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domenica 6 dicembre 2020
Franco Astengo: Il rilancio dei partiti
IL RILANCIO DEI PARTITI di Franco Astengo
“Il rilancio dei partiti che si organizzano nella società e utilizzano, in questo senso, anche la rete”: questa frase potrebbe sintetizzare l’esito del dibattito del convegno sul “Cantiere della Sinistra” organizzato dalla Fondazione Italianieuropei e svoltosi (online) il 5 dicembre.
Il convegno è stato aperto da una relazione di Giuliano Amato con le conclusioni affidate a Massimo D’Alema.
L’incontro ha registrato la presenza di molti esponenti politici (Bettini, Zingaretti, Franceschini, Renzi, Speranza, Helli Schlein) oltre che di Ida Dominijanni e Nadia Urbinati, dalle cui osservazioni sono sicuramente emersi gli spunti più interessanti.
Il dibattito ha mostra l’esistenza di un vero dislivello nel confronto all’interno dell’area democratico – progressista.
Una diversità evidente tra quanti pensano di far scaturire dal governo una nuova ipotesi di alleanza politica strutturata per fare in modo di contrastare efficacemente il populismo e tra chi invece ritiene necessario reimpostare una critica di fondo al capitalismo riprendendo così il filo della costruzione di un campo ideologico all’interno del quale si riesca a trovare identità e linguaggio di espressione di valori.
Negli interventi di Dominijanni e Urbinati (ma anche parzialmente di Schlein e D’Alema) si è cercato di porre l’accento sulla crisi del neo liberismo.
Una crisi già in atto in precedenza ma posta in particolare rilievo nella fase dell’emergenza sanitaria. L’ analisi di questa crisi finisce con il coincidere con una critica tale al capitalismo per far in modo di di porre il tema dell’uguaglianza quale fattore dell’attivizzazione di uno scontro sociale.
E’ necessario lavorare perché lo scontro sociale non si riduca al ribellismo ma risulti organizzato attraverso l’espressione di corpi intermedi posti in grado di strutturare il consenso.
Il caso delle recenti elezioni americane ha dimostrato come, se si è mantenuta la necessità di governare “al centro”, il successo elettorale dei democratici sia stato però dovuto a una nuova capacità di iniziativa e di vera e propria “mobilitazione militante” portata avanti dalla sinistra sui grandi temi delle nuove e antiche contraddizioni, a partire dalla constatazione della crescita delle disuguaglianze, al razzismo, alla differenza di genere, all’ambiente, alla materialità delle condizioni di lavoro e di sfruttamento. La fase storica che stiamo attraversando vede il confrontarsi di una radicalità nelle posizioni e nelle proposte politiche: dobbiamo considerare il populismo come una sorta di “protesi securitaria” e il suo successo come l’esito di una operazione ideologica attraverso la quale si punta alla “sregolazione economica” e all’autoritarismo politico.
Un’operazione che sicuramente non può considerarsi battuta con la sconfitta di Trump.
Dal nostro punto di vista partire dalle difficoltà del neo – liberismo, accentuatesi in questo periodo d’emergenza, deve significare proporre un’alternativa di sistema da definire realizzando la declinazione di una nuova qualità delle contraddizioni.
Nella radicalità delle nuove esigenze sociali che si stanno ponendo in questa fase storica si propone così la necessità di uno scontro sociale e politico ad alto livello di intensità.
Lo “sfarinamento” nelle forme del conflitto ha così riportato in campo la questione del partito come soggetto portante della capacità politica di riportare “dentro” i soggetti rimasti fuori disarticolati nella prateria dello scontro sociale.
I partiti quali soggetti di una nuova alfabetizzazione politica e veicolo di trasformazione della ribellione in aggregazione del consenso.
Occorre quindi pensare a un soggetto (si è parlato di rimescolamento dell’esistente)all’interno del quale recuperare il senso del diritto/dovere della militanza e della costruzione/selezione di una classe dirigente al di fuori dalla lotteria delle primarie (su questo punto è emersa anche una forte critica alla vocazione maggioritaria), portando anche dentro la rete la propria capacità di rappresentare una grande forza organizzata.
Come si può notare nel corso del convegno sono emersi spunti di grande interesse: il nodo vero però sembra essere quello della difficoltà nel recuperare un dato di volontà politica partendo proprio dall’analisi del livello dello scontro che non può essere mediato soltanto dalla ricerca dell’assunzione (a tutti i livelli) di un ruolo di governo.
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