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domenica 3 marzo 2019
Franco Astengo: Parlamento
PARLAMENTO di Franco Astengo
“Il Consiglio dei Ministri nella riunione del 28 febbraio scorso ha, in 58 minuti, approvato dieci disegni di legge che spaziano su due terzi della nostra legislazione e prevedono delega al governo del potere di modificarla. Dei dieci disegni di legge uno è generale e riguarda una decina di materie. Le materie su cui è data delega al governo sono: economia, fonti di energia, governo del territorio, ambiente, cittadinanza, acquisto di beni e servizi da parte dell’amministrazione, corruzione, trasparenza, giustizia tributaria, tutela della salute, e si spinge fino a riordinare fiere, mostre, tarature, e pesature”.
Gli altri disegni di legge sono, per così dire, particolari, e riguardano il codice civile, i contratti pubblici, agricoltura, turismo, disabilità, lavoro, istruzione e università, ordinamento militare, spettacolo e beni culturali. Su tutte queste materie, insomma, il governo potrà legiferare una volta approvate le deleghe.
Contemporaneamente, l’”Osservatorio della legislazione” della Camera dei Deputati ha fornito un calcolo aggiornato del numero delle norme con forza di legge emanate dall’inizio della legislatura (dopo le elezioni del 4 marzo scorso) fino al 22 febbraio 2019, quindi quasi un anno. Da esso si evince che, in questo periodo, sono state approvate solo 29 leggi, di cui 13 sono di conversione di decreti legge del governo.
Dunque l’attività parlamentare si è ridotta a 16 leggi, molte delle quali di iniziativa governativa, che rappresentano poco più del 15 per cento della complessiva attività normativa (95 atti che includono leggi, decreti legge, decreti legislativi, regolamenti di delegificazione”.
Sabino Cassese, in un suo articolo apparso il 3 marzo su, l “Corriere della Sera” (“Così il governo ha svuotato il Parlamento”) riassume così, in estrema sintesi, il quadro dell’attività parlamentare fin qui realizzata nel corso della XVIII legislatura.
E’ il caso, allora, di entrare nel merito di alcune questioni sollevate direttamente dall’articolo oppure soltanto implicitamente richiamate.
Il punto della situazione non risiede però nella quantità della produzione legislativa del Parlamento: si tratta di un dato indicativo, che è necessario annotare soprattutto sotto l’aspetto dell’uso dei decreti – legge, della delega e della frequenza del voto di fiducia, ma non si tratta della questione decisiva.
Viene a compimento, infatti, in questa evidente e progressiva distorsione della funzione parlamentare un processo iniziato da lungo tempo, almeno dagli anni ’80 del XX secolo allorquando il tema della “governabilità” era stato assunto come centrale rispetto a un modificarsi nelle finalità di fondo dell’agire politico – istituzionale.
Un processo nel corso del quale si era cercato di stabilire progressivamente i termini di una “costituzione materiale” di stampo presidenzialista.
Una sorta di semipresidenzialismo era stato addirittura previsto nella riforma costituzionale elaborata dalla Bicamerale nel 1997 ma non era presente – ad esempio – nella riforma bocciata dall’elettorato nel 2016.
La “Costituzione materiale” non è mai stata portata a compimento come “Costituzione formale”: di conseguenza l’attuale spostamento d’asse nel ruolo del Parlamento denunciato da Cassese nel suo articolo si situa ai limiti del dettato costituzionale e meriterebbe un intervento molto più incisivo da parte del Presidente della Repubblica, alle cui funzioni nello specifico ci si dovrebbe richiamare con molta più forza da parte di chi intende salvaguardare il ruolo dell’istituto parlamentare.
La salvaguardia dell’istituto parlamentare rimane il punto di fondo dell’affermazione (e non della semplice difesa) della democrazia.
Per finire tener presente che nello stesso articolo già citato ruolo e funzioni del Parlamento sono presentati in maniera perlomeno incompleta.
Vi si scrive, infatti: “ I parlamenti hanno due compiti fondamentali quello di dare al Paese un governo e di controllarlo e quello di dettare le regole della comunità”.
Una visione giuridico – amministrativa all’interno della quale manca l’enunciazione relativa al ruolo di rappresentanza politica che nel Parlamento deve essere esercitata all’interno della dialettica tra le forze politiche e non necessariamente ristretta al rapporto maggioranza – opposizione (pensiamo, al proposito come esempio, il tema della politica estera).
Anche questa è materia di natura costituzionale.
Deve essere ricordata ancora una volta la visione di centralità del Parlamento sul piano del confronto politico insita nell’idea fondativa della democrazia repubblicana emersa nel corso dei lavori dell’Assemblea Costituente.
Una visione della democrazia repubblicana insita soprattutto nell’azione dei tre grandi partiti di massa, democristiano, socialista e comunista che esercitarono in quella sede una funzione egemonica contrapponendosi sia all’idea liberale di un sostanziale “ritorno allo Statuto” e della considerazione del “fascismo come parentesi” sia all’idea azionista di una democrazia maggioritaria di stampo britannico.
E’ necessario richiamare questi elementi quando si discute di ruolo e funzioni del Parlamento: in particolare in una fase come questa dove emergono forti tensioni verso la disintermediazione in funzione della cosiddetta “democrazia diretta” (in tempi di web) e di disarticolazione del tessuto unitario.
Disarticolazione del tessuto unitario come si sta tentando di portare avanti propugnando una “autonomia asimmetrica” delle Regioni che assomiglia molto a prove tecniche di secessione.
Si aprirebbe a questo punto il discorso sulla funzione degli Stati nazionali e del rapporto con la realtà di espressione di forme di sovranazionalità e di cessione di poteri (come nel caso dell’Unione Europea): un tema che sarebbe necessario affrontare con molta capacità di riflessione e rifuggendo dai propagandismi di maniera che da più parti sono avanzati in attesa dello svolgimento delle elezioni europee.
Avremo ancora occasione di rifletterci su.
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