbero porre al centro il tema della disaffezione complessiva che si esprime attraverso la non partecipazione, il voto bianco e quello nullo: in ispecie le forze della coalizione di centro sinistra se non intendono ripetere l'errore di considerare la governabilità fine esaustivo dell'azione politica trascurando il tema della rappresentanza.
Inoltre sempre nell'ambito del centro-sinistra appare ormai netta l'assunzione da parte del PD del ruolo di partito - pivotale e di conseguenza di tentare di costruire attorno a questo partito l'indispensabile omogeneità coalizionale attraverso una grande discussione sui valori di fondo e il confronto sulle specifiche visioni progettuali.
Un dato da verificare ma che si può offrire come oggetto di studio è quello del calo di Fratelli d'Italia che potrebbe alimentare la crescita dell'astensione.
Soltanto in Umbria i voti per il candidato presidente supera il 50% dei voti validi mentre precipita, nella stessa regione, al 45% per quello che riguarda le liste: si tratta non di segnali ma di precise indicazioni rivolte alle forze politiche sulle quali va aperta una riflessione molto più approfondita rispetto a quanto non sia ancora stato fatto finora.
Un dato che si può offrire alla verifica analitica riguarda il calo di Fratelli d'Italia che potrebbe alimentare la crescita dell'astensione.
Si ricorda che tutte le percentuali sono misurate sul totale degli aventi diritto e non sul totale dei voti validi: è questo l'unico schema possibile da seguire per realizzare una precisa comparazione in tempo di astensione superiore al 50%.
Ecco dati e raffronti:
EMILIA ROMAGNA
Partecipazione: tra il 2020 e il 2022 più 2,97% (sui candidati presidenti) più 7,62% (sulle liste); tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 12,57% (320.837 voti); tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 11,64% sui candidati presidenti (360.203 voti) e 490.153 voti in meno rispetto alle liste.
Regionali 2020:
Iscritti 3.508.179
Voti validi
Candidati presidenti 2.325.497 66,28%
Liste 2.162.216 61,63%
Politiche 2022:
Iscritti 3.328.327 (differenza dovuta alle liste per il voto all'estero)
Voti Validi 2.304.908 69,25%
Europee 2024
Iscritti 3.500.353
Voti Validi 1.984.071 56,68%
Regionali 2024
Iscritti 3.576.428
Voti validi presidente 1.623.868 45,04%
liste 1.493.918 41,77%
Candidati Presidenti:
Regionali 2020
Bonaccini (centro - sinistra) 1.195.819 34,08%
Borgonzoni (centro destra) 1.014.654 28,92%
Benini (M5S) 80.783 2,30%
Battaglia (No vax) 10.978 0,31%
Bergamini (Partito Comunista Rizzo) 10.263 0,29%
Collot (Potere al Popolo) 7.024 0,20%
Lugli (Lista Civica) 5.976 0,17%
Regionali 2024
De Pascale (centrosinistra) 921.980 25,77%
Ugolini (centrodestra) 650.760 18,19%
Serra (PRC-PaP-PCI) 31.474 0,88%
Teodori (Lealtà Verità) 19.830 0,55%
De Pascale è stato eletto con 273.839 voti rispetto a Bonaccini nel 2020 con una percentuale inferiore del'8,31% sul totale degli aventi diritto
Coalizioni : Centro - Sinistra tra il 2020 e il 2022 (fuori il M5S) meno 4,83% ; tra il 2022 e il 2024 (europee; somma delle liste che sostengono De Pascale alle Regionali 2024) più 6,89% (M5S alle politiche 2022 6,92%), tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) il centrosinistra (le cui liste raccolgono 64.836 voti in meno rispetto al candidato presidente) perdono il 7,75% sul totale degli aventi diritto.
Centro - Destra tra il 2020 e il 2022 meno 1,05%; tra il 2022 e il 2024 (europee) somma delle liste che sostengono Ugolini meno 3,74% ( meno 84.601); tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 6,67% (217.453 voti)
Regionali 2020
Centro - Sinistra 1.040.482 29,65%
Centro - Destra 981.787 27,98%
M5S 102.595 2,92%
Politiche 2022
Centro Sinistra 826.362 24,82%
Centro Destra 896.607 26,93%
M5S 230.444 6,92%
Centristi 195.499 5,87%
Europee 2024
Liste centro-sinistra (appoggio De Pascale) somma 1.110.202 31,71%
Liste centro - destra (appoggio Ugolini) somma 812.006 23,19%
Regionali 2024
Centro - Sinistra (con il M5S) 857.144 23,96%
Centro destra 594.553 16,62%
Liste : (sui risultati delle liste nelle elezioni regionali incidono naturalmente i voti delle liste civiche, alcune delle quali pur schierate nelle rispettive coalizioni, di difficile attribuzione strettamente partitica)
PD tra il 2020 e il 2022 meno 2,17%; tra il 2022 e il 2024 (europee) più 1,28% (77.732 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 2,53% (74.835 voti)
AVS tra il 2020 (lista Coraggiosa ed Europa Verde) e il 2022 meno 0,40% tra il 2022 e il 2024 (europee) più 0,58% ( 25.471 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,49% (50.340 voti)
M5S tra il 2020 e il 2022 più 4% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 2,86% (88.161 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 2,58% ( 89.208 voti)
Liste Centriste: tra il 2022 e il 2024 (europee somma di SUE e Azione) meno 2,40% (73.695 voti); tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 2,76% (96.725 voti)
FdI tra il 2020 e il 2022 più 11,99%, tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 1,40% (19.441 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 5,96% (201.148 voti)
Lega tra il 2022 e il 2022 meno 14,33% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 1,69% ( 49.964 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,47% (49.845 voti)
Forza Italia (con moderati) tra il 2020 e il 2022 più 0,19% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 0,81 (12.414 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,13% (37.721 voti)
area PRC-Pap-PCI tra il 2020 e il 2022 più 0,75% tra il 2022 e il 2024 (europee) più 0,34% ( 13.459 voti) tra il 2024 (europee) e il 2025 (regionali) meno 0,55% (18.665 voti)
Lista Bonaccini 2020 124.591 3,55% Lista De Pascale 2024 57.400 1,60%
Lista Borgonzoni 2020 37.462 1,06% Lista Ugolini 2024 76.988 2,15%
Regionali 2020 :
PD 749.676 21,36%
Lista Bonaccini 124.591 3,55%
Lista Coraggiosa (Schlein) 81.419 2,32%
Europa Verde 42.146 1,20%
+ Europa 33.087 0,94%
Volt 9.253 0,26%
Lega 690.864 19,69%
FdI 185.796 5,29%
Forza Italia 55.317 1,57%
Lista Borgonzoni 37.642 1,07%
Popolo della Famiglia - Cambiamo 6.341 0,18%
Giovani per l'ambiente 6.007 0,17%
M5S 102.595 2,92%
No Vax 11.187 0,31%
Partito Comunista (Rizzo) 10.287 0,29%
Potere al popolo 8.048 0,22%
L'altra Emilia Romagna 7.830 0,22%
Politiche 2022
PD 638.807 19,19%
AVS 104.105 3,12%
+ Europa 76.138 2,28%
Impegno Civico 7.312 0,21%
FdI 575.452 17,28%
Lega 178.543 5,36%
Forza Italia 130.198 3,91%
Moderati 12.414 0,37%
M5S 230.444 6,92%
Centristi 195.499 5,87%
Italexit 44.188 1,32%
Unione Popolare 32.543 0,97%
Sovrana Popolare 28.387 0,85%
Vita 25.483 0,76%
Animalisti 14.888 0,44%
No Vax 6.233 0,18%
Destre Unite 2415 0,07%
Noi di Centro 1859 0,05%
Europee 2024
PD 716.539 20,47%
AVS 129.576 3,70%
M5S 142.283 4,06%
Azione 63.106 1,80%
+ Europa e IV 58.698 1,67%
FdI 555.981 15,88%
Lega 128.579 3,67%
FI con Moderati 121.719 3,47%
Alt. Pop. (Bandecchi) 6.267 0,17%
Santoro (PRC, PAP, PCI) 46.002 1,31%
Libertà 13.246 0,37%
SVP 2.615 0,07%
Regionali 2024
PD 641.704 17,94%
AVS 79.236 2,21%
Presidente De Pascale 57.400 1,60%
M5S 53.075 1,48%
Riformisti 25.729 0,71%
FdI 354.833 9,92%
Forza Italia -Moderati 83.998 2,34%
Lega 78.734 2,20%
Presidente Ugolini 76.988 2,15%
PRC- PaP - PCI 27.337 0,76%
Lealtà-Verità 15.3410,42%
UMBRIA
Partecipazione: tra il 2019 e il 2022 più 2,86%, tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 8,43% ( 39.470 voti) ; tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) : candidati presidenti meno 6,58% ( 35.493 voti) liste meno 11,66% (71.562 voti)
Regionali 2019 :
Iscritti 703.596
Voti Validi
Presidenti 443.343 63.01%
Liste 417.877 59,39%
Partecipazione
Politiche 2022
Iscritti 662.094 (sempre da tener conto del voto all'estero)
Voti Validi 436.170 65,87%
Partecipazione
Europee 2024
Iscritti 683.555
Voti Validi 392.700 57,44%
Regionali 2024
Iscritti 701.367
Voti validi presidente 356.757 50,86%
Voti validi liste 321.138 45,78%
Candidati Presidenti : tra il 2019 e il 2024 la presidente uscente Tesei ha perso il 12,78% e 90.431 voti. La presidente eletta Proietti rispetto alla candidatura Bianconi del 2019 ha migliorato del 2,39% e 16.215 voti (un risultato di crescita per Proietti dovuto anche al maggior numero di voti espressi per le candidature presidenziali rispetto a quelle per le liste, sia di partito, sia civiche).
