lunedì 1 giugno 2020

Maria Rita Pierleoni: Il capitalismo dopo il coronavirus

Il capitalismo dopo il coronavirus: beni pubblici, sostenibilità e ruolo dello Stato Maria Rita Pierleoni - 31 Maggio 2020 Scarica pdf Partecipa alla discussione Torna indietro Home POLITICAL AND SOCIAL NOTES economiaepolitica.it La pandemia da Coronavirus rappresenta l’occasione di mettere in atto il tanto discusso cambiamento dell’attuale sistema capitalistico, attraverso la riaffermazione: i) di principi etici e morali, come quello solidaristico e di uguaglianza, che sono stati di ispirazione proprio per la costituzione delle moderne società e ii) del ruolo dello Stato e delle Organizzazioni sovranazionali nella fornitura di beni pubblici anche globali. La pandemia da Coronavirus ha portato alla luce una profonda debolezza delle moderne società, dov’è l’economia a dettare le regole del gioco. Tale debolezza, già “diagnosticata” da tempo, riguarda le teorie economiche tradizionali, applicate ad un contesto di riferimento complesso, nel quale un ruolo cruciale è assunto dalle dinamiche di interazione (Bertalanffy, 1969). Secondo una prospettiva sociologica, il funzionamento delle moderne società potrebbe essere meglio spiegato seguendo una nuova e rivisitata teoria dell’azione individuale e collettiva, maggiormente incentrata sul tema della soggettività e dei sentimenti che alimentano le decisioni (Bonolis et al, 2014). Inoltre, i contributi di Kahneman e Tversky (1982 e 2000) relativi alla psicologia cognitiva hanno favorito la nascita dell’economia cognitiva che cerca di spiegare la complessità dei sistemi. Questa branca dell’economia riconosce come vi sia un’importante parte della cognizione umana, responsabile delle decisioni, che non può essere rappresentata dall’accumulo di informazione esplicita, dalla ricerca della completezza conoscitiva e dall’applicazione consapevole di regole decisionali selezionate intenzionalmente dall’attore. Questi recenti sviluppi teorici non sono stati “ancora” recepiti dal mainstream economico ed i sistemi attuali continuano ad essere spiegati sulla base di principi economici tradizionali, come: la massimizzazione del profitto, il libero mercato e il conseguente ridimensionamento dell’intervento dello Stato nell’economia, la razionalità degli individui, la mano invisibile, le aspettative razionali e l’informazione simmetrica e perfetta (Pierleoni, 2017). In particolare, l’attuale situazione dimostra che il principio del libero mercato e della mano invisibile, da cui deriva che il buon operato di un sistema economico dipende solo dai singoli individui, non ha funzionato correttamente perché il loro comportamento ottimizzante, rivolto al perseguimento di interessi privati, è stato confliggente con quello collettivo. Si deve prendere atto che la crescente privatizzazione nella fornitura di alcuni beni ha contribuito ad aggravare una situazione senza precedenti. Mi riferisco al bene salute e alle connesse attività (sanità pubblica e welfare) per la sua tutela, che risultano fondamentali per la vita umana. In seguito alle crisi del 2008 e del 2012, le politiche di contenimento della spesa pubblica adottate nella maggior parte dei Paesi europei hanno condotto ad una riduzione della spesa sanitaria, in prevalenza pubblica. Inoltre, per quanto riguarda l’Italia, la gestione della sanità pubblica ha subito un processo di privatizzazione crescente negli anni ed è stata ridimensionata nell’offerta dei servizi sanitari. Entrambi i fattori si sono rivelati “fatali” nel momento in cui la vita di migliaia di persone, con e senza un’adeguata disponibilità a pagare, è stata messa in pericolo. Come argomentato da Bruni (2011) esistono dei beni economici e sociali decisivi per la qualità della vita sulla Terra e forse per la sua stessa sopravvivenza; questi beni sono e saranno utilizzati contemporaneamente da tanti individui, tutti in alcuni casi, e pertanto la loro fornitura non deve sottostare a leggi che regolano la produzione e il consumo dei beni privati. Un altro assunto chiaramente “saltato” è quello della condizione di conoscenza simmetrica e perfetta. Le moderne società sono caratterizzate da una condizione di sostanziale incertezza. L’incertezza rimanda al concetto di conoscenza imperfetta che origina da lacune o asimmetrie informative (Knight, 1971), o in altre parole dalla mancanza o perdita di informazione. Il sostanziale ritardo nella diffusione delle informazioni da parte delle Autorità cinesi è stata una “colossale” asimmetria informativa. Inoltre, una