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venerdì 20 maggio 2022
Felice Besostri: Legittima difesa, ma proporzionata
Dall'Avvenire dei lavoratori
periscopio
legittima difesa
ma proporzionata
Saltando piè pari Joe "Boiled" Biden e Jens "Foolish" Stoltenberg vorrei contribuire con il presente testo a sedare le polemiche a sinistra contro chi si oppone, in modo assolutamente legittimo, all’invio di armi all’Ucraina. Fermo restando che aiutare il paese invaso dai russi è almeno altrettanto legittimo. C’è differenza tra le armi inviate ai partigiani. Una differenza tra due avvenimenti in luoghi e tempi diversi c’è sempre, come tra l’aggressione russa all’Ucraina e quella nazista alla Cecoslovacchia. Ma questa non può essere strumentalizzata per giustificare un’opposizione politica.
di Felice Besostri
Tu aiuti la parte che senti più vicina. E per l’obiettivo che persegue l’Ucraina aggredita ha diritto alla legittima difesa, diritto inalienabile che non viola il nostro articolo 11 Cost.
Aiutare l’Ucraina anche con armi è dunque legittimo. Ma la legittima difesa deve essere proporzionata, questo vale anche nel codice penale. Quindi se l’Ucraina riceve per esempio un missile, non può usarlo per uccidere civili in una città russa anche al confine, ma se serve a colpire basi russe coinvolte lancio missili in Crimea, questo configura una difesa sicuramente proporzionata.
Chi sta spostando l'opinione pubblica italiana da una posizione filo-ucraina è non la dezinformatzija russa, ma il mainstream massmediatico con le dichiarazioni di Joe "Boiled" Biden o le interviste di Jens "Foolish" Stoltenberg. Il primo ossessionato dalle elezioni midterm americane, il secondo incazzato per aver dovuto rinunciare a dodici mesi del ben più remunerato e prestigioso incarico di Governatore della Banca di Norvegia.
Né "Boiled" né "Foolish" né il primo ministro di Sua Maestà dovrebbero guidare la strategia militare di sostegno all’Ucraina, perché nutrono obiettivi diversi da quelli della “legittima difesa”. Anche la componente di detta strategia dovrebbe corrispondere a nient’altro che un’autonoma decisione ucraina.
Ciò detto, la contrarietà all’invio di armi “sempre e comunque” appartiene a quelli che avrebbero preferito una resa o una fuga all’estero del Presidente ucraino. Costoro muovono da un giudizio negativo circa l’allargamento a Est della NATO. Condivido, ma questo non giustificava, non giustifica e mai giustificherà né l’aggressione russa decisa da Putin né i crimini di guerra compiuti.
L’Ucraina ci dimostra che la sinistra italiana non solo non ha i voti per governare l’Italia, ma nemmeno idee adeguate a una politica estera di un Paese membro della UE e della NATO oltre che dell’ONU nel rispetto della Costituzione, articoli 11 e 52 compresi. In questo contesto la NATO rappresenta un problema importante. Sarà compatibile con un esercito europeo? Problema che non si risolverà né “buttando a mare le basi americane” (come sostenevano taluni) né contentandoci del pensiero ovvio e scontato secondo cui ci ha meglio tutelato del Patto di Varsavia.
Nel suo discorso per la sfilata commemorativa della vittoria nella “Grande Guerra Patriottica” Putin ha ripreso la giustificazione dell’Operazione militare speciale come “reazione preventiva”, ma allo stesso tempo ha escluso ogni intenzione d’allargamento della guerra come pure l’impiego, in questo quadro, di armi atomiche. Per chi fosse stato interessato alla ricerca di soluzioni diplomatiche c’erano spunti utili a mantenere aperta anche questa strada. Ma senza la fornitura delle armi che sono servite a vanificare le velleità putiniane avremmo avuto un Cremlino più aggressivo e minaccioso.
La strada diplomatica, anche lasciando la Crimea da parte, non sarà cosparsa di rose e fiori.
Per esempio, un conto è l’incorporazione delle (al momento due) repubbliche del Donbass nella Federazione russa, ben altra cosa la loro trasformazione in Repubbliche autonome nell’ambito di un’Ucraina federale, stato membro della UE.
Ma, prima di ciò, occorrerà semplicemente definirne l’estensione territoriale, se coincidente o meno con le oblast di Luhans'k e Donec'k. E come tutelare il diritto a prendere parte ad un referendum non manipolato sul futuro delle Repubbliche autoproclamate, quando proprio l’aggressione ha dimostrato che russofoni e russofili non coincidono?
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