Regionali 2019
Tesei 255.158 36,26%
Bianconi 166.179 23,61%
Ricci 11.718 1,66%
Rubicondi 4.484 0,63%
Camuzzi 2.098 0,29%
Carletti 910 0,12%
Pappalardo 587 0,08
Seduction 461 0,06%
Regionali 2024
Proietti 182.394 26.00%
Tesei 164.727 23,48%
Rizzo 3.946 0,56%
Leonardi 1.901 0,27%
Pasquinelli 993 0,14%
Paolone 866 0,12%
Fiorini 840 0,11%
Tritto 837 0,11%
Pignalberi 253 0,03
Coalizioni:
Centro Sinistra tra il 2019 (con il M5S) e il 2022 (fuori il M5S, nel 2022 all'8,33%) meno 3,70 , tra il 2022 e il 2024 (europee somma delle liste che sostengono Proietti compreso centristi e M5S) più 8,58% (90.316 voti). Tra il 2024 (europee somma come indicato poc'anzi) e 2024 (regionali) meno 3,74% (21.470 voti)
Centro destra tra il 2019 e il 2022 meno 4,78%, tra il 2022 e il 2024 (europee somma delle liste che nelle regionali sostengono Tesei) meno 1,62% (4581 voti) tra il 2024 (europee somma delle liste) e il 2024 (regionali) meno 6,88% ( 30,865 voti).
Sono questi i dati nel rapporto candidati/coalizioni che dovrebbero far riflettere le forze politiche.
Regionali 2019
Centro Destra 245.789 34,93%
Centro Sinistra (con M5S) 153.784 21,85%
Politiche 2022
Centro Destra 199.663 30,15%
Centro Sinistra 120.210 18,15%
M5S 55.205 8,33%
Centristi 35.111 5,30%
Europee 2024
Liste sostegno candidatura Tesei (somma) 195.082 28,53%
Liste sostegno candidatura Proietti (somma) 182.764 26,73%
Regionali 2024
Centro-sinistra 161.294 22,99%
Centro - destra 151.899 21,65%
Liste
PD dal 2019 al 2022 più 0,86%, tra il 2022 e il 2024 (europee) più 1,04% ( voti 9.048), tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,31% (6.494 voti)
AVS dal 2019 (2 liste verdi) al 2022 più 0,50, dal 2022 al 2024 (europee) più 0,99% (7.209 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,32% ( 8.676 voti)
M5S tra il 2019 e il 2022 più 3,99% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 3,24% (20.388 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 2,88% (19.292 voti)
Liste Centriste tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 3,48% ( 22.306 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 2,15% (13.836 voti)
Fratelli d'Italia tra il 2019 e il 2022 più 13,81%, tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 1,10% ( 3.282 voti) tra il 2024 europee e il 2024 (regionali) meno 9,85% (65.695 voti)
Lega tra il 2019 e il 2022 meno 16,73% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 1,28% ( 7.699 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 0,40% ( 1.999 voti)
Forza Italia (con i moderati) tra il 2019 e il 2022 più 1,83% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 0,28% ( 845 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali, senza i Moderati) meno 0,38% ( 1.777 voti)
area PRC-PaP- PCI tra il 2019 e il 2022 più 1,06% tra il 2022 e il 2024 (europee) meno 0,19% (1284 voti) tra il 2024 (europee) e il 2024 (regionali) meno 1,13% ( 7.732 voti)
Civica Tesei 2019 16.424 2,33% 2024 16.023 2,28%
Civica Bianconi 2019 16.833 2,39% Civica Proietti 2024 15.084 2,15%
Regionali 2019
Lega 154.413 21,94%
FdI 43.443 6.03%
Forza Italia 22.991 3,26%
Lista Tesei 16.424 2,33%
Civica 8,608 1,22%
PD 93.296 13,25%
M5S 30.953 4,34%
Lista Bianconi 16.833 2,39%
Verdi Civici 6.727 0,95%
Verdi 5.975 0,84%
Lista Ricci 5.261 0,74%
Italia Civica 2.175 0,30%
Proposta Umbria 1.475 0,20%
Partito Comunista (Rizzo) 4.108 0,58%
PCI 2.098 0,29%
PaP 1.345 0,19%
Riconquistare 808 0.11%
Arancioni 524 0,07
Buone Maniere 420 0,05%
Politiche 2022
Fdi 131.396 19,84%
Lega 34.517 5,21%
Forza Italia 31.743 4,79%
Moderati 2.007 0,30%
PD 93.435 14,11%
AVS 15.217 2,29%
+ Europa 9.143 1,38%
Impegno Civico 2.415 0,36%
M5S 55.205 8,33%
Centristi 35.111 5,30%
Italexit 7.821 1,18%
Sovr. Pop. 5.373 0,81%
PCI 5.199 0,78%
UP 5.051 0,76%
Vita 2357 0,35%
Europee 2024
Fdi 128.114 18,74%
PD 103.583 15,15%
M5S 34.817 5,09%
FI e Moderati 32.905 4,81%
Lega 26.818 3,92%
AVS 22.426 3,28%
+Europa e IV 11.988 1,75%
Azione 9.950 1,45%
Santoro (PRC-Pap-PCI) 9.288 1,35%
Bandecchi (A.P.) 7.245 1,05%
Sov.Pop. 3.109 0.45%
Libertà 2.457 0,35%
Regionali 2024
PD 97.089 13,84%
M5S 15.525 2,21%
Presidente Proietti 15.084 2,15%
AVS 13,750 1,96%
Sanità Pubblica 7.819 1,11%
Riformisti 7.402 1,05%
Civici 5.025 0,71%
FdI 62.419 8,89%
Forza Italia 31.128 4,43%
Lega 24.729 3,52%
Presidente Tesei 16.023 2,28%
Moderati 9.229 1,31%
Bandecchi (AP) 6.929 0,98%
UDC 1.432 0,20%
Sov. Pop. 1.793 0,25%
Presidente Rizzo 1.286 0,18%
PRC-PaP-PCI 1.556 0,22%
Dissenso 896 0,12%
Forza Popolo 763 0,10%
Alternativa 743 0,10%
Presidente Tritto 729 0,10%
lunedì 18 novembre 2024
sabato 16 novembre 2024
Renzo Penna. Sintesi del Rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale in Italia del 2024
venerdì 15 novembre 2024
Franco Astengo: La Consulta e il referendum
LA CONSULTA E IL REFERENDUM di Franco Astengo
Fatta salva la necessità di leggere per intero la sentenza è difficile, da parte di chi sostiene la Costituzione, adeguarsi al giubilo che si è levato per salutare la decisione della Corte Costituzionale di chiedere il ritocco di parti (sicuramente significative) della riforma che propone la cosiddetta "autonomia differenziata".
In sostanza la Corte rimanda il testo al Parlamento accompagnandolo con precisi vincoli di merito ma affidandosi alla stessa maggioranza che lo ha approvato.
Nella contesa tra Regioni (perché di questo si è trattato in sostanza) è emersa una decisione che sicuramente creerà problemi al Governo ma, nel contempo, pone in discussione l'ammissibilità del referendum (e in particolare del quesito che domanda la totale abolizione) il cui svolgimento è stato richiesto da 1.300.000 firme raccolte questa estate da un articolato schieramento nel quale erano presenti partiti politici, sindacati, soggetti associativi di diversa natura.
La corte di Cassazione è adesso chiamata a discutere l'ammissibilità stessa della richiesta prova referendaria che con astuzia è stata collegata dalla maggioranza di destra alla legge di bilancio evitando così la tagliola delle legge costituzionale.
E' necessario che lo schieramento che ha proposto il referendum si mobiliti immediatamente fornendo scienza giuridica e forza popolare per conseguire l'obiettivo del suo svolgimento puntando sulla abolizione totale dell'articolato.
Egualmente le forze parlamentari del centro-sinistra avrebbero il compito di elaborare un progetto di riforma del titolo V della Costituzione malamente manipolato (ormai il giudizio è di opinione generale) a suo tempo in chiusura della XIII legislatura repubblicana dallo schieramento che sosteneva il governo Amato per inseguire la Lega considerata "una costola della sinistra".
Un ripensamento andrebbe rivolto anche alle Leggi Bassanini e a quella Del Rio (Province relegate a enti di secondo grado, abolizione di soggetti intermedi, accorpamenti di Authority portuali): in sostanza la riflessione dovrebbe investire il quadro complessivo del sistema delle autonomie inteso nel senso di soggetti di intermediazione dello Stato e non soltanto di soggetti di pura espressione autonomistica.
Il punto prioritario però rimane quello del referendum.
Nel quesito dell'abolizione del disegno sull'autonomia differenziata portato avanti da governo e maggioranza di destra la questione non risiede soltanto nei LEP che riguardano essenzialmente la residualità dello stato sociale, ma materie non soggette al vincolo dello stabilire il livello dei LEP ma molto delicate soprattutto sul terreno economico: commercio estere, banche, ecc,ecc.
giovedì 14 novembre 2024
mercoledì 13 novembre 2024
martedì 12 novembre 2024
lunedì 11 novembre 2024
Biscardini: Nel bilancio 2025 ci siano dei fondi per il Progetto Navigli
COMUNICATO STAMPA
MILANO, NEL BILANCIO 2025 CI SIANO DEI FONDI PER IL PROGETTO NAVIGLI
L'Associazione scrive ai Consiglieri e agli Assessori del Comune di Milano per chiedere almeno il finanziamento per la realizzazione della Conca di Viarenna. Un progetto approvato da anni con un costo irrisorio rispetto a 4 miliardi del Bilancio comunale. Una lettera che fa il punto della situazione, nonché sui tanti ritardi e sulla mancanza degli impegni presi per la riapertura dei Navigli a Milano.
Ai Consiglieri comunali di Milano
Agli Assessori del Comune di Milano
Oggetto: Progetto Navigli, almeno la Conca di Viarenna nel Bilancio 2025
Dalle notizie apparse sulla stampa il Comune si appresterebbe ad approvare una manovra per il Bilancio preventivo 2025 di circa 4 miliardi, sostenuta da alcune nuove voci di entrata per finanziare in modo particolare il trasporto pubblico locale ed altri interventi.
Nulla togliendo a questa emergenza che riguarda in modo particolare i livelli di servizio dei trasporti pubblici di superficie, vi chiediamo un’attenzione particolare al tema Navigli e alla loro riapertura, con particolare riferimento alle fasi che ancora devono essere perfezionate per dare concretezza a questo progetto.
L’opera, riconosciuta come strategica già dal PGT del 2012, non ha visto successivamente un’azione coerente della Amministrazione comunale di Milano corrispondente al “valore strategico” che ad essa era stato attribuito.
Ad oggi, tutto è fermo a un incarico per la Progettazione preliminare (Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica), affidato dal Comune ad MM nel dicembre 2019. Studio di cui, a distanza di cinque anni nessuno conosce i risultati, né i cittadini, né tantomeno i consiglieri comunali, nonostante che per tale studio sia stata impegnata una spesa di 2,2 milioni di euro, probabilmente già corrisposti regolarmente a MM.