volta resa nota la notizia, la successiva diffusione delle informazioni è avvenuta a volte in ritardo ed è stata poco chiara. Il meccanismo di coordinamento delle comunicazioni tra le Autorità locali e centrali non ha funzionato ed alcune decisioni sono state prese in ritardo, come l’acquisto di dispositivi medici. La comunicazione degli esperti al grande pubblico è stata ed è a volte fuorviante e/o contradditoria, anche perché non si conosce ancora pienamente il virus. Infine, continuiamo ad essere afflitti da notizie false, come per esempio le affermazioni sull’efficacia della clorochina nel trattamento del COVID-19 (Anderson et al 2020). Ciò dimostra anche che gli individui non usano le informazioni in modo efficiente, senza compiere errori sistematici e non hanno la stessa capacità e gli stessi mezzi per elaborarle. Un’altra conseguenza negativa è stata la mancata gestione in termini previsionali della Pandemia. Probabilmente con l’adozione di misure preventive e la definizione di adeguati protocolli di sicurezza, da attuare in caso di necessità, l’impatto del virus non sarebbe stato così devastante per la vita umana. Entrambe le azioni richiedono chiaramente l’impiego di risorse per scopi diversi da quello del profitto. Al riguardo, però, l’OMS aveva sia raccomandato agli Stati periodiche verifiche sullo stato dei virus in circolazione, che allertato la comunità internazionale del pericolo di nuove epidemie capaci di scatenare un’emergenza sanitaria globale. La crisi conclamata dell’attuale sistema capitalistico e la rinascita del ruolo dello Stato e delle Organizzazioni internazionali L’evoluzione dei sistemi socio-economici ha condotto ad una forma di capitalismo deludente. I principi e la scala di priorità che ne sono alla base, hanno determinato una distorta attribuzione del valore ai beni economici e sociali, e alla remunerazione dei fattori produttivi, come la tutela del bene salute e quindi della vita umana, e del profitto. La tutela della vita umana è un bene pubblico che deve ritenersi globale e pertanto va garantito e salvaguardato dai moderni sistemi, a prescindere dalla logica di mercato della massimizzazione dei profitti, da regole di efficienza e di contenimento della spesa pubblica. Questi principi hanno determinato un ridimensionamento del ruolo dello Stato, principale fornitore, insieme alle Organizzazioni sovranazionali, di beni pubblici, con caratteristiche di non rivalità e non escludibilità. La Pandemia ha reso straordinariamente evidenti le conseguenze derivanti da questo ridimensionamento, da cui è conseguita una subordinazione dell’interesse pubblico a quello privato. La crisi sanitaria e la perdita di molte vite umane stanno spingendo a ripensare con maggiore convincimento al ruolo centrale svolto dallo Stato e dalle Organizzazioni internazionali nella fornitura di beni pubblici, anche globali. E’ necessario guardare a nuove forme di organizzazione istituzionale e, quindi, di governance che siano capaci di affrontare sfide transnazionali, come: la tutela della salute, la povertà, le disuguaglianze e più in generale la sostenibilità nella sua accezione più ampia[1]. Già in seguito alle crisi del 2008 e del 2012, il dibattito economico internazionale si era focalizzato su un nuovo ruolo dello Stato e della politica fiscale per il fine di stimolare la crescita economica che risultava stagnante. Una parte della letteratura ha dimostrato come gli stimoli fiscali anche in Paesi con debito pubblico elevato possono produrre effetti benefici sullo sviluppo economico. In termini più generali, sono state messe fortemente in discussione le teorie economiche tradizionali e il sistema capitalistico da esse derivante. Per esempio, Stiglitz nel suo ultimo libro, uscito poco prima della pandemia, propone un “capitalismo progressista”, dove contempla un ruolo rinnovato e fondamentale dello Stato. La sua visione del capitalismo si basa sulla ricostituzione da parte dei riformatori politici di un bilanciamento tra i mercati, lo Stato e la società civile, perché l’eccessivo potere dei primi ha determinato una bassa crescita dell’economia, un aumento delle diseguaglianze, l’instabilità finanziaria e un degrado dell’ambiente. I Governi devono limitare e dar forma ai mercati attraverso una regolamentazione per l’ambiente, per la salute, per l’occupazione e per ridurre l’inuguaglianza delle classi sociali. Infine, lo Stato deve occuparsi della fornitura di beni pubblici per l’interesse della comunità. Piketty nel suo ultimo libro (2019) sostiene, in modo più radicale, che l’organizzazione capitalistica e della proprietà privata possano essere superate in vista di una società più giusta, attraverso il socialismo partecipativo e il socialfederalismo. Il primo punta ad una migliore ripartizione dei poteri nelle imprese e soprattutto all’implementazione del principio della “proprietà temporanea” del capitale; il secondo alla lotta alle disuguaglianze. Anche i portatori di interesse più influenti e importanti dell’attuale sistema capitalistico, come il gruppo finanziario australiano Macquaire Wealth, il maggiore al mondo nel settore delle infrastrutture, e Black Rock, la più grande società di investimento, ne hanno messo in dubbio la validità. Questa linea di pensiero è sostenuta anche dai rappresentanti della Business Roundtable, l’organizzazione composta dagli amministratori delegati di duecento tra le più importanti imprese americane, da Amazon ad Apple, dalla Ford a JP Morgan. Queste imprese hanno sottoscritto un documento con cui si impegnano ad orientare le loro attività verso una nuova “mission”, focalizzata non solo sui profitti, ma anche sull’adozione di comportamenti responsabili verso l’ambiente, le future generazioni e tutti gli stakeholder. La necessità della revisione dell’attuale sistema capitalistico non è quindi solo teorica, ma si hanno anche dei riscontri concreti. Il cambiamento deve andare nella direzione di un perseguimento di principi più di origine etica e morale che strettamente economica. In altri termini, è importante rimettere al centro della governance del sistema i principi solidaristici e più in generale la tutela degli interessi pubblici e collettivi. Come sostiene la Mazzacuto in un’intervista rilasciata al The Guardian del 18 marzo scorso, “questo è il momento per portare al centro del capitalismo gli interessi pubblici”. Ciò chiaramente è strettamente connesso ad un maggior coinvolgimento dello Stato. Si tratta di una sfida ardua, che implica la definizione di un nuovo paradigma di sviluppo sociale ed economico, in uno scenario che resta comunque molto incerto. Tuttavia è proprio adesso il momento di cogliere l’opportunità del cambiamento. La strada è stata tracciata già 5 anni fa, quando sono state sottoscritte le due principali linee di azione su scala mondiale: l’Agenda 2030, firmata da 193 Paesi, nella quale sono ricompresi i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile (SDGs), declinati in 169 target e la Conferenza sul clima di Parigi (COP21). Questi accordi fissano obiettivi da raggiungere ed impegni da rispettare per creare società sostenibili. Sono l’espressione di una consapevolezza diffusa, che questioni come lo sviluppo sostenibile e il cambiamento climatico, devono essere trattati su scala globale, secondo il presupposto di una responsabilità comune. In questi Accordi è stato applicato un approccio integrato e sistemico che si basa sulla partecipazione di tutti gli Stati. Chiaramente il successo o il fallimento di queste linee di azione dipenderà da una fattiva collaborazione tra tutti i portatori di interesse delle società. Ciò implica: la concreta realizzazione di politiche attuative da parte dei Governi, il supporto delle istituzioni internazionali, la partecipazione attiva del settore privato, della società civile e della comunità scientifica (Seth, 2016). Si tratta di un cambiamento complesso perché prevede una trasformazione profonda sia sul piano intellettuale e teorico sia sul piano più operativo, ossia quello istituzionale, privato e della società civile. Le Istituzioni (sovranazionali, nazionali e locali) sono attori principali per quanto riguarda il governo e la guida di una effettiva transizione delle moderne società verso sistemi sostenibili. Il ruolo delle istituzioni – attraverso l’implementazione di adeguate politiche di intervento – è cruciale nella messa in pratica dei principi dettati dai nuovi paradigmi di sviluppo, come quello della scienza della sostenibilità (Pierleoni, 2019). Al riguardo, sono stati proposti approcci di policy omnicomprensivi su come i processi di transizione verso società sostenibili potrebbero essere modulati in un contesto di politica pubblica. In proposito Giovannini (2018) propone un modello teorico partendo dalla considerazione che il Pianeta è un “sistema chiuso” e vi inserisce gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile. Questi ultimi diventano le fondamenta per definire una strategia in grado di migliorare il funzionamento del sistema e aumentare il benessere della