martedì 12 settembre 2023

Franco Astengo: PD, "partito di riferimento sociale"

PD PARTITO DI "RIFERIMENTO SOCIALE" di Franco Astengo Riassume "Il Manifesto" (12 settembre) riferendosi al PD e all'intervento della segretaria del Partito a Ravenna . "Da formazione piglia tutto a forza che parla "a chi sta in basso". Schlein annuncia un PD rovesciato. Ma per riuscirvi davvero deve andare oltre gli slogan. Portando i dem a fare il contrario di quello che hanno fatto fin qui". Come può essere interpretata sul piano politico questa efficace sintesi ? 1) Non certo come un approccio alla riduzione del partito a "entità di nicchia" radical/massimalista (anche se le affermazioni della segretaria al momento della mini-scissione ligure non sono apparse del tutto convincenti): 2) Dal "catch all party" si esce in due direzioni: o quella dell'involuzione del modello nel senso del "partito personale" oppure in una forma politica non puramente movimentista di "partito di riferimento sociale" posto nella ricerca di una identità collocata oltre a quella della "lotta di classe". Un partito che tenga conto dell'allargarsi e dello stratificarsi delle "fratture" nella post-modernità; 3) La seconda ipotesi, quella del "partito di riferimento sociale" sembra essere la strada che l'attuale vertice del PD intende perseguire proprio per "parlare a chi sta in basso"; 4) Questa scelta presupporrebbe la rinuncia a star dentro a quella competizione maggioritaria inaugurata nel 1993 con l'elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti della Province e poi estesa alle elezioni politiche con diverse (in alcuni casi incostituzionali) formule elettorali; 5) Assunto il punto 4 l'unica possibilità di proiezione istituzionale del partito di "riferimento sociale" è quello della formula elettorale proporzionale che dovrà essere affrontata approntando un adeguato e articolato sistema di alleanze (rimanendo intatta la domanda di Dahl "Who governs ?") 6) Al partito nell'eventualità di muoversi nella dimensione indicata occorrerebbe disporre di due fattori: a) una forte vocazione ad esercitare pedagogia di massa per non cadere in una sorta di movimentismo populista; b) una forma inedita di ricambio del gruppo dirigente che però non potrà basarsi sulla semplicistica ricostruzione di un "inn circle" fondato su di un concetto di fedeltà al leaderismo transeunte ma dovrà tenere ben in conto il particolare fenomeno che si è avuto con il "doppio esito" della primarie e con il successivo scarso successo dell'ipotesi di modifica sostanziale nella composizione del corpo militante. 7) Infine occorre consapevolezza che l'eventuale completamento da parte del PD dello spostamento d'asse fin qui analizzato e la sua -altrettanto eventuale - in linea politica compiuta rimarrebbe comunque in una situazione di potenziale dialettica con soggettività legate a una rivisitazione critica dell'identità della diverse articolazioni della "sinistra storica" in Italia.

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