Allo stato dell’arte, il progetto di riapertura dei Navigli sarebbe fermo in ragione di una dichiarazione del Sindaco secondo la quale non ci sarebbero risorse sufficienti nemmeno per iniziare i lavori. Frase troppo generica per essere accettata. Tanto più che non risulta che l’Amministrazione comunale abbia fatto passi sufficienti né presso il Governo, né presso la Regione Lombardia, né tantomeno presso l’Europa per ricercare una forma di compartecipazione finanziaria per la realizzazione delle opere. E ciò nonostante, la disponibilità e l’interesse della Commissione europea che, per voce della Commissaria ai Trasporti Violetta Bulc, ha dato fin dal 2019 la disponibilità a finanziare l’opera a fronte di un progetto integrale che l’Europa stessa ha consigliato al Sindaco di promuovere.
Le dichiarazioni del Sindaco appaiono peraltro assolutamente generiche, in quanto l’Amministrazione non ha ancora verificato concretamente la possibilità di procedere definendo un piano finanziario pluriennale attendibile, né sulla base di un programma dei lavori che preveda la realizzazione per lotti, di cui il primo potrebbe ragionevolmente essere quello relativo al prolungamento del Naviglio Martesana lungo via Melchiorre Gioia fino ai Bastioni di Porta Nuova.
Per dare un segno concreto di interesse nei confronti del progetto, che è stato sbandierato e che ha certamente influito anche nell’elezione della giunta Sala sia nel 2016 che nel 2021, basterebbe peraltro di mettere a Bilancio le risorse necessarie per la realizzazione della Conca di Viarenna, progetto già esistente, già approvato e inserito più volte nel Piano triennale delle opere pubbliche, che consentirebbe l’estensione della Darsena verso Conca del Naviglio, progetto per anni sostenuto dall’architetto Empio Malara.
In un Bilancio di quattro miliardi si possono trovare una decina di milioni per questo intervento.
Cordiali saluti,
Roberto Biscardini
domenica 10 novembre 2024
Giuseppe Casanova: L'elezione di Trump
In relazione alla rielezione di Donald Trump, come 47° presidente degli Stati Uniti, sono state fatte moltissime considerazioni, sia da chi auspicava la sua elezione, e da chi invece ha esternato molte preoccupazioni, in relazionee all’impatto che avrà sulla democrazia liberale. Anche io sono molto preoccupato sulla influenza che la sua rielezione avrà sul mondo intero in particolare per noi europei, e per questo motivo faccio a supporto qualche considerazione. Trump ha spesso criticato le istituzioni democratiche e ha adottato una retorica polarizzante che ha suscitato timori tra molti cittadini americani e non solo. Durante la sua campagna elettorale, ha promesso di attuare cambiamenti radicali che potrebbero scuotere persino i pilastri della democrazia. Che gli americani abbiano manifestato molti dubbi e preoccupazioni sull’elezione di Trump, ce lo rivela anche Google. Infatti secondo Google Trends, le ricerche per "come trasferirsi in Canada" sono aumentate del 400% la notte delle elezioni. Anche le ricerche su "come ottenere legalmente un visto per il Canada" sono aumentate del 200%. Dati che riflettono una certa preoccupazione tra gli americani riguardo alla presidenza di Trump, con il desiderio di esplorare opzioni alternative alla vita americana.
Anche analizzando la sua precedente esperienza come Presidente, c’è da rilevare che Trump ha implementato alcune politiche economiche come il Tax Cuts and Jobs Act del 2017, riducendo le tasse per molte persone, ma a beneficiarne sono state principalmente le famiglie ad alto reddito e le grandi aziende. Alcuni critici sostengono che le sue politiche abbiano ridotto le protezioni per i lavoratori a basso reddito e abbiano tagliato i programmi di assistenza sociale, paure che si ripropongono ora. Qualche perplessità è legata anche al sostegno che Elon Musk, ha garantito a Trump, sia finanziariamente che politicamente, giocando un ruolo significativo nella sua elezione, avendo utilizzato la sua piattaforma di social media e le sue risorse finanziarie per amplificare il messaggio di Trump e mobilitare i suoi sostenitori.
Per concludere, pur stendendo un velo pietoso sui guai giudiziari di Trump, questi si problemi esclusivamente americani, c’è da preoccuparsi non poco sulla politica e i problemi che i due miliardari americani, Trump e Musk, creeranno non solo all’America, ma al mondo intero.
sabato 9 novembre 2024
venerdì 8 novembre 2024
mercoledì 6 novembre 2024
martedì 5 novembre 2024
lunedì 4 novembre 2024
domenica 3 novembre 2024
Roberto Biscardini: Socialisti contro la guerra
SOCIALISTI CONTRO LA GUERRA
Roma 19 ottobre 2024
Intervento di Roberto Biscardini
È evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione che non ha precedenti nella storia recente dell’umanità.
Con fronti di guerra sostanzialmente accettati e subiti dalla comunità internazionale, subiti dalla politica e dalla diplomazia.
Guerre che non vengono fermate e che, anche per questo, potrebbero favorirne altre.
In un mondo che non riesce a fermare un uomo, che per salvare sé stesso, agisce fuori da qualunque regola del diritto internazionale, mettendo a rischio la pace mondiale.
1 E questo avviene con il sostanziale silenzio dei governi occidentali nonostante la maggioranza dell’opinione pubblica di tutto il mondo sia contro l’aggressione criminale del governo di Israele nei confronti del popolo palestinese.
2 E avviene nonostante persino in Israele l’opinione pubblica vorrebbe la fine della guerra, ma si trova per le mani una democrazia debole che non riesce a fermare un uomo, senza bisogno di uno spargimento di sangue. Un parlamento che non ha la forza di alzare la mano per mandare a casa i propri governanti, con comunità ebraiche in tutto il mondo troppo silenziose, quando addirittura non condizionate dalle aree più fanatiche e integraliste ancorché minoritarie del popolo ebraico
3 Con le stesse famiglie degli ostaggi che chiedono a Netanyahu di fermarsi e di scegliere il terreno della tregua
Anche per questo è importante questa iniziativa promossa dalla federazione romana dal Psi perché dimostra che da qui si può costruire, sui contenuti e sulle cose da fare, un’idea unitaria del socialismo.
Nel merito. Stando alle ultime notizie in medio oriente non siamo di fronte solo ad un’escalation militare, a Gaza come in Libano, ma anche ad una catastrofe umanitaria organizzata scientificamente da Netanyahu affinché oltre ai morti sotto i bombardamenti si aggiungano i morti per fame e di stenti.
L’obiettivo è lo sterminio di un popolo e ridurre tutta la regione in un cumulo di macerie. E questo non dovrebbe essere accettato da nessuno.
Infatti i morti sono molti di più di quelli accertati, perché a coloro (uomini donne e bambini) che sono morti per gli attacchi militari, bisogna aggiungere le persone che muoiono dopo essere state ferite, o per assenza di acqua e di cibo, e per aver contratto malattie conseguenti alla distruzione indiscriminata delle città.
In poco tempo alla mattanza di Gaza, alla colonizzazione della Cisgiordania, all’invasione del Libano siamo arrivati alla minaccia di una guerra contro l’Iran, e il mondo che è sull’orlo di una catastrofe sta a guardare.
La reazione affinché l’escalation si fermi è debole.
Se il mondo parlasse, se l’Europa fosse un’altra, se la politica del governo italiano non fosse complice di una politica solo atlantista, che ha enormi responsabilità sia nei crimini della guerra in Medioriente e sia nella guerra tra Russia e in Ucraina, se anche la sinistra avesse maggiore coraggio e si possa dire BASTA tutti insieme, non ci sarebbe bisogno di un incontro come questo.
Ecco perché oggi siamo qua, e dobbiamo farlo perché farlo È UN DOVERE E NON BISOGNA STARE ZITTI.
È un dovere prendere posizioni (così come abbiamo iniziato a farlo proprio qui a Roma in queste sale, in un’iniziativa di Critica Sociale qualche mese fa, lanciando l’idea di un movimento per il socialismo che avesse tra propri obbiettivi quello di impegnarsi con chiarezza contro la guerra e la cultura della guerra troppo forte in tutto l’occidente.
È un dovere esserci ovunque sia possibile.
Farlo pur in un momento in cui la debolezza di una forza socialista anche a livello internazionale, colloca spesso la sinistra su posizione che non dovrebbero appartenergli, incapace di guardare lontano e di cogliere la gravità delle conseguenze disastrose di ciò che a breve potrebbe succedere.
Farlo contro chi la guerra la promuove, la sostiene e la alimenta con soldi, armi e propaganda, perché questo è nel DNA del socialismo italiano ed europeo.
È dall’Internazionale del 1889 che i socialisti discutono del tema della guerra e del come prevenirla in quanto strumento dei nostri antagonisti. E delle classi dominanti.
I socialisti condannarono ogni guerra al Congresso di Stoccarda e a quello di Basilea del 1912 in quanto guerra fra capitalisti.
E lo fecero alle soglie della prima guerra mondiale.
Nel luglio 1914 l’Avanti titolava a prima pagina “Verso un nuovo macello dei popoli. Abbasso la guerra!” Nella convinzione che i cittadini e la classe lavoratrice fossero in condizioni con ogni mezzo di fermarla.
Una posizione netta e intransigente che, nel centenario della morte di Giacomo Matteotti è doveroso ricordare per la sua attualità.
È dell’ottobre del 1914 la presa di posizione di Matteotti circa la possibilità del ricorso all’insurrezione per impedire l’ingresso dell’Italia in guerra.
Neutralismo, pacifismo integrale e internazionalista.
Fino all’estremo rimedio della agitazione rivoluzionaria. Perché Matteotti pensava, per esempio al contrario di Turati, che con la guerra “con il suo carico di morti e sofferenze economiche da sempre a carico delle classi meno abbienti imponesse un’azione più decisa del partito socialista per evitarla, fino ad immaginare lo sciopero generale insurrezionale”.
I socialisti italiani furono in quegli anni tra i grandi partiti della sinistra europea quelli più intransigenti, fedeli alla visione pacifista dell’internazionale socialista che rappresentò per lunghi anni la speranza di un mondo migliore e senza guerre.
Ma la storia pacifista dei socialisti italiani non finisce qui.