società. La visione integrata proposta con questo modello serve a valutare se, a fronte di una perturbazione, il sistema debba essere riportato alle condizioni antecedenti ad essa, dove coerenti con i principi dello sviluppo sostenibile, o se convenga cogliere l’opportunità originata dall’instabilità sopravvenuta, per accelerare la transizione verso un nuovo stato di equilibrio. La seconda alternativa trae ispirazione dal concetto di “resilienza trasformativa”, cioè dalla possibilità di sfruttare l’instabilità generata dalle perturbazioni per compiere “balzi in avanti”. La Pandemia rappresenta la “perturbazione” che deve spingere la comunità globale a cogliere l’opportunità di compiere balzi in avanti verso il raggiungimento di un nuovo stato di equilibrio, al quale si arriva con l’adozione di un modello di sviluppo sostenibile, fondato su una nuova scala di priorità. Conclusioni La pandemia da Coronavirus rappresenta l’occasione di mettere in atto il tanto discusso cambiamento dell’attuale sistema capitalistico, attraverso la riaffermazione: i) di principi etici e morali, come quello solidaristico e di uguaglianza, che sono stati di ispirazione proprio per la costituzione delle moderne società e ii) del ruolo dello Stato e delle Organizzazioni sovranazionali nella fornitura di beni pubblici anche globali. In proposito Collier (2018) parla di un fallimento “morale” dell’attuale sistema capitalistico che però può riscattarsi attraverso l’introduzione di nuovi principi fondanti, quelli etici. Ci troviamo di fronte a una crisi globale che va affrontata con una governance globale, in particolare al fine di garantire la fornitura di alcuni beni pubblici, come la tutela della salute e la salvaguardia dell’ambiente, che sono fortemente correlati tra loro. Le linee guida dell’Agenda ONU 2030, declinate in 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, delineano il percorso da seguire. La strada del cambiamento si conosce, ma la sfida è ardua perché riguarda l’accettazione di una trasformazione radicale, sul piano intellettuale, scientifico e operativo, ma non è impossibile. In proposito come sostiene Scheidel (2019) nel suo libro sulla disuguaglianza, le pandemie letali, insieme alle guerre con mobilitazione generale della popolazione, alle rivoluzioni trasformative interne alle singole società e alle cadute degli Stati, sono gli eventi con maggiore potenza di trasformazione della storia umana. *Le opinioni espresse hanno carattere personale e non impegnano in alcun modo la responsabilità Amministrazione di appartenenza Bibliografia Anderson M., Mckee M. e Mossialos E. (2020), Developing a sustainable exit strategy for COVID-19: health, economic and public policy implications, Journal of the Royal Society of Medicine, 113(5) 176–178 Bertalanffy L. (1969), General System Theory, Foundations, Develpoment, Applications, New York, George Braziler Inc.. Bonolis M., Laurano P. e Sonzogni B. (2014), Le “ragioni” del crimine – Devianza e razionalità soggettiva, Roma, Carocci Editore. Bruni L. (2011), “Il significato del limite nell’economia dei beni comuni”, Sophia – Ricerche sui fondamenti e la correlazione dei saperi 2011-2, III, pp. 212-225. Collier P. (2018) The Future of Capitalism: Facing the New Anxieties. Harper Collins Publishers Giovannini E. (2018), L’utopia sostenibile. Editore Laterza Kahneman D. e Tversky A. (2000), Choices, Values, and Frames, New York: Russell Sage Foundation. Kahneman D., Tversky A. e Slovic P. (1982), Judgment under Uncertainty. Heuristics and Biases, Cambridge, Cambridge University Press. Kaul, I., Grunberg I. e Stern M.A. (1999), Global public goods: international cooperation in the 21st century. Oxford University Press Knight F. (1971), Risk Uncertainty and Profit, Chicago, Chicago University Press (prima ed. 1921). Mazzacuto M. (2020)La crisi Covid-19: ripensare il capitalismo. Intervista su The Guardian, 18 marzo 2020. Pierleoni M.R. (2019), La sfida della sostenibilità: il ruolo delle Istituzioni e la spesa infrastrutturale sostenibile, in Rivista Verde Ambiente n. 4, 5 e 6. Pierleoni M.R. (2017), L’analisi delle disuguaglianze: la rivisitazione dell’approccio economico e nuove politiche di intervento, in Sociologia e ricerca sociale (ISSN 1121-1148, ISSNe 1971-8446), 114, 2017. Piketty T. (2019), Capital and Ideology. Harvard University Press Scheidel W. (2019) La grande livellatrice. Violenza e disuguaglianza dalla preistoria a oggi. Il Mulino Seth, N. (2016) Linking SD

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