Bisogna ricordare Nenni nell’immediato dopo guerra. È l’avvio di una lunga fase della politica di distensione tra est e ovest che troverà in modo particolare con la Bad Godesberg del 1969 il punto più alto per contrastare per via diplomatica la Guerra Fredda.
E contemporaneamente, quante volte i socialisti della mia età sono stati in piazza contro la guerra del Vietnam, o in difesa dei movimenti di liberazione contro le dittature e i regimi totalitari?
Non è sbagliato partire dal passato per affrontare il presente ed evitare un futuro drammatico.
Di fronte al pericolo di una nuova catastrofe è un dovere dei socialisti agire, esserci, per dare il proprio contributo ed evitare le conseguenze micidiali delle guerre attuali che rischiano, senza alcun limite ad alimentare l’odio tra popoli e tra le persone, per generazioni e generazioni, guerre che si configurano come guerre preventive che dietro un ipocrita “diritto alla difesa”, magari addirittura in nome della democrazia, hanno come obiettivo non di sconfiggere l’avversario ma di distruggerlo.
Un terrorismo di Stato che produrrà a catena nuovo terrorismo. Senza mettere mai in conto l’ipotesi di un intervento della diplomazia per raggiungere una tregua o addirittura in violazione del diritto internazionale e dei diritti umani, individuali e collettivi. Negando un ruolo attivo delle Nazioni Unite.
Noi socialisti siamo dalla parte delle persone, siamo dalla parte dei popoli, di tutti quelli che soffrono sia da una parte che dall’altra.
Siamo dalla parte dei diritti, e siamo contro la guerra perché il diritto principale delle persone è quello di poter vivere.
Per questo:
Chiediamo che il nostro Paese e l’Europa riconoscano subito la Palestina, ancorché a distanza e in ritardo di 31 anni quando vennero ratificati gli accordi di Oslo, perché non può esistere un popolo senza Stato e senza terra.
Chiediamo che la comunità internazionale esca dall’immobilismo e sia anche l’ONU ad intervenire diplomaticamente in Medio oriente e in Ucraina come forze di interposizione tra israeliani e palestinesi, per garantire l’organizzazione degli aiuti, la fine delle ostilità, e la ricostruzione.
Oltre all’embargo delle armi e le sanzioni nei confronti di Israele.
Noi socialisti, in senso lato (non solo quelli anagrafici) possiamo svolgere, sia in Italia che in Europa, un ruolo protagonista per una politica di pace contro la guerra.
Perché disimparare il valore della pace avrà conseguenze incalcolabili per tutti.
Anche per questo, come è già stato annunciato, ci rivedremo presto, qui a Roma per dare continuità all’iniziativa di oggi, ma la prossima volta lo dovremo farlo coinvolgendo la comunità israeliana e quella palestinese.
Dobbiamo unire nuove forze a partire dalle tante associazioni socialiste, non tutte impegnate nello stesso modo, dobbiamo entrare nei circoli e nelle sezioni.
Qualche volta siamo stati criticati perché abbiamo partecipato a diverse manifestazioni, a partire da quella in Italia del 5 novembre 2022 e le tante che si sono succedute fino ad ora.
Lo faremo anche il 26 ottobre a Roma come a Milano e nelle altre città italiane, con o senza bandiere. Siamo nel movimento contro la guerra e dobbiamo fare la nostra parte.
venerdì 1 novembre 2024
giovedì 31 ottobre 2024
mercoledì 30 ottobre 2024
martedì 29 ottobre 2024
Franco Astengo: Numeri dalla Liguria
NUMERI DALLA LIGURIA di Franco Astengo
Analisi del voto in Liguria: Elezioni Regionali 2024.
In premessa va ricordato che Bucci è stato eletto senza sfondare il muro dei 300.000 voti (perdendone più di 60.000 dal Toti 2020) e perdendo clamorosamente proprio nella cinta urbana del capoluogo regionale. Orlando ha sopravanzato Bucci di 18.000 suffragi. Sicuramente avrà inciso la vicenda giudiziaria che ha investito Regione, Autorità Portuale, un notissimo imprenditore considerato un pilastro dell'economia ligure. Siamo però di fronte a una evidente bocciatura della gestione amministrativa portata avanti da Bucci. La minore astensione (pur rilevante) fatta registrare a Genova è stata dovuta alla volontà della maggioranza di elettrici ed elettori di esprimere il proprio dissenso.
Nella sostanza il successo di Bucci arriva dalla periferia, in particolare quella del Ponente da Finale a Ventimiglia ( nella circoscrizione di Imperia Bucci supera i 15.000 voti di scarto). Si tratta di un risultato ben precisamente dovuto alla politica portata avanti dall'amministrazione uscente: il frutto della politica corporativa condotta da Toti e dai suoi sodali e di isolamento dell'area centrale della provincia di Savona penalizzata nelle infrastrutture e nelle prospettive di modernizzazione industriale per favorire (come dimostra bene anche l'elargizione dei fondi) di balneari, ristoratori, albergatori, ecc (non a caso a Savona abbiamo avuto un albergatore presidente dell'Unione Industriali, adesso sindaco di Finale dopo aver svolto il compito di assessore regionale con il centro - sinistra) e presidente di Confcommercio il capataz dei balneari vicinissimo a Toti e Vaccarezza grande collettore di voti come Scajola a Imperia. Nello scioglimento del nodo di Genova Città Regione che non vota il Sindaco come Presidente Savona resta priva, in maggioranza e in minoranza, di una rappresentanza politica derivante direttamente dalla coalizione democratico - progressista che amministra la Città dal 2021 e che, nell'occasione, è stata confermata dal suffragio cittadino per le elezioni Regionali (con Orlando in netto vantaggio su Bucci).
Andando per ordine:
PARTECIPAZIONE AL VOTO
Il parametro di riferimento è quello del totale dei voti validi, sommando nel "non voto" la mancata partecipazione, le schede bianche e le schede nulle.
Elezioni regionali 2020: iscritti nelle liste 1.340.604 elettrici e elettori, voti validi per i candidati presidenti (10) 682.490 pari al 52,31%, voti validi per le liste 626.425 pari al 46,72%. Si noti la netta differenza nelle espressioni di voto a favore della candidatura singola come accade ogni qual volta si verifichi una elezioni diretta per una carica monocratica, segnala di un ormai avvenuto radicamento della concezione personalistica della politica.
Elezioni politiche 2022 (Senato, perchè unico collegio e quindi voto omogeneo). iscritti nelle liste 1.195.266 (numero inferiore rispetto alle regionali a causa dell'iscrizione nelle circoscrizioni estero). Voti validi (coincidenti tra voti espressi tra candidati nei collegi uninominali e liste non essendo previsto il voto disgiunto) 735.081 pari al 61,49% a dimostrazione del maggior interesse verso le elezioni politiche rispetto a quelle locali (non solo regionali ma anche le amministrative ormai raccolgono un minor numero di voti)
Elezioni europee 2024: iscritti nelle liste 1.305.235. Voti validi 625.621 pari al 47,93%.
Regionali 2020 ed Europee 2024 si assestano su di un totale di voti validi (nelle Regionali 2020 per le liste) al di sotto del 50%.
Elezioni regionali 2024: iscritti nelle liste 1.341.693 Voti validi 596.833 (44,48%) per i candidati presidenti e 562.299 (41,90%) per le liste d'appoggio (confermando la tendenza al voto personale nell'occasione di elezione per cariche monocratiche).
85.657 voti validi in meno per i candidati presidenti (nel 2020: 10, nel 2024:9) e 28.688 in meno rispetto alle Europee 2024.
CENTRO DESTRA
Regionali 2020: Eletto Toti con 363.053 voti pari al 27,08% del totale degli aventi diritto (parametro che si seguirà anche per gli altri raffronti percentuali).
La coalizione di centro destra ha raccolto 354.137 voti pari al 26,41%.
La prima forza dello schieramento di centro destra risultò la lista del presidente "Cambiamo" con 141.629 voti (10,56%), Lega con 107.340 ( 8,00%), Fratelli d'Italia 68.088 (5,07%), Forza Italia 33.006 ( 2,46%), UDC 4.074 (0,30%).
Politiche 2022: Toti presenta la lista "Noi Moderati" con un evidente insuccesso e si verifica uno spostamento secco di consenso (in linea con il quadro nazionale) verso Fratelli d'Italia che raccoglie 179.118 suffragi (14,98%), Lega 64.399 (quasi dimezzata rispetto alle regionali: 5,38%), Forza Italia 48.746 (in crescita: 4,07%) Noi moderati 18.794 (1,57% a dimostrazione della difficoltà a trasferire il consenso locale sul piano nazionale). La coalizione assomma 311.057 voti ( 26,02%)
Europee 2024. I dati coalizionali rappresentano soltanto una forzatura statistica essendo la competizione europee regolata da una formula proporzionale con sbarramento. In ogni caso la somma di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia (inclusa "Noi Moderati) realizza 275.802 voti (21,13% sul totale degli aventi diritto, in evidente arretramento).
Pur perdendo voti e punti percentuali Fratelli d'Italia conferma la propria egemonia nello schieramento: 167,508 voti (12,83%, più di 2 punti effettivi in meno). Lega 55.560 (4,25%, un calo dell'1,13%), Forza Italia con Noi Moderati 52.734 (4,04%, a dimostrazione che le fusioni elettorali non funzionano mai, normalmente si perde a destra come a sinistra).
Regionali 2024: Eletto Bucci con 291. 093 voti pari al 21,69% sul totale degli aventi diritto (-5,39% rispetto a Toti nel 2020).
La coalizione di centro destra ha raccolto 271.809 pari al 20,25% sul totale degli aventi diritto - 6,16% rispetto al 2020), in arretramento anche rispetto alla somma dei partiti di centro destra nelle Europee 2024 dello 0,88%.
Fratelli d'Italia mantiene il primato nella coalizione (già conseguito nelle Politiche 2022 e nelle Europee 2024) con 84.816 voti (6,32% sul totale degli aventi diritto) cedendo 82.692 voti rispetto al dato delle Europee svolte nello scorso giugno. Le due liste "civiche" ( in realtà Vince Liguria può essere considerata l'erede della totiana "Cambiamo" che nel 2020 aveva raccolto 141.629 voti pari al 10,56% sul totale degli avanti diritto) assommano 85.269 voti ( 6,35% sul totale degli aventi diritto) drenando in effetti il calo del partito della presidente del Consiglio.
La Lega totalizza 47.652 voti (3,55% sul totale degli aventi diritto , con una flessione rispetto alle Europee 2024 dello 0,70%) . Anche Forza Italia perde voti rispetto alle Europee scendendo a 44.849 (con Noi Moderati aveva messo assieme nel giugno scorso 52,734 suffragi). Da tener conto i 7.294 voti dell'UDC (in crescita rispetto all'unica comparazione possibile quella del 2020 quando la lista dello scudo crociata si era fermata a 4.074 voti. In coda nella graduatoria del centro destra la lista di Alternativa Popolare di Bandecchi con 1.929 voti.
CENTRO SINISTRA
REGIONALI 2020. Ferruccio Sansa, candidato dello schieramento composto da PD, 5 stelle, Lista Sansa, Sinistra -Linea Condivisa e Europa Verde era stato sconfitto da Toti ottenendo 265.506 voti (19,13%) mentre la coalizione si era fermata a 242.652 suffragi (18,10%, un punto in meno dei voti toccati dal candidato Presidente)l
PD 124.586 voti (secondo partito dietro la lista personale di Toti: 9,29%), M5S 48.722 (3,63%, non si può omettere di far notare come nelle elezioni politiche del 2018 il Movimento avesse ottenuto 259.264 voti pari al 21,08% sul totale degli aventi diritto. In 2 anni un calo del 17,45% effettivo per un valore di circa 210.000 voti perduti). La lista personale di Sansa 44.700 voti (3,33%), Sinistra - Linea Condivisa 15.451 (1,15%), Europa Verde 9.193 (0,68%). Deve essere rilevato come per le elezioni 2024 Linea Condivisa risulta confluita nella lista del candidato Presidente Orlando, mentre Sinistra Italiana, Europa Verde e Lista Sansa sono confluite nella lista AVS: da ricordare allora come la somma delle 3 liste nel 2020 era stata di 69.344 voti (5,12%).
POLITICHE 2022. I candidati uninominali della coalizione di centro sinistra formata da PD, Alleanza Verdi Sinistra (AVS), da +Europa e dalla lista Di Maio con il Centro Democratico raccolgono 222.585 voti (18,62% sul totale degli aventi diritto: 0,52% in più della coalizione che aveva sostenuto Sansa ma con 20.000 voti in meno a causa dell'aumento dei voti validi, assente il M5S e inglobato + Europa nella coalizione, irrilevante come vedremo l'apporto della Lista Di Maio).
Il PD ha ottenuto 163.076 voti (13,69% con un aumento percentuale del 3,40%) Alleanza Verdi Sinistra 30.573 voti (2,55%, all'incirca la metà di quanto messo assieme nelle Regionali 2020 dalle tre liste Sinistra Linea Condivisa, Sansa, Europa Verde). Più Europa 24.788 voti (2,07%) e la lista Di Maio 4.148 (0,34%). In sostanza il centro sinistra rimane lontano dal centro destra per 88.472 voti (2 punti virgola 51 sul totale degli aventi diritto)
EUROPEE 2024.
Ricordando ancora la formula elettorale proporzionale in uso nelle elezioni europee in questa occasione una possibile coalizione di centro sinistra sarebbe risultata composta soltanto da PD e AVS, considerata la posizione del M5S alle politiche e la confluenza di + Europa con il centro di Italia Viva.
Il PD ha ottenuto 164.470 voti (circa 1.000 voti in più rispetto al 2022. 12,60% con una flessione percentuale dell'1,09% sul totale degli aventi diritto, numero mutato per via del ritorno nelle liste dei residenti all'estero). AVS 48.069 (3,68%, un incremento dell'1,13%). La somma PD + AVS 212.539 (16,28%, - 2,34% rispetto alla coalizione per le politiche 2022).
M5S
Nelle europee di giugno 2024 il M5S ha avuto 63.727 voti perdendo 31.281 voti rispetto alle politiche 2022 (dove ne aveva realizzato 95.008: in percentuale 7,94%, nel 2024 4,88 % con una diminuzione dello 3,06%).
La somma PD + AVS + M5S alle europee 2024 consisteva in 276.266 voti .
CENTRO
Complesse le vicende elettorali legate alla ricerca del "Centro". Cerchiamo di dipanare la matassa per quanto possibile.
REGIONALI 2020
Al centro si presenta la candidatura Massardo sostenuta da una lista formata dal PSI, + Europa, Italia Viva: la candidatura ottiene 16.546 voti (1,23%) mentre la lista ne assomma 15.083 (1,12%)
POLITICHE 2022
Mentre + Europa si schiera con il fronte progressista con PD e AVS, Azione e Italia Viva presentano propri candidati. il risultato è di 53.490 voti (4,47%). Un progresso di circa 37.000 voti sulla candidatura Massardo (3,24% di crescita in percentuale sul totale degli aventi diritto)
EUROPEE 2024
Italia Viva e Azione si presentano separatamente e + Europa entra in lista con Italia Viva. Entrambe le liste non superano lo sbarramento sul piano nazionale. La lista Italia Viva e + Europa ottiene 23.397 voti (1,79%) Azione 22.087 (1,69%, in quella che si potrebbe definire una competizione personalistica al ribasso compiuta senza tener conto della formula elettorale proporzionale).
La somma delle due liste sarebbe stata di 45.484 voti, in calo di 8.006 voti rispetto alla lista unitaria 2022 (dal 4,47% al 3,48%: un calo dello 0,99%).
REGIONALI 2024
Nelle elezioni regionali 2024 di cui stiamo cercando di analizzare l'esito si è presentata sul versante del centro sinistra una coalizione formata da PD, M5S, AVS, una lista centrista monca dopo una feroce polemica della componente Italia Viva costretta a ritirare i suoi candidati e due liste "civiche" l'una "del Presidente " e l'altra espressione di istanze territoriali.
La coalizione ha raccolto complessivamente 269.169 voti ( 20,06% sul totale degli avanti diritto migliorando di quasi 2 punti il dato della coalizione che nel 2020 aveva sostenuto Ferruccio Sansa comprendente anche in quel caso il M5S).
Dal punto di vista delle singole forze politiche:
a) il PD flette leggermente rispetto alle europee scendendo da 164.470 voti a 160.148 ( 11,93% sul totale degli aventi diritto)
b) AVS, sempre rispetto alle Europee flette di circa 14.000 voti da 48.069 (3,68% sul totale degli aventi diritto) a 34.721 (2,58%, quindi un -1,10% sul totale degli aventi diritto). E' risultato cos' inutile l'apparentamento con la Lista Sansa;
c) le due liste "del Presidente" sommano 38.943 voti (2,90% sul totale degli aventi diritto) una cifra fortemente inferiore a quella raccolta delle "omologhe" presenti nel centro destra, ma in quel caso c'è da tener conto dell'eredità della totiana "Cambiamo" del 2020;
d) la lista "centrista" comprendente Azione ma non Italia Viva per via del veto imposto dal M5S ottiene 9.813 voti (0,73% sul totale degli aventi diritto). Nel 2020 la candidatura centrista di Massardo aveva avuto 16.546 voti (1,23%) e la lista collegata 15.083 (1,12%). Le due liste separate presentate alle Europee 2024 avevano assommato 45.484 voti (8.006 voti in meno rispetto alla lista unitaria delle politiche 2022: in percentuale i centristi divisi in vario modo tra il 2024 europee e il 2024 regionali perdono circa 34.000 voti).
e) Infine capitolo a parte per quel che riguarda il M5S. Ci limitiamo ai numeri. Ripetiamo il dato già esposto poco sopra: Nelle europee di giugno 2024 il M5S ha avuto 63.727 voti perdendo 31.281 voti rispetto alle politiche 2022 (dove ne aveva realizzato 95.008: in percentuale 7,94%, nel 2024 4,88 % con una diminuzione dello 3,06%). Nelle regionali oggetto di questa analisi (ottobre 2024) il M5S presente nella coalizione di centro sinistra ha avuto 25.670 voti (18.000 voti in meno rispetto alle Europee di giugno e 49.000 voti in meno rispetto alle politiche 2022). Percentuale 2024 regionali rispetto agli aventi diritto: 1,91%.
AL DI FUORI DAI POLI
Al di fuori da centro-destra e centro-sinistra sono state presentate 7 candidature alla presidenza della giunta Regionale con altrettante liste d'appoggio: nessuna tra queste - candidature e liste - ha superato l'1%.
Possiamo suddividere questo risultato in possibili aree di riferimento:
1) Ex- 5 stelle: Uniti per la Costituzione (Candidato presidente Morra, ex-senatore e presidente della Commissione Antimafia). La candidatura ha avuto 5.224 voti e la lista 4.934 ( 0,38% e 0,36%)
2) Candidature e Liste di sinistra comunista di diversa ispirazione : PCL e Per l'alternativa, la somma dà 7.178 voti per le candidature e 6.733 per le liste (0,53% e 0,50%). Nessuno prende più in considerazione l'ipotesi, non dell'alleanza ma di una "desistenza strategica" come è capitato di fare nella nuova sinistra anni'70 ;
3) Candidature e Liste sovraniste e di tradizione leghista (Toscano, Cella, Felice). Somma dei voti per le candidature: 9002, per le liste 8080 (0,67% e 0,60%)
4) Candidatura e Lista di estrema destra (Rosson, Indipendenza) 1668 voti per la candidatura, 1559 voti per la lista (0,12% e 0,11%)
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Si possono individuare due punti d'attacco per un dibattito serio:
1) la crescita dell'astensionismo che non pare arrestabile ed è diventato l'unico elemento di volatilità elettorale;
2) nello specifico della vicenda ligure (analizzate tutte le particolarità che conosciamo) ha prevalso il voto di scambio (con gli evasori fiscali e gli sfruttatori del lavoro nero del Ponente) rispetto al voto d'opinione espressom dal capoluogo di Regione, una grande città come Genova.
Ecco i dati elezione per elezione del nuovo "triangolo": astensione (comprendente bianche e nulle oltre alla diserzione dalle urne), centro destra, centro sinistra.
REGIONALI 2020
Astensione 47,69%
Centro destra 26,41%
Centro sinistra (con M5S) 19,13%
Totale 93,23%
POLITICHE 2022
Astensione 38,51%
Centro destra 26,02%
Centro sinistra 18,62% (fuori il M5S)
Totale 83,15%
EUROPEE 2024
Astensione 52,07%
Centro destra 21,13%
Centro sinistra 16,28% (fuori il M5S)
Totale 89,48%.
REGIONALI 2024
Astensione 55,52% per i candidati presidenti e 58,10% per le liste
Centro destra Presidente 21,69% Coalizione 20,25%
Centro sinistra Presidente 21,06% Coalizione 20,06%
Totale per i presidenti 98,27% per le coalizioni 98,41%
lunedì 28 ottobre 2024
Più mercato o più welfare? L'Uruguay sceglierà al ballottaggio il suo futuro. La sinistra spinta da Mujica ci prova: vittoria al 1° turno sfiorata - Il Fatto Quotidiano
domenica 27 ottobre 2024
sabato 26 ottobre 2024
venerdì 25 ottobre 2024
giovedì 24 ottobre 2024
mercoledì 23 ottobre 2024
venerdì 18 ottobre 2024
Franco Astengo: Privatizzazioni
PRIVATIZZAZIONI STRATEGICHE E QUESTIONE MORALE di Franco Astengo
Dalla vicenda Sogei (così riassumibile in un titolo per ragioni di brevità) emerge un elemento fondamentale di valutazione politica: il quadro delle privatizzazioni ha assunto un esito di rilievo strategico non solo per la struttura industriale in relazione all'innovazione tecnologica ma proietta il fenomeno sul terreno della sicurezza del Paese (e dell'Europa) connettendosi a una "questione morale" di rilevanza assoluta, ben oltre la pur notevole consistenza delle "mazzette".
L'operazione Musk si collega con quella TIM/KKR (anzi Starlink punterebbe a sostituire per intero la gestione della rete nel nostro Paese).
Un vero e proprio mutamento di paradigma. Siamo di fronte all'ennesimo passaggio che segnala l' assenza dell'Italia da una qualche idea di piano di strategia industriale. Ne avevamo già accennato: in piena contraddizione "sovranista" così si dimostra ancora una volta tutta la fragilità del contorto processo di privatizzazioni avvenuto in Italia nel settore decisivo delle infrastrutture tecnologiche.
Questa sì è per davvero una pericolosa cessione di sovranità che il governo di destra sembra voler condividere e accompagnare.
Ci eravamo permessi di segnalare come si sia creata una situazione di evidente scalabilità e debolezza, a dimostrazione di una ormai storica incapacità di programmazione dell'iniziativa pubblica in economia e di assenza di politica industriale (che coinvolge anche l'Europa) in un ripiegamento consumistico.
La sinistra non può rimanere ingabbiata in questa dimensione strategicamente inesistente schiacciata dall’emergenza dell’immediato.
Vincenzo Vita scrive ("Critica Marxista"n.4 "Chiamale se vuoi estrazioni") di "nuovo capitalismo" e di altalena inconcludente tra apocalittici e integrati e propone la necessità di una svolta teorica critica: credo che dalla consapevolezza di questa necessità si possa ripartire e non da , uscendo dalla condizione di subalternità al neoliberismo (magari anche riprendendo in mano qualche filo del discorso novecentesco sull'involucro politico).
martedì 15 ottobre 2024
lunedì 14 ottobre 2024
domenica 6 ottobre 2024
sabato 5 ottobre 2024
Meno studenti e multinazionali (e troppe rendite): così Milano ha perso potere e centralità di Dario Di Vico
Meno studenti e multinazionali (e troppe rendite): così Milano ha perso potere e centralità
editorialista di Dario Di Vico
Corriere della sera
Milano guarda avanti e inquadra se stessa senza più le granitiche certezze di qualche tempo fa. La sensazione che il «modello» — se lo si vuol chiamare così — si sia inceppato è prevalente nell’opinione pubblica, ma ora anche a livello istituzionale. Se ne è avuta un’eco anche alla recente presentazione dello studio «Your Next Milano», predisposto con la solita cura da Assolombarda e da Milano&Partners. L’indagine è costruita con il metodo del benchmark: si confronta la metropoli lombarda con una serie di realtà analoghe europee ed americane (da Amsterdam a Londra, da Berlino a Chicago) e da lì si studiano ranking e posizionamento che ne emergono. «Luci e ombre» è stata la conclusione a cui gli organizzatori sono giunti quest’anno a sottolineare l’ambivalenza dei risultati e a suggerire una riflessione più approfondita sul cammino di Milano.
La sensazione esterna è che implicitamente si ammetta che una pratica dello sviluppo centrata sulle mille Week, sull’eventificio e sulla moltiplicazione di un terziario dell’intrattenimento non sia la strada maestra da percorrere nei prossimi anni. La stella polare è invece l’attrattività nella doppia valenza di capacità di portare a Milano capitali da investire e di trasferire in città talenti capaci di produrre innovazione. Ma come dichiarano Assolombarda e Milano&Partners «rallentano i nuovi investimenti delle multinazionali ed emergono segnali di allarme sui talenti».
I risultati, dicono gli organizzatori dello studio, delineano l’immagine di una città che, pur consolidando alcuni asset distintivi, «vive una fase di transizione e incertezza». Per carità, la metropoli ha saputo reagire alla destabilizzazione portata dal Covid meglio di altre aree (il Pil segna +8,7% dal 2019 al 2023) e la disoccupazione è scesa a livelli che gli esperti chiamano frizionali (4,7%) ma tutto ciò non basta a delineare una prospettiva.
Innanzitutto di perimetro. Non si può continuare a scindere lo sviluppo di Milano da quello dei 133 comuni dell’hinterland che non sono dei meri quartieri-dormitorio ma comprendono al loro interno — è stato detto — piccole città ricche anche di cultura e di storia dell’arte. E se il modello milanese è all’insegna della terziarizzazione, bisogna tener presenti che gli addetti all’industria dell’hinterland sono il doppio di quelli di Milano e generano un valore aggiunto di 31 miliardi, superiore — per avere un’idea — alla somma di due territori genuinamente industriali come Brescia e Bergamo. Le conseguenza dell’adozione di una logica da Grande Milano sui trasporti balza subito in evidenza così come, garantiscono gli addetti ai lavori, la macro-area urbana è di interesse per gli investitori immobiliari. E allora perché non si parla più di Città Metropolitana?
Affrontata la materia del perimetro ottimale del futuro sviluppo di Milano bisogna chiedersi se la città si pone davvero l’obiettivo di diventare una città universitaria di caratura europea. Nell’anno accademico 2022-23 gli iscritti a Milano sono 232 mila in totale, in calo dello 0,4%. La flessione degli studenti negli atenei milanesi è il risultato di una contrazione della componente nazionale (da 217 a 215 mila) e un aumento degli studenti internazionali (da 16 a 17 mila). A Milano la quota di universitari internazionali raggiunge così il 7,4%, supera Barcellona (6,9%) ma l’incidenza rimane meno della metà di quella di Amsterdam, un terzo di Monaco, Berlino e un quinto di Londra per rimanere in ambito europeo. Commentando questi dati il rettore dell’università Bocconi Francesco Billari ha parlato di «segnali negativi». A suo dire si rischia di perdere quella leadership nella formazione delle giovani generazioni italiane che Milano ha finora potuto vantare.
Ma perché la città rischia di non essere attrattiva per i giovani talenti? La risposta — sostengono tutti — non sta nella qualità della didattica e nella credibilità dei singoli atenei, ma nel deficit di accoglienza. Per 100 studenti che arrivano a Milano la città mette a disposizione 6 letti mentre la Gran Bretagna ne assicura 33. In sostanza se vogliamo che Milano sia una vera città universitaria bisogna «generare comunità e campus», dice Billari. E di conseguenza i progetti di Milano dipendono dalla capacità di offrire studentati, esigenza riconosciuta imprescindibile e prioritaria non solo dai rettori ma anche da un’operatrice immobiliare come Barbara Cominelli di Jll.
Ma è proprio la questione degli studenti in cerca di una stanza in cui vivere a illuminare le odierne contraddizioni di Milano. Sappiamo che la realtà ci parla di mercato nero delle abitazioni e soprattutto di affitti stratosferici che non sono alla portata degli studenti. Ci dice che lo sviluppo di Milano, quello odierno e quello futuro, è angustiato dalla prevalenza della rendita.
Nel dibattito organizzato da Assolombarda questa parola non è risuonata, ma è proprio qui il nodo. La verità amara è che la figura-driver della città non è il capitano di industria di una volta o lo scienziato di oggi bensì il proprietario delle mura. Chi ha il più alto potere negoziale è il padrone delle case affittate agli studenti e ancor di più il padrone delle mura degli esercizi commerciali. Come si spiega l’infernale turn over delle insegne della ristorazione e del commercio a Milano se non con un’asticella che il partito della rendita alza di continuo e che alla fine genera una città inospitale e non inclusiva?
La verità è che MilanoMattone si oppone a MilanoSapere, mentre ne dovrebbe essere la prima alleata. Ma per rimanere nel campo dei talenti c’è un’altra considerazione da fare. Non ci sono solo i giovani in entrata sulla città, ma bisognerà cominciare a conteggiare quelli in uscita. Secondo la Fondazione Nord Est, nel 2022 il 43,1% dei giovani che hanno lasciato l’Italia aveva un titolo terziario e le regioni di provenienza sono principalmente le settentrionali, inclusa la Lombardia. L’emorragia dei laureati viene dalla zone dove pure le occasioni di impiego dovrebbero essere maggiori, data la più elevata concentrazione di imprese manifatturiere e di servizi basati sulla concorrenza, ma evidentemente — annota la Fondazione — questo tessuto produttivo non sa valorizzarli. O almeno retribuirli adeguatamente. Non è un caso che chiudendo il convegno il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, abbia proposto una flat tax per i giovani lavoratori dipendenti al 5% nei primi cinque anni di lavoro e al 15% dal sesto anno. Per capirne di più sarebbe interessante sapere il dettaglio su Milano e quanti laureati in città se ne vanno all’estero.
A completare la parte «ombre» dello studio di cui abbiamo parlato c’è un altro dato preoccupante. Nel 2023 Milano ha attratto 49 nuove multinazionali estere, in calo del 31,9% sul 2022, interrompendo così il trend di crescita degli ultimi anni e tornando ai livelli del 2019. La flessione di Milano è interamente legata alla contrazione degli investimenti esteri nell’Europa Occidentale e la minore attrattività verso le altre aree mondiali. Come si spiega tutto ciò? La città non è ancora percepita come un ecosistema dell’innovazione con unica regia — è stata la risposta emersa dal dibattito — e, se nel frattempo non riesce ad attrarre o fidelizzare i talenti, ricadiamo pienamente nella metafora del gatto che si morde la coda.
venerdì 4 ottobre 2024
giovedì 3 ottobre 2024
Franco Astengo:La banalità elettoralistica
LA BANALITÀ' ELETTORALISTICA di Franco Astengo
La "banalità elettoralistica" rappresenta il segno dominante della discussione in corso in quello che si vorrebbe "campo largo": una discussione dai contenuti divisivi perché semplicisticamente legata alla costruzione di uno schieramento che cerca i voti per contrastare ( o meglio difendersi) dall'altro schieramento anch'esso riduttivamente elettorale nonostante le proclamate pretese di ricerca egemonica formulate da parte degli eredi della tradizione peggiore nel sistema politico italiano.
Il tutto si sta verificando in un quadro complessivo di estrema fragilità dell'intero sistema: fragilità evidenziata dal sempre più crescente distacco sociale che non riguarda soltanto le mancate espressioni di voto che ormai interessano almeno metà della partecipazione potenziale ma - soprattutto ed essenzialmente - dalla difficoltà di incontrare i veri nodi del divenire culturale, politico, sociale di questa difficile e complicata fase di riassestamento delle gerarchie planetarie che si sta verificando in una situazione di possibile conflitto globale.
Dagli attori presenti nel sistema non emerge un'analisi da sottoporre a reale discussione rivolta ai fenomeni emergenti del ristrutturarsi di blocchi contrapposti e del rapporto nord/sud, della trasformazione da industriale a finanziario che sta attraversando l'Occidente, della sudditanza dell'agire politico all'innovazione tecnologica, del ridursi della democrazia liberale a "recitativa" in modo da aprire così le porte all'illiberalità in diverse forme come si sta tentando di fare in Italia nella logica del decreto e della modificazione costituzionale e ancora dell'abbandono del welfare state alla voracità del profitto privato.
Dal nostro punto di vista la riflessione andrebbe aperta partendo dalla tragedia della disintermediazione che ha portato all'assenza di una soggettività politica capace di svolgere una funzione "pivotale" di espressione di egemonia nell'aggregazione del consenso.
Una aggregazione di consenso da sviluppare sui "fondamentali" analizzando il modificarsi delle relazioni tra fratture materiali e fratture "post . materialiste" nel trasformarsi del rapporto tra struttura e sovrastruttura.
Pd e sinistra non riescono ad affrontare il tema della centralità del soggetto.
Il PD ormai ridotto - appunto - a semplice espressione elettorale (nonostante che gli altri contraenti non ne riconoscano la vastità sul piano numerico) e in ritardo anche nell'assumere esperienze positivamente non localistiche provenienti dal basso
Le sinistre divise in assenza di una riflessione specifica sul proprio ruolo e in un caso ricercanti alleanze legate appunto alla già citata "banalità elettoralistica".
Sinistre ridotte nel recinto del movimentismo e delle "single issues".
Sul piano europeo emerge anche la tendenza conservatrice - rivoluzionaria: con la rivoluzione legata all'empireo delle aspirazioni nascoste e il concreto dell'oggi affrontato attraverso la ricetta del nazionalismo (da distinguere bene dal "ruolo nazionale" mutuato da Gramsci e dalla sua interpretazione togliattiana, nello specifico di un "caso italiano" a suo tempo esemplare).
Il riferimento al piano europeo deve comprendere anche l'analisi della crisi di quella socialdemocrazia ridottasi sulla frontiera del liberalismo (Francia, Germania) e dell' affermazione -invece- di una solida socialdemocrazia di sinistra come quella spagnola.
Sono questi gli elementi (certo descritti sommariamente e con evidente deficit di capacità analitica) sui quali la vicenda del "campo largo" appare di ridotta portata, appunto di "banalità elettoralistica".
Non è sufficiente: anzi è profondamente sbagliato affidare a una alleanza solo episodicamente opportunistica il senso di una necessità storica come quella di cui la sinistra italiana ed europea ha l'obbligo di farsi carico.
mercoledì 2 ottobre 2024
martedì 1 ottobre 2024
lunedì 30 settembre 2024
sabato 28 settembre 2024
venerdì 27 settembre 2024
martedì 24 settembre 2024
Franco Astengo: Spiragli
SPIRAGLI ? di Franco Astengo
Nonostante il 29% all'Afd il risultato elettorale del Brandeburgo conferma una tendenza già espressa nel secondo turno delle elezioni legislative francesi: di fronte al pericolo diretto dell'estrema destra si verifica una mobilitazione "contro" dell'elettorato progressista: nel caso del Land orientale la partecipazione al voto è salita dal 67% al 74% ed è stato questo il dato che probabilmente ha consentito all'SPD di mantenere la maggioranza relativa. La debolezza di identità della sinistra tedesca ha poi permesso il convogliamento di una quota importante di voti sulla lista di "sinistra conservatrice" (copyright della fondatrice) della BSW ma questo è un punto che meriterebbe un'analisi approfondita in luogo di questa annotazione semplicisticamente scheletrica.
In Italia stiamo verificando in positivo una forte mobilitazione su temi delicati: la raccolta di firme per il referendum sull'autonomia differenziata e sulla cittadinanza, la protesta diffusa verso il davvero orrendo DDL sicurezza, la ripresa di autonomia e di iniziativa dei sindacati sui temi economici, la nutrita presenza alla Perugia - Assisi pur in un quadro di forte difficoltà di espressione per una posizione chiaramente a favore della pace (non certo per responsabilità dei soggetti presenti a Perugia). Tema della pace assolutamente fondamentale in questo momento di altissima tensione.
Una situazione che si potrebbe definire con vista su qualche spiraglio dopo anni di buio e di cedimento all'antipolitica (in Italia) e al populismo - sovranismo (in Italia e in Europa: anche se permangono insistenti i due fenomeni intrecciati).
Lo stridore delle contraddizioni operanti sul corpo vivo della società portano ad un confronto diretto destra/sinistra nella crisi profonda di quella che è stata definita "democrazia liberale".
Così si fa soprattutto notare l'assenza di una soggettività politica coerentemente alternativa provvista di un progetto a livello sistemico, sia sul piano interno sia sul terreno europeo (come hanno anche dimostrato le più recenti votazioni al Parlamento di Strasburgo sulla presidenza della Commissione e sulle finalità di utilizzo delle armi fornite a paesi in guerra).
Una soggettività politica capace di elaborare il tema dell'uguaglianza sociale e di un nuovo equilibrio internazionale declinato in una identità socialista capace di richiamarsi alla complessità delle nuove faglie tecnologiche, politiche, sociali.
Spiragli? Si intravvedono ma serve subito una discussione posta al di fuori da un quadro provinciale di mera sopravvivenza e di tamponamento via via nella logica di "riduzione del danno".
lunedì 23 settembre 2024
domenica 22 settembre 2024
sabato 21 settembre 2024
venerdì 20 settembre 2024
giovedì 19 settembre 2024
Franco Astengo: Europa, spazio politico per la pace
EUROPA: SPAZIO POLITICO PER LA PACE di Franco Astengo
La formazione della nuova Commissione Europea è condizionata da un fattore centrale, quello della guerra : ed è sul tema della guerra che si sta sviluppando quella sorta di "supercommissariamento" attraverso la cosiddetta "ricerca Draghi" che appare nella proposta di investimento per le spese belliche il vero riferimento della nuova maggioranza europea sostenuta a destra da chi ritiene necessaria la coincidenza UE/NATO. Ci troviamo, infatti, di fronte a un chiaro spostamento politico tra la maggioranza che ha eletto la presidente della Commissione e la composizione della commissione stessa.
A fianco della proposta di crescita esponenziale delle spese militari che rappresenta il fulcro della "ricerca Draghi" si ripresenta anche lo spettro del nucleare, che si vorrebbe "civile" facendo finta di non capire che si tratta comunque di un ulteriore passo nell'avventura bellica (non apriamo per economia di discorso il capitolo dell'innovazione tecnologica, del cyberspazio, dell'uso dell'AI, dell'utilizzo degli strumenti di informazione e conoscenza).
Così, in questo quadro drammatico, apparentemente sulla questione di un voto "istituzionale" il gruppo socialista è andato in fibrillazione e il PD italiano che ne fa parte rischia una rottura (mutatis mutandis è l'antica storia dei crediti di guerra, quella che affondò nel 1914 l'Internazionale Socialista).
In questo contesto che sicuramente è qui analizzato in maniera a dir poco lacunosa e che,invece, avrebbe bisogno di un ampio approfondimento la sinistra italiana è chiamata a riconsiderare lo spazio politico europeo.
Lo spazio politico europeo è stato fin qui oggetto di logiche alternative: chi lo ha considerato coincidente con l’UE sposando in toto gli intendimenti maggioritari e chi (sempre confondendo spazio politico europeo e UE) l’ha demonizzato come fonte di totale acquescenza ai meccanismi capitalistici di finanziarizzazione dell’economia e di conseguenza della guerra.
Nella situazione attuale potrebbero invece servire proposte politiche che individuino l’Europa come “spazio politico”, affidando alla questione della pace la necessaria centralità.
Tornano così alla mente concetti che apparivano desueti quali quelli di “neutralità” o di “smilitarizzazione"
Non è questa la sede per avanzare proposte immediate al riguardo di una situazione in così repentino sviluppo, ma appare proprio il caso di definire un ritorno alla riflessione su alcune concezioni di teoria politica.
E’ il caso del concetto di “neutralità” sul quale, tra l’altro, al tempo della prima guerra fredda insistettero molto i partiti socialisti occidentali, nello specifico il PSI, che pure aveva una grande tradizione nel merito, se pensiamo al “né aderire, né sabotare” adottato in occasione della prima guerra mondiale. Posizione originale e coraggiosa rispetto agli altri grandi partiti socialisti occidentali, quello francese e l’SPD tedesca che, come ricordavamo all'inizio, appoggiarono, invece, nella sostanza le azioni di guerra imperialistiche dei rispettivi Paesi votando sia all’Assemblea Nazionale sia al Reichstag i necessari crediti di guerra.
Limitiamoci però all’analisi del concetto teorico di “neutralità” che potrebbe essere collegato alla definizione di uno spazio politico europeo e alla presenza di una sinistra sovranazionale.
In senso stretto neutralità è la situazione giuridica regolata dal diritto internazionale di estraneità e di equidistanza di uno Stato in presenza di un conflitto armato, tra gli stati.
L’istituto ha una lunga storia di convenzioni e norme.
Il concetto, invece, pone una serie di problemi, provocati dalla pluralità dei significati di neutralità e dei termini giuridici e politici da esso derivanti (neutralizzazione, neutralismo) ma soprattutto dalla relazione di neutralità con concetti come guerra, terzo, amicizia.
Oggi l’idea di “neutralità” potrebbe essere collegata a una ripresa del discorso su di una “terza via” riferita non semplicemente alla ricerca di un equilibrio tra sistemi politici ma all’elaborazione di una strategia globale posta sul piano delle relazioni internazionali riportando al centro l’idea fondamentale del rapporto Nord/Sud in un quadro di recupero degli organismi sovranazionali nel senso di un re-orientamento nell'utilizzo delle risorse e di complessiva smilitarizzazione.
Potrebbe essere possibile allora avanzare una proposta di struttura politica europea fondata sulla ripresa di alcune concezioni di carattere costituzionale e di ruolo degli organismi elettivi in un disegno di raccordo tra il lavoro dei Parlamenti Nazionali e di quello Europeo.
La sinistra potrebbe tentare di muoversi per costituzionalizzare la neutralità in parallelo con la nascita di uno spazio politico europeo nel quale agire in una dimensione di potestà sovranazionale.
Una sovranazionalità che ritorni ad individuare un nesso con il concetto di neutralità codificato in passato, tra gli altri, da Grozio, Wolff, Vattel e poi ripreso da più parti nel cuore della “guerra fredda”.
Una sinistra sovranazionale che recupera la centralità del diritto pubblico europeo come proprio fondamento nel determinare l’indirizzo della propria politica e ritrovare autonomia nella contesa internazionale dominata dalle logiche di contrapposizione delle grandi potenze cui è necessario sottrarsi pena essere travolti da una spirale distruttiva.
mercoledì 18 settembre 2024
martedì 17 settembre 2024
lunedì 16 settembre 2024
domenica 15 settembre 2024
Franco Astengo: Vantaggi elettorali e supplenza della magistratura
VANTAGGI ELETTORALI E SUPPLENZA DELLA MAGISTRATURA di Franco Astengo
L'intreccio tra il "caso Toti" e quello "Salvini" (pur ben diversi tra loro) rappresenta ancora una volta il ruolo di supplenza che la magistratura esercita ormai da molto tempo sul fragile sistema politico italiano.
Al riguardo del tema degli equilibri e dei rapporti di forza il punto rimanel quello degli effetti sulla partecipazione al voto in costante discesa ed è prevedibile che il fenomeno si ripeterà, nonostante l'attenzione dei media, anche nelle prossime elezioni regionali in Liguria.
Il fenomeno della “supplenza” che la magistratura ha esercitato, in Italia, nei confronti della politica risale ormai a quarant'anni fa ben in anticipo di rispetto a "Tangentopoli": se pensiamo, ad esempio, al “caso Teardo” scoppiato in Liguria nel 1983 (diverso fu il caso, contemporaneo, di Torino, perché in quel frangente fu il sindaco Diego Novelli ad attivare il percorso giudiziario, e quindi fu la politica a “investire” la magistratura).
Guai a chi pensa di trarne vantaggi elettorali!
Un ruolo di “supplenza” che non è stato esercitato soltanto nei confronti del classico rapporto tra “questione morale” e “questione politica”, quella delle tangenti tanto per intenderci (nel frattempo mutata di segno, come hanno dimostrato i casi più recenti) ma sull’insieme delle contraddizioni sociali più rilevanti, pensiamo, tanto per fare un esempio al conflitto (un orrore chiamarlo così e mi scuso di usare un termine meramente giornalistico) tra ambiente e lavoro,come nel caso dell’Ilva di Taranto e dei migranti.
Nel frattempo che la magistratura svolgeva questo compito, deperivano, via, via, i soggetti politici ridotti a espressione di mera “geografia elettorale” (tanto per sintetizzare con una sola battuta) del tutto subalterni, anche a sinistra, ai meccanismi della personalizzazione e alle sirene del movimentismo.
A Sinistra la questione non è stata affrontata dal punto di vista riguardante le “fratture” sulle quali agire politicamente prospettando un’alternativa che non sia di “governo”, ma di società e di sistema, ma soltanto sotto l'aspetto della ricerca di artifizi che consentissero la "governabilità" in un quadro di successivo aggravarsi del fenomeno della "fragilità del sistema".
sabato 14 settembre 2024
Franco Astengo: La "necessità socialista"
LA "NECESSITA' SOCIALISTA" di Franco Astengo
L'alleanza rosso-verde può rappresentare un efficace punto d'appoggio per contrastare l'emergere di una sinistra conservatrice di cui abbiamo un esempio molto evidente nella BSW tedesca e anche in determinati aspetti presenti in France Insoumise.
Emergono però nella stessa possibile alleanza rosso verde elementi di contraddizione anche stridenti che possono essere affrontati non semplicemente in via politicista (come accade per certi versi nell'esperienza italiana) ma essenzialmente ricostruendo un'adeguata visione di fondo del cambiamento. Ne accennano Pierre Humbert e Peter Wahl su "Le monde diplomatique" di settembre 2024.
In questo senso un tema di analisi proponibile potrebbe essere quello del rilancio dell'idea del "socialismo della finitudine" inteso quale retroterra teorico di questa possibile alleanza considerata dal punto di vista della"necessità socialista".
Scriveva Olga Tokarczuck, premio Nobel per la letteratura nel momento culminante del COVID “ La paura di fronte al virus ha richiamato le condizioni ataviche più banali, che i colpevoli sono altri e loro, sempre da un altrove, portano il pericolo” e ancora “Davanti ai nostri occhi si dissolve come nebbia al sole il paradigma della civiltà: che siamo i signori del Creato, possiamo tutto e il mondo ci appartiene” (Il Corriere della Sera 3 aprile 2020).
Così si pone un interrogativo: è davvero finita l’era delle “magnifiche sorti e progressive” e ci troviamo nella condizione dell’essere finito, limitato, imperfetto ?
Chi intende continuare a pensare alla giustizia sociale dell’uguaglianza pare proprio trovarsi davanti a un bivio.
Preso atto della necessità di comprendere la condizione di “limite” come definire, allora, un nuovo obiettivo di sviluppo.
Oppure non resta da fare altro che ripiegare su di un pensiero di mera conservazione lasciando campo libero agli appetiti dell’egoismo ?
Si era discusso sulla possibilità di elaborazione di un progetto di “società sobria” come “terza via”: forse quell’eventualità potrebbe essere già superata e un nuovo modello di vita ci sarà imposto dai fatti e dal governo assoluto della tecnica.
Si pone così davvero il tema di un mutamento di paradigma come indicava la Tokarczuck
Da una parte sembra prevalere uno schema di affidamento neo-capitalistico dei grandi temi dell'ecologia e della digitalizzazione, considerando così una semplice estensione di "programma minimo" di limitazione del danni, evitando di affrontare nel profondo il punto della connessione tra la "contraddizione principale" (secondo l'antico schema di Rokkan) e la complessità delle già definite contraddizioni post-materialiste da cui discende una modifica dello schema classico di rapporto tra struttura e sovrastruttura.
Emerge una sorte di "difficoltà teorica" di elaborazione di un'alternativa sistemica nel cui quadro le forze progressiste sembrano limitarsi a definire un "neo-capitalismo" che si rivolge prioritariamente ai settori sociali capaci (in una qualche misura) di sostenere la battaglia per i diritti civili e quella per le grandi transizioni senza proporre una modificazione di fondo dei rapporti di classe e dei propri stili di vita. Una connessione che permette di definire il nesso tra "liberal" e "radical": denominazioni diverse che discendono entrambe da una concezione liberale di tipo utilitarista.
Sarà il "digital divide"(che comprende i temi della cultura, della scuola e dell'università) la nuova frontiera della determinazione di classe ?: "digital divide" elemento di chiaro stampo individualistico utilizzato forse pensando che la "propria felicità" racchiusa nella capacità di regolazione nelle modalità di utilizzo dell'AI possa concorrere a fare la felicità di tutti. Una capacità che richiede però una non facile estensione dei livelli di conoscenza. Beninteso entrambi gli schieramenti: quello del "nazionalismo difensivo" e quello del "neo-capitalismo radicale" stanno evitando accuratamente di affrontare il tema della guerra nel senso del rapporto Europa/Nato, e sembrano entrambi (pur da differenti punti di vista) considerare il tema europeo soltanto come semplice fattore di opportunità redistributiva;
3) Questo quadro tiene ai margini dai propri blocchi sociali di riferimento le prime vittime dalla crescita delle disuguaglianze e di conseguenza restringe i margini della possibilità di incidere sulle dinamiche politiche (ripristinando anche, almeno in apparenza, la logica dell'amico/nemico). Da un punto di vista che vorremmo ostinarci di definire "di sinistra" rimane quindi tutto intero sul tappeto il tema di una possibilità di incidenza sul blocco "radical" in modo da proporre una riarticolazione inclusiva degli esclusi (a tutti i livelli).
In termini più chiari si tratta della questione della presenza socialista a livello di teoria e di rappresentanza. Con un avvertimento: una teoria socialista del XXI secolo non può sfuggire alla necessità di rovesciare il concetto lineare di progresso che ci ha accompagnato nel corso del secolo precedente (in particolare nei "30 gloriosi" seguiti alla fine della seconda guerra mondiale). Attorno al tema della pace come valore universale va costruita un'idea concreta di "senso del limite" che ci è già capitato di battezzare "socialismo della finitudine".
4) A questo punto, se si accetta come principio una "necessità socialista" rimane da aprire una discussione sulla forma che potrebbe assumere nel piccolo del sistema politico italiano questa presenza di socialismo dell'uguaglianza e del limite .
Ritorna l'antico dilemma : una propria presenza identitaria raccolta organizzativamente in soggettività politica oppure parte di una grande schieramento evidentemente a egemonia "radical", all'interno del quale dotarsi di una precisa rappresentazione di identità? Questo interrogativo porta alla necessità di un dibattito molto ampio nel quale toccare anche i temi istituzionali sui quali un'alleanza rosso -verde attuata nel nome di un "socialismo della finitudine" dovrebbe essere capace di misurarsi.
Una discussione difficile ma che è urgente e necessario affrontare con concretezza d'intenti